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Autore: rubber_2000    04/03/2014    3 recensioni
L'imperatore della Cina è morto e il paese si trova ad affrontare un'improvvisa crisi economica e sociale. Boa Hancock ha già però instaurato un piano che potrebbe riportare prosperità e poter all'impero. Le sue aspirazioni sembrano sfumare quando viene a sapere dell'esistenza di una profezia,di cui solo la vecchia Nyon conosce le esatte parole. Quando sembra avere la situazione sotto controllo e il suo progetto prendere forma,la fuga della presunta "predestinata"rimette tutto in discussione. Attraverso segreti,triangoli amorosi,gelosie e colpi di scena,una corsa contro il tempo per evitare lo scoppio di una guerra in cui sono coinvolte le più grandi potenze del mondo.
Genere: Avventura, Fluff, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boa, Hancock, Drakul, Mihawk, Monkey, D., Rufy, Nami, Sanji | Coppie: Rufy/Nami
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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CAPITOLO 1
 
Evviva!La mia prima fiction su Rufy e Nami! Premetto che il capitolo sarà molto noioso,ma fondamentale per comprendere appieno lo svolgersi degli eventi. Volevo creare una storia d'amore nella quale non ci fossero tutti quei sentimentalismi che la rendono monotona e poco interessante,perciò ho provato ad inserire i personaggi di One Piece in un contesto secentesco. Dato che non ho mai studiato la storia dell'Impero Cinese se non alle elementari,i riferimenti storici non garantisco siano veritieri. Ho solo tentato di creare una tematica verosimile.Buona lettura!

-Sanji! Ti amo tanto! Quando ci sposeremo?-.
Gli occhi ambrati di Nami riflettevano una luce piena di triste speranza. Il ragazzo la osservò meglio,seduta su quella misera seggiola di legno consumato dalle termiti.
–Non lo so-rispose stancamente.
Da quando erano partiti,sei mesi prima,non sospettavano minimamente che al loro ritorno sarebbero stati accolti da una nuova epidemia di cui si ignoravano le cause. Sanji si appoggiò al lungo tavolo e con un fiammifero si accese una pipa,inalando l’amaro profumo del tabacco,che gli serviva da calmante ogni volta che si presentava una situazione difficile. Si passò stancamente una mano sui lisci capelli biondi,riflettendo sulla situazione. Sicuramente non avrebbero potuto rimanere in Italia. Questo no,mormorò fra sé e sé. In effetti non si sarebbe potuto dire che avessero avuto chissà quale fortuna da quel viaggio. Nami,nel frattempo,aveva entrambe le mani sulle tempie,per cercare di calmare l’agitazione e la sofferenza che si erano impadronite di lei. Da quando aveva fatto conoscenza di Sanji,un anno prima,le cose avevano cominciato a girare per il verso sbagliato. Certo,si era innamorata fin dal primo istante di quell’enigmatico individuo,un po’ troppo galantuomo per i suoi gusti,ma affascinante comunque,e aveva trascorso insieme a lui momenti della sua vita che da quando era stata imprigionata non sperava potessero capitare mai più. Come ad esempio sentirsi donna,e non un oggetto ostile all’imperatrice. Dall’altro lato,però,la relazione amorosa intrapresa con il cuoco di corte aveva comportato non pochi problemi. Il suo amante,condannato alla pena capitale,era riuscito a sfuggire la ghigliottina grazie ad un vecchio monaco tibetano,imprigionato insieme a lui,che però poi li aveva traditi per un compenso in denaro. Ma non importava,erano riusciti a scappare passando per le aguzze montagne abitate da popolazioni indigene ed estremamente arretrate prima che le guardie imperiali avessero avuto il tempo di preparare l’armamentario e organizzare la cattura. Una volta usciti dai confini dell’Impero,era sortito semplicissimo evitare di essere presi,soprattutto grazie alla gentilezza dei popolani,uomini e donne semplici ma coraggiosi,i quali non avevano esitato un istante a nasconderli nei loro fienili quando il capo delle guardie,Shan Itachi,aveva deliberatamente ordinato alle persone di rivelargli la loro ubicazione,con il risultato che quando se n’erano andati avevano dato fuoco a più di un terzo dei campi mandando in rovina molte famiglie,le quali vivevano principalmente di agricoltura. Nami si sentiva in quel mentre,seduta sulla sedia di casa sua al riparo da qualsiasi ostile soldato,estremamente in debito con la povera gente che aveva offerto loro sostegno.
–Sanji,dove andremo adesso?-domandò la giovane,con dei cerchi neri sotto gli occhi che fecero molto preoccupare il futuro marito
. –Cara,intanto pensa a riposarti. Da quando sei mesi fa siamo partiti per la volta dell’Italia non hai quasi mai chiuso occhio. Dormi un po’ in camera tua.-
. La ragazza,dai folti capelli rossi e il viso aggraziato e dolce,scosse la testa in un cenno negativo. –Ha dormito Nojiko nel letto a fianco. Potrebbe avere infettato pure il mio.-.
Sanji sospirò,sapeva quanto la sua dolce metà fosse triste per la sorella. Il giorno in cui erano tornati al paese natale di Nami,il paesaggio e il clima sociale erano profondamente mutati. Le carestie stavano decimando gli abitanti,che non avendo più da mangiare morivano. Se non era il cibo,ci pensava la peste a sterminare la popolazione. Lui non aveva mai sentito parlare di quella malattia,ma il ritmo con cui si stava diffondendo su tutto il territorio europeo lo lasciava perplesso e notevolmente preoccupato. Il rischio che si ammalassero era molto alto,infatti si erano trasferiti in campagna per sfuggire l’epidemia,ma non era completamente sicuro che fossero immuni. Infatti alla sorella di Nami,Nojiko,era bastato avvicinarsi troppo ad un appestato per riscontrare i sintomi e prendere la malattia. Fortunatamente per lui,appena erano andati ad alloggiare nella piccola capanna,la donna aveva provveduto a tenerli a debita distanza da lei,informandoli sulla situazione attuale,ammonendoli di prendere la prima nave che fossero riusciti a trovare e spostarsi in un continente dove il virus non si fosse manifestato. E l’unico paese che conoscevano era la Cina, ma probabilmente avrebbero dovuto spremersi meglio le meningi ed escogitare un piano migliore,visto che se fossero tornati nell’Impero lui e Nami molto probabilmente si sarebbero ritrovati con la testa non più tanto attaccata al resto del corpo. Il ragazzo non resistette e in un moto d’ira sbattè il pugno sul tavolo,facendo sussultare l’amata,la quale tentava di contenere le lacrime per la sorella maggiore.
–Ora basta! Dobbiamo andarcene da qui al più presto! Andrò a cercare il più in fretta possibile una nave sicura per poter andare da qualche parte del mondo dove non ci sia la peste. Ci dovrà pur essere un misero paesino non contaminato! E stasera faremo visita al parroco del paese per sposarci. Da ciò che ho sentito,dovrebbe essere ancora sano.-
Nami sbottò ad alta voce:-E mia sorella? A Nojiko non ci pensi,povera lei che sta morendo?-
 -Nami! Per Nojiko oramai c’è poco da fare. Lo capisci anche tu che se ci avviciniamo a tua sorella ci infettiamo. E poi,non è detto che non riesca a cavarsela,alcuni stando nelle campagne sono riusciti a salvarsi. Perché non dovrebbe non farcela?-tuonò a tutto volume Sanji,che cominciava ad avere delle convulsioni dovute alla rabbia.
–Intanto fammi un piacere,troviamo un luogo dove possiamo andare senza che ci ammaliamo di peste.-.
Nami in quel momento si mise a riflettere,con due dita tra il mento. A Sanji l’espressione che aveva assunto pareva così buffa che a stento si trattenne dall’esplodere in una sonora risata. –In Europa non c’è nessun luogo non contaminato?-azzardò a chiedere Nami.
Sanji sghignazzò. –No,purtroppo no. L’Europa è un continente che vive di scambi commerciali in questo periodo,soprattutto con il traffico delle armi. È impossibile che nessuno che si sia infettato di peste non abbia lasciato il proprio territorio. Infatti i più sono emigrati in Francia o in Gran Bretagna,diffondendo maggiormente il virus
Alla ragazza dalla chioma rossa parve una situazione difficile. Se non potevano trasferirsi in continente europeo ,cosa avrebbero fatto?
Arrischiò ulteriori ipotesi. –E l’America? Ho sentito dire che chi emigra lì ha molte possibilità di costruirsi una fortuna. Pensaci bene,amore mio. Non ti piacerebbe avere delle terre tutte tue da coltivare?-.
L’ormai ex-cuoco Sanji,ascoltò con attenzione particolare tutto ciò che l’amata suggeriva,ma solo per non deluderla. Sapeva benissimo che il Nuovo Mondo sarebbe stata l’alternativa più stupida che avevano.
–Nami,sai cos’è il commercio triangolare?-chiese dolcemente all’amata Sanji.
L’espressione del viso di lei fu talmente confusa,tanto che si chiese se la donna avesse mai messo piede fuori dal posto dove aveva vissuto in quegli ultimi anni. Sospirò stancamente e,prendendo fiato,iniziò a dare la spiegazione più concisa e semplice che potesse cavar fuori dal cervello.
–Come sai,da quando l’America è stata scoperta duecento anni fa circa da Colombo,gli scambi commerciali sono deviati terribilmente,passando dall’Oriente verso l’appena scoperto continente. Esso infatti offre agli avventurieri terreni fertili e solitari di dimensioni a dir poco stratosferiche,nulla paragonate alle piantagioni degli altri Stati. Inoltre materiali come ad esempio il cotone non si trovano in nessun punto del globo,se non nell’America meridionale.
La pianta,facilmente utilizzabile per ricavare tessuti a prezzi concorrenziali bassissimi,viene sfruttata in tutti i modi grazie anche agli schiavi neri d’Africa,i quali necessitano di un costo della manodopera praticamente a zero. Ora,per poter impiegare gli schiavi nelle piantagioni occorre disporre anche di qualcuno che li venda e,soprattutto,che sia disposto a venderli a prezzi bassi. Nelle regioni del continente africano,non mancano certo le guerre civili,quindi i “capi”,per così dire,hanno bisogno di fucili per condurre all’obbedienza le popolazioni. Gli Europei forniscono loro armi da fuoco,i quali a loro volta cedono gli schiavi neri che vengono portati con le navi in condizioni disumane nei continenti dell’America del Sud,e qui sono messi a lavorare nelle piantagioni. Esse,oltre al cotone,il quale si impiega per lo più nella creazioni di tessuti che possiedono dei prezzi più accessibili alla popolazione,producono ad esempio caffè,canna da zucchero,cacao e tabacco
. Questa-e indicò la sua pipa-è riempita col tabacco che viene direttamente dall’America. Ed è in questi ultimi prodotti che gli imprenditori guadagnano veramente. Chi vuole un po’ di tabacco da fumare non può cercarlo in Groenlandia,ma deve per forza reperirlo da un commerciante che venda prodotti tropicali,i quali hanno prezzi che raggiungono le stelle. Adesso ti è più chiara la situazione?-.
Nami annuì. Era ancora sconvolta dalla brutalità delle informazioni che la sua dolce metà le aveva riferito. Come poteva l’essere umano,soprattutto quello occidentale,praticare un traffico così indecente?
–Quindi,se ho capito bene-provò a riepilogare lei,-gli europei vendono le armi ai capi africani,che a loro volta le barattano con gli schiavi neri,i quali sono costretti a lavorare nelle piantagioni di caffè,cotone e tabacco,i cui prodotti vengono rivenduti nel mondo occidentale a prezzi consistenti?-
 -Precisamente-affermò Sanji.
–Ma è veramente immorale quello che la gente ricca fa!-sbraitò Nami. –Come si può barattare delle armi in cambio di persone? È come se questi neri fossero degli animali!-
-E infatti è quello che sono considerati qui-le spiegò Sanji,tentando,per quanto si potesse,di essere il più delicato possibile. –
Perciò - continuò Nami,finalmente conscia della moltitudine di cose che aveva scoperto,-la probabilità che la peste sia presente nel continente americano è molto elevata?-.
Sanji non rispose.
 Sapeva che doveva essere così,come aveva detto la futura moglie. E,se anche se non ci fosse stata l’ombra della peste nel Nuovo Mondo,non se la sentiva di rischiare di intraprendere un viaggio verso una terra in cui non aveva mai messo nemmeno un dito del piede.
 –Ma allora…-disse Nami dubbiosa,-la crisi nell’Impero Cinese è dovuta al nuovo tipo di commercio?-.
Il ragazzo le fece cenno di sì con la testa,rassegnato. Non immaginava nemmeno lui come tutto ruotasse intorno agli Europei. Anche se ben presto non sarebbe stato così.
 –Hai colto nel segno,mio piccolo fiore di loto-disse Sanji-In effetti,il periodo che l’Oriente sta affrontando non è dei più prosperi. I nuovi tessuti in cotone stanno rubando tutti i clienti,e ciò è dovuto alla differenza dei prezzi. Il cotone,per quanto grezzo possa essere,in primo luogo è molto rapido da lavorare per ottenere i tessuti,e ciò lo rende un prodotto meno costoso rispetto alla seta che,anche se molto più pregiata,presenta una lavorazione minuziosa ed estremamente lunga,che richiede anche un suo costo. Inoltre,vendendo le merci a pochi soldi,si è certi che il prodotto verrà acquistato da più ceti della società,forse persino dai contadini. L’unico materiale su cui la Cina può ancora contare sono le porcellane. Nessuno riesce a imitarle,per quanto bravo possa essere.-.
 I due trassero un profondo respiro. Da quando era subentrato quel nuovo continente tutta la prosperità dell’Impero Cinese era stata tolta,infrangendo migliaia di anni di ricchezza  e sostituendoli con una grave crisi sociale.
–Sanji,dovremmo ritornare in Cina-esclamò dopo una buona mezz’ora di riflessione Nami. L’amato spalancò gli occhi,incredulo dell’affermazione.


Nojiko nella sua stanza tossì. L’odore di sudore era allucinante. Avrebbe voluto uscire dalla sua camera per fare capolino in cucina dove si trovavano Nami e Sanji,ma sapeva di per certo che non poteva rischiare di infettarli con la sua malattia. Stava di fatto che rimanere sdraiata sotto quelle coperte rappresentava per lei la peggiore delle sconfitte. In tutta la sua vita non aveva mai riscontrato un malessere così grave che l’avesse obbligata a rimanere a letto e,proprio nel giorno in cui la sua sorellina aveva maggiormente bisogno di lei,aveva avuto la sfortuna di beccarsi l’epidemia. “Sono cose che capitano,in fondo. Sono stata abbastanza fortunata ad ammalarmi qui in campagna e non in città. Chissà se riuscirò a riprendermi.”pensò stancamente. I capelli le erano appiccicati alla fronte imperlata di sudore e le bolle sulla pelle le provocavano un prurito immenso,ma doveva resistere alla sensazione di grattarsi. Il bianco cereo del volto,infine,la faceva sembrare una morta,se non fosse stato per gli occhi ancora carichi di vita che la animavano. Sotto le palpebre si vedevano chiaramente delle borse di colore violaceo,segno che non aveva dormito per un bel po’. Nojiko era molto resistente,però alcune volte non riusciva proprio a lottare contro il morbo che l’aveva colpita,e allora scoppiava in deliri pieni di sofferenza e inquietudine. Urlava frasi come:-Bellemere! Torna qui!- e poi scoppiava in pianti dirotti. Nessuno la aiutava,visto che c’era solo lei in casa. Non sapeva nemmeno ora come avesse fatto a prepararsi il cibo mentre viveva in solitudine. In effetti per alcuni periodi non aveva toccato nemmeno un gambo di insalata,tanto era difficile alzarsi e raccoglierla. Ma nei giorni in cui vedeva di essere più forte,usciva e andava nell’orto fuori la sua capanna per raccogliere verdure e,ovviamente,i suoi mandarini. Ne aveva fatto una scorta,ma non bastavano mai. Fortunatamente,grazie a loro Nojiko recuperava le forze nelle giornate più difficili. E allora pensava che Bellemere aveva proprio ragione quando esclamava che la miglior cura di tutte era uno spicchio di mandarino. Improvvisamente tossì. Stranamente udiva dei suoni dalla cucina,ma erano ovattati,come se si trovassero in un’altra dimensione. Lei provò a tendere l’orecchio ma le parole si facevano sempre più confuse e cominciava a vedere i mobili della camera da letto spostarsi a destra e a sinistra,ondeggiando. Poi svenne e finalmente,dopo tre giorni di insonnia,i suoi occhi poterono chiudersi abbracciando un sonno quasi mortale.


-Ho trovato cosa faremo Nami!-urlò Sanji,ebbro di gioia.
Non fu stato facile per lui accettare di intraprendere un viaggio di ritorno in Cina. Avevano affrontato così immensi pericoli e avuto tanta di quella fortuna che dubitava ce ne fosse rimasta ancora. Però,sentendo il piano dell’amata,si era dovuto ricredere e adesso vedeva ancora in fondo al tunnel una debole luce di speranza. Sempre che le cose andassero per il verso giusto o,come diceva il suo maestro,”si infilino senza intoppi nella cruna dell’ago”. Il piano era semplice,ed era per questo che si presentava incredibilmente pericoloso.
Sarebbero dovuti ritornare in Cina aggirando il continente africano,dunque un percorso su acqua,e successivamente dall’Impero avrebbero cercato di fare leva in Giappone,dove il progresso stava dando i suoi frutti. Tutto sommato però le probabilità di imbarcarsi in una nave di non appestati era parecchio bassa,soprattutto negli ultimi tempi.
 –Sanji,che faremo adesso? Dove la troviamo una nave?-domandò Nami stancamente,quasi non si reggeva in piedi.
–Te l’ho detto. Non lo so,e poi una barca non può mica portarci fino in Cina. Saremo obbligati a fermarci da qualche parte per prendere del cibo.- ribadì l’ex-cuoco.
 Nami,notando che la loro discussione non stava dando dei frutti,si affrettò a tirare fuori la cartina del mondo. –Ecco qua,caro mio-proferì lei,con il volto raggiante.
 –Bravissima,Nami!-la adulò Sanji,-Finalmente potremmo trovare un posto dove andare!-
 -Non è detto-replicò lei,improvvisamente intristita.
Il ragazzo la osservò colmo di compassione mista a dolcezza. In effetti era molto difficile presumere ciò che sarebbe successo una volta intrapreso il viaggio,ma molto di più era pianificare le rotte. Poi,un improvviso bagliore colse Sanji,un’ancora di salvezza che avrebbe potuto condurli alla loro meta nel più breve tempo possibile.
–Ma certo!-esclamò lui in un ruggito di esaltazione,-Come ho fatto a non pensarci prima?-
-A che cosa?-domandò Nami,subito dopo essere sussultata dalla spavento.
–Lo vedi qui,in questo punto?-disse Sanji. –Qui si trova una piccola isola,vicino al Corno d’Africa. Si chiama Alabasta. Nessuno di questi tempi può avere la pazza idea di traghettare quaggiù.- -Perché?-chiese Nami con sentita curiosità.
 – E’ una storia un po’ lunga-esordì Sanji-quindi è meglio se prima mangiamo qualcosa,così magari avrò le forze per enunciartela.-


-Non si conoscono le ragioni del nome Alabasta. Forse per l’alabastro,che è una specie di roccia con la quale si possono ottenere statuette di vario genere,e non è molto difficile da lavorare. Certo ci vuole maestria,questo lo riconosco perfino io. Sta di fatto che al giorno d’oggi non sono stati scovati residui,nemmeno microscopici,di questo materiale,ma si presuppone fosse esistito in tutti i casi in quel pezzo di terra. Ciò che ti è lecito sapere è che comunque l’isola era,e rimane tuttora,un luogo molto riservato,sia politicamente che in termini commerciali. In effetti non riesco a desumerti quasi nulla della condizione sociale interna del territorio,posso solo riferirti quello che mi è stato raccontato dai viaggiatori che hanno attraversato il posto. Prima che sul posto prendesse piede la dittatura di Crocodile,l’attuale governatore,Alabasta era il fulcro del progresso commerciale orientale. Gli scambi principali e più redditizi provenivano da lì,la Cina era dedita al traffico dei prodotti essenzialmente con quest’isola. Si scambiava di tutto,dai tessuti preziosi al tabacco. Il commercio degli schiavi era presente praticamente ogni giorno,e quei poveri uomini venivano venduti a prezzi scandalosi per una vita umana. Fatto sta che purtroppo il territorio era aridissimo e i villaggi circostanti perivano a poco a poco,e ad impedire lo scoppio di una rivoluzione c’era un sottile confine,ossia che gli abitanti erano talmente privi di denaro da non potersi permettere nemmeno una misera baionetta. Il re Cobra,a suo tempo,cercava di fare il possibile per raffreddare gli animi della gente,inviando alle popolazioni esili somme di denaro e promettendo riforme,che però non furono mai attuate. Lo vedi da te quanto la situazione era precaria,e se il re non interveniva la questione sarebbe degenerata,con o senza armi,ma nonostante tutto,egli preferiva evitare i massacri.-
 -Molto saggio-annuì Nami energicamente.
 –Già-concordò Sanji,-e anche bastardo. Perché lui,invece di trasferire la gente sulle coste,dove potevano vivere in qualche maniera col cibo che avrebbe offerto loro il mare,preferì spendere tutte le finanze del regno,indebitandosi con mezza Europa,per costruire delle oasi artificiali,in maniera tale da ingentilirsi gli abitanti. Ma loro non erano mica scemi,nossignore! Avevano intuito che c’era qualcosa di strano. Infatti,i giorni successivi alla costruzione delle oasi sono stati sormontati da tasse indicibili per loro. Non sono riusciti a pagarle,e molti sono stati costretti a vendere parte delle proprie abitazioni per pagare i redditi. A quel punto la fiducia precaria nell’autorità del re è scemata completamente:re Cobra ha dovuto abdicare a favore della figlia Nefertari Bibi.-
-E cosa è successo?-domandò Nami,curiosa di sapere la fine del racconto.
 – Nulla di particolare,semplicemente la gente non voleva che la figlia del loro vecchio re prendesse le redini del regno,così l’hanno cacciata.-
-Ma Crocodile come ha fatto a farsi eleggere?- chiese Nami.
–Un momento,adesso ci arrivo.-la rassicurò Sanji – Io personalmente ignoro i rapporti che ci sono stati tra Crocodile e Cobra,ma da quello che so erano confidenti. Quello che si dice è che Crocodile aveva cercato di dissuadere Cobra dal costruire le oasi,però il governante non gli aveva dato retta. Le persone,a sentir le dicerie,preferirono di gran lunga Crocodile e lo elessero re. Questi instaurò una dittatura,e adesso come vedi Alabasta sta cadendo a pezzi,letteralmente. È stata attuata una politica decisamente protezionistica,impedendo commerci con gli Stati adiacenti,così adesso si ritrovano isolati in tutti i sensi e l’unica fonte di guadagno del territorio se n’è andata,spazzata via come da una folata di vento.-
Nami si mise entrambe le mani sulla bocca. In un primo momento pensò di dover proporre altre mete,effettivamente non se la sentiva di entrare in un paese con gente che pativa la fame ogni giorno sotto il governo di un uomo così ambiguo,però il pensiero di Nojiko,la paura per il suo futuro e quella del suo amato,la accesero di nuova energia. Strinse i pugni.
–Quando partiamo?-domandò,cercando di assumere un tono di voce ferma.
 Sanji strabuzzò gli occhi. Ne aveva di grinta la ragazza! –Beh,io partirei anche adesso. Solo,ci manca una nave.-

 
  
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