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Autore: Willow Whisper    25/06/2008    10 recensioni
Rebecca -Beck per gli amici- frequenta il quarto anno di liceo. La sua vita è come quella di ogni altra ragazza, ma all'improvviso nella sua scuola comparirà Davide... un giovane maledettamente affascinante, che farà nascere in lei un dubbio, e una paura, che si riveleranno esatti... L'odio può celare l'amore? La paura, può trasformarsi in passione? ...Tutto questo, Rebecca, lo scoprirà sulla sua stessa pelle...
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 23
23. L'ultimo bacio

Passarono i giorni, i mesi...e ancora non era cambiato nulla.
Le mie giornate si dividevano tra le visite a casa di Beatrice, per cercare di aiutarla a migliorare, a tornare la ragazza di sempre, e lo studio faticoso per conquistare la certezza di arrivare al mio ultimo anno di liceo.
Le notti erano invece affollate di sogni, tutti causati dalle splendide parole che le labbra di Davide sussurravano al mio orecchio.
Il nostro accordo era stato fatto.
Il giorno del mio compleanno, avrebbe tentato -per la prima volta- di creare una creatura come lui. Un vampiro.
Mancava pochissimo.
Una settimana. Ecco quanto restava al mio cuore prima di cessare i suoi battiti.

***

-Buon giorno-
le prime parole che udii dopo aver aperto gli occhi.
Mi rigirai, cercando con una mano il suo corpo tra le lenzuola. Non lo trovai.
Aggrottai la fronte e mi misi a sedere, con la schiena poggiata alla parete dalle tinte color crema.
Lui era ai piedi del letto, seduto su una sedia, intento a studiare i contorni del mio viso.
Il silenzio si fece largo nella camera, piano, piano.
Mi rilassava. Non avrei mai rotto quell'atmosfera, sarei potuta vivere in quel modo per sempre. Io, Davide, una camera da letto e la pace di chi non pensa ad altro che al suo amore.
-...'N giorno...-
lasciai che le mie labbra gli donassero un mezzo sorriso. Uno di quelli che si fanno quando il sonno ancora si fa sentire.
Ricambiò in quel suo modo tanto perfetto e speciale.
Non si mosse, al massimo sbattè le palpebre. Neanche respirava.
-Cosa c'è?- non capivo il modo in cui mi guardava, la voce dolce, ma con un filo sottile di agitazione.
Lui si alzò e in pochi attimi mi imprigionò tra le sue braccia, facendoci ritrovare imprigionati in un groviglio di lenzuola.
Le sue labbra sfiorarono il mio collo e si soffermarono sul punto in cui solo due cicatrici minuscole lasciavano un impronta certa del suo passaggio nella mia vita.
Ebbi un fremito, ma pensai che fosse l'adrenalina, forse mista al mio solito imbarazzo.
Non volevo ammettere che era paura.
-Davide...che stai fac...-
ma non terminai la frase, perchè le sue labbra avevano raggiunto le mie, risalendo veloci dal punto precedente.
Mi lasciai spogliare e accarezzare, abbandonando tutta me stessa al suo tocco leggero.
Ci unimmo così. Presi dall'attimo, cercando di trovare l'uno nell'altra qualcosa d'impossibile.

Alla fine, stretta tra le sue braccia, lo sentii accarezzarmi la schiena ed i fianchi.
Sospirai.
Era così bello essere lì, con lui.
Mi baciò la linea dritta del collo e poi, finalmente, parlò -Domani, Rebecca, tutto ciò che hai vissuto in questi diciannove anni di vita svanirà...-
E di nuovo fui colpita dalla verità che le sue parole celavano.
Sarei morta. Sarei rinata. Sarei rimasta me stessa.
-Non hai paura, Becky? Non pensi di voler cambiare idea?-
agitai la testa fortemente, ma dentro di me non ero più certa di niente.
Mi restavano meno di ventiquattr'ore...
-Lo sai cosa mi preoccupa, Davide?-
-No, cosa?-
-Il fatto che lascierò alle mie spalle ciò che mi è più caro per seguire qualcosa che per me ha la stessa importanza-
-Dimmi che non è l'immortalità ad interessarti...-
-No! no...sei tu-.
E mi regalò un altro sorriso, fresco, allegro, forse il più vero che le sue labbra avessero mai formato.

***
Diciannove anni. La mia ultima tappa.
Davide mi diede del tempo per prepararmi e riflettere, forse sperando in un repentino cambio di rotta.
Mi lasciò la giornata libera, dandomi così l'opportunità di gustare i miei ultimi attimi con la mia famiglia, di andare a trovare Beatrice e vederla finalmente sorridere, dandomi la certezza che ce l'avrebbe fatta, col tempo.

Fu uno dei giorni più belli della mia vita, anche se l'ultimo da essere umano.
Quella sera venne a prendermi. L'agitazione era tanta. La paura? beh, cercavo di non farci caso.
Lui era sempre lo stesso, forse più teso del solito.
Il terrore era tanto per lui quanto lo era per me.
Mi portò in un luogo che non conoscevo. Non saprei dire in quale punto di Roma.
Un giardino, molto simile ad un labirinto.
Mi prese per mano, accompagnandomi fino al punto più isolato ed interno, dove in un semicerchio padroneggiava una panchina, imprigionata in un groviglio di rami stracolmi di rose rosse.
La luna quella notte brillava alta nel cielo, piena.
Trattenni il fiato e attesi.
Lui mi sorrise, e mi fece accomodare accanto a se, su quel legno consumato e umido.
Chiusi gli occhi, quando sentii le sue labbra gelida sfiorarmi la gola.

Ed ecco la fine, quindi...ma no, non la fine...l'inizio.

Prima che i suoi denti perforassero la mia pelle, mi disse le uniche parole che desideravo sentire in quell'attimo.
-...Per sempre...-
e gli donai tutta me stessa, assaporando il dolore e il piacere che l'ultimo bacio oscuro mi dava.

 


 
   
 
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