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Autore: Soul96    04/03/2014    1 recensioni
Due amiche d'infanzia si rincontreranno in una situazione drammatica, scopriranno di non essere ciò che hanno sempre creduto, verranno a conoscenza di un passato doloroso. Solo grazie alla famiglia Cullen riusciranno a capire cosa è successo loro e cosa sono realmente. Tra molte avventure e fatti spiacevoli riscopriranno l'amore perduto.
Spero di avervi incuriosito;)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: Cross-over | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti | Contesto: Successivo alla saga
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Ciao a tutti, non mi sono fatta sentire all'inizio perché volevo un po' tastare il terreno, è la mia prima storia in assoluto quindi non sapevo se sarebbe stata apprezzata o meno... Ringrazio moltissimo Denny che ha commentato;D e tutti coloro che hanno aggiunto questa storia ai preferiti o la seguono. Ogni critica è ben accetta non preoccupatevi commentate e fatemi sapere che ne pensate😁
Ps. Adesso ho aggiornato a tempo record hahaha perché ci sono le vacanze e mi sono messa a scrivere un po' come una pazza ma credo che in seguito aggiornerò una volta alla settimana di lunedì.
Che dire questo capitolo è più lungo del primo, spero vi piaccia:)


2. Deborah
Fui svegliata da un rumore, ancora intontita dal sonno non capii subito di cosa si trattasse. Mi sentivo molto debole, cercai di mettermi seduta ma una forte fitta al torace mi rammentò ciò che era successo, non piansi, anzi non ebbi alcuna reazione, mi ero ormai rassegnata, era inutile versare lacrime, sapevo che non c'era via d'uscita, l'unica cosa di cui ero certa era che avrei lottato con tutte le mie forze il più a lungo possibile. Tentai nuovamente di mettermi a sedere facendo attenzione a non piegare il busto, questa volta riuscì nel mio intento e mi ritrovai seduta; mi osservai attentamente, quella sottospecie di lenzuolo o tunica che mi aveva buttato addosso era intrisa del mio sangue in più punti, sulle ferite in vece questo era stato sostituito da leggere crosticine miste ad un liquido giallognolo, sorrisi sarcasticamente, sarei molto probabilmente morta per infezioni prima che l'uomo finisse di giocare con me. 
Mi voltai ricordandomi del rumore ignoto che mi svegliò, la stanza attorno a me era cambiata, c'era una sorta di tenda pesante, sembrava di velluto rosso sangue come il sipario di un teatro rinascimentale, nel mezzo che la divideva a metà, non ne capivo il motivo, sentì dei rumori provenire da dietro quella tenda, era un rumore metallico, più sorpresa che spaventata, ancora turbata dall'improvviso mutamento della stanza, chiesi chi ci fosse, ma nessuno rispose; mi guardai ancora attorno e scoprì alla mia destra un piatto con un panino con accanto un bicchiere d'acqua, non era molto appetitoso anzi sembrava quasi andato a male ma il mio corpo reclamava cibo quindi cominciai a mangiare.
Non sapevo che ore fossero, ne da quanti giorni ero lì due? Tre? Non c'era alcuno spiraglio di luce naturale, l'unica fonte di luminosità era una vecchia lampadina che illuminava poco più di una candela; finì il mio povero pasto poi mi persi in un dormiveglia sino a quando una flebile voce non attirò la mia attenzione, " stai calma, stai calma, stai calma..." Quella voce la conoscevo, era inconfondibile, mi si gelò il sangue nelle vene non appena collegai quel suono ad un volto, un viso molto familiare, quello della mia migliore amica, Deborah, stentai a credere che fosse veramente lei eppure era la sua voce, " Deborah!", gridai quasi più come affermazione che come domanda e una fitta mi lacerò il petto, rendere reale quel pensiero mi straziava, quella voce non rispose, continuò il suo bisbiglio, " Deborah sei tu?" Questa volta ebbi una  risposta " Jada? Tu qui? Perché? Che succede? Perché noi due?" Nella sua voce potevo avvertire una forte preoccupazione velata però dal dolore e dallo sconforto, nessuna delle due voleva che all'altra toccasse passare quello che passava lei, eppure eravamo lì, io e lei, due amiche che nonostante la lontananza erano sempre restate legate tra loro, a condividere anche questa esperienza straziante, ma perché? A quella domanda di Deborah no seppi rispondere, " si sono io, non so cosa stia succedendo, non so il perché, so solo che uscire vive di qui sembra un miraggio" dall'altra parte della tenda potei udire un singhiozzo trattenuto, anche lei, determinata forse più di me, aveva deciso di non cedere facilmente, poi, dopo un attimo di silenzio " credi che il fatto che noi due siamo così legate centri con tutto ciò?" Riflettei su questa osservazione per un po' " lo sai non credo molto alle coincidenze, come è possibile che io, rapita da Milano, mi trovi qui con te, rapita dalla medesima persona, che vivi in Svizzera per mera coincidenza?" " infatti anche a me sembra illogico, ma appurato che volessero me e te, perché proprio noi? Non abbiamo alcuna importanza forte in alcun ambito, non trovo un motivo valido che possa spingere un uomo a rapire due persone legate ma distanti come noi.." Non le davo torto aveva perfettamente ragione era una cosa insensata, o per lo meno noi non avevamo materiale a sufficienza per comprendere quella situazione, " sai Deba, credo che chi ci ha fatto questo non sia un semplice psicopatico che rapisce e tortura per desiderio di farlo, c'è qualcuno che gli impartisce degli ordini, qualcuno di molto potente, di conseguenza noi siamo un bersaglio, il motivo è molto più di una semplice 'passione' " silenzio, sembrava meditasse, " si è vero solo che... Noi non abbiamo interferito con nessuno di potente, non capisco perché ci voglia punire in questo modo" " anche io non trovo motivazioni, sembra quasi un motivo che va oltre il comune, qualcosa.."  Mi interruppe bruscamente, aveva un'idea " forse sto delirando, anzi no ne sono certa ma, Jada hai visto i suoi occhi? Il loro colore? La sua figura?" Avevo un ricordo vago, la penombra, il dolore, la confusione, del volto ricordavo perfettamente l'espressione , i lineamenti duri, lo guardo assassino ma non il colore degli occhi  "  No, il colore degli occhi no, ho solamente un ricordo vivido di un volto assassino", lei continuò con più fervore, come se, pur non credendoci, si stesse convincendo che il suo pensiero fosse l'unica spiegazione " io li ho visti, li ho marchiati a fuoco davanti ai miei! Sono terrificanti, disumani, sembrano appartenere al diavolo! Sono.. Sono rossi!".
Come un lampo un'immagine terrificante mi balenò davanti, due occhi assassini, spietati, assetati di sangue color rosso cremisi brillante, che luccicavano come due rubini posti sotto il sole, mi guardavano in modo sovrannaturale, " ora ricordo! Ma se... Se davvero non è umano, cos'è?" Formulai quella domanda più per paura della risposta che per ignoranza, sapevo a cosa si riferiva Deborah, ero stata io, qualche anno prima, a mostrarle una leggenda del mondo classico che riguardava quelle creature, e così quel giorno passammo ore ed ore a leggere leggende, " Un... Un vampiro Jada, lo so che sembra assurdo ma é l'unica spiegazione che riesco a darmi!" Com'era possibile che una creatura mitologica esistesse d'avvero? Stavamo realmente delirando a causa della situazione? No, eravamo lucide e sapevo che aveva ragione, quel volto, quella forza non potevano essere umani, eppure avevo bisogno di ulteriori prove, " credo tu abbia ragione, anche io ho pensato a quello ma... Non possiamo tralasciare altre opzioni, mi risulta difficile crederci." " lo so anche a me, ma non ho altre spiegazioni per la sua forza, i suoi occhi, poi hai detto tu che questa storia andava oltre il comune" concordai, ma " il motivo per cui ha preso me e te però continua ad essere un enigma, anzi più cose scopriamo meno riusciamo a capire qualcosa!" Ero frustrata, sapevo che capire il perché non sarebbe servito a molto ma volevo capire, avevo bisogno di sapere. La conversazione tra me e Deborah fu interrotta da una porta che sbatté... Era tornato.
  
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