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Autore: quellesuemanibianche    04/03/2014    3 recensioni
1) Un deficiente neopatentato mi ha sfasciato la bici.
2) Io ho l’equilibrio di un lemure ubriaco e con una gamba mutilata.
3) Sono caduta. Ho perso i sensi.
4) Non ho comprato il libro.
5) Probabilmente non ho fatto in tempo ad entrare a scuola.
***
«Per quanto tempo ho perso i sensi?» chiedo con voce flebile, massaggiandomi la testa. Mi fa male la nuca, diamine.
Il ragazzo guarda l’orologio al suo polso «Più o meno ventotto secondi.» ancora quel tono annoiato.
Ventotto secondi?!
«Ventotto secondi?!»
«Sì, sì. Ventotto secondi. Senti, io non ho tempo. Vediamo di muoverci.» mi tira a sedere, prendendomi per le braccia. Da seduta riesco a guardarlo meglio. Carino, senza dubbi. Ma estremamente irritante, a quanto pare.
***

ZaynxNuovopersonaggio.
Il pairing va dal "Giallo" all'"Arancione", non oltre.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quindi, riassumendo brevemente: il ragazzo che mi ha quasi ucciso e mi ha sfasciato la bici, altri non è che Zayn Malik, fidanzato stronzo di Christine Shelley –stronza pure lei- e cugino pakistano di Katie?
Qualcuno, gentilmente, mi spiega perché il tutto somiglia sempre di più ad uno degli episodi di Beautiful? No, perché questa cosa mi preoccupa.
Beh, in ogni caso, la situazione non mi riguarda. Sono una persona matura, e non mi riguarda.
Mi rigiro nel letto, guardando il mio pupazzetto a forma di coccinella che a sua volta mi fissa. A volte, essere un pupazzo sarebbe più semplice. Guardare il mondo da quegli occhi vitrei e non preoccuparsi di niente. Che poi, questi pensieri psico-filosofici sulla vita all’una di notte, non sono proprio da me. Butto il pupazzo a terra e metto la testa sotto il cuscino: dormo.
La mattina dopo, mi sveglio di buon’ora. Oggi andrò a scuola e ci arriverò anche in orario.
Beh, almeno spero. Certo che, se qualche macchina decide di mettermi sotto anche stamattina, dovrò farmi benedire da qualche prete bravo. Perché non sarebbe nella norma.
Sono ormai le otto meno un quarto, quando esco di casa per andare a scuola.. a piedi.
Mamma ha detto che, siccome ho distrutto la bici –gliel’ho spiegato che non è stata colpa mia, ma non sente ragioni, quella donna-, non me ne arriverà una nuova prima di una settimana. Come se io volessi un’altra bici per fare da bersaglio mobile a qualche automobilista alcolizzato.
Allora ho provato a chiederle lo scooter.
..La bici mi arriverà tra due settimane.
Ma vi pare giusto?!
E intanto io devo camminare a piedi. Mondo crudele.
Katie ha detto che ha delle novità da raccontarmi sul cuginetto straniero. Non è fantastico? E io che dovrei fare? Dovrei dirglielo che il paki-boy mi ha quasi messa sotto?
Alla fine decido che fino a che non mi ci troverò faccia a faccia e Katie non mi dirà “Ehi, lui è Zayn Malik, mio cugino, meglio conosciuto come Kebabbaro.”, io non farò proprio niente.
Eccomi davanti scuola. E sono ancora tutta intera! Non è sorprendente?
La marmaglia di gente che popola il cortile mi sconcerta ogni giorno di più. Tutti chiacchierano allegramente, sfoggiando energie che io, alle otto del mattino, non ho e non avrò mai. Dio solo sa come ci sono arrivata fin qui a piedi, figuriamoci mettermi a saltellare per il cortile.
Scruto la folla e noto Katie, in piedi di fronte al portone: sta parlando con un ragazzo. Dev’essere quello nuovo. Da un po’ di tempo, si è trasferito nella nostra scuola un ragazzo che arriva da Londra. E’ molto carino e per Katie è stato amore a prima vista. Il primo giorno che lui mise piede nell’istituto, lei lo vide e, senza nemmeno conoscerlo, si dichiarò innamorata di lui. Diceva che le sembrava di conoscere quegli occhi nocciola da sempre, anche se non li aveva mai visti.. insomma, l’avevo persa. Qualche giorno fa, ha finalmente avuto il coraggio di rivolgergli la parola e da allora -si è solo presentata, ma lei sostiene che “i loro occhi danzavano già la danza dell’amore”- cammina quattro metri sopra le nuvole. Katie è ingenua e dolce, è la tipica ragazza che crede nell’amore assoluto ed indissolubile e io vorrei tanto poterla proteggere dalle delusioni che spesso la vita riserva. Non che io abbia molta esperienza, eh. Ma lo so, lo so che l’amore fa soffrire ed io me ne tengo a distanza. Almeno finché non troverò una persona per cui valga la pena soffrire.
Quando Katie saluta con i cuoricini al posto degli occhi il moretto, si volta e finalmente mi nota nel bel mezzo dell’orda di gente.
Mi fa segno con le mani di raggiungerla e quando finalmente sono abbastanza vicina da udirla, comincia a parlare a raffica, così velocemente che è impossibile seguirla. Riesco a captare qualche parola del discorso, fin quando non ne posso più e la stoppo.
«Katie, o parli piano e ti infilo nello stanzino delle scope, imbavagliata.»
«Gli ho parlato.» sospira «Dio, Liam è così... tutto!» si sventola con una mano.
«Ehi, calma i bollenti spiriti!» rido, entrando nell’edificio.

La mensa della nostra scuola è una di quelle in cui il cibo fa venire voglia di chiedersi se sia realmente commestibile. Un po’ un cliché. In realtà, sono sicura che le cuoche si impegnino per cucinare qualcosa che dovremmo riuscire a mandare giù.. ma sono le materie prime che mancano. Sono anni che tutti ci chiediamo da dove diavolo provenga quella “carne di manzo” che ci propinano.
«Oggi vieni da me?» mi chiede Katie, masticando un boccone e poi mandandolo giù con la forza.
«Beh.. penso che vada bene.» non tocco cibo. Non mi va di finire in infermeria anche oggi.
«Sì! Così ti faccio conoscere anche mio cugino!» se stessi bevendo, adesso sputerei tutto sul visino angelico della ragazza che mi sta di fronte.
«Ehm.. mi sono appena ricordata che ho un impegno!» mi serve una scusa veloce, diamine. Lo so che è stupido.. ma credo che mi sentirei a disagio, sul serio.
Katie mi guarda perplessa: «Che impegno?»
«Devo..» non so mentirle «Devo spazzolare il gatto.» lo sguardo di Katie si riduce ad una fessura. E te credo: che scusa da schifo!
«Sam?» la guardo negli occhi «Tu non hai un gatto!» oh, giusto. Non avevo considerato quest’opzione.
«Beh, ecco.. è volontariato! Devo spazzolare i gatti randagi. E’ un progetto.. si chiama.. “Aiutiamo i felini trovatelli”.» butto lì.
«Mai sentito prima.» Katie infilza un altro pezzetto di carne con la forchetta. Deglutisco.
«E’ nuovo.»
«Beh, ci andrai un altro giorno.. dai, stasera vieni da me!» mi implora. Giuro, non riesco a resistere a quegli occhietti mielosi. Non so come faccia, ma la spunta sempre.
«E d’accordo..»
«Fantastico! Comunque.. ultimamente sei strana, sai?» mi lancia un’occhiata e torna a mangiare. Finalmente cambiamo argomento.

Sono le quattro del pomeriggio, quando esco di casa per andare da Katie. Non so esattamente che comportamento assumere in presenza, ma poi mi do mentalmente della sciocca. Cioè, non è che ci sono andata a letto o chissà che! Non c’è motivo di essere imbarazzata. Mentre cammino, canticchio mentalmente un motivetto sbucato da chissà dove, ed in poco sono davanti alla porta. Suono il campanello e due minuti dopo, la porta si apre, ma ad accogliermi non c’è Katie.
«Ma che ci fai tu qui?!» esclama basito il ragazzo davanti a me.
«Felice di rincontrarti, kamikaze!» rispondo sarcastica. Com’è che dall’ultima volta che l’ho visto sembra più.. boh.
«Che ci fai qui?» mi chiede, più calmo.
«Sono la migliore amica di Katie.. e tu sei suo cugino.» spiego, calma e posata. Poi, lo scosto di lato con una mano ed entro.
Sento uno tsunami sulle scale ed ecco che spunta Katie nel corridoio.
«Oh, Zayn! Hai conosciuto Sam?» mi abbraccia.
«In realtà.. ci conoscevamo già.» confessa lui, incrociando le braccia. In questo momento, con quel faccino, mi sembra più un opossum che altro.
«Già. Lui è quello che mi ha quasi messo sotto.» confesso, offesa.
Katie mi guarda con una faccia sconvolta.
«Ma se non ti ho nemmeno sfiorata!» si giustifica il furbetto.
«La mia bici la pensa diversamente.» lo guardo con uno sguardo di sfida.
«Posso sapere cos’è successo?!» Katie è sempre più sconvolta, povera.
«Le ho tamponato la bici ieri mattina e quindi ci conosciamo già.» oh, come sei effimero!
«Sì, sì, come ti pare.» gli concedo, solo perché non mi va di fare storie. Katie acconsente ancora un po’ scossa e mi fa entrare. La casa di Kat è davvero carina. Una di quelle tipiche casette all’inglese, con tanto di camera per gli ospiti –attualmente occupata dal kamikaze-. In realtà, quella camera era di Josh, il fratello di Katie; ma dato che ora è al college, la utilizzano per raccogliere ogni trovatello bisognoso d’affetto –potrei anche star parlando di Zayn-.
Passiamo il resto del pomeriggio a mangiare patatine, mentre Zayn blaterava qualcosa a proposito del “cibo spazzatura”, quando era il primo ad affondare le manine nel pacco maxi. Guardammo anche un film, uno di quelli di cui si capisce il finale già dall’inizio: noioso, ma lo guardammo lo stesso, solo per far tacere il Kebab-Boy. Ovviamente, non pensammo minimamente a studiare, nonostante il giorno dopo avessimo un compito di biologia –materia in cui, per altro, non capisco un tubo-.
«Ehi, Sam!» esordì Katie, e avrei potuto giurare di aver visto una lampadina accendersi sulla sua testolina bionda «Resti a dormire qua? Dai! Così domani ci accompagna Zayn in macchina, a scuola. Vero, Zayn?» il moro rispose con un’alzatina di spalle. Inorridii alla sola idea di essere nel suo stesso abitacolo. Nonostante, il giorno prima mi avesse scorrazzata in giro, avevo ancora in testa l’immagine della mia favolosa bicicletta gialla ridotta ad una ciambella di lamiera.
«Ti ricordo, che con la sua fantastica guida, mi ha ucciso la bici!» mi impuntai. Zayn, dall’altro lato del divano mi fulminò con un’occhiata.
E Katie mi lanciò uno sguardo che raramente le vedevo addosso: «Andiamo! Ti ha chiesto scusa!»
«No, non è vero.» incrociai le braccia.
«Come ‘non è vero’? Zayn?» Katie si girò verso il moro.
«Sì, che le ho chiesto scusa!»
«No, non è vero.» ripetei.
«Ok..» straordinariamente accondiscende «Scusa.» si volta dall’altra parte.
«Benissimo!» mi rallegro, e torno a sfoderare il mio immenso sorriso.
Zayn mi fulmina nuovamente con un solo sguardo.
«Ok.. beh, io avverto i miei che rimango da te, stanotte.» mi alzo, sorridente e prendo il cellulare. Quando dico a mia madre che resterò a dormire da Katie, non dice mai di no.. e come potrebbe? Siamo come sorelle. Io a casa sua, lei a casa mia. E’ una specie di routine.
Torno al mio posto sul divano e continuiamo a discutere, mentre io e il moro ci lanciamo frecciatine al doppio veleno e Katie ci guarda rassegnata.

«Sam?» sussurra Katie. E’ ormai l’una e finalmente, dopo due ore di tentativi –puntualmente interrotti dalla parlantina della ragazza al mio fianco- stavo per addormentarmi. Mi giro verso di lei, ormai tristemente rassegnata.
«Secondo te.. riuscirò mai ad avvicinarmi a Liam?» sussurra, tremolante. A volte, l’insicurezza di Katie mi spiazza. Perché non è il tipo di ragazza che dovrebbe essere insicura. Insomma: bionda, magra, alta –ma per “alta” intendo quell’altezza attraente, quella giusta.. né troppo bassa, né troppo alta.. non come me, che sono una giraffa strappata al suo ambiente naturale-; in più, ha un carattere davvero invidiabile. Katie è intelligente, dolce, spiritosa, socievole e sempre pronta a porgere la mano agli altri. Cominciavo a credere davvero che non avesse un solo difetto, ma poi, crescendo, mi sono accorta che tutti ne abbiamo. Katie, ad esempio, è troppo buona, oserei dire ingenua. Ingenua tanto da passare per stupida, quando è ovvio che non lo sia. Io? Oh, la lista è troppo lunga, vi annoierei. Ma io sono il tipo di persona che con i propri difetti ci convive bene, perché mi piaccio, anche se sono insicura; anche se sono isterica; anche se sono psicopatica.
«Certo, che ci riuscirai. Tu ci riesci sempre, Katherine.» la rassicuro. E mi fa male sapere che è l’unica cosa che posso fare.
Katie, subito dopo, si riaddormenta e la sento rigirarsi nel letto ogni due minuti. Rassegnata, mi metto a sedere sul letto. Non ho sonno. Sarà la schizofrenia, che non mi fa dormire? Ci vuole proprio una visitina.
Mi alzo controvoglia e noto il libro di biologia sulla scrivania che mi fissa minaccioso, come a dirmi che domani prenderò l’ennesima F stiracchiata in quella maledetta materia.
E’ decisamente la schizofrenia.
Mando mentalmente a quel paese il libro di biologia, ma quello mi fissa ancora. Allora lo afferro e la voglia di scaraventarlo fuori dal balcone è tanta. Magari lo lego alla caviglia del pakistano e poi butto entrambi in un fiume. Carina, come idea, no?
Esco dalla camera, sentendo un ultimo grugnito di Katie. Sorrido involontariamente. La casa è avvolta nella penombra, e la luce della luna piena filtra attraverso le grandi finestre.
Le scale, per una che –come la sottoscritta- ha grossi problemi di equilibrio, sono uno degli ostacoli più grandi.. immaginatevi di notte. O con i tacchi. Vabbé, che per chi ha problemi di equilibrio, i tacchi sono e rimarranno un sogno irraggiungibile. Sono con voi, sorelle.
Scendo le scale con cautela, tenendo ancora il libro sottobraccio. Perché mi scorrazzo in giro il libro di biologia all’una e mezza di notte? Non vi suona strano?
Arrivata alla cucina, mi incanto a vedere la luna che, dalla grande.. enorme, finestra sul lavello, si vede benissimo. E’ bianca, bianca come il latte, ed è circondata di stelle che sembrano sorridermi dall’alto del loro posto nel cielo. Noto che, però, le stelle sono poche, al contrario delle nuvole grigiastre che le circondano: forse domani pioverà.
Solo ora mi accorgo che ho la gola secca. Mi avvicino al frigo e prendo l’acqua. In quel momento, mi accorgo che qualcuno è dietro di me e mi osserva. Uno stalker? Un maniaco omicida con una motosega in mano?
L’idea mi terrorizza, mi giro di scatto. Dietro di me, appoggiato allo stipite della porta, c’è un moro che mi osserva.
«Che fai?» sbotto, chiudendo il frigorifero.
«Dovrei fartela io, questa domanda.» ridacchia lui, venendo verso di me. La luce della luna lo illumina e si riflette sulla sua pelle ambrata.
«Beh.. avevo sete.» borbotto.
«E perché te ne vai in giro per la casa, a quasi le due di notte, con il libro di biologia sottobraccio?» stavolta ride apertamente. Quindi, io, per lui, non sono altro che un clown? «Lo sai che potrebbero scambiarti per una psicopatica con manie omicida?» rincara lui.
«Ecco..» mi impunto, offesa «Sono nervosa! Domani ho un compito e non so assolutamente nulla!»
«Ma tu e Katie avete ripetuto, vi ho sentite.» mi sorride, si appoggia al piano cottura. Per la prima volta, mi accorgo che Zayn è più alto di me. Di dieci centimetri buoni.
«Sì, è vero. Ma non ho capito un’accidenti.» mi accascio sconsolata su una sedia.
«Dai.. che state studiando?» si siede sulla sedia vicino alla mia. Non so perché, la sua vicinanza mi innervosisce. Sul serio. Mi allontano un po’, con un colpo di tosse.
«Le cellule. Eucariote, procariote.. e cose così.» in realtà, non so nemmeno cosa vuol dire, ma me lo ricordo, perché l’ho letto sul libro.
«Oh, capisco.» annuisce «Sai, quando andavo al liceo, ero un asso in biologia..» mi guarda eloquentemente.
Mi volto verso di lui, stupita. «Che vuoi dire?»
«Che.. se non hai sonno, come invece farebbero le persone normali.. potrei darti una mano. Magari, se ti viene spiegato con un metodo diverso, ci capisci qualcosa.»
«Davvero?»
«Sì. Dai, apri il libro.» quindi, a qualcosa serve, questo ragazzo. Gli sorrido e apro il libro a pagina 108. Il disegno stilizzato di una cellula mi fissa minaccioso dalla pagina.
«Oh, è semplice.» poggia il libro sul tavolo e comincia a snocciolare nozioni a destra e a manca.
Nel giro di una mezz’oretta, Zayn mi ha già spiegato metà del programma per il compito. E, incredibilmente, ho capito! E’ la prima volta che capita. Non sembra, ma il moro è davvero bravo a spiegare. Potrebbe fare il professore.
«Quindi, in sintesi, le procariote sono..» sta per ripetermi, ma lo interrompo: «Sono cellule senza un nucleo ben definito e delimitate da una membrana plasmatica.»
«Bene! Hai capito!»
Sono esaltata! Non ci crederete, ma io e la biologia siamo come la coca-cola e le mentos: mai metterci insieme.
«Grazie, Zayn. Chi l’avrebbe detto»
«Che sono un genio della biologia?» si pavoneggia. Certo, il Genio della Lampada.
«Che sei bravo a spiegare, mister Modestia.» rido. Alzando lo sguardo, noto Zayn che mi osserva.
«Beh?» odio che la gente mi osservi, non è proprio nel mio stile. Divento scontrosa, quando noto che qualcuno mi studia con troppa attenzione.
«Niente.. solo che..» si rigira dall’altro lato «Non so. Sembri diversa.»
«Io sono diversa, kamikaze.»
«Ancora con quel nomignolo?!» mi fulmina con una delle sue occhiate. Io rido, rido perché non posso fare altro. La sua espressione, il suo modo di mettere il broncio.. tutto di lui mi fa ridere. In senso positivo, però.
«Allora, tu sei una bimbetta.» mi fissa, aspettandosi una mia reazione. Assottiglio gli occhi.
«Se posso continuare a chiamarti kamikaze, accetto il compromesso.»
«Ma perché devi chiamarmi proprio così?!» l’esasperazione nella sua voce è nettare per le mie orecchie.
«Perché sì! Lo sembri! Andiamo, guardati. Hai proprio l’aria da kamikaze pazzo maniaco pronto a farti esplodere!» gli faccio presente, come se fosse ovvio.
Lui ride e si alza.
«Buonanotte, bimbetta.» mi scompiglia e i capelli e l’unica cosa che sento sono i suoi passi leggeri su per le scale.




Ok, lo so che mi odiate. Scusatemi tanto, ma è un periodo proprio assurdo! Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo. Fatemi sapere se fa pena o vi è piaciuto! -♥
  
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