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Autore: Danda93    26/06/2008    2 recensioni
STORIA FERMA PER REVISIONE (probabilmente verrà cambiata in toto)
°°°Cosa succederebbe se Sesshomaru riuscisse per qualche scherzo del destino ad arrivare nell'epoca moderna? Tra automobili e marchingegni "strani", anche lui, il glaciale principe dei demoni, troverà una persona che riuscirà a scaldargli il cuore più di quanto non abbia fatto Rin...°°°
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo quella sera, non la toccai più, non le tenni nemmeno la mano durante il percorso da casa a scuola, lei adesso andava in bici e io beh, a volte non andavo, altre invece andavo camminando.

Vederla era diventato un dolore sia per me che per lei, la guardavo di sottecchi e il suo volto era buio, lo sguardo vuoto, assente.

Io, d’altro canto, non potevo non capirla, era colpa mia se stava in quel modo, eppure non sapevo che fare, dopotutto lei sapeva.

Sapeva che per la mia natura sarebbe stato meglio tornare nel Sengoku, avrei potuto perdere il controllo e provocare una strage nella sua epoca; e poi di là mi aspettavano Rin, Jaken, il mio mondo, io, non sapevo cosa scegliere.

‘Cosa si sceglie tra cuore e cervello?’

era la domanda che mi uccideva.

Una mattina ci incrociammo in corridoio, lei a testa bassa, io la guardai e alzò lo sguardo, mi persi in quegli occhi grigio perla senza rendermene conto, o meglio, me ne accorsi solo quando lei mi sorpassò e si chiuse in camera, io rimasi lì, ferma, a guardare il nulla, solo con la mia coscienza che mi tartassava, maledizione.

Girai i tacchi e mi diressi verso camera sua.

Era caldo perché eravamo in Giugno, erano passati ben sette mesi da quando avevamo litigato e io decisi che era il momento per noi di parlare, bussai le nocche sulla porta di legno, sentii un tonfo sordo e un ‘ahi!’ di seguito, poi più nulla, io resistetti all’impulso di entrare per controllare, vidi la porta aprirsi,

“so che sei tu, entra...”

sapeva, sapeva che le avrei parlato della mia epoca, di Rin, di Jaken, ma non voleva mandarmi via, rimasi fermo sulla soglia, con la porta che nascondeva metà del mio corpo, lo sguardo basso,

“entra o vattene...”

concluse fredda, io mi sentii trafitto, ferito, vulnerabile, provai l’impulso di andarmene, ma non lo feci, avanzai chiudendo la porta alle mie spalle e mi accostai a lei, fermo ad un metro di distanza.

Quando si voltò la vidi, triste, mi guardava, sembrava stesse per piangere, non riuscii a trattenermi, mi slanciai in avanti e la abbracciai forte, rimase immobile, di sasso, non mi abbracciò, ma non mi importava, volevo solo sentire il calore del suo fragile corpo dopo tanto tempo. Non appena cercò di allontanarsi la lasciai e mi voltai verso la porta, in silenzio.

“Vuoi andartene?”

chiese,

“Non lo so, volevo solo parlarti, del Sengoku, e di quelli che mi aspettano...”

sentii un tonfo sordo e mi voltai, si era buttata a sedere sul letto e stava strisciando verso il cuscino, silenziosa, mi fece cenno di sedermi, e così feci.

Ero di fronte a lei, seduto, rigido, a testa bassa,

“Parla allora, racconta...”

mi incitò, sospirai, anche se non so nemmeno il perché.

“Come ben sai vengo dal Sengoku, sono il demone cane che governa le terre dell’Ovest, ma da qualche tempo ho iniziato a viaggiare con un demone rospo, piccolo, imbranato e fastidioso, ma sopportabile, poco tempo dopo l’inizio del mio viaggio, ho incontrato una bimba simile ad Akira, ma ha i capelli neri come i tuoi e gli occhi nocciola, sorride sempre e per questo l’ho riportata in vita grazie alla Tenseiga, la spada che mi lasciò in eredità mio padre, comunque quei due mi seguono ovunque e questo, anche se poco, allevia la mia solitudine, ho un fratello, Inuyasha, che viaggia con un gruppo di umani, la sua donna ti assomiglia molto caratterialmente, ma non mi piace come mi piaci tu, è ovvio.”

Mi fermai un attimo a guardarla, era immobile, abbracciava le gambe con le braccia e lo sguardo era fisso su di me, mi sorrise, ma le sue labbra tornarono serie subito, continuai abbassando di nuovo lo sguardo.

“beh, loro sono alla ricerca dei frammenti di una sfera, la sfera degli Shikon, ma non so cosa vorrebbero farci, comunque, a me non interessa. Quando ho attraversato il pozzo, ero solo, Rin e Jaken si erano fermati ad un villaggio poco distante e io ne avevo approfittato per passeggiare un po’, loro non sanno che io sono qua e forse Jaken è già andato in paranoia,”

trattenni una risata, ma mi voltai quando sentii lei che stava per mettersi a ridere, le sorrisi e lei sembrò destarsi da quel lungo sonno che l’aveva resa uno straccio, sorrise, serena, comprensiva, sembrava mi compatisse, forse si sentiva una...

“scusami, sono un’egoista, non sapevo che tu avessi qualcuno che ti aspettava...”

rimasi di sasso, lei, quella creatura meravigliosa, era tutto, ma non egoista, scossi il capo e mi sporsi verso di lei, avvicinai le mie labbra al suo orecchio,

“Tu non sei egoista, sono io che sono stupido...”

mi circondò il collo con le braccia e strinse forte, feci lo stesso, ma la circondai in vita, sorrisi.

Quando si staccò mi prese la mano e si sedette sul letto nella mia stessa posizione, fissò il pavimento,

“scusami, io ero arrabbiata e non mi sono resa conto che così stavo peggiorando la situazione, se vuoi tornare di là a me va bene, cioè, non mi va bene, ma accetterò la tua decisione pian piano, o almeno proverò a...”

non la feci finire, le presi il volto fra le mani e la baciai, con passione, amore, sì, l’amavo, più della mia stessa vita forse, la guardai allontanando le mie labbra dalle sue,

“non me ne andrò... forse mi allontanerò per qualche giorno, avvertirò Jaken e Rin che io, beh, ho trovato l’amore di qua, e che non intendo abbandonarlo così presto...”

stavolta fu lei a baciarmi, poi mi abbracciò forte,

“vorrei che ci fosse una soluzione per tutto questo, lo vorrei tanto...”

mi sussurrò piano. Mi alzai e mi diressi verso la porta lasciando Rumiko seduta sul letto, mi voltai e le sorrisi, mi guardò dolcemente.

Tesi la mano.

“Vieni...”

Ci dirigemmo verso la cucina mano nella mano, sorridendo, eravamo silenziosi, ma con lo sguardo ci dicevamo tutto.

Lei lasciò un biglietto alla madre dicendo che sarebbe tornata presto e di non preoccuparsi, poi si diresse con me verso il pozzo.

Era tornata felice, ne ero contento.

°°°ho chiamato così questo capitolo perchè dopo una tempesta c'è sempre l'arcobaleno, e in questo caso, dopo la litigata con Sesshomaru, Rumiko riesce a sorridergli di nuovo come prima... spero vi piaccia...^^ kiss kiss...°°°
  
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