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Autore: Feliveli    05/03/2014    0 recensioni
Olivia era una ragazza di media statura,capelli neri e abbastanza lunghi da farla sentire protetta.
Era nata in una famiglia felice,di quelle che la sera trovano sempre qualcosa di cui parlare a cena. Aveva 11 anni quando vide un animale attraversare la carreggiata dove stava viaggiando con la sua famiglia,il padre virare il volante tutto a destra,troppo a destra. La macchina cadere in un dirupo. Il padre morire. La madre marcire nella depressione. Era troppo giovane quando si affidò all'alcool,alle droghe pesanti,alla prostituzione. Aveva troppi pochi anni quando si perse in un carcere,dove fra il cibo scarso,le docce programmate e il sorriso esageratamente bello di quel secondino,si riscoprì. Può sembrare assurdo,e in effetti lo è,ma olivia rinacque in un carcere. Riscoprì il piacere di leggere,di scrivere. Riscoprì il delizioso suono della musica,il trasportante dono della danza. Ed imparò a vivere.
Il destino è un cerbiatto affamato,entra e capirai il perchè.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A svegliare Olivia fu il tic-tac inesorabile dell'elettrocardiografo,a quanto pareva era ancora
viva. Non appena aprì gli occhi vide l'infermiera di turno correrle vicino,sorriderle
speranzosa,uscire e dire "Si è svegliata,la piccola Williams si è svegliata".
Olivia si trovava in una stanza del St Vincent's hospital,le pareti rovinate dall'umidità,i
pavimenti sudici. Nella stanza con lei c'era una vecchia signora sulla settantina,aveva un aspetto
vegetativo,tanti fili che correvano da una parte all'altra del suo docile corpo.
E' buffa,pensò Olivia,sembra una grande autostrada. Autostrada. Questa parola le ricordava ancora
qualcosa,ma quel terribile bip la distraeva e la nauseabonda puzza non aiutava.
Tentò di sollevarsi,ma il filo dell'elettrocardiografo glielo impediva. Entrò un uomo con il camice
bianco,era alto,spalle larghe,davvero troppo simile a suo padre. Già,suo padre,chissà dove s'era
cacciato.
L'uomo con il camice bianco la chiamò per nome,le disse di stare tranquilla,che sarebbe andata tutto
bene. Se ne uscì dalla stanza,con la testa soffocata tra quelle giganti spalle.
Olivia guardò fuori dalla finestra. Un sole intenso fiammeggiava dietro il cornicione del palazzo di
fronte,poteva vedere le persone al suo interno alle prese con i fornelli. Doveva essere l'ora di pranzo,un vago
odore di minestra impregnava l'ospedale,era il giorno dello zuppone.
Mangiò di fretta,incurante del calore emesso dal brodo,erano quasi 24 ore che non mangiava.
Cosa era accaduto? Olivia non ricordava,non riusciva a ricordare. Erano stati ad una festa,questo se
lo ricordava. Aveva conosciuto una bambina,mangiato zucchero filato,cantato a squarciagola "advance
Australia fair!",mangiato ancora. E siccome non ne avevano abbastanza decisero di andare all' Aqua
Dining. Ecco,ora ricordava.
I suoi pensieri furono distratti dal cigolio della porta. Sull'uscio sostava una donna con degli
strani jeans,capelli raccolti in una coda improvvisata,trucco leggero,sorriso smagliante,denti
perfetti.
"Sono Naomi Thompson" disse.
"Sono una psicologa infantile" disse.
"Sono qui per aiutarti" disse.
I venti minuti successivi passarono lenti,il bip scandiva i secondi con un tonfo leggero e tutto il
mondo sembrava essersi fermato.
Naomi lascio Olivia con mille e più domande nella stanza umida,troppo umida. La piccola Williams cadde in un sonno profondo: non voleva ricordare,non voleva capire. Non voleva accettare l'idea che il padre non avrebbe festeggiato il successivo Anzac Day con lei.
  
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