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Autore: athena from olympus    05/03/2014    6 recensioni
« avere dei sogni è come andare in guerra, devi avere la forza di combattere per vincere. e se sapessi che la fonte della mia innata forza sei tu, ce l'avresti con me? »
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Raccolta | Avvertimenti: Bondage
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Eravamo fermamente convinte di ritirarci nei nostri letti e riposarci un po', anche se sarebbe stato abbastanza complesso dati gli ultimi avvenimenti.
Ma una telefonata improvvisa ci colse alla sprovvista. 
Qualcuno chiamava insistemente Pamela.
- Chi può cercarti alle undici di sera? - chiese curiosa Liù.
- Stiamo per scoprirlo - afferò il suo cellulare e una smorfia sorpresa le balenò sul volto.
- Be'? - esclamai.
- E' Harry.. - balbettò incerta lei.
- E cosa aspetti, rispondi! - la incoraggiò Liù e Pamela annuì.

- Pronto, Harry? - le tremava la voce.
- Pamela ti disturbo? - il ragazzo sembrava scosso.
- No, dimmi tutto -
- Volevo ringraziarti per il tuo aiuto.. solo che non smetto di stare male. - si interruppe cominciando a singhiozzare.
- Harry, ascoltami, stai calmo - 
Le rispose con un paio di singhiozzi strozzati, poi prese fiato. 
- Non ci riesco -
- Harry, sto arrivando - e Pamela chiuse la chiamata.
Io e Liù la fissammo un momento sbalordita.
- Sono le undici, come vuoi arrivare da lui? Ti trasformi in una winx e usi le alucce scintillanti o ti fai dare uno strappo da un unicorno volante? - sbottai
- Ragazze prenderò la metro - rispose cominciando a scalciarsi di dosso il pigiama più in fretta che poteva.
Non l'avevo mai vista prepararsi con tanta foga, solitamente ci impiegava più di un'ora.
- E come torni? La metro non resta aperta tutta la notte e a quest'ora circola brutta gente - insistette Liù.
- Troverò un modo, state tranquille, buonanotte! - 
E quelle furono le ultime parole prima di sparire dietro la porta.
Liù mi guardò sbigottita. - Non saremmo dovute andare con lei? - ribadì.
- E tu credi che avrebbe voluto? Speriamo solo che non le accada niente e che tutto fili liscio. - sospirai.


--


Raggiunse il complesso di palazzi in cui abitava Harry, rintracciò il tasto del citofono con il suo nome.
Gli occhi scorrevano velocemente da un bottone all'altro finché non si posarono su H. STYLES
Pigiò senza pensarci una volta in più e attese con ansia che qualcuno le rispondesse.
- Chi è? - la voce rauca di Harry pareva strozzata.
- Sono Pamela! - rispose con il cuore in gola. 
Le aprì il portone e pochi minuti dopo giunse dietro la porta del suo appartamento, lievemente socchiusa.
Vi entrò e la richiuse delicatamente per non farla sbattere.
Si addentrò e la casa era immersa nel buio anche se dalla finestra penetravano spiragli di romantica luce lunare che illuminavano e creavano cupe ombre sul muro.
L'unica luce 'domestica' proveniva dalla cucina da dove scorse un'altra ombra, nettamente più solida e umana seduta sul tavolo con un bicchierone in mano.
Pamela sperò con tutta se stessa che non contenesse alchool perché quella sagoma era Harry.
Gli si sedette affianco senza proferire parola e lanciò un'occhiata all'interno del bicchiere del ragazzo, per fortuna era solo caffé.. anche se l'aspetto dava un po' a desiderare. 
Il giovane aveva lo sguardo completamente perso nel vuoto, immobile, i ricci spettinati gli cascavano sul volto.
All'improvviso spostò gli occhi verso di lei, le sembrarono piuttosto vitrei e arrossati, ma per sua grande sorpresa, accennò un lieve sorriso che lei ricambiò.
Poi le si avventò addosso avvolgendola in un abbraccio disperato. La strinse fortissimo e a Pamela raggiunsero le lacrime. 
- Sono contento che tu sia venuta, mi sentivo così solo -
Lei aveva il volto affondato nel suo petto e respirò profondamente per cogliere il suo profumo.
- Non sei solo, hai i ragazzi e ora hai anche me, Liù e Mari. Hai milioni di fan in tutto il mondo, una famiglia fantastica che ti sostiene. Non puoi lasciare che ti crolli il mondo addosso per un'unica persona sapendo che ne esistono altre che ti amano il doppio, se non il triplo - trattenne con tutte le se stessa il pianto in cui avrebbe voluto lasciarsi trasportare, ma non poteva permettersi di piangere, almeno non in quel momento. Harry aveva bisogno di una figura al suo fianco che gli trasmettesse forza e allegria e si era ripromessa che quella persona sarebbe stata lei.
Il ragazzo l'abbracciò ancora più forte per poi lasciarla andare.
- Grazie - apparve più quieto, ma sempre triste.
- Che ne dici se ti preparassi un vero caffé al posto di quella specie di brodino che hai nel bicchiere? - ridacchiò Pamela.
- Mi farebbe piacere -
E senza farselo ripetere una volta in più, si appostò al fornello mentre Harry si stiracchiava sul divano.
Non appena le fu abbastanza lontano, lasciò scivolare una lacrima sulla guancia che catturò e trattenne tutto il risentimento che provava per quella pessima situazione.
Poco dopo versò il caffé in due bicchieroni e raggiunse Harry sul divano porgendogliene uno.
- Guardiamo un film o preferisci tornare a casa? - chiese lui. 
- Vada per il film! - 
Ne scelsero uno in bianco e nero comico e risero, risero per tutta la notte.


--

Ormai era più di mezzanotte e io e Liù continuammo a gironzolare esauste e preoccupate attorno al tavolo improvvisando storielle sulla sorte ignota di Pamela.
- Forse si è persa, magari non riesce ad orientarsi di notte - ricominciò Liù.
- Non risponde neanche al telefono, le avrò lasciato almeno una ventina di messaggi - sbottai.
- No no, non dobbiamo pensare al negativo -
- Ci pensi l'hanno rapita gli alieni? O tipo l'ha catturata Dracula - 
Liù mi rivolse un'occhiataccia. - Sto provando a sdrammatizzare - mi difesi.
- Dai forse sta consolando Harry.. magari stanno parlando e non può rispondere - 
Guardai un secondo Liù, speranzosa.
- Speriamo - sospirai.
- Domani mattina abbiamo entrambe il turno, io al bar e tu in hotel, dovremmo andare a dormire - consigliò.
- Hai ragione - 
Ci scambiammo la buonanotte e ci sistemammo entrambe nelle nostre camere.
In teoria avrei dovuto dormire, in pratica fissai il fulmine giallo sul muro, con i pensieri dedicati a lui.
Ripensai alla strana avventura vissuta il pomeriggio e dopo un lasso di tempo infinito, mi addormentai con un flebile sorriso sul volto e l'immagine del volto di Zayn in testa.

--

- Pamela, è tardi, sono quasi le due! - esclamò all'improvviso Harry, preoccupato.
Solo allora lei si rese conto dei nostri infiniti messaggi che prima di allora non aveva notato.
- Ho fatto preoccupare le ragazze, è tardi, dovrei tornare a casa - saltò giù dal divano e si diresse verso la porta d'ingresso e l'aprì.
- Ma dove vuoi andare a quest'ora? - il ragazzo la raggiunse in tempo e l'afferrò dal polso, a Pamela si fermò il cuore per un istante.
Prese fiato e rispose. - A casa -
- Sì lo so ma è troppo tardi.. senti, ti va se resti da me questa notte? - propose lui. Solo dopo averle pronunciate, si rese conto delle parole che gli erano uscite dalla bocca e si imbarazzò leggermente.
Lei arrossì, dalla testa ai piedi.
- Non vorrei disturbare.. non ho neanche il cambio - 
- Non c'è problema, ti presto qualcosa di mio.. hai il turno in hotel con Marina domani? -
- No, domani io ce l'ho di pomeriggio..-
- Mi dispiacerà lasciarti da sola, ma domani mattina abbiamo un appuntamento con la casa discografica e i manager per accordare delle cose -
- Harry non preoccuparti.. è che non vorrei disturbare -
- Non disturbi, dormirai nella stanza degli ospiti. - solo allora le mollò la presa al polso e si diresse verso la sua camera.
Pamela sprofondò sul divano e ne approfittò per rispondere ai nostri messaggi.
"sto bene, rimango da Harry a dormire, domani vi spiego, notte!x"
Il riccioluto tornò pochi minuti dopo con qualche capo in mano.
- Qui ci sono un paio di magliette, una felpa e queste bermuda anche se dubito che ti entrino - ridacchiò.
Vederlo sorridere le imbottì il cuore di gioia.
- Mi arrangerò - gli sorrise.
- In fondo al corridoio c'è il bagno, fai come se fossi a casa tua. Io vado a dormire, grazie di tutto. - Le tirò un buffetto sulla guancia e le mostrò uno dei suoi migliori sorrisi.
Il suo viso era stanco, certo, ma irradiava molta più serenità.
Pamela era fiera di lui.
- Buonanotte Harry! - 
Il ragazzo piombò nella sua camera.
- Già, buonanotte amore mio. -


--


La mattina dopo il mio risveglio fu pessimo.
Caduta libera sul suolo ghiacciato.
Sollevai una sola palpebra e mi resi conto che Liù era in piedi davanti a me.
- Dai Mari, svegliati! -
Le risposi con un grugnito non del tutto amichevole e socchiusi l'occhio.
- E svegliatii! - iniziò a scuotermi.
- Che c'è, la sveglia non è ancora suonata, ho sonno, non ci voglio andare a scuola, lasciami stare mamma - mi lamentai non del tutto addormentata.
- Ma che scuola e che mamma, Pamela non è tornata a casa stanotte, ti rendi conto? - esclamò.
- Mmh..- le risposi. - Che ore sono? -
- L'ora di alzarsi -
Mi arresi.
Mi sollevai da terra sbadigliando e solo allora realizzai di aver sbattuto il naso.. e il dolore era quasi atroce.
Afferrai il cellulare e notai che avevo un messaggio da leggere.
- E' di Pamela - strepitai.

"sto bene, rimango da Harry a dormire, domani vi spiego, notte!x"

Io e Liù ci fissammo un secondo, sbigottite.
Poi scoppiammo a ridere.
- E brava la nostra Pamelaa - scherzammo.
- Posso tornare a dormire ora? - crollai sul letto.
- La sveglia suona tra venti minuti e la mattina fai sempre tardi, fossi in te inizierei già a prepararmi - mi indicò Liù, ma non le diedi ascolto, ormai mi ero già riaddormentata.


--


Il risveglio per Pamela invece fu più.. dolce. 
Ma nel vero senso della parola.
In tutta la casa arieggiava una dolciastra e stuzzichevole aroma di brioche appena sfornate e di caffélatte. 
Intravide l'orologio ed erano le 07:57.
Solitamente ci impiegava un lasso di tempo infinito per svegliarsi ogni mattina, ma quello non era un giorno come gli altri.
Nonostante avesse ancora molto sonno, decise di dirigersi in cucina dove Harry, a petto nudo, tirava morsi disumani alla sua brioche rassettando i canali alla tv.
- Buongiorno.. - sussurrò ancora assonnata.
- Buongiorno! Dormito bene? - le sorrise.
- Sì, molto - ricambiò.
- Hai fame? Serviti pure - lui le porse il vassoio con le brioche.
Lei sorseggiò un po' di caffélatte e solo allora si rese conto di un piccolo e importante dettaglio.
- Harry, guardami. - decretò seriamente lei, la voce improvvisamente ferrea e severa.
Lui sobbalzò sorpreso.
- Ti sto guardando - le rispose insicuro.
- Negli occhi. Ora. - 
Il ragazzo, non avendo altra scelta, alzò lentamente lo sguardo ma lo spostò subito dopo.
Allora Pamela, compié un'azione che mai si sarebbe immaginata.
Gli afferrò il viso tra le mani e lo costrinse a guardarla negli occhi.
Harry aveva pianto poco prima.
- Basta, tu la devi smettere. Ti stai facendo del male da solo, basta sperare in qualcosa che non ci sarà mai. -
A quel punto, senza lasciarlo rispondere, acchiappò la sua borsa e agguantò il cellulare.
Lui la guardò stupito, imbarazzato, triste nello stesso momento.
- Che vuoi fare? - le domandò impaziente.
- La chiamo - rispose tenendo lo sguardo fisso sull'iphone.
- Chi? - 
- Annalisa. -
E la chiamata partì.

Dopo cinque squilli, Annalisa le rispose.
- Pamela? Cosa vuoi? Sopratutto a quest'ora. - 
- Devi dargli tu la conferma, io non riesco a convincerlo. - 
Harry la fissò disperato senza proferire parola, non ne aveva la forza. 
- A chi? Ad Harry? -
- Ovviamente.. anzi, ora metto il vivavoce, parla in inglese così lui ti capisce e ti sente, aspetta solo un paio di secondi... -
- Pamela, che vi state dicendo? - Lei non gli rispose ma gli indicò il telefono. 
- Vai Annalisa, dillo. -
- A me non interessa più Harry, ho un ragazzo e ci sto bene insieme. Ho la mia vita qui e lui fa parte del passato. Mi hai svegliata a quest'ora solo per farmi dire questa stronzata, se non lo sai in Inghilterra il fuso orario è un po' diverso - La sua voce riportò ricordi, sia belli che brutti, nella mente del riccioluto.
Quelle parole lo avevano colpito come un cannone, ma ora almeno iniziò a realizzare davvero.
- Potresti essere anche un po' più carina nei suoi confronti, Annalisa - Pamela non riusciva più a tollerarla.
- Ma di cosa ti preoccupi tanto tu.. Vuoi fare la santarellina con Harry, ma gliel'hai detto? -
Lei ammutolì, Harry la guardo di sbieco.
- Dirmi cosa? - intervenne lui che fino a quel momento era rimasto ammutolito.
- Non te l'ha detto? Be', la tua cara amichetta è innamorata di te. Addio! -
Annalisa chiuse la chiamata, Pamela rimase a fissare l'iphone con il cuore che le battevo fortissimo.
Harry indugiò qualche istante, sbalordito. - Io.. io devo andare a prepararmi - balbettò alzandosi di fretta e posando la tazza nel lavandino. - Ci vediamo dopo. - 
Lei neanche gli rispose, stava morendo.
Morendo dentro.


--


Quella mattina in hotel non circolava un cane.
No davvero, nessun cliente in arrivo, la mia presenza in reception era del tutto inutile così il direttore mi affibbiò un noiosissimo lavoro di carte, cartaccie e computer negli uffici interni.
Noia noia noia noia.
Compilavo i registri delle entrate e delle uscite blablabla rispondevo al telefono e mi sorbivo veri e propri monologhi con gente lagnosa blablabla e tante altre piaghe che non sto a descrivere.
Ogni tanto sbirciavo frettolosamente il cellulare sperando che Zayn mi avesse cercata, ma niente.
"Probabilmente sta lavorando.. esattamente come te, non farti venire paranoie, continua a lavorare!" mi rimproverò il grillo della mia coscienza.
L'avrei massacrato in quell'istante.
Ma ormai, arresa, proseguì i compiti che mi erano stati affidati.
- Permesso, si può? - un ragazzino biondo e bassino, sui quindici anni circa bussò intimorito alla porta spalancata dell'ufficio.
Mi guardai un secondo attorno, ero rimasta l'unica lì dentro.
- E tu come ci sei arrivato qui? L'ufficio interno non è riservato ai i clienti.. o a qualsiasi altro esterno, solo il personale può accedervi. - asserì seria ed efficiente, così come ci ripetevano di essere.
- Ho il permesso del direttore per appendere alcuni volantini nella bacheca dell'hotel, ma mi sono perso.. - ebbi l'impressione che il ragazzino avrebbe preferito sprofondare.
Mi intenerì. - Vieni, ti accompagno io -
Mi seguì rasente ai muri come se temesse che un orso gigante gli spuntasse all'improvviso davanti.
Una volta raggiunta la bacheca, afferrò delle punes e tre volantini dallo zaino e li fissò al muro, tremante.
- Ma stai tranquillo, nessuno ti mangerà qui - 
Sul viso, ormai scarlatto, si materializzò un piccolo sorrisetto imbarazzato.
Mi salutò velocemente e si dileguò in fretta e furia.
Ridacchiai. "Se faccio scappare un ragazzino di quindici anni, dovrei seriamente farmi delle domande".
Poi lo sguardo si fermò su uno dei volantini del biondino e la mia espressione cambiò totalmente.
Ne agguantai velocemente uno, lo studiai ancora qualche secondo e poi lo pieghai con cura e lo infilai nella tasca interna della giacchetta da receptionist.
Ormai non potevo più rimandare quel discorso, era arrivato il momento di esporre i miei veri desideri.


--


Pamela pianse tutta la mattina.
Harry ormai sapeva.. e lei era persa.
L'immagine del suo improvviso sguardo gelido non riusciva ad abbandonarla. 
Ormai le bruciavano gli occhi, consumò un rotolo intero di carta per asciugarli.
Le lacrime non le sgorgavano più, probabilmente per lo sfinimento e per lo stesso motivo si addormentò.
Era troppo abbattuta per riuscire a calmarsi e ragionare un po'.
Quando Harry tornò a casa, la notò raggomitolata sul divano con un cuscino abbracciato al petto, addormentata.
Ancora non riusciva a capire, a rendersi conto. Ora che conosceva i veri sentimenti di Pamela, la considerava da un altro punto di vista.
Si sentì addirittura in colpa per tutte quelle volte che aveva esplicitamente ammesso di provare ancora qualcosa per Annalisa davanti a lei.
Forse le aveva recato sofferenza e non riusciva a perdonarselo, non voleva farle del male, non a lei.
Non lei che l'aveva aiutato così tanto, non era giusto.
Rimase ancora qualche minuto in piedi, davanti a lei, osservandola.
Istintivamente le accarezzò la guancia. "Mi dispiace tanto.." pensò.


--


Tornai a casa con il fiatone, mentalmente esausta.
Pamela non era ancora rientrata, Liù neanche.
"Ecco, sono di nuovo da sola.. e l'ultima volta che è successo.." 
Ritornai al pomeriggio prima e mi sembrò di sognare fin quando la suoneria del mio cellulare mi trasportò immediatamente nel mondo reale.
In un primo momento, immaginai che a cercarmi fosse Zayn, invece no.

- Ciao papà! - esclamai sinceramente entusiasta.
- Mai una volta che ti fai sentire! - mi rimproverò scherzando.
- Di solito la mattina sono impegnata con il lavoro, il pomeriggio riposo un po' e la sera usciamo con ..-
- Sì lo so, i "Uan derescion"
- Proprio loro - ridacchiai.
- Ho una bella notizia per te, oggi pomeriggio ti arriveranno dei pacchi -
- Cosa c'è dentro? - 
- Il resto dei tuoi libri e i tuoi dischi, così come ti avevo promesso - 
- Grazie papà! -
- A proposito di "Uan derescion", chi è che hai puntato dei cinque?
- Puntato? Papà mi hai preso per uno scorpione gigante? O magari un rinoceronte! Non ho puntato proprio nessuno - arrossì.
- Lo so che c'è uno di loro che ti piace in modo particolare, com'è che si chiamava.. Zaino, Astuccio, Quaderno, dimmi tu! -
Scoppiai a ridere, mio padre e l'inglese erano come il fuoco e l'acqua. - Zayn, papà, non zaino! -
- Sono difronte a uno dei tuoi poster, chi è dei cinque? -
- Il ragazzo con.. la cresta nera.. gli occhi enigmatici.. -
- Mmh, posso dirti una cosa? Da giovane ero più bello io di tutti e cinque messi insieme! -
Risi più forte di prima.
- Dai ti lascio andare, immagino che il trolley ti stia aspettando - 
- Papà si chiama Zayn, non trolley - sogghignai.
- Qualunque sia il suo nome, digli che se ti fa del male e ti fa soffrire, prendo il primo volo per Londra e gliene suono, anzi, gliene canto quattro che...- 
- PAPA'! - esclamai senza lasciare che terminasse la frase.
- Va be, hai capito il concetto. Ci sentiamo presto, fatti sentire di più, non fare tardi a lavoro, dai una mano in casa, non fare la pigra, chiudi il dentifricio ogni volta che lo usi, vivi la tua gioventù e datti da fare! -
- Ho capito - ridacchiai. - Ciao papà! -
- Ciao Marina! -

Quando la chiamata con mio padre terminò, mi sopraggiunse una pietosa nostalgia. Ridacchiai ancora ricordando gli strambi soprannomi che mio padre aveva affibbiato a Zayn.
"Trolley è il migliore" decretai.
Mi catapultai in cucina, praticamente infilai anche la testa nel frigorigero, oltre le mani, alla ricerca di qualcosa già pronto e sopratutto, commestibile.
Dopo aver pranzato, una decina di minuti dopo, mi diressi in camera.
Pescai dalla tasca del jeans il volantino che avevo recuperato qualche ora prima. Lo fissai ancora qualche secondo per poi nasconderlo nel libro posato sul mio letto, uno dei pochi che ero riuscita a portarmi.
Sospirai e mi accomodai affianco al libro con la testa sprofondata nel cuscino e mi appisolai per qualche minuto quando all'improvviso un sms mi prese alla sprovvista e per poco non caddi giù dal letto.
"Devo decidermi a cambiare la suoneria dei messaggi, mi fa spaventare ogni volta" pensai continuando ad imprecare e preferisco non trascrivere, potrei procurarvi qualche trauma.
"Userò chiunque sia stato a mandarmi quell'sms come tappetino per i prossimi ventotto anni." continuai afferrando il cellulare.

"Ti va di vederci oggi pomeriggio verso le 5.30? Zayn x"

Mi immobilizzai, incredula.
- Vuole vedermi.. sto male - balbettai scioccata.
Dopo qualche minuto gli risposi.

"Per me va bene, passi tu da casa, vero?"

Non attesi più di qualche secondo che mi rispose.

"Certo, a dopo!"

Emisi un gridolino di gioia, in realtà più simile ad un aspro stridulo strozzato, ma pur sempre un gridolino.
Dopotutto l'idea di utilizzare Zayn come zerbino non era così sciocca, risi da sola come un'idiota per cinque minuti, saltai contenta sul letto come una bimba per altri dieci e quando Liù rientrò in casa, mi lanciai addosso abbracciandola forte.


--


Pamela si svegliò, all'improvviso.
Non riconosceva il divano di pelle di casa Styles, tanto meno la moquette, il soggiorno.
Si osservò meglio attorno. Era in un'auto.
Indosso aveva ancora gli abiti di Harry, si voltò e lo trovò al volante con un'espressione seria in volto.
- Cosa è successo.. - sussurrò con un fil di voce lei.
Il ragazzo si voltò un secondo verso la ragazza. - Ti sto riportando a casa, tra poco hai il turno in hotel, giusto? -
Pamela annuì. Sospirò un secondo e poi proseguì. - Che ci faccio in auto.. cioè, come ci sono arrivata? -
- Ti ho presa in braccio, mi dispiaceva svegliarti - 
Lei arrossì completamente e ammutolì.
Vicino ai suoi piedi vi scorse le sue scarpe e approfittò per indossarle.
- Laverò i tuoi vestiti e te li ridarò presto - balbettò imbarazzata.
- Non c'è bisogno, puoi tenerli se vuoi - le rivolse un piccolo sorriso. Intuì che Pamela dovesse sentirsi a disagio ora che lui.. sapeva.
- Comunque per quanto riguarda stamattina.. -
- Pami non devi darmi alcuna spiegazione, non preoccuparti, non sentirti imbarazzata, tantomeno a disagio. Noi siamo amici, se proprio tu lo desideri, farò finta di non aver sentito nulla. In fondo è grazie a te se mi si è aperta la mente, se ho capito -
Non era esattamente ciò che Pamela avrebbe voluto sentirsi dire, ma più o meno era ciò che si aspettava.. e almeno per ora, le andava bene.
Non voleva compromettere il bel rapporto che aveva instaurato con Harry per i suoi sentimenti. 
Ora come ora sapeva perfettamente di dovergli dare ancora del tempo e gliel'avrebbe dato, quanto lui ne avesse avuto bisogno.
Eppure non riusciva proprio a sentirsi meglio.


--


Dopo aver brindato con Liù (specifico, con acqua leggermente gassata, un toccasana migliore della vodka in parole povere, proare per credere!), scelsi cosa mettermi e mi rilassai con una doccia calda.
In quel momento Pamela tornò a casa, non ebbi neanche il tempo di salutarla che un quarto d'ora dopo essere rientrata, si diresse a lavoro.
Mi preoccupai e decisi che una volta tornata a casa, l'avrei sottoposta ad un terzo grado.
Poco dopo indossai un vestito bordeux e stivaletti neri borchiati. 
Ero emozionatissima, non vedevo l'ora che Zayn suonasse il campanello, tant'è che mezz'ora prima dell'orario prestabilito ero già pronta e gironzolavo nervosamente intorno al tavolo, poi accesi la tv, la spensi subito dopo, contai le piastrelle sul muro della cucina e studiai il pavimento. 
Poco nervosa, insomma.
Inoltre ero estremamente ansiosa di ricevere i pacchi spediti da mio padre.
- Non muoverti tanto, così l'emozione non sparisce, sembri nevrotica - mi consigliava Liù che intanto sfogliava un libro comodamente sprofondata sul divano.
- Non ce la faccio! - 
Il campanello suonò una decina di minuti dopo.
Prima di dirigermi ad aprire, notai che era ancora abbastanza presto e realizzai che dovesse essere il facchino con i miei pacchi.
Spalancai tranquillamente la porta e invece..vi trovai zayn, con una mezz'ora abbondante di anticipo, beatamente in piedi, fissandomi. 
L'odore del suo dopobarba mi affievolì, il suo sguardo misterioso mi squadrò, avrei quasi giurato che non avesse origini umane.
- Zayn - sussurrai piano. 
Il cuore prese a battermi così forte che per poco non mi scoppiava il petto.
- Scusami se sono in anticipo.. - proferì pacamente.
- Non preoccuparti, entra pure - gli sorrisi.
Liù si sporse dal divano. - Ciao Zayn come mai in anticipo? - gli domandò curiosa... e maliziosa!
- Sinceramente non lo so.. - poi si voltò verso di me. - Non mi aspettavo che fossi già pronta - 
- Avresti voluto alzare tu la cerniera del vestito? - lo stuzzicai sarcasticamente.
Zayn sogghignò, Liù per poco non gli scoppiò a ridere in faccia.
Poi tornò serio. - Il tuo vestito ti sta benissimo ma non è adatto al posto in cui voglio portarti..occorre qualcosa di un po' più sportivo, scusami, avrei dovuto avvertirti -
Alzai un sopracciglio, curiosa. - E dove vorresti portarmi? -
Lui sorrise, sapevo che non me l'avrebbe rivelato. - Top secret! -
- Come vuoi, allora torno subito, vado a cambiarmi -
E sparì nella mia camera.


--


- Va bene così? - domandai indicando i jeans, la tshirt grigia e la giacca di pelle nera.
Zayn sorrise - Si, molto - 
- Allora vado a mettermi le scarpe - tornai in camera a lui mi seguì.
- Posso sedermi? - 
- Certo -
Si accomodò affianco a me che intanto litigavo con i lacci di una delle vans nere.
All'improvviso il campanello suonò da capo e scattai velocemente in piedi. - Questi devono essere i miei pacchi! - esclamai contentissima.
- Cosa? - balbettò Zayn confuso, ma ormai ero già filata verso l'ingresso e spalancai la porta.
Sta volta il facchino c'era per davvero e intanto Zayn mi raggiunse.
- E' lei la signorina Marina...-
- Sì sono io! - non lo lasciai terminare.
- Bene, ho qui dei pacchi per lei, metta una firma qui - mi indicò una x e mentre mi affrettavo a trascrivere il mio nome e il mio cognome, il facchino fissò Zayn.
- Ma tu...- 
- Ecco ho firmato, dove sono i miei pacchi? - mi intromisi.
- Dietro di me, buona giornata! - si allontanò lentamente.
Con l'aiuto di Zayn e di Liù li trasportammo nella mia stanza e ne aprì uno.
- I miei libri! - esclamai contenta.
Zayn sbarrò gli occhi. - Ma quanti ne hai? - 
- Mai abbastanza! - ne afferrai uno, sorridendo. Poi mi voltai verso di lui.
- Questi li metto a posto quando torno, grazie dell'aiuto - gli sorrisi e mi diressi velocemente in bagno.
Il ragazzo ne armeggiò qualcuno dallo scatolone aperto e poi ne notò uno sul letto e lo acciuffò.
Lo sfogliò fin quando raggiunse il segnalibro e un foglietto giallo fosforescente ripiegato. 
Proprio non riuscì a resistere alla tentazione di scoprire cosa riguardasse e lo lesse.
Si irrigidì un secondo e quando notò i miei passi riecheggiare in corridoio, lo ripiegò e lo nascose di nuovo nel libro per poi posarlo sul letto velocemente.
- Eccomi, andiamo! - 
- Andiamo! -
Mi sorrise ed ebbi l'impressione di galleggiare in paradiso.
  
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