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Autore: Bluelectra    04/03/2014    4 recensioni
E se il Destino avesse assegnato a Dudley Dursley una figlia speciale? E se il Destino, che spesso sembra imprigionare dentro una morsa, si rivelasse la miglior arma per spiccare il volo?
Dal Capitolo 5:
"Ci è stata rivolta una domanda di ammissione alla famiglia da parte di Albus Severus Potter, in quanto cugina di secondo grado dei qui presenti Potter," Angie si chiese come diamine ragionassero quei Grifondoro... Ammessa alla loro famiglia?! Lei ce l'aveva già una famiglia! Ed era pure affezionata a loro.
"Quindi per entrare a far parte della famiglia devi sottoporti ad una... Prova. Ognuno di noi ha il diritto di farti una domanda, a cui devi rispondere sinceramente, escluse me e Rox che possiamo farne due."
"Perché?" chiese candidamente Angie.
"Perché siamo i capo-famiglia e comandiamo noi." disse sbrigativa Roxanne.
"Accetti?" chiese Victoire sempre con lo stesso tono grave e un cipiglio serissimo.
"Ma figurati! Non vedi che se la sta facendo sotto!" disse con tono irriverente James Potter che sedeva sul poggiolo di una finestra con accanto Dominique.
Angie guardò Potter e fissandolo dritto negli occhi rispose con un sorriso:
"Accetto."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Cap.8 Just Tears and Rain.

Ottobre passò molto velocemente per gli studenti del primo anno appartenenti alla Casa di Serpeverde. Le lezioni iniziavano a farsi più serie e i ritmi più serrati. Il sole estivo, che aveva clementemente illuminato Settembre, aveva lasciato il posto ad una coltre di nubi, che avvolgevano il castello e il parco di una pioggia sottile, fitta e quasi incessante.
Angelique aveva ormai dichiarato pubblicamente guerra a James Potter; infatti dopo l'incidente dei capelli viola, che Sophia Osborne aveva abilmente fatto tornare del colore originario, senza che quasi nessuno vedesse la strana tonalità, la ragazza si era letteralmente scatenata.
Aveva ordinato via gufo una selezione degli articoli de "I Tiri Vispi Weasley" e li aveva sperimentati quasi tutti sul giovane Potter. 
Aveva sfruttato la simpatia che suscitava in Roxanne per farsi insegnare incantesimi e fatture particolarmente moleste, tutte prontamente testate su un unico soggetto. Inoltre aveva creato un piccolo laboratorio nel proprio dormitorio, aveva posizionato sulla propria scrivania un piccolo calderone, un libro di pozioni, un po' più avanzate di quelle che la Blacktorn assegnava loro normalmente, e moltissimi ingredienti.
 Angelique passava spesso il tempo libero, che le lezioni, i nuovi allenamenti di Quiddich e i ritrovi con i Weasley-Potter le lasciavano, accanto a quel calderone che sobbolliva lentamente e quando riusciva a imbottigliare una pozione particolarmente complessa sul suo volto nasceva un vero e proprio sorriso malefico.
Martha ed Elena osservavano leggermente inquietate quelle boccette, che Angelique sigillava con la cera lacca sogghignando. Non aveva mai parlato delle sue intenzioni riguardo le pozioni che produceva in dormitorio, ma avevano il vago sospetto che fossero destinate ad un certo maschio di Grifondoro.
D'altra parte nemmeno Potter restava inerme davanti agli attacchi della bionda, rispondeva con scherzi altrettanto ben organizzati. 
Per esempio un giorno, dopo pranzo, aveva raggiunto Angelique in un corridoio del quarto piano mentre lei si dirigeva ad Incantesimi. La ragazza era da sola, aveva preceduto i compagni per parlare col professor Vitious, ma improvvisamente, come se fosse spuntato fuori dalle pareti di pietra, James Potter l'aveva affiancata e aveva iniziato a punzecchiarla.
"Ehi Gigì, ma che capelli ordinari! Non ti piaceva il colore che avevo scelto io?"  aveva chiesto James saltellandole accanto.
"No." aveva risposto secca la ragazza, alzando il mento con la sua tipica espressione fiera.
"Ma avanti Gigì, smettila di fare la sostenuta! Io non me la sono mica presa per quella pozione che faceva venire le pustole! O per la fattura orticante! O per Pasticche Vomitose nascoste nel mio pasticcio di carne!"  le aveva elencato divertito James mettendosi davanti a lei e camminando all'indietro.
"Potter..." aveva detto Angie rallentando il passo e massaggiandosi le tempie con aria esausta. "Perché?"
"Che cosa perché?!" aveva chiesto lui con la fronte aggrottata.
"Perché continui farmi scherzi? Perché passi tutto il tuo tempo libero assillandomi? E soprattutto perché non la pianti di chiamarmi Gigì?!" aveva chiesto in un crescendo di volume acustico.
"Perché ti si addice!" aveva ribattuto l'altro con un'alzata di spalle e un sorriso divertito, sempre continuando a camminare al contrario.
"No, si addice ad una ragazzina frivola e stupida! Io non sono così." aveva detto Angelique con tono accorato. 
Essendo giunti davanti all'aula di Incantesimi, si erano fermati e Angie aveva puntato le sue iridi smeraldine in quelle di James.
"Ah no e come sei, Gigì?" le aveva chiesto l'altro avanzando. 
Si era avvicinato tanto che lei aveva potuto osservare finalmente i suoi occhi da vicino. Erano ambrati attorno alla pupilla e sfumavano scurendosi sempre più, fino a raggiungere il nocciola nella corona più esterna. Erano degli occhi incredibili, magnetici.
Angelique era leggermente arrossita per una tale vicinanza, ma non si era mossa di un centimetro, per non dargli la soddisfazione di vederla arretrare.
"Non lo so... Ma voglio diventare una persona seria e importante!" aveva risposto senza pensarci, guardando James negli occhi.
"Ah! Vuoi la fama, la gloria... Il potere! Com'è Serpeverdesca questa cosa!" aveva ribattuto lui storcendo leggermente la bocca. 
"No!" si era affrettata ad aggiungere la bionda scuotendo il capo, "Non voglio quello, voglio essere importante per gli altri! Voglio fare qualcosa che faccia del bene alle persone, che serva al mondo... Ma perché ne parlo a te poi! Tu non capisci nulla, zuccone come sei!" aveva aggiunto, con spalle dritte e mento in alto si era voltata per raggiungere la porta dell'aula.
"Ti sbagli, Gigì."aveva detto il ragazzo abbandonando per un attimo il tono canzonatorio, che usava sempre con lei, e assumendo un tono serio, stranamente adulto. "Ah una cosa! Non camminare col nasino tanto per aria. Potresti... inciampare!" 
Angelique si era voltata nuovamente, ma il ragazzo si era allontanato senza lasciarle il tempo di ribattere.
"E la prossima volta usa un po' più degnamente il Mantello di tuo padre!!!" gli aveva urlato alle spalle, riferendosi al fatto che fosse entrato indisturbato nella loro Sala Comune, senza essere avvistato da nessuno. 
 La bionda aveva fatto un passo avanti e allungato la mano per bussare sul legno scuro della porta, ma non appena il suo piede destro aveva toccato terra, era sprofondato inesorabilmente in una pozza di acqua gelida, trascinando con se la ragazza. Angelique aveva urlato per il contatto gelato e per la sorpresa, ma era colata a picco subito e era riuscita a riemergere con la testa solo dopo qualche istante. Era finita in una di quelle pozzanghere portatili dello zio di James, e si ritrovava immersa fino al collo nell'acqua gelata.
La porta dell'aula di Incantesimi si era aperta e un allarmatissimo professor Vitious, con tanto di bacchetta alla mano, si era guardato attorno in cerca della fonte dell'urlo. Quando poi aveva abbassato lo sguardo e aveva trovato la testa di Angelique a livello del pavimento che lo guardava con espressione mortificata e lo implorava di aiutarla, non aveva potuto reprimere un sorriso divertito. In seguito l'aveva aiutata ad uscire dall'acqua, l'aveva asciugata con una folata di aria calda e le aveva recuperato la tracolla, salvando ciò che l'acqua non aveva completamente danneggiato.


Così tra un tiro mancino e l'altro si era giunti al 31 ottobre, uno dei giorni più celebrati nel mondo magico, sia per il significato di Halloween, sia perché era la data della prima sconfitta di Lord Voldemort. Per Angelique era un giorno doppiamente speciale, in quanto era anche il compleanno di suo fratello Tristan. 
Così alle sette di quel mattino la giovane Serpeverde si trovava nella gufiera, intenta scrivere una lettera per il festeggiato, allegandovi anche un regalo: qualche innocente articolo de " I Tiri Vispi Weasley" e una comunissima roccia levigata, che Angie aveva raccolto dalle sponde del Lago Nero.

"Caro Pidocchio,
BUON COMPLEANNO!!! 
Visto che nelle ultime lettere, che la mamma mi mandava , trovavo sempre un tuo P.S. in cui mi minacciavi di morti orribili se non ti avessi spedito un pezzo di Hogwarts, apri il pacchetto!
Se anche dopo questo non sarai soddisfatto, invito le tue regali chiappe a venire a prenderti da solo il pezzo della mia scuola che preferisci.
Qui va tutto bene, le lezioni iniziano a essere più difficili, ma mi sto mettendo in pari anche con Trasfigurazione, tuttavia ho il vago presentimento che non brillerò mai in quella materia. 
AH! Una notizia che ti sconvolgerà: sto diventando un'artista degli scherzi! Purtroppo non è stata una scelta volontaria, ma più che altro legittima difesa, a Natale ti racconterò tutto!
Vorrei tanto poter essere a casa con voi, festeggiare come tutti gli anni, mangiare la torta di mele della mamma, raccattare chili dolci e guardarti fare scherzi sciocchi... Vedrò di fare del mio meglio per eguagliarti qui!
Spero che il mio regalo ti piaccia e che tu possa farne buon uso.
Saluta mamma e papà, da' un bacio enorme a Estelle da parte mia e di' loro che mi mancano! 
Tu invece non mi manchi.
Angie."

Angelique soffiò sulla pergamena per asciugare l'inchiostro, la arrotolò delicatamente, intestò la lettera a Tristan e la assicurò con un nastro blu alla zampa di Caliel, il suo gufo. Prese tra le mani il pacchetto avvolto da una carta azzurra e lo legò all'altra zampa. Ma il gufo non sembrava intenzionato a volare con tutto quel carico senza un po' di retribuzione in cibo, quindi morse giocosamente il dito indice di Angie e iniziò a tubare, in modo assurdamente simile alle fusa di un gatto.
La ragazza rise divertita e prese dalla tasca della propria divisa una busta con del mangime, se ne mise un po' sulla mano e lasciò che il gufo beccasse soddisfatto.
"Dovresti ridere più spesso!" una voce maschile la fece sussultare e il mangime di Caliel finì per terra. Il gufo emise un verso palesemente contrariato per essere stato privato della colazione.
Angelique si voltò di scatto e si trovò davanti l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare in un luogo pieno di escrementi di gufi e civette... 
Ovviamente Derek.
"C-c-come?" chiese totalmente nel pallone la bionda. Pregò intensissimamente Dio, Morgana, Merlino, Salazar e tutti i Santi di non arrossire. 
Il ragazzo le fece un sorriso sghembo che le procurò una fitta al cuore. Aveva i capelli e la divisa fradici, anche il maglioncino sotto la tunica aperta sembrava zuppo di acqua, probabilmente era uscito senza ombrello.
"Ho detto che dovresti ridere più spesso, hai un bella risata." le disse avvicinandosi. 
"Io rido tantissimo!" replicò velocemente la ragazza drizzando le spalle e prendendo dell'altro mangime per il proprio gufo. "Solo che quando c'è Potter tutta l'allegria mi evapora in un nano secondo!" mormorò leggermente adombrata.
Derek rise divertito mentre una civetta delle nevi gli si avvicinava e lui le affidava una voluminosa lettera. Angie sbirciò molto discretamente e vide scritto "Per Kurt Schatten." 
"Sai, normalmente non è così assillante come è con te! Di solito ride, fa battute, è divertente e allegro, ma quando ci sei tu, tira fuori il peggio di sé!" le disse sorridendo il ragazzo.
"Mmm..." disse Angie inarcando le sopracciglia perplessa. Fece una piccola carezza sulle piume nere del capo di Caliel e lo fece salire sul proprio avambraccio. In seguito con uno scatto del braccio sinistro gli diede il comando di partire, il gufo aprì le proprie ali e si librò nell'aria. 
Angie guardò sottecchi Derek,  che si avvicinò ad una finestra con la civetta appoggiata all'avambraccio destro e la fece partire con medesimo gesto fatto da lei prima. 
Forse doveva dirglielo... Infondo lui non aveva fatto nulla di male, mentre lei era stata veramente bisbetica... Forse sarebbe stato giusto... o forse l'avrebbe guardata come un alieno perché si era già dimenticato tutto...
"Ehm..." disse schiarendosi la voce e attirando l'attenzione del biondo che ancora osservava la propria civetta all'orizzonte, "Io... Ehm... Io volevo scusarmi con te." disse con voce flebile e una leggera sfumatura rosa sulle sue guance "Per come ti ho trattato quella mattina, davanti alla mia Sala Comune... Ero arrabbiata con Potter e me la sono presa con te, che non avevi fatto nulla. Quindi scusami." Angie concluse con un soffio di voce aspettando la reazione del ragazzo.
Derek la guardò prima stupito poi sempre più divertito, fino a scoppiare a ridere. Angie sentì il panico irradiarsi nel suo corpo e scorrerle nelle vene insieme al sangue, stava ridendo di lei! Lei aveva cercato di essere educata e dimostrargli di non essere un'isterica, e invece si era solo resa ridicola! 
Mentre il ragazzo rideva, lei si voltò e prese l'ombrello uscendo quasi di corsa dalla gufiera. Voleva solo sotterrarsi viva tra zucche di Hagrid e dimenticare quell'episodio. Ma mentre cercava di aprire l'ombrello, una mano calda si chiuse attorno al suo polso e lei fu costretta a girarsi. 
"Scusami, non volevo offenderti! Solo che non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da te!" le disse Derek lasciandole il polso, sulle belle labbra carnose aleggiava ancora l'ombra di un sorriso.
"Perché? Credi che non sappia chiedere scusa?!" chiese Angie offesa, incurante della pioggia che le stava inzuppando i riccioli biondi e la divisa. Guardò dritta in quegli opali che il ragazzo possedeva al posto degli occhi, erano profondi, da perdercisi dentro, incorniciati da folte ciglia nere. 
"Beh... Non so... Uno non si aspetta che la Principessa di Ghiaccio chieda scusa!" le rispose con un'alzata di spalle incurante.
Angelique spalancò gli occhi e la bocca allibita e chiese balbettando. "La-la P-principessa di G-ghiaccio?"
"Ah, non lo sapevi?! Ti chiamano così quelli del tuo anno e del mio! Credo abbiano iniziato i Tassorosso, dopo che la tua amica è svenuta nelle serre..." le disse lui leggermente pensieroso e scostandosi dalla fronte i capelli ormai fradici.
Angie emise un verso strozzato e sembrò afflosciarsi su di sé stessa. 
Ma come era possibile che appena arrivata l'avessero già etichettata, un'altra volta! La ragazza sentì gli occhi pizzicarle per le lacrime di frustrazione che cercavano di uscire, quindi distolse lo sguardo da quello di Derek e lo puntò sull'ombrello ancora chiuso.
Stava pensando ad una scusa qualsiasi per allontanarsi da lui, quando il ragazzo parlò nuovamente con tono ilare:
"Comunque accetto le scuse! Anche se non me l'ero presa seriamente. E secondo me non sei di ghiaccio... Altrimenti come li penseresti a tutti gli scherzi per James!" 
Angie alzò lo sguardo stupita da quelle parole e incrociò gli occhi neri e ridenti del bel biondo. Qualcosa dentro di lei, qualcosa di molto simile ad un animaletto, iniziò a contorcersi e a saltellare, procurandole una leggera tachicardia e un dolore indistinto nel petto. 
Angie, facendo la prima cosa che le veniva in mente per placare il porpio cuore, aprì l'ombrello e ci si mise sotto. Guardò il ragazzo di fronte a lei, sembrava aver ricevuto una secchiata d'acqua addosso, i capelli mossi gli si appiattivano sulla testa e sulla fronte, gravati dal peso della pioggia incessante, la tunica della divisa nera era ormai del tutto lucida. Angie si guardò i piedi, imbarazzata all'idea di dirgli un'altra cosa che lo avrebbe fatto ridere; però non poteva lasciarlo sotto l'acqua mentre lei se ne andava in giro al riparo.
"Vuoi... Ehm... Vuoi evitare una polmonite?" gli chiese infine incerta indicando il proprio ombrello.
"Sì grazie." rispose quello mettendosi sotto insieme a lei. 
Dopo alcuni secondi Derek aveva insistito per afferrare lui il manico e portare l'ombrello, in modo che Angelique fosse "costretta" a stare vicina a lui per non bagnarsi e che il suo braccio sinistro toccasse quello destro del ragazzo. 
Quel semplice e casto tocco fece risvegliare nuovamente l'animaletto nel suo petto, il quale prese ad esultare. 
Angelique pensò che quel quarto d'ora dalla gufiera alla Sala d'Ingresso fosse stato uno più belli della sua breve esistenza. Parlarono di cose banalissime, come gli amici e la scuola, ma Angie sentiva il cuore pomparle il sangue con tanta energia da fare male.
"Così sei una schiappa in Trasfiguazione, eh?!" le chiese lui con tono divertito, chiudendo l'ombrello dentro la Sala d'Ingresso. C'erano già molti studenti che si avviavano a fare colazione e alcuni li osservarono, incuriositi dallo stato pietoso in cui si trovavano le loro divise.
"Ehi! Non detto questo! Solo che non sono incredibilmente dotata come in tutte le altre materie..." ribattè la ragazza con tono auto-ironico e gli sorrise sinceramente. Derek scoppiò a ridere scostandosi i capelli che gli erano caduti nuovamente sugli occhi. Era bello parlare con lui, non c'erano forzature, tutto sembrava assolutamente normale e spontaneo. 
"Beh, nel caso ti servisse una mano..." ma il ragazzo fu interrotto da un urlo isterico dall'altro capo della Sala.
"O mio Dio! Derek!" una Furia formato glamour si stava avvicinando ai due a passo di carica. Era una ragazza mozzafiato, seppur molto appariscente e in modo dissonante con la sua giovane età. Era alta come Angelique, con i capelli di un castano caldo che le arrivavano sotto le spalle, arricciati in boccoli perfetti, palese opera di una piega appena fatta. Aveva occhi marroni da cerbiatta, incorniciati da folte ciglia piegate all'insù dal mascara ed evidenziati da un trucco scuro abilmente sfumato sulle palpebre. Sulle labbra discretamente carnose era steso un velo di lucidalabbra rosa, aveva il volto lungo e magro, con tratti delicati come quelli di un quadro rinascimentale. 
Indossava un foulard rosso annodato sul collo e portava una borsetta color cuoio al braccio, per contenere i propri libri. L'unico leggero difetto in tutta quella perfezione era rappresentato dal naso, che era dritto con una leggerissima gobbetta sul setto nasale, che non stonava nemmeno molto, anzi le conferiva un'aria sofisticata. 
Angelique, guardando come la ragazza camminava con passo sicuro e sinuoso, si sentì insignificante come una caccola di Troll. Era perfetta.
"Oh ciao Celia! Ho preso un po' di pioggia!" disse il biondo avvicinandosi alla ragazza. Le cinse la vita con familiarità e le depositò un bacio sulla guancia. 
Quando vide la mora sciogliersi come burro a quel gesto, il cuore di Angelique mancò un colpo e alla ragazza sembrò che si fermasse del tutto. Un dolore sordo e penetrante si irradiò per il suo petto e l'animaletto fino a poco fa esultante si paralizzò in un istante. Celia passò una mano, con unghie laccate di rosa, tra i capelli zuppi di Derek.
"Ti conviene farti una doccia, tesoro!" tubò lei in seguito guardandolo con adorazione.
"Ma no! Adesso mi asciugo tranquilla!" e le diede un altro bacio, ma questa volta le loro labbra si incontrarono con uno schiocco leggero, quasi casuale. 
L'animaletto nel petto esalò l'ultimo respiro, mentre Angie lasciava che il suo cuore sprofondasse negli abissi più neri. Poi Derek si voltò verso di lei e le disse con un sorriso amichevole:
"Ciao Angelique, buona giornata!" Celia che fino a quel momento non si era resa conto della ragazza, le rivolse un'occhiata assassina e squadrò anche il proprio ragazzo chiedendogli piccata mentre se ne andavano mano nella mano. "Chi è quella?"
"Fonafonata..." farfugliò Angie alle spalle di Derek.
La bionda varcò la soglia della Sala Grande e si diresse verso il tavolo della propria Casa in uno stato di semi-incoscienza, come calamitata da una forza fisica individuò senza vedere davvero il gruppo dei suoi amici, che quel giorno comprendeva anche Berty Barrach. 
Si sedette tra Scorpius e Martha e si afflosciò come un palloncino bucato sulla panca.
"Angelique, stai bene? Perché sei fradicia?" le chiese Elena davanti a lei. 
"Mandato gufo Tristan." mormorò senza espressione Angie.
"Ma che ti prende? è perché sei senza toast? Guarda qui c'è ne una montagna!" le disse Scorpius premurosamente scaricandole nel piatto cinque toast.
"Voglio morire!" disse laconica con un gemito e si accasciò sul tavolo, nascondendo la testa tra la braccia e spingendo indietro il piatto della colazione.
Martha aggrottò la fronte e guardò Elena con fare interrogativo, ma quando la mora le rispose in silenzio alzando le spalle e scuotendo il capo, pose la propria mano destra sul capo bagnato dell'amica e glielo accarezzò.
"Angelique hai voglia di raccontarmi che cosa è successo?" chiese con dolcezza la rossa. Angie alzò di scattò la testa e Martha notò che gli occhi verdi della ragazza erano lucidi di lacrime. 
"Lui ha una ragazza! Una ragazza bellissima, con i capelli perfetti e lo smalto! Lo smalto Martha!!!" disse disperata Angelique afferrando i polsi dell'amica e scuotendoli con forza.
I tre ragazzi si guardarono tra di loro completamente spaesati, che cosa centrava in quel momento una ragazza con lo smalto!? Elena invece, avendo capito i soggetti della conversazione, si girò verso il tavolo di Grifondoro e individuò immediatamente una chioma dorata. Derek sedeva come sempre tra i suoi amici, i quali lo stavano investendo contemporaneamente con tre getti di aria calda, ridendo per come i capelli del biondo si fossero trasformati in una specie di balla di fieno, e poco più in là in un gruppetto di ragazze giulive stava, attorniata come una regina dalla propria corte, l'oggetto della disperazione di Angelique. 
Celia Danes, una delle ragazze più popolari della scuola, nonostante fosse solo al terzo anno.
"Oh...non lo sapevi?!" le chiese Elena guardandola con un misto di preoccupazione e compassione per la recente scoperta.
"No che non lo sapevo!" quasi urlò Angie facendo voltare alcune teste di Serpeverde nella sua direzione.
"Stanno insieme dall'inizio dell'anno Angie. Lo sanno tutti ormai, girano quasi sempre insieme..." disse Martha districando i propri polsi dalla presa ferrea della bionda. 
Angie si fermò un attimo a riflettere, e in effetti, dovette ammettere con sé stessa, aveva avuto veramente dei prosciutti interi sugli occhi. Aveva spiato Derek, ogni qualvolta lo riusciva a intravedere nella folla, per due mesi e non aveva mai fatto caso alla sua perfetta ragazza. O forse non aveva voluto notarla per crogiolarsi nel pensiero che, magari, un giorno lui l'avrebbe notata,  avrebbero parlato, lui le avrebbe detto che era simpatica, sarebbero diventati amici, magari si sarebbe reso conto che lei era carina e lei avrebbe avuto la sua occasione... Angelique ripercorrendo il vortice dei propri desideri e delle proprie speranze ormai infrante, sentì nuovamente il dolore sordo e penetrante farsi strada nel suo petto. 
Prese un toast dal proprio piatto e lo guardò con tristezza. Quel giorno era iniziato talmente male che non sarebbe riuscita nemmeno a fare colazione... Che disastro!


Albus Severus Potter si sentiva vagamente confuso. Angelique era davvero personaggio assurdo! Prima arriva come uno zombie a colazione, non mangia nemmeno uno dei suoi adorati toast, si mette a parlare di tizie con lo smalto e ritorna nel suo stato catatonico... Da dietro i fumi del suo calderone sbirciò nella direzione della bionda, che in quel momento stava dando disposizioni ad Elena e stava controllando come tagliava le radici di valeriana.
Aveva i capelli raccolti in un chignon disordinato, che lasciava sfuggire alcuni riccioli, e le sue gote erano leggermente arrossate per la concentrazione e per il calore proveniente dal suo calderone. 
Il ragazzo guardò verso Scorpius, il quale continuava a lanciare occhiate sfuggenti ad Angelique, quelle iridi d'acciaio sembravano velate di biasimo e di dolore. 
Martha, in coppia col biondo, d'altro canto guardava alternativamente Scorpius ed Angelique e ad un certo punto scosse sconsolata il capo. 
"Al, attento!" disse Rose al suo fianco sollevandogli l'avambraccio destro. Senza accorgersene aveva abbassato il polso fino a entrare con la manica nella pozione. 
"Oh grazie Rosie! Sono un po' distratto oggi..." aggiunse volgendo nuovamente lo sguardo verso i compagni di Casa.
"Avete un'aria strana voi serpi oggi!" commentò la rossa mescolando meticolosamente la pozione.
"Già..." fu l'unica cosa che Al riuscì a dire perso nei suoi pensieri.
Stava ripensando allo stato catatonico in cui si era presentata Angelique a colazione, a come poi fosse scattata alla domanda di Martha... 
"Lui ha una ragazza!" in quel momento ebbe l'illuminazione ripensando alle parole pronunciate con disperazione dalla ragazza. Si batté il palmo della mano sulla fronte, insultandosi da solo per la sua stupidità. Era tutto così ovvio: come gli occhi verdi di Angelique fossero lucidi, come Elena si fosse girata immediatamente verso il tavolo di Grifondoro, come Martha si era mostrata dispiaciuta per la bionda, come Scorpius si fosse adombrato dopo la fuga di Angelique dalla Sala...
Angelique si era presa una cotta colossale per un Grifondoro, fidanzato da poco con una ragazza bellissima, con lo smalto...
"Oh merda!" disse ad alta voce Albus, mentre il suo volto si deformava in un'espressione a metà tra il disgusto e lo stupore.
"Prego Signor Potter?!" la professoressa Blacktorn si materializzò all'improvviso davanti a lui con un sopracciglio inarcato e gli occhi blu che lo scrutavano con severità.
"Oh... ehm... Dicevo... Melma, sa... la nostra pozione sembra melma! Guardi!" disse con la voce piena di panico il ragazzo, alzando bruscamente un mestolo colmo di pozione, bianca come il latte e sbatacchiandola.
La Backtorn guardò appena la pozione e inarcò ancora di più il sopracciglio arricciando le labbra. Poi se ne andò com'era venuta, fluttuante nella sua veste da strega indaco.
Rose gli diede uno scappellotto sulla nuca e lo rimbeccò:
"Melma sarà la tua di pozione, imbranato!"
Ma Albus si rese appena conto di ciò che faceva e diceva la cugina, in quel momento il suo cervello lavorava vorticosamente su come districare quel groviglio sentimentale che si era appena creato tra i suoi amici. 


Pozioni si rivelava sempre il miglior modo per sfogare la propria frustrazione, appena il calderone iniziava a mandare i propri fumi e gli ingredienti si mescolavano con perfetta armonia, tutto il mondo si rimetteva al proprio posto. Angelique si stiracchiò con un sorriso compiaciuto mentre usciva dall'aula della Blacktorn. Lei ed Elena avevano preso il miglior voto della classe, insieme a Albus e Rose, la professoressa si era sprecata in uno dei suoi rari sorrisi compiaciuti nell'analizzare il frutto dei loro sforzi! Forse non sarebbe stata un giornata completamente disastrosa...
"Angie, posso parlarti?" Albus le si parò davanti. Gli occhi verdi identici ai suoi la scrutavano con serietà, teneva le mani in tasca con fare casuale ma Angelique si accorse che era leggermente nervoso.
"Certo." rispose Angie scrollando le spalle e seguendolo, si allontanarono dal gruppo di ragazzi del primo anno e si fermarono vicino ad un'aula vuota e in disuso.
Albus si guardò attorno furtivo e poi senza tanti complimenti le afferrò un braccio, trascinandola all'interno, in seguito chiuse la porta e illuminò la stanza con la bacchetta.
"Ma che stai facendo?!" urlò Angelique totalmente spiazzata dal gesto dell'amico. L'aula era piccola e polverosa, con alcuni armadi di vetro vuoti, banchi e sedie rotte.
"Shhh! Non urlare!" ribattè l'altro e poi continuò "Promettimi che mi dirai la verità!"
"Riguardo a cosa?"
"Prometti!"
Angelique allargò le braccia e poi le lasciò ricadere lungo i fianchi in un gesto di frustrazione:
"Mi trascini in un'aula vuota, senza spiegazioni, e io dovrei rispondere sinceramente senza nemmeno sapere che cosa vuoi chiedermi! Ti aspetti davvero che io accetti?!" chiese allibita la ragazza.
"Sì esattamente! Come io ho accettato di seguirti nella Foresta Proibita senza sapere perché!" rispose il moro rinfacciandole l'episodio dei Mooncalf. 
"Va bene! Va bene! Prometto!" ribatté Angelique alzando i palmi delle mani in segno di resa.
"Bene..." disse Al e dopo una pausa con sospiro chiese a bruciapelo guardandola negli occhi: "Ora rispondi: ti piace Derek Schatten?"
Angelique all'iniziò non capì la domanda tanto era stata posta velocemente, quindi aprì la bocca per chiedergli di ripetere, ma quando il suo cervello registrò le informazioni base, la sua mandibola rimase bloccata in una posizione assurda e i suoi occhi si spalancarono per lo stupore. Mentre il terrore si impadroniva di lei emise prima una serie di suoni inarticolati e poi un semplice e disperatissimo:
"No!"
"Non dire bugie, hai promesso! Comunque lo ha capito anche il Barone Sanguinario!" rispose Albus, tacitando il fatto che lui ci fosse arrivato solo un quarto d'ora prima.
Angelique si guardò attorno come una fiera braccata, fece per gettarsi sulla porta e fuggire dall'interrogatorio, ma Albus le bloccò il passaggio.
"Non fare la vigliacca Angie! Rispondimi!" le disse Albus puntandole un indice accusatorio contro.
Angelique lo guardò con uno sguardo implorante, ma il ragazzo rimase impassibile, essere cresciuto con James, che lo imbrogliava continuamente con quegli occhi da cerbiatto perso nel bosco, lo aveva reso una macchina da guerra. 
Angie sospirò e annuì arrendendosi, tanto sarebbe stato inutile negare ancora, sperava solo che Al non lo dicesse a nessuno, quello si passò una mano sul volto e le chiese con tono esasperato:
"Ma con tutti quelli che ci sono in questa scuola perché dovevi scegliere proprio lui?!"
Angie aggrottò le sopracciglia e rispose seccata: "Guarda che non l'ho fatto apposta! Non è che mi sono alzata una mattina e ho deciso di innamorarmi di lui!"
"Innamorarti?! Innamorarti?!" le chiese Albus sfiorando gli ultrasuoni.
Rendendosi conto del verbo appena uscito dalle sue labbra, Angie si affrettò ad aggiungere: "No! Cioè dicevo per dire... Insomma hai capito!" fece una piccola pausa e poi con notevole imbarazzo chiese "Comunque tu come l'hai capito?"
"Beh, non è che tu abbia esattamente nascosto i tuoi sentimenti! Stamattina hai avuto più sbalzi d'umore di una donna incinta! Poi quello che hanno detto Martha ed Elena, e il fatto che tu diventi sempre nervosissima quando c'è James col suo gruppetto mi hanno reso più facile capire..." Albus si fermò e lasciò che il silenzio calasse tra loro, nel mentre rifletteva sul modo migliore per dirle quello che voleva che lei sapesse. Angelique nel frattempo si dondolava sulle punte e sui tacchi delle scarpe senza sapere esattamente che cosa sarebbe successo dopo la sua confessione.
"Angie... Tu devi stargli lontana." disse Albus con un'espressione dispiaciuta dipinta sul volto.
"Che cosa vuole dire?" chiese Angelique stupita.
"Vuol dire che non lo devi cercare, non lo devi guardare, non ci devi parlare e, soprattutto Angelique, te lo devi dimenticare!" disse Albus con tono grave.
"Ma chi ti credi? Mio padre?" Angelique era furibonda.
"No. Te lo dico perché sei mia amica e perché vorrei evitarti di soffrire!" ribatté Albus guardandola con gli occhi verdi pieni di preoccupazione.
Le parole di Albus la riportarono ai sentimenti provati nella Sala d'Ingresso, mentre le labbra di Cellia e di Derek si incrociavano. Senza che potesse controllarsi, e si maledisse per questo, iniziò a urlare con dolorosa rabbia:
"Credi che non abbia una nemmeno possibilità?! Credi che mi rifiuterebbe, senza nemmeno conoscermi, perché non sono minimamente paragonabile a Celia?! Beh grazie tante, lo sapevo già! Lo sapevo senza il tuo brillante intervento! E ora levati Potter o ti faccio saltare per aria insieme alla porta!" concluse con la bacchetta in mano che mandava scintille rosse. 
Albus voleva ribattere e spiegarle che cosa intendeva davvero, ma quando vide il petto ansante, le gote infiammate per l'emozione e gli occhi lucidi della ragazza si scostò dalla porta e la lasciò passare. Perché sapeva che se l'avesse trattenuta ancora sarebbe scoppiata a piangere davanti a lui, e non lo avrebbe mai perdonato per quello. La bionda spalancò la porta con tanta foga che le sfuggì dalla presa e questa andò a sbattere contro la testa di Albus, il quale urlò di dolore mettendosi le mani a coppa sul naso.
Angelique uscì camminando a passo di carica con la tracolla che le ballonzolava al fianco, senza curarsi minimamente dell'amico.
Albus, mentre osservava il sangue sui propri palmi, si disse che forse era il caso di smettere di impicciarsi negli affari sentimentali dei suoi amici, il bilancio era sempre in perdita!


Stava facendo la strada per le Serre senza nemmeno guardare dove andava, troppo presa a rimettere in ordine le proprie emozioni. Proprio come quando aveva gridato contro Scorpius, si sentiva in colpa per aver aggredito Albus. Eppure il dolore personale, per la convinzione di essere senza speranze col ragazzo che le piaceva, era talmente vivo da spingerla a richiudere nel cassetto il rimorso e concentrarsi invece sulla propria rabbia. Era in uno dei corridoi del piano terra, decisa a raggiungere le serre senza voltarsi e correre in aiuto di un Albus dolorante e probabilmente ferito, quando l'ultima voce che avrebbe voluto sentire in quella giornata nefasta risuonò nei sui timpani.
"Gigì! Ehi Gigì!" urlò James Potter alle sue spalle. Ma la bionda al posto che voltarsi accelerò il passo, sfiorando in questo modo la corsa.
" Ehi Gigì! Non andare di lì!" urlò nuovamente il ragazzo cercando di raggiungerla, ma Angelique prese il corridoio di destra sempre ignorandolo.
"Gigì ascoltami! Non..." ma la ragazza non seppe mai quale ultimo avvertimento le avrebbe voluto dare James, perché non appena ebbe svoltato l'angolo una grande quantità di liquido caldo e viscoso le fu rovesciata sulla testa e le colò per tutto il corpo. Prima di riuscire a realizzare che cosa le fosse successo un'altra secchiata di qualcosa la investì, ma questa volta riuscì a vedere di che cosa di trattava. Attorno e sopra di lei aleggiava un mare di piume fucsia. Con suo grandissimo orrore notò che le piume non le scivolavano addosso per cadere a terra, ma le restavano appiccicate alle braccia, alle gambe, al busto e ai capelli. La ragazza dapprima tentò di levarle, ma quando capì che il liquido caldo che le era stato versato addosso era colla, si lasciò scivolare per terra, esausta e sconfortata, all'idea dell'ennesima figuraccia che le sarebbe toccato fare davanti a tutta la scuola.


Quando James svoltò l'angolo e trovò Angelique seduta terra, in un mare di piume fucsia, che le ricoprivano interamente i ricci biondi e la divisa, facendola sembrare un enorme pulcino del colore sbagliato, il giovane non riuscì nemmeno a ridere. 
Era troppo terrorizzato al pensiero di quali conseguenze avrebbe subito, quando la ragazza si fosse ripresa dal suo stato di shock. Ma mentre si avvicinava notò che le spalle della ragazza si alzavano e abbassavano a un ritmo irregolare, con scatti bruschi. Senza capire che cosa le stesse succedendo, James calpestò il tappeto di piume e le si mise davanti con il solito ghigno malandrino, per affrontare subito gli urli e gli insulti che la ragazza gli avrebbe rivolto a breve, ma ciò che vide lo spiazzò completamente.
Angelique stava...piangendo. Gigì, con la risposta tagliante sempre sulle labbra, con lo sguardo fiero e arrabbiato quando si volgeva a lui, con i sorrisi che non gli aveva mai rivolto, proprio la sua Gigì stava piangendo. 
Aveva il capo leggermente chino, le lacrime le scivolavano sulle gote e le mani ricoperte di piume rosa erano serrate in pugni. Ad ogni singhiozzo sembrava che lei lo volesse ricacciare indietro impedendosi di piangere, ma il risultato era solo un verso strozzato che le usciva comunque dalla gola. Quando la ragazza vide i suoi piedi davanti a lei si voltò di scatto dall'altra parte nascondendosi.
James non aveva idea di che cosa dovesse fare, però voleva con tutto il cuore che Gigì non piangesse più, le sue lacrime gli facevano male come se fossero proprie. 
Allora si illuminò, ricordandosi di come riusciva, anni prima, a far smettere Lily. Doveva distrarla e farla ridere! 
Così, improvvisando su quello che quel corridoio offriva, raccolse un po' della colla, che sarebbe dovuta andare a finire sul capo di un prefetto di Corvonero, il quale aveva fatto mettere in punizione lui e i suoi amici la settimana prima, e se la spalmò sul capo, poi prese un'abbondante manciata di piume e se la gettò addosso.
"Gigì! Ehi Gigì, guardami!" le disse con tono forzatamente ilare, sedendosi accanto a lei e scuotendola per una spalla. Ma la ragazza non si voltò, anzi nascose la testa fra le ginocchia e singhiozzò più forte. Allora James, preso veramente dall'angoscia, le si mise davanti e pose la propria mano sul braccio della ragazza, che teneva incrociato insieme all'altro sopra le ginocchia, come a proteggersi ulteriormente da lui.
"Gigì, guardami, per favore!" le disse con tono gentile e quasi implorante. 
La bionda, colpita dalla dolcezza e dalla preghiera che quelle parole aveva assunto, alzò finalmente la testa smettendo di piangere e lo guardò negli occhi, notando appena la parrucca di piume che si era auto imposto. 
Aveva il naso e le gote rosse, il labbro inferiore tremava in modo impercettibile mentre cercava di trattenere i singhiozzi, ma ciò che colpì come una pugnalata il petto del ragazzo furono gli occhi. Il verde chiaro, che solitamente campeggiava nelle sue iridi, sembrava stranamente fosco e non c'era la minima ombra di rabbia o di disprezzo, c'era solo una dolorosa espressione di smarrimento. Gigì sembrava letteralmente fuori di sè.  
Il cuore di James si strinse alla vista di ciò che le sue azioni avevano causato, così sfiorando con la mano destra i capelli sudici della ragazza disse:
"Mi dispiace tanto. Non volevo..." ma un rumore di passi alle sue spalle gli fece ritrarre velocemente la mano e lo fece voltare. 
Suo fratello Albus, con il naso sanguinante e i capelli sparati in ogni direzione, sbucò dall'angolo correndo come un forsennato, ma non appena incontrò sul proprio cammino quel disastro si arrestò bruscamente. James vide gli occhi e la bocca del fratello spalancarsi in un moto di stupore, restando paralizzato per qualche secondo in quella posa assurda.
"Angie?" chiese infine al pulcino fucsia, che per tutta risposta ricominciò a piangere. James lo guardò frustrato e gli disse:
"L'avevo appena fatta smettere!" e Angelique singhiozzò ancora più forte.
"Sei veramente un imbecille di proporzioni cosmiche!!!" sbottò il più piccolo scostando il fratello con una specie di pedata e inginocchiandosi davanti all'amica.
Prese una mano di Angelique tra le proprie e le disse sorridendo: "Vieni Angie, andiamo a chiede a Madama Chips se ti può cambiare le piume in un verde smeraldo."
Quando la ragazza smise di piangere e guardò perplessa l'amico con le sopracciglia aggrottate, quello continuò sorridendo ancora di più:
"Così puoi fare la mascotte per la prossima partita di Quiddich!"
Angelique mantenne per qualche secondo ancora l'espressione confusa e poi scoppiò in una risata convulsa mista a singhiozzi. Albus l'aiutò a rimettersi in piedi e cingendole le spalle, ancora scosse un po' da risate e un po' da singhiozzi, con un braccio l'aiutò a uscire dal mare di piume fucsia. 
Si allontanarono da lui senza salutarlo o senza insultarlo, completamente persi nel loro mondo.
In quel momento James Sirius scoprì, per la prima in vita sua, che cosa significasse la gelosia nei confronti di un fratello. Albus l'aveva fatta ridere e l'aveva sollevata dallo sconforto, mentre lui era stato capace solo di esasperarla a tal punto da farla esplodere in un attacco di pianto isterico. Il moro si passò una mano nei capelli nel tentativo di scompigliarseli, ma la mano restò intrappolata nel misto di colla e piume con cui aveva tentato di placare le lacrime di Gigì.
James urlò di frustrazione inginocchiato in quel corridoio e si ripromise che mai più avrebbe causato tanto dolore ad Angelique. 
Mai più sarebbe stato la ragione di quelle lacrime.
Mai più avrebbe guardato in quegli occhi verdi e li avrebbe visti così persi e tristi.
Ma soprattutto, si disse alzandosi da terra, non avrebbe permesso mai più ad Albus di farla ridere al posto suo.


Albus stava spettando fuori dall'infermeria Angelique, appoggiato con una spalla ad una delle colonne di marmo. Madama Chips aveva detto che aveva un solvente speciale che avrebbe fatto sparire tutto quell'impiastro dai suoi capelli e dai suoi vestiti senza lasciare traccia, con grande sollievo della ragazza. Per quanto riguardava il suo naso era stato messo a posto in batter d'occhio, con un semplice pomata contro i lividi visto che non c'era nulla di rotto.
Aver visto Angelique in preda al pianto più disperato l'aveva scosso, e non poco, anche perché si sentiva responsabile almeno quanto James. Non era ancora riuscito a spiegarle che cosa intendesse dirle in quella stanza polverosa e questo lo inquietava abbastanza.
Alla fine del corridoio apparvero tre figure che parlavano animatamente tra di loro. James, Derek ed Philp, il primo con ancora appiccicate in testa alcune di quelle assurde piume rosa. 
"Ma come ha fatto a non funzionare?!" chiese concitato Philp, crucciandosi per il fallimento dello scherzo.
"Non so che dirti, la colla ad un certo punto è esplosa da sola! Io mi sono riparato come ho potuto." disse James con tono incurante e un'alzata di spalle.
"Trovo che questo rosa ti stia d'incanto cara!" commentò Derek con tono mieloso e sbattendo le ciglia.
James sogghignò e si passò una mano tra i capelli come una diva del cinema. I due amici risero. Non avevano ancora notato Albus, il quale d'altro canto sperava che il solvente tenesse occupata Angie ancora per qualche minuto.
"Ciao Jessy." disse ad alta voce con tono canzonatorio.
James si voltò di scatto verso il fratello, per una frazione di secondo nei suoi occhi ambrati passò un'ombra di delusione, subito sostituita dal tipico ghigno.
"Ciao Al, fa ancora male il nasino?!" 
"Non tanto." rispose incurante Albus con un'alzata di spalle. "Parrucca incantevole, come te la sei procurata?" chiese con un sorriso decisamente perfido sulle labbra.
James lo fissò per qualche istante senza rispondere poi drizzando le spalle rispose secco:
"Un progetto fallimentare."
"Ah giusto! Senza il quarto broccolo come potete riuscire a mettere insieme un cervello intero!" aggiunse staccandosi dalla parete e avvicinandosi al fratello.
"Come scusa?" chiese offeso Derek aggrottando le sopracciglia.
"Non parlavo con te riccioli d'oro!" sbottò Albus senza nemmeno degnare di uno sguardo il biondo.
Derek assunse un'espressione indignata e fece per avanzare verso il più piccolo, ma James intervenne bloccandolo con un braccio e riportandolo indietro.
"Siamo un po' nervosi Al? Vieni un secondo con me!" disse afferrando per il braccio il fratello e conducendolo verso una vetrata lontano dagli altri due.
"Ma che ti prende?!" sussurrò James. Conosceva suo fratello come i propri palmi, era sempre molto tollerante e paziente, ma quando si arrabbiava diventava una belva feroce. 
"Devi smetterla!" ribattè con il medesimo volume di voce Al.
"E tu devi smettere di rompere le palle!" ribatté James scimmiottando la voce del fratello.
"Smettila di torturare Angelique!" rispose senza scomporsi l'altro e quando vide gli occhi del fratello spalancarsi, colpiti da quelle parole, continuò : "E non provare a rinfacciarle quello che è successo oggi!"
James perse tutta la boriosità in un secondo e rispose piano: "Non avevo intenzione di farlo."
"Bene..." disse Albus leggermente sollevato, poi proseguì sempre con tono serio: "E, se farai un altro scherzo del genere ad Angie, sappi che racconterò a tutta la scuola dell'episodio di Mr. Poppy e della casetta sull'albero."
Gli occhi di James si ridussero a due fessure e scrutò duramente il fratello:
"Non oserai..."
"Sì che lo farò! Ma se tu la lascerai in pace, nessuno verrà mai a conoscenza di che cosa è successo quel pomeriggio!" concluse il più piccolo allontanandosi con un sorriso soddisfatto.
E una era andata, adesso doveva solo parlare con Angie... Preferiva di gran lunga minacciare suo fratello.


"Cara Arpia,
grazie per il regalo, il Buiopesto Peruviano è molto efficace, ieri sera mi ha salvato dalla furia della mamma  Ha scoperto che il suo vestito preferito è stato "accidentalmente" macchiato dall'inchiostro che cambia colore che mi hai mandato. Ho tentato di dare la colpa ad Estelle, ma la nanerottola ha detto che era uno dei tuoi regali e che lei non aveva fatto nulla! In sostanza è colpa tua, come sempre! 
Qui va tutto bene, la scuola è noiosa, gli scherzi sempre troppo innocenti e i compagni troppo normali. 
Ieri sera ho raccolto tantissimi dolci, nel caso sentissi la mancanza del cibo babbano, ho dato a Caliel una tavoletta di cioccolato.
A proposito, ma quanto mangia quell'animale? Sei sicura di non aver comprato un maiale travestito da gufo? Scema come sei non mi stupirebbe che ti avessero fregato!
Vabbé ci si vede a Natale, noiosa sorella.
Tristan
P.s. Ho il sasso sul comodino."

Angelique depose sul comodino la lettera che suo fratello le aveva appena mandato. 
Halloween era stato un giorno veramente pesante da superare. Dopo che Albus l'aveva letteralmente raccolta da terra e portata in infermeria, avevano parlato mentre si dirigevano alle Serre.
Il ragazzo si era spiegato e le aveva detto che non era lei a non essere all'altezza di Derek a suo avviso, ma l'opposto. Infatti Al aveva insistito nel dirle che quel ragazzo non era come sembrava. Quando Angelique aveva cercato di indagare ulteriormente, il moro si era limitato a dire che aveva delle ottime ragioni per dirle quelle cose.
Angie aveva accettato l'avvertimento e non aveva discusso oltre con lui. Non riusciva veramente a capire che cosa significassero le parole dell'amico, lei non aveva avuto il minimo sentore di falsità o ipocrisia in Derek, anzi le era sembrato così spontaneo, così brillante in modo assolutamente normale.
E poi James. Angelique, nonostante la confusione del pianto, ricordava perfettamente come le aveva parlato e la sua mano destra a sfiorarle appena i capelli. Perché non l'aveva derisa come tutte le altre volte?
Angelique sprofondò nel proprio cuscino fissando il soffitto, persa nel proprio conflitto interiore.
La principessa di Ghiaccio... forse doveva diventare proprio così e iniziare a essere fredda e distaccata con gli estranei. Angie si disse che sarebbe stata la cosa migliore, diventare un lastra di gelido e solido ghiaccio contro cui far cozzare la stupidità e l'ignoranza della gente.
Non avrebbe mai più lasciato che i sentimenti e le emozioni prevaricassero la sua volontà, come era accaduto la mattina precedente. Non avrebbe mai più mostrato tanta fragilità, a nessuno. Mai più avrebbe anteposto il ragionamento del cuore a quello del cervello. 
Avrebbe lasciato uno spiraglio di calore attorno al proprio gelo solo per le persone che davvero meritavano di vedere la sua vera personalità.

"Mamma mia Angie, puzzi come una latta di trielina!" Elena si era arrampicata sul suo letto tappandosi il naso con le dita. Aveva indosso il famoso pigiama con l'unicorno gigante che cavalcava un arcobaleno.
"Lo so!" disse laconica la ragazza annusandosi una ciocca bionda "Mi sono fatta quattro docce e non è ancora passato!"
"Secondo me devi chiedere a Potter un po' di quello shampoo speciale!" commentò ridacchiando Martha, Angie le rispose con una linguaccia. 
Anche lei si accomodò sul letto di Angelique e si sedette accanto alla ragazza. Elena a quel punto si schiarì la voce.
"Ragazze abbiamo bisogno di un piano." disse con espressione risoluta la ragazza.
"Riguardo a che cosa?" chiese Angelique inarcando un sopracciglio scetticamente.
"Beh mi sembra chiaro! Dobbiamo sconfiggere il drago sputa smalto e conquistare il principe rinchiuso nella Torre dei Grifoni!" ribattè con ovvietà la ragazza scuotendo la chioma corvina.
Le altre due scoppiarono a ridere, con impressa nella mente la scena di Celia sputacchiante smalto rosa da tutte le parti. 
Mentre Angie riprendeva fiato si disse che sicuramente per Martha ed Elena ci sarebbe sempre stato uno spiraglio per raggiungere la vera Angelique. 





Nota personale:
Buona sera a tutti!
Inizio chiedendo scusa per il ritardo nella pubblicazione, ma gli esami in università mi hanno un po' occupata!
Veniamo al capitolo: devo ammettere che ho fatto parecchia fatica a scriverlo, continuavo a cancellare e rivedere le parti più critiche, quindi anche questo ha contribuito al ritardo! Spero che sia chiaro che cosa succede a tutti i personaggi e spero di aver reso abbastanza bene le emozioni che colgono tutti. Mi rendo conto di aver un po' ignorato Scorpius, ma mi premeva spiegare i pov di Al, James ed Angie.
In ogni caso mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate e se è stato descritto tutto con coerenza e chiaramente!
Ringrazio moltissimo Kalyma P Jackson e Sono_un_unicorno per aver lasciato delle bellissime recensioni! Siete state davvero gentili.
Inoltre ringrazio anche tutte le bellissimissime persone che mi seguono/preferiscono/ricordano. 
Al prossimo capitolo!
Baci Bluelectra

  
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