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Autore: thera    04/03/2014    3 recensioni
Se Minato fosse sopravvissuto all'attacco della volpe, che in questa if non è mai avvenuto, che cosa sarebbe successo quando gli Uchiha volevano fare il colpo di stato? Il clan Uchiha è pronto a sostenere questa ambizione? Come reagirà Konoha? E le altre nazioni?
Obito scosse più volte la testa per allontanare quei pensieri, ma sembrava che tutti i suoi sforzi andassero a vuoto, se riusciva ad allontanare quelle immagini, dopo qualche secondo, tornavano, inesorabilmente, indietro. L'imponente sagoma dell'ospedale servì insieme a rassicurarlo e metterlo ancora più in ansia, che cosa avrebbe fatto se lei fosse morta? Iniziò a correre più veloce, ma quello che vide riuscì solo a gelargli il sangue nelle vene, c'erano molti cadaveri e ancora più sangue, sul pavimento, sulle pareti e perfino sul soffitto. Come diavolo poteva finire del sangue sul soffitto? C'erano delle urla e lui si diresse istintivamente verso la loro fonte. Ma più avanzava più sembrava rallentato, tutti quei corpi stremati per terra lo distraevano, guardava tutti i loro volti, uno per uno, per accertarsi che non fossero lei. I suoi occhi lo ingannavano, ogni singola ragazza dai capelli castani assumeva inspiegabilmente le sue sembianze
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Minato Namikaze, Un po' tutti | Coppie: Minato/Kushina, Obito/Rin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Scoperte e missioni

Capitolo 5

Giorno 3 - pomeriggio

La stanza era austera e spartana, era tutto spigoloso. Un uomo era seduto su un vecchio scranno in noce, nero come la sua anima.

"Hai fallito." disse solo. Il suo tono diceva, però, molto di più. Era una constatazione ed insieme una condanna senza nessuna possibilità d'appello.

Il suo interlocutore non provò nemmeno a giustificarsi, sapeva quale sarebbe stata la sua sorte.

"Il tuo compito era molto facile, dovevi solo centrarlo, ma hai fallito e l'hai colpito di striscio, rallentando la sua morte. Mi hai messo in difficoltà."

L'interlocutore abbassò il capo fino a toccare terra.

"Mi dia un altra possibilità Danzo-sama." Era la supplica di chi stava guardando la morte in faccia e si accorgeva di non aver vissuto.

"No. Non ne avrai." Il colpo colpì le parti vitali e il pover uomo s'accasciò per terra, morto. Sorrideva, un sorriso pieno di rimpianti.

La consigliera Koharu distolse lo sguardo. Era venuta a parlare con Danzo ed aveva assistito alla scena, indietreggiò e corse via, facendo un rumore di troppo. Aveva sempre creduto che Danzo fosse migliore perchè più radicale, ma non aveva mai pensato che potesse essere un tale assassino.

Koharu entrò in fretta nella stanza di Homura e gesticolando affanosamente disse:

"E' stato Danzo! E' stato lui ad avvelenare Hiruzen!" Homura aggrottò le sopracciglia.

"Koharu, che cosa stai farneticando? Danzo é dalla nostra parte."

La risposta di Koharu non arrivò mai. Quello fu l'ultimo giorno dei consiglieri Homura e Koharu. A Danzo piaceva non correre rischi.

***

Minato guardava la stanza soffermandosi su ogni particolare. L'avevano chiamato non appena avevano visto l'enorme fiammata. Per i consiglieri non c'era stato più nulla da fare, i loro colpi erano carbonozzati, di loro non restava nient'altro.

Gliene avevano parlato come un altro attacco degli Uchiha, ma Minato era convinto che non fosse così. Per loro sarebbe stato troppo stupido esporsi così tanto per tentare di uccidere solo i consiglieri e non poteva pensare che fosse uno sbaglio, tutti sapevano dove si trovano le stanze dell'Hokage. Senza contare ciò, la fiammata proveniva dall'interno e era impossibile che un Uchiha si fosse intrufolato nel palazzo dell'Hokage senza essere visto. Minato inoltre pensava che i consiglieri fossero stati prima uccisi e poi dati in pasto alle fiamme. Era impossibile che non si fossero difesi.

Era tutto correlato.

Chi voleva il potere a tal punto da uccidere? Chi i consiglieri avrebbero lasciato entrare nelle loro stanze? Infine chi aveva libertà di movimento all'interno del palazzo dell'Hokage? A Minato veniva in mente una sola persona.

***

La sabbia frustava violentemente contro il vetro della finestra producendo un rumore secco e penetrante. Là fuori tutto era offuscato da una luce giallastra, ma terribilmente fredda, quasi morta.

La stanza era asettica, non c'era nulla di personale, nessuna fotografia. Sulla spoglia scrivania c'era solo una penna e dei fogli impilati con una precisione quasi maniacale.

Il Kazekage meditava guardando fuori dalla finestra. Aveva appena letto il rapporto della spia che aveva inserito a Konoha. Non importava il suo nome, ma gli aveva fornito un informazione utile. Una guerra civile.

Konoha e Suna avevano ancora dei conti aperti, ma con uno scontro aperto non sarebbe stato del tutto sicuro della vittoria. Gli era venuta un idea e più ci pensava, più credeva che fosse la cosa più sensata. Si, lo era. Li fece chiamare, dovevano sbrigarsi.

***

Jiraiya si buttò pesantentemente sul letto, aveva scordato quanto fossero stancanti quel tipo di missioni, non aveva nemmeno il tempo di scrivere!

"Hey, Jiraiya-sama!" Jiraiya scattò immediatamente, non avrebbe mai scordato quella voce.

"Che cosa vuoi piccoletto?" disse Jiraiya guardando il rospo con sguardo truce. Minato sceglieva pessimi messaggeri.

"Io ho un nome! Il quarto mi chiama sempre per nome!"

Si corresse, Minato non sceglieva pessimi messaggeri, Minato frequentava pessimi messeggeri.

"Ho un altro rotolo per te, vecchiaccio!"

"Hey tu, a chi dai del vecchiaccio?!"

Questo rospo gli stava decisamente sulle scatole, come si permetteva di insultarlo?! Gli amici di Minato erano peggiori di quanto si aspettasse.



Caro Jiraiya-sensei,

Spero che tu non abbia avuto problemi nel compito che ti ho affidato, perchè ho solo brutte notizie da darti.

E' mio dovere in quanto tuo allievo e tuo amico informarti che il Sandaime-sama é stato colpito da un potente veleno.

Qui a Konoha non siamo ancora riusciti a trovare un antidoto anche se i medici si stanno impegnando.

Mi dispiace,

Minato



Il rotolo gli cadde dalle mani non appena realizzò ciò che c'era scritto. Sarutobi-sensei stava morendo. Era talmente scioccato che non sentì nemmeno le parole del rospo.

Non aveva pensato al fatto che in questa guerra sarebbero potute morire persone a lui care. Il suo pensiero corse subito a Tsunade, anche se i medici di Konoha non potevano salvarlo, Jiraiya era sicuro che lei ne sarebbe stata capace. Si alzò di scatto prendendo tutta la sua roba.

L'avrebbe trovata.

***

Il rumore della serratura che girava fece scattare immediatamente il piccolo Naruto verso la porta.

Minato non riuscì a fare un passo che si ritrovò il figlio addosso.

Naruto lo guardò apprensivo.

"Ti hanno protetto bene le spalle oggi, papà?" Minato abbozzò un sorriso. Per un attimo si scordò di tutto, della guerra, del Sandaime davanti a quegli occhioni.

"Naruto! Ti ho già detto che tuo padre è in grado di proteggersi da solo!" Era tutta la giornata che lo ripeteva, più per se stessa che per il figlio. Naruto s'imbronciò, lui aveva chiesto a papà. La perdonò subito però, la mamma era sempre la mamma. Il suo sguardo ritornò sul padre, stava aspettando una risposta.

"Sto bene, Naruto." Naruto scosse la testa, papà era troppo buono, stava di sicuro proteggendo quegli incapaci.

"Non c'è bisogno che tu li copra papà, so benissimo che sono incompetenti ed è per questo che verrò con te domani" affermò deciso. Mamma, davanti a papà, non avrebbe avuto più scuse.

"Naruto..." disse Kushina intimidatoria sollevando un pugno. Naruto aggrottò le sopracciglia, la mamma era più ostinata di quanto pensasse.

"Non dire sciocchezze Naruto, domani non verrai con me." gli disse Minato, era troppo stanco per avere pazienza in queste conversazioni. Naruto lo guardò con gli occhi spalancati, si sentiva tradito. Corse nella sua stanza e si buttò nel letto. Anche papà non credeva nella sua forza.

***

La porta era chiusa da diverse ore. Sasuke stava seduto nell'ingresso guardandola intensamente.

Si era mosso poche volte, solo per andare in bagno, e poi tornare frettolosamente alla sua postazione iniziale, non poteva tollerare il fatto che quando Itachi tornasse lui non fosse lì ad aspettarlo, era convinto che guardando la porta lui sarebbe tornato prima.

"Sasuke-chan, è pronto, vieni a tavola." la voce della mamma gli giunse quasi lontana, ma si affrettò a rispondere:

"Non ho fame mamma. Forse mangerò quando Itachi sarà tornato."

Mikoto guardò il figlio intenerita. Pensare che solo il giorno prima avrebbe potuto perderlo la terrorizzava. Se non fosse stato per Itachi.. Già anche Itachi la preoccupava. Suo figlio era ancora piccolo e non avrebbe dovuto vedere tutto quello. L'ansia ormai era diventata una parte integrante del suo essere.

Sorrise al figlio, si sedette accanto a lui e disse:

"Aspettiamo insieme. " Proprio in quel momento il pancino di Sasuke emise un sonoro borbottio. Mikoto allora andò a prendere la cena. Aspettarono ancora; Mikoto si alzò per andare a sistemare le cose in cucina. Ormai era tardi...

La porta si aprì dolcemente e Itachi entrò in casa. Cio' che vide lo commosse; Sasuke si era addormentato sull'ingresso di casa. Itachi lo prese in braccio e lo portò verso la sua camera.

"Com'è andata la giornata, nii-san?" gli chiese il piccolo Sasuke con voce impastata, sul limite del mondo dei sogni.

" E' andato tutto bene. Ora dormi." Sasuke chiuse gli occhi e non li riaprì fino all'indomani mattina. Ora poteva dormire, il suo nii-san era tornato.

Mikoto guardó la schiena di Itachi che s'allontanava.

Non riusciva a darsi la risposta sul perché i suoi figli dovessero vivere tutto questo, sul perché suo figlio di tredici anni dovesse combattere e rischiare ogni giorno la vita.

Tutto quello che riusciva a rispondersi era che lei era un incapace, che si era lasciata sfuggire Sasuke da sotto il naso, che non riusciva a dare a suoi figli un presente sereno, si rispondeva che aveva fallito come madre.

Una madre non è solo quella che cucina, tiene in ordine la casa e rimbocca le coperte ai figli, una madre è colei che gli da solo il meglio, colei che mette la loro felicità al primo posto e che fa di tutto per salvarli e proteggerli da quello che è più grande di loro.

"Potevi prendertela più comoda, Itachi. Io ho fame." le parole burbere di suo marito la riscossero. Li accompagnò verso la cucina. Ora era tranquilla, erano tutti a casa, ma sapeva benissimo che l'indomani mattina l'ansia sarebbe tornata a farle compagnia.







Angolo Autrice

Buongiorno! O buonasera...

Eccomi qui dopo un ritardo pari a quello di Kakashi...

Che ne pensate di lasciare un parere ad un autrice ritardataria?

Volevo informarvi che da ora in poi aggiornerò di Martedì.

thera

   
 
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