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Autore: Blackbird_    04/03/2014    3 recensioni
Emma è una ragazza di Liverpool amante dei Beatles. Semplice, introversa, chiusa in se stessa, segue un solo mantra nella vita: ‘Mi innamorerò solo quando troverò qualcuno che sia bello, talentuoso e divertente come John, Paul, George e Ringo messi insieme’. Una richiesta assurda. Non più tanto impossibile, però, quando incontra Jay, un ragazzo che, all’apparenza, è il mix perfetto dei Fab Four. Ma la perfezione, si sa, non esiste, e Jay non è di certo un’eccezione.
La storia di Emma è accompagnata dalle parole e dalle melodie del suo gruppo preferito, colonna sonora perfetta per ogni situazione che vive.
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I don't want to spoil the party

Non fu affatto difficile convincere Allie ad andare al Cavern Club anche la sera successiva. A dirla tutta non cercai nemmeno di convincerla ad andare, preceduta da Mic che aveva avuto la brillante idea di invitarla per un ‘secondo appuntamento’ nel luogo in cui si erano conosciuti. Non era mai stata abitudine della mia amica accettare una seconda uscita con un ragazzo conosciuto lì per lì, eppure quella volta accettò di buon grado. Era palesemente cotta di quel ragazzo, più di quanto non volesse ammettere. Era sicuramente un ragazzo diverso rispetto al genere che era solita rimorchiare, e questo cambiamento di rotta piaceva a lei quanto a me. Meritava davvero il meglio e Mic lo sembrava davvero, un bravo ragazzo, nonostante si fosse presentato palesemente ubriaco e la avesse arpionata nel più squallido dei modi.
Non appena venni a conoscenza dell’appuntamento fra i due, però, cercai di tirarmi indietro: essere il terzo incomodo non era di certo il mio hobby preferito. Lo diventavo spesso, certo, ma accettare un invito ben consapevole di dover fare quella fine era pura follia. Allie, però, aveva insistito tanto, utilizzando una carta che sapeva essere molto efficace: Jay. Sapeva che avrei fatto di tutto per rivederlo, e aveva utilizzato questa situazione contro di me.
Il suono del clacson di un’auto guidata da uno sconosciuto mi destò dai miei pensieri. Arricciai il naso, interdetta, e cercai di coprirmi le gambe nel miglior modo possibile, nonostante la gonna corta non me lo permettesse. Mi vergognavo a morte, vestita in quel modo. Allie era riuscita, quella mattina, a trascinarmi al Liverpool One per un po' di shopping e di chiacchiere. E, in modo altrettanto convincente, era riuscita a farmi acquistare un vestitino vintage adorabile, obbligandomi poi ad indossarlo per quella sera. Mi piaceva da morire sul manichino, ma averlo indosso era tutta un'altra storia, soprattutto per una indecisa cronica come me. E mi sentivo apparentemente svestita e fuori luogo, un pesce fuori dalla sua boccia sicura fatta di abiti comodi e quasi sciatti.
Ma Allie ci aveva visto lungo. Come io intuivo la sua cotta colossale per Mic, così lei aveva compreso la mia folle sbandata per Jay. La sua faccia, la sera prima, quando mi aveva colto in flagrante con quel ragazzo, non aveva lasciato spazio all'immaginazione: era entusiasta, quasi più di me, che mi fossi finalmente sbloccata, liberandomi del mio muro. Era proprio per questo che mi aveva lasciato parlare per tutta la mattina, facendomi domande su domande e invertendo letteralmente le parti.
Mi vergognavo a morte, ma non vedevo l'ora di vedere Jay e testare la sua reazione a quel cambiamento. Non che avessi un appuntamento con lui. Al contrario di Allie, infatti, non ero riuscita ad ottenere una seconda proposta. Stranamente non ero affatto rattristata all'idea, forse perché consapevole che lo avrei comunque rivisto al Cavern Club. Perché sarebbe venuto, me lo sentivo. E poi lo aveva anche detto Mic ad Allie, quando questa glielo aveva domandato, mantenendosi ovviamente vaga. Un incontro casuale, magari al bancone del bar come la sera precedente, era decisamente più eccitante di un appuntamento.
Alzai gli occhi al cielo. Ogni stella era oscurata da una spessa coltre di nubi scure e minacciose. Sperai con tutto il cuore che non piovesse.
"Emma!" mi sentii chiamare alle spalle. Mi voltai, riconoscendo la voce. Allie arrivava al nostro solito punto di incontro dalla strada opposta rispetto alla solita, mano nella mano con Mic che mi fissava dubbioso. Si erano sicuramente visti in un altro posto per poi raggiungermi dopo una passeggiata in solitaria. Mi avvicinai a grandi passi per salutarli.
"Cavern?" domandò retoricamente il ragazzo barbuto, indicandomi la strada per Mathew Street. Gli sorrisi, annuendo. Aveva un'espressione decisamente troppo scocciata per i miei gusti. Sicuramente era infastidito dalla mia presenza lì, mentre lui sperava in un appuntamento romantico con la sua bella. Mi dispiaceva da morire per lui e per i suoi piani andati in fumo, augurandomi con tutto il cuore di allontanarmi dalla coppia al più presto. Salutai John con lo sguardo, quando passammo davanti la sua statua, ma preferii non dare troppo nell’occhio per non apparire una pazza psicopatica agli occhi di Mic.
Come sempre non ci fu bisogno di mostrare i documenti al buttafuori, che anzi ci salutò sorridente, facendoci strada con un braccio. Seguii Allie e Mic a qualche passo di distanza, in silenzio, lungo l'infinita gradinata. La musica si faceva sempre più forte man mano che scendevamo, così come sì intensificava il caldo e l'odore di alcool. E anche il mio cuore accelerava ad ogni passo, ben consapevole di essere presto appagato alla vista di Jay.
Mic condusse Allie in un piccolo tavolino per quattro persone, il più oscurato del corridoio, l'ultimo prima della porta del bagno. La fece sedere, spostandole la panca, proprio come un perfetto gentiluomo, per poi sedersi di fronte a lei, per poterla guardare negli occhi.
Sbuffai, per niente sorpresa dalla coltre di invisibilità che mi aveva nascosta ai loro occhi, e mi sedetti al fianco di Allie senza dire nulla. Non era difficile mantenere l'anonimato, mentre i due già iniziavano a parlottare, complici, riguardo ad un argomento a me sconosciuto, probabilmente tirato fuori quella mattina tramite sms o durante il tragitto fino a lì. Sinceramente mi interessava ben poco dei loro discorsi, e per questo li ringraziai mentalmente per essere stata tagliata fuori dalla conversazione.
Il mio scopo, dopotutto, non era quello di reggere loro la candela d'atmosfera per il loro incontro romantico. Io ero lì per il mio, di incontro romantico, anche se si fosse trattato solo di uno scambio di sguardi.
Iniziai perciò a guardarmi intorno, alla ricerca di quegli occhi grigi che mi avevano fatta perdere sulle nuvole, di quel sorriso adorabile che si era rivelato essere molto contagioso, di quella acconciatura bizzarra che contornava il suo viso allegro. Ma non trovai nulla di tutto ciò. La maggior parte dei tavoli erano occupati dai turisti di tutto il mondo dalle facce beate mentre ammiravano le particolarità di quel famoso pub. I visi della maggior parte di loro erano rivolti verso il palco, dal quale un gruppo di ragazze si stava esibendo. Era, ovviamente, una cover band dei Beatles, ma non tutti sembravano apprezzare l’originalità di un complesso formato da tutte ragazze a fronte dell'originale 'boy band'.
Ero delusa dalle mie aspettative non ancora realizzate. Ed annoiata; terribilmente annoiata. Le ragazze sul palco si stavano esibendo in una versione a cappella terrificante di All you need is Love, rendendo una delle canzoni più famose del quartetto di Liverpool un lamento di galline sgozzate. Erano davvero terribili, e avrei dato qualsiasi cosa pur di ascoltare nuovamente la band di Jay e Mic che, invece, si era rivelata una vera e propria scoperta.
"Emma, ci sei?" mi chiamò la mia amica, dondolando una mano su e giù davanti ai miei occhi per distogliermi dalla visione agghiacciante dello stacchetto danzante delle cinque tipe sul palco.
Annuii leggermente, mentre tornavo lentamente alla realtà, e mi voltai verso Allie.
"Mic ti ha appena chiesto se vuoi qualcosa da bere, lui sta andando al bancone a prendere qualcosa per noi" mi spiegò Allie, poco sorpresa del mio comportamento schivo e distratto.
"No, ti ringrazio" risposi direttamente al ragazzo, senza preoccuparmi di usare la mia amica come intermediario. Quello annuì debolmente, alzandosi e dirigendosi al bar senza mai distogliere lo sguardo da Allie.
"Non è meraviglioso?" Mi chiese questa, non appena le orecchie di Mic fossero abbastanza lontane da non sentirci. Faci di sì con la testa, sorridendo, sebbene non avessi ascoltato nemmeno una parola di tutto il loro discorso. "È un vero cavaliere" fu l'unica cosa che riuscii a dire, aggrappandomi agli unici comportamenti che avevo notato da quando ero con loro. "Lo so!" urlicchiò lei, appoggiandosi coi gomiti sul tavolo ed assumendo una delle sue migliori espressioni sognanti.
E rimase così, a sognare in silenzio, per tutto il tempo che Mic fu via. Mi diede modo di guardarmi nuovamente attorno, ancora una volta alla disperata ricerca di quel qualcuno in grado di salvarmi dalla pessima piega che stava prendendo quella serata. Sul palco, intanto, le ragazze stavano smontando i loro microfoni, avendo terminato la loro grandiosa performance. All'angolo buio al lato del palco un ragazzo con una chitarra acustica variopinta attendeva il proprio turno per esibirsi.
"Stasera suona Tony" si annunciò Mic, sedendosi nuovamente al tavolo mentre porgeva un grosso boccale di birra chiara ad Allie. "Questo è bravo, almeno?" domandai, entrando nella conversazione volontariamente per la prima volta dall'inizio della serata. Era strano che, nonostante praticamente vivessi in quel locale, io non avessi mai sentito nessuno dei gruppi o artisti di quei due giorni. Mi auto giustificai con la scusa della Beatles Week, quel periodo dell'anno in cui gente da tutta l'Inghilterra veniva appositamente a Liverpool per suonare cover dei Beatles al Cavern. "Vuoi scherzare? È un genio della chitarra, questo qui" mi sgridò il ragazzo barbuto, mentre sul palco iniziava a salire il fantomatico 'genio della chitarra'.
“Salve a tutti, io sono Tony” si presentò, avvicinandosi titubante al vecchio microfono. Il suo accento inglese era decisamente molto divertente: nonostante il modo di pronunciare le parole tipico della zona di Manchester, erano comunque chiare le sue origini sud europee grazie alle marcate cadenze molto poco inglesi. Era mingherlino, con addosso una camicia a fiori molto estiva e un paio di jeans chiari fin troppo larghi per le sue gambe apparentemente esili. In testa un piccolo basco con la visiera tradiva tutta la sua meridionalità più di quanto non facesse il suo modo di parlare.
“Non sono molto bravo con le parole quindi… ehm… questa è I Don’t Want to Spoil the Party” annunciò, con voce tremante. Abbassò per un attimo lo sguardo, controllò le proprie mani sulla chitarra e, con un accordo vuoto, diede il via alla canzone.
 
I don't want to spoil the party so I'll go
I would hate my disappointment to show
There's nothing for me here
So I will disappear
If she turns up while I'm gone please let me know
 
E furono proprio quelle parole, cantate in modo così genuino e sincere che mi diedero una scossa. Non potevo continuare a stare lì dentro, a rovinare la festa dei due piccioncini alle prese con la loro seconda uscita per colpa della mia delusione di non essere ancora riuscita a trovare quello che cercavo. Non c’era nulla per me lì, in quel momento. Non c’era Jay, non c’era la mia voglia di passare altro tempo all’interno di quel locale che, per la prima volta, mi sembrava opprimente. Perciò mi alzai, senza farmi troppi problemi e non appena sentii gli occhi di Allie addosso “Esco un attimo a prendere un po’ d’aria” mi giustificai, per poi allontanarmi dalla coppietta che non sembrava affatto dispiaciuta dalla mia decisione.
Lungo il breve tragitto fra il tavolo e le scale venni bloccata da Rose, la cameriera, che come sempre mi porse il vassoio degli shot, stavolta a pagamento. Convinta con ben poco, cercai un penny nella piccola borsa che tenevo a tracolla e glielo porsi, mentre lei abbassava il vassoio per rendermi più semplice la scelta. Presi il primo bicchierino che mi capitò a tiro, senza deciderne il gusto, e trangugiai in un sorso il liquido che era al suo interno. Sentii bruciarmi la bocca e la gola, mentre l’alcoolico scendeva lentamente dentro di me. Era fortissimo, ma non abbastanza da placare la mia improvvisa sete. Posai il bicchierino vuoto sul bancone e raggiunsi di nuovo la cameriera che, nel frattempo, stava proponendo ai tavoli i propri drink. Presi un altro penny dalla borsa e glielo consegnai, mentre quella, leggermente scioccata dalla mia voracità, mi porgeva di nuovo la sua merce per lasciarmi scegliere. Questa volta esaminai per bene ciò che offriva, e alla fine decisi di optare per una classica vodka liscia, apparentemente la cosa più forte che ci fosse in quel vassoio. Svuotai nuovamente il coccio in un’unica sorsata, restituii il bicchierino al bancone e poi, finalmente, filai rapidamente verso le scale.
 
I've had a drink or two and I don't care
There's no fun in what I do if she's not there
I wonder what went wrong
I've waited far too long
I think I'll take a walk and look for her
 
Iniziai a sentire i primi colpi di caldo già mentre mi dirigevo verso l’uscita. Era la stessa reazione esagerata della sera precedente, ma stavolta m’importava ben poco. Tutto ciò di cui avevo bisogno, in quel momento, era di farmi una camminata. Anche due, anche tre. Volevo stare lontana per un po’ dall’aura d’amore che trasmettevano Allie e Mic, godendomi la mia delusione senza dover rendere conto a nessuno, senza paura di apparire esagerata. Perché, in cuor mio, sapevo di stare esagerando, ma non avevo alcuna intenzione di smettere. Era assurdo offendersi per l’assenza di qualcuno che a malapena conoscevo, nonostante i momenti strani passati insieme, ma era più forte di me.
Appena varcato l’arco dell’uscita raggiunsi a grandi passi la panchina dove avevo passato gran parte della serata precedente. Dovevo testare, controllare, che quanto accaduto non fosse unicamente frutto di un bel sogno. Senza sedermi iniziai a cercare con lo sguardo una prova, una qualsiasi cosa che mi tranquillizzasse, che mi ricordasse che ero stata bene, e che anche Jay lo era stato.
I feel fine.
Era ancora lì, non lo avevo sognato. E sorrisi, sinceramente felice, nel poter toccare ancora una volta quel meraviglioso senso di benessere che avevo passato.
Ma qualcosa era andato storto: perché, se eravamo stati così bene, ora non eravamo ancora insieme? Avrei dovuto preventivare questo senso di vuoto e di mancanza nel momento stesso in cui avevo accettato di ballare con lui, nel momento stesso in cui ero uscita all’aperto in sua compagnia e gli avevo permesso di demolire quel muro che proteggeva il mio cuore. Eppure non lo avevo fatto, ed ora questo senso mi attanagliava lo stomaco. Jay non era l’uomo della mia vita, non era la mia anima gemella, ma in quel momento era l’unica persona che vedevo bene insieme a me, che mi rendeva felice al solo pensiero. E lo conoscevo appena.
Iniziai a percorrere Mathew Street mentre il mio sorriso lentamente scemava, diretta verso l’unico luogo adatto ad una persona sola e pensierosa come me.
Nonostante il passo lento e rilassato, non mi ci volle molto per arrivare all'incrocio tra la via del Cavern con Stanley Road. Non appena notai la targa con inciso il nome della via svoltai a destra, finendo in un vicolo stretto e buio. Sarebbe stata una via spaventosa all'occhio di tutti, quella, ma non per me. Poco più avanti c'era un tesoro inesplorato che poche persone conoscevano, perché oscurato dalla magnificenza dei locali. Ancora pochi passi e finalmente arrivai a destinazione: illuminata dalla fioca luce di un lampione una panchina in marmo era appoggiata al muro fatto di mattoni grezzi. Su di essa una piccola statua in bronzo, dalle dimensioni umane, guardava il posto a sedere vuoto di fianco al suo, con un'espressione triste stampato sul volto dalle fattezze perfette. Era una donna dall'età indefinita, con un fazzoletto sulla testa ed un cestino poggiato vicino alle gambe. Alcuni fogli, anch'essi in bronzo, le scivolavano dalle ginocchia per poggiarsi delicatamente sulla panchina, in modo disordinato. Sul muro, dietro al posto lasciato libero, una grossa scritta nera recitava 'Look at all the lonely people'.
Sola. Questo era il modo giusto per descrivermi in quel momento. Sola, proprio come Eleanor Rigby lì immortalata, alla costante ed infinita attesa di qualcuno che trascorresse del tempo con lei. Mi avvicinai lentamente e mi sedetti al suo fianco.
"Ciao" le sussurrai, sentendomi un po' pazza. Ma da quelle parti, fortunatamente, era raro che passasse qualcuno. Era un posto sicuro, il luogo giusto per passare un po' di tempo con se stessi e con i propri demoni.
"Immaginavo di trovarti qui" continuai, abbassando lo sguardo e fissandomi i piedi. Era ovvio che fosse lì, chi mai avrebbe spostato una statua? Eppure era rassicurante la sua presenza, la certezza di trovarla sempre lì, con quegli occhi tristi e con quelle labbra senza sorriso. Era come un'ancora di salvezza nei momenti di malinconia.
"Sono una persona orribile a parlarti di certe cose, lo so" mi scusai, riflettendo sulla storia della vita di Eleanor Rigby. Era sempre stata una persona solitaria, mai amata, sempre chiusa nella sua casa grigia come il cielo d'Inghilterra, mai circondata da altre persone. La mia solitudine, in confronto alla sua, era davvero piccola cosa. Ero un'egoista ad andare proprio da lei per parlare dei miei problemi ma, per una volta, preferii il mio bene a quello degli altri. Anche perché, alla fine, non avrei di certo offeso i suoi sentimenti inesistenti.

 
Though tonight she's made me sad

"È assurdo che fino a ieri una persona mi rendesse così felice, vero? Ed ora è riuscito a farmi detestare anche l'atmosfera piena d'amore del Cavern" ammisi, più a me stessa che a lei. "È davvero assurdo" ripetei.
"Stasera mi è preso così. Era davvero tanto che un ragazzo non mi facesse stare male, vero? Sono passati anni dall'ultima volta che sono venuta qui a parlarti di problemi di cuore..." Sorrisi, ricordando nitidamente quel lontano giorno d'autunno, alle prese con la mia prima delusione amorosa. Prima ed ultima, perché era stata proprio quella volta che, parlando con Eleanor, ero giunta alla conclusione che costruire un muro intorno a me sarebbe stato il modo migliore per non soffrire più.
"Ti avevo promesso che non sarei più stata triste per un ragazzo, e invece eccomi qui, con una promessa infranta" sospirai, guardandola negli occhi. Il suo sguardo era compassionevole, ma per un momento lessi della delusione in quei grandi occhi di bronzo.
"Non è stata esattamente infranta la promessa, in realtà. Jay non è nemmeno lontanamente paragonabile a... Quell'altro. È stata una cosa veloce, ha distrutto il mio muro con poche parole e con pochi gesti..."

 
I still love her

"Non sono affatto innamorata. Sarebbe assurdo. Ma, non lo nego, mi sono affezionata a lui più velocemente del normale. In poco tempo è stato in grado di addomesticarmi, di tranquillizzarmi e di aiutarmi a sconfiggere le mie paure. È incredibile, nessuno prima d'ora c'era mai riuscito".
 
If I find her I'll be glad

"Non dico di volerlo sposare o di rendere la nostra... Cosa... Una relazione seria. Non è nella mia natura, lo sai. Ma, lo ammetto, in questo momento l'unica cosa in grado di rendermi felice sarebbe rivederlo. Non dico trovarmi nella stessa situazione di ieri, ma anche solo scambiarci due parole sarebbe una grande soddisfazione. Se poi volesse replicare la nostra serata sulla panchina di certo non mi tirerei indietro" arrossii a quest'ultima osservazione.
"La verità è che nemmeno io so cosa voglio" ammisi, tornando di nuovo a guardarmi i piedi.
"Probabilmente mi sto facendo tanti problemi per niente"
Rimasi ancora un po' in silenzio, in attesa di una tacita risposta da parte di quella statua che mi aveva ascoltato muta fino a quel momento.

 
I still love her.

"Forse dovrei tornare al locale e vedere come va e basta, senza farmi tanti film. Il Destino sicuramente ha in serbo qualcosa per me. Sa come farmi felice, sa come deludermi. Mi fido di lui e basta, niente più scelte deleterie"
Il mio monologo stava prendendo un verso insolito, ma venne interrotto dallo squillare del mio telefono. Un segno del Destino, eccolo.
Guardai l'orologio: ero via dal Cavern da più di mezz'ora. Il messaggio, infatti, veniva da Allie: 'Ma che fine hai fatto?'. Le risposi velocemente: 'Arrivo subito'.

 
I don't want to spoil the party so I'll go

"Grazie, El. Tornerò presto, te lo prometto" fu tutto ciò che riuscii a dire alla statua per salutarla, con un sorriso positivo a stirarmi le labbra.
E, a passi celeri, tornai al Cavern Club.

 



 

Angolo dell'Autrice:
Emma e Jay hanno impiegato ben sei capitoli per rapportarsi, finalmente, e io già pubblico un capitolo dove non c'è più nulla di quel romanticismo. O quasi. Spero di non prendere qualche fischio o qualche pomodoro in testa... In ogni caso: Emma ha dato modo di mostrare ulteriormente il suo lato psicopatico ahaha è un po' pazza, lo so, ma penso che questo dialogo/monologo le sia servito molto per prendere un po' di coscienza di sé, finalmente. Spero non vi abbia spaventate ahah
Per questo capitolo ho utilizzato una sola canzone, quella che da il titolo al capito stesso, che, appunto, è I don't want to spoil the party :)
A martedì prossimo,
Julia
   
 
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