Narcissa Black e lo Specchio di Serpeverde
10
- Casa dolce Casa?
Il castello dei Black
era famoso in tutta Londra per il suo aspetto minaccioso e cupo.
Forse era l'edera che si arrampicava sulle torri, o forse erano le torri stesse,
solide e dalle sottili feritoie, a dare l'impressione di una forza malefica, di
ombre oscure a circondare ogni cosa si trovasse nei suoi paraggi.
Quello che tutti quanti sapevano per certo era che la dimora dei Black non era
un posto felice.
Un castello imponente, ricco e magnifico... ma in un modo freddo, completamente
privo del calore di Hogwarts. Narcissa, tuttavia, andava fiera della sua casa. Ne amava ogni centimetro, a
cominciare dalle grandi sale da ballo e dai giardini immensi.
La pesante porta di quercia, incastonata di borchie, si aprì magicamente non
appena Narcissa vi si parò davanti. Avanzò di qualche passo nell'atrio, immenso
e deserto, ed urlò a gran voce: "Sono tornata!"
Udì le sue parole riecheggiare tra le pareti della casa, ma nessuna risposta,
nessun segno di una presenza in casa. "Andromeda! Bellatrix!" Chiamò le sue
sorelle, mentre saliva su per lo scalone di marmo.
Quasi rischiò di cadere quando, in cima
alle scale, scorse la rigida figura di suo padre.
Cygnus Black guardò la figlia in maniera ostile, senza salutarla.
Narcissa accennò un inchino. "Buongiorno, padre". Alzò il viso per essere
baciata, ma lui le diede le spalle. Era chiaramente in collera con lei, e
Narcissa si sentì sprofondare nel dolore.
"Ti prego di seguirmi nella mia libreria", disse
finalmente Cygnus.
Narcissa gli andò dietro, docile e spaventata, finché non entrarono nella
spaziosa sala. Era un posto buio, pieno di vecchi volumi rilegati, ed oscurato
da pesanti tende damascate.
"Hai ricevuto la lettera di Malfoy, è così?" fece Narcissa, ansiosa, quando
suo padre ebbe chiuso la porta. "So tutto, e so anche cosa ti ha scritto, e mi
dispiace immensamente", continuò, imbronciata. Ma suo padre restava muto e
immobile, come se stesse soppesando le parole della ragazza. "Sai che non farei
mai nulla che possa deluderti, padre. Eppure... Malfoy è talmente detestabile
che..."
Non riuscì a terminare la frase, perchè Cygnus Black aveva sollevato una mano e,
prima che Narcissa potesse rendersene conto, si ritrovò scaraventata a terra,
colpita da uno schiaffo punitore. Il dolore giunse improvviso, e le tolse per un attimo il respiro.
Con uno strano luccichio negli occhi, Cygnus parlò. "Non voglio mai più sentirti
parlare di Lucius Malfoy in simili termini". Seguì un breve silenzio. "Lui mi
piace molto. E' così diverso da suo padre! Di bell'aspetto, nobile di
portamento, e ti guarda diritto negli occhi, cosa molto rara nei giovani di questi
tempi. E' ricco, e puro di sangue... Mi va a genio, e farai meglio a fartelo
piacere anche tu. Dovresti ringraziarlo per non avere ancora stracciato il
contratto matrimoniale, nonostante il tuo comportamento assurdo".
Ogni parola ebbe l'effetto di una pugnalata nel cuore di Narcissa, che abbassò
lo sguardo e strinse le labbra per impedirsi di mettersi a piangere come una
mocciosa. Non osò aprire bocca, perchè sapeva che suo padre diventava oltremodo duro e
spietato quando le persone mettevano in dubbio le sue parole.
"Io mi preoccupo per te e per le tue sorelle. Penso sempre e solo al vostro futuro. E tu
come ricambi le mie attenzioni? Disobbedendo ai miei ordini, e comportandoti da
ragazzina impetuosa ed impulsiva! Devi prometterlo, Narcissa. Giura che non mi
darai mai più simili delusioni". Il suo tono era aspro, ma prima che potesse
aggiungere qualcos'altro, Narcissa balzò in piedi e gli buttò le braccia al
collo. "Lo giuro! Perdonami, papà!" Non riuscendo più a trattenersi, pianse.
Poggiò la guancia dolorante contro quella di suo padre. "Però ti prego, non
essere più arrabbiato con me! Mi comporterò bene, sarò come tu mi vuoi".
"Sei incurabile, Narcissa", disse Cygnus Black, ma dal tono di voce si capiva
che la rabbia era passata. "Le donne dovrebbero essere docili, sottomesse, non
determinate e inflessibili. Voglio che stasera mi dimostri di essere una vera
signora".
Narcissa si scostò leggermente e guardò suo padre negli occhi. "Come?"
"Ho invitato Malfoy per la cena della vigilia di Natale".
** ** **
Non appena ebbe varcato
la soglia della sua stanza da letto, Narcissa vide Andromeda correrle incontro e
abbracciarla forte. "Oh, sorellina! Mi sei mancata così tanto! Su, fatti
vedere".
Narcissa obbedì e lasciò che Andromeda la guardasse, poi la vide
portare le mani alla bocca. "Hai la guancia ed il labbro gonfi! Cosa ti hanno
fatto?"
"Non è nulla..." si affrettò a dire Narcissa, coprendosi la guancia con la mano.
"E' stato papà, vero? Come ha potuto?" fece Andromeda, inorridita. "Non sopporto
che alzi le mani su di te solo perchè sei la più piccola e la più gracile. Con
me e Bellatrix non oserebbe".
"Me lo sono meritato, immagino", sospirò Narcissa, mettendosi seduta
sul letto. "Non mi sono comportata bene
con il mio... fidanzato".
Andromeda scosse il capo, poi mise le mani giunte come in
preghiera. "Cissy... Io ti capisco, sai? Tu non vuoi sposare Malfoy,
così come io non voglio sposare quel mostro abominevole di McNair. Ma siamo
ancora in tempo". Parlava in fretta, sottovoce, col respiro affannato e lo
sguardo spiritato.
"Cosa stai cercando di dire?" domandò Narcissa, leggermente in ansia.
"Che potremo scappare. Io e te, insieme. Fuggiamo via da tutti questi obblighi,
queste responsabilità, e dalla follia della nostra famiglia".
Narcissa si coprì le orecchie. "Basta, basta! Se papà ti sentisse..."
"Nostro padre è un prepotente! Ed io non sposerò mai McNair!"
"Oh, sì... proprio come io non sposerò mai Malfoy. Ma sono solo parole: alla
fine dovremo fare ciò che è giusto. E' sempre stato così! Tutti i membri della
nostra famiglia hanno contratto matrimonio da giovani senza poter sfuggire alle
conseguenze. E poi, dopotutto, papà non ha tutti i torti: Lucius non è tanto
male, e c'è qualcosa in lui che lo rende diverso da tutti gli altri ragazzi".
"Sì... la sua malvagità". Narcissa rise, anche se la battuta di Andromeda era
mortalmente seria.
"Cissy, dimmi che non ti stai innamorando di Malfoy, ti prego!"
"Figurati! La verità è che lo odio".
La sorella minore tacque un momento. Poi chiese, con voce bassa e dolce: "E
poi... come si fa a saperlo? Cos'è l'Amore?"
Andromeda le prese il viso tra le mani e lo alzò verso il suo. "Ascolta, Cissy",
le sussurrò. "Ti dirò quando si è innamorati... quando nessun sacrificio sembra
troppo grande per aiutare un'altra persona, quando ti senti coraggiosa e pronta
ad affrontare qualsiasi rischio, pronta a morire, o meglio, a vivere per
servirla. Questo è Amore".
Narcissa sostenne il suo sguardo, poi si scostò. "Bellatrix ha ragione quando
dice che stai perdendo la testa. Quante sciocchezze!" Si voltò a
guardare il sole invernale che penetrava dalla finestra aperta, e si specchiò nelle larghe
vetrate. Per quel che la riguardava, l'unica cosa che riusciva ad amare era la
propria
immagine riflessa.
Bellatrix entrò nella
stanza pochi
istanti dopo.
Si muoveva con impazienza, il vestito ondeggiava intorno ai
suoi piedi, lo scialle ricamato si muoveva al ritmo dei suoi movimenti
scattanti. Era fin troppo bella, alta e autoritaria, ed i suoi occhi neri
scintillavano esprimendo tutti i suoi sentimenti, tra i quali prevaleva la rabbia.
"Non è possibile! Avete saputo chi ci sarà stasera alla cena?"
"Anch'io sono molto felice di rivederti, Bella", mormorò Narcissa, leggermente
offesa.
Bellatrix le sorrise lievemente, poi ricominciò a camminare avanti e indietro
per la stanza. "Scusami, Cissy. Ma sono troppo nervosa! Se penso che quel
Grifondoro Babbanofilo di Sirius cenerà alla nostra tavola..."
"Ma Bellatrix! Sirius è nostro cugino", le ricordò Andromeda.
"Oh, e ci saranno anche i nostri fidanzati... Sei contenta di rivedere McNair?"
la provocò Bella, e fu soddisfatta quando vide il volto della sorella farsi più
pallido. "Ma ora... Cissy, fammi vedere quella guancia", disse sfoderando
la bacchetta. "Hai fatto arrabbiare papà, eh? Ma non preoccuparti: ora ci penso io
a sgonfiarti quell'orrore che hai in faccia".
Purtroppo per Narcissa,
Bellatrix non era particolarmente brava con gli incantesimi guaritori. Infatti,
a giudicare dallo sguardo impietosito che Malfoy le rivolse, la sua faccia
doveva essere ancora rossa e gonfia come un pallone.
"Buonasera, Lucius", lo salutò, usando il tono di voce più gentile di cui era
capace.
Il cipiglio di Lucius non svanì, mentre le andava incontro, tendendole le mani.
"Narcissa, cara! Come sempre non riesco a trovare le parole per esprimere quanto
sei stupenda. Peccato per quella guancia pulsante..." aggiunse, e rivolse a
Cygnus Black un'occhiata severa. Narcissa, allarmata, cercò di rimediare alle
parole di Lucius. "Non è nulla, davvero! Sono caduta come una scioccherella, e
questo è tutto".
Poco dopo giunsero anche Rodolphus Lestrange e Walden McNair. Mentre Bellatrix
salutava con un lungo bacio il suo fidanzato, Andromeda si tormentava con i
denti il labbro inferiore, senza avere la forza di guardare in faccia McNair.
Narcissa pensò che le sue due sorelle non avrebbero potuto essere più diverse.
Era chiaro persino dal modo in cui si erano vestite:
Bellatrix aveva un ricco abito rosso, che sembrava tenere più a mostrare le sue bianche spalle e il
suo petto rigoglioso che non al taglio della veste.
Andromeda, invece, aveva un vestito azzurro dal tessuto povero, che le
copriva la pelle fino alla gola.
Presto arrivarono anche Sirius, Regulus e la zia Walburga. Era lei la più anziana delle donne presenti, ma questo non le aveva
impedito di truccarsi in modo volgare, col fard sulle guance rugose ed il mascara a
sottolineare pesantemente gli occhi. Allungò un artiglio verso Narcissa. "Come
sei graziosa, Cissy. Fatti dare un'occhiata".
Narcissa fece un piccolo inchino e attese il permesso di allontanarsi.
"Su, accomodiamoci a tavola. Tu siediti accanto al tuo fidanzato, Narcissa", le ordinò suo padre.
"Certo", replicò la ragazza con voce bassa, evitando accuratamente di guardarlo.
Le sue mani tremarono mentre scostava la sedia per accomodarsi al fianco di
Lucius.
Lui era evidentemente di
malumore, perchè durante tutta la serata la sua risata non
fu quasi mai spontanea, e anche quando sfoderava il suo affascinante sorriso, chiunque avrebbe potuto intravedervi una sorta
di tristezza.
Ogni tanto guardava in direzione di Narcissa e della sua guancia
rossa, e subito abbassava lo sguardo, quasi come se fosse stato lui stesso a schiaffeggiarla.
Lei era così conscia dello sguardo di Lucius su di lei che non
riuscì a mangiare, convinta che ogni boccone potesse soffocarla.
La cena le sembrò interminabilmente lunga, sia a causa delle innumerevoli
portate che gli elfi domestici facevano apparire sulla tavola, sia per la tensione che aleggiava tra i vari membri della famiglia.
Regulus Black era vestito in modo impeccabile: aveva lo sguardo fiero, ed i suoi
movimenti esprimevano volontà e decisione. Sirius, invece, se ne stava immobile
ad ascoltare le mortificanti parole di sua madre, le offese di Bellatrix, e le
lodi verso suo fratello. Afferrava i braccioli della sua poltrona con così tanta
forza che le nocche delle mani
gli diventarono bianche. Fissava il vuoto con intensità, e Narcissa pensò che da un momento all'altro parole terribili
sarebbero esplose dalle sue labbra.
La tensione era talmente palpabile che non c'era nemmeno un minimo senso festivo
in quella che doveva essere la vigilia di Natale.
"Dai, Sirius... raccontaci! Come ci si sente ad essere la vergogna di tutta la
famiglia?" chiese Bellatrix, dopo l'ennesima sorsata di vino elfico.
"Emh, che ne dite di smettere di mangiare? A me è venuta una gran voglia di danzare", disse d'un tratto
Andromeda, poggiando il tovagliolino sul tavolo e alzandosi dalla sedia. "Sirius,
vuoi avere l'onore di ballare con la più splendida delle tue cugine?"
Per la prima volta in quella serata, Sirius sorrise. Si alzò e si
affrettò a fare il baciamano ad Andromeda. "Assolutamente onorato!"
Anche Lucius si mise in
piedi e chiese di poter danzare con Narcissa, mentre una leggera musica di
violini e violoncelli riempiva la sala.
Lei accettò il suo invito, conscia dello sguardo di suo padre perennemente fisso
su di lei. Sapeva che la stava controllando e che, al primo gesto sgarbato verso
Malfoy, l'avrebbe umiliata davanti a tutti.
"Spero vorrai perdonarmi", le disse Lucius, non appena furono soli ad un
angolo della sala. "Io non volevo procurarti un simile guaio. Se avessi saputo
che razza di uomo è tuo padre..."
"Non parlare così di lui", mormorò Narcissa. "Mi meritavo più di un ceffone. Ti
ho reso impossibile la vita negli ultimi due mesi".
"Non è vero!" insistette Lucius. "Tu sei stupenda, ed io sono un cafone. Non
avrei dovuto scrivere quella lettera... ma ero troppo ferito nell'orgoglio. Mi
hai rifiutato così tante volte! Però... ora non riesco a sopportare il pensiero che
tuo padre ti abbia picchiata".
"Picchiata! Che parolone", rise Narcissa. In realtà la guancia le faceva un gran
male, e solo quando Lucius vi posò la mano sopra per carezzargliela, provò un
po' di sollievo.
"Mi farò perdonare, te lo prometto".
C'era qualcosa, nel calore della sua mano o nel tono della sua voce, che la fece
arrossire. "E come intendi farti perdonare, Malfoy?"
"Dimmelo tu", sussurrò Lucius, senza smettere di danzare e tenersela stretta.
"Dimmi tu cosa vuoi che faccia, e sarà la mia punizione per aver scritto quella
lettera a tuo padre".
Narcissa ci pensò su, ma era difficile riflettere con il corpo di lui così
vicino al suo, il fiato caldo sulla sua pelle, e l'imbarazzante ricordo del
bacio ardente che si erano scambiati in un buio corridoio di Hogwarts... Sentendo una timidezza che non aveva mai provato, Narcissa si staccò
leggermente da lui.
"Voglio solo una cosa... essere lasciata in pace".
Lucius sospirò, e stava per controbattere, ma lei continuò: "Voglio che smetti
di giocare con me a fare il fidanzato. Sappiamo tutti e due che, quando la
scuola sarà finita, ci sposeremo comunque. Perciò, ti prego, lasciami questi
ultimi due anni di libertà. Non chiedo altro che poter respirare".
"Dunque è questo che vuoi... e come credi che io possa riuscire a starti lontano
quando sei così bella?" Lucius giocò con una ciocca dei suoi capelli e, ancora
una volta, Narcissa si sentì mancare il respiro.
"Ti prego. E' il mio unico desiderio. Oh, e dovrai sederti il più lontano
possibile da me, a colazione, pranzo e cena", continuò, ostinata. "In cambio, io
sarò più gentile con te, o almeno... ci proverò".
"Lo spero proprio". Lucius le parve così infelice che quasi si sentì in colpa.
Ballò insieme a lui per tutto il resto della serata.
Continua...
Ma lasciatemi un commentino, o mi passerà la voglia di aggiornare. Su, su... Non siate timidi! ^^