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Autore: OneWingedAngel    26/06/2008    0 recensioni
Per cosa è stato veramente edificato il Castello dell'Oblio dall'Organizzaione XIII? Grazie al potere di Naminè e del Castello è possibile recuperare i ricordi perduti della vita passata dei Nessuno. Rivedremo Xemnas Zexion e Vexen quando ancora erano chiamati Xehanort Ienzo ed Even e non erano altri che i tre assistenti più geniali di Ansem il saggio.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vexen, Xemnas, Zexyon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 5

CAPITOLO 5: La Ferita Nel Cuore


Erano le sei in punto della mattina quando il suono argentino ed insistente della sveglia ruppe il silenzio nella stanza di Xehanort.

Un braccio muscoloso emerse dal piumone, si sollevò lentamente, e cadde pesantemente e con notevole precisione sull'apparecchio, scivolando poi senza vita lungo il bordo del letto.

Quella sera Xehanort aveva dormito poco. Poco e male.

Per via della riunione notturna ,che era durata più del previsto, era ritornato nella sua lussuosa camera di assistente soltanto alle tre di notte. Nonostante l'ora tarda Xehanort non riusciva comunque a sentirsi stanco. Era elettrizzato ed aveva passato molto tempo percorrendo su e giù la stanza a grandi falcate ripassandosi mentalmente il piano della sera precedente.

Alla fine si era costretto a ficcarsi sotto le coperte ma anche lì il sonno non era riuscito a raggiungerlo ed era rimasto a rigirarsi come sul girarrosto fin quasi alle cinque.

Sommando tutti questi fattori si desume che la dormita di Xehanort non era durata più di un'ora ed ora tutto il sonno che alla notte non era giunto se lo sentiva gravare sulla testa come un macigno.

Prese un respiro profondo e, con un fenomenale colpo di reni, si mise a sedere sul letto, facendo cadere la coperta.

Sbadigliò sonoramente e si stiracchiò i muscoli indolenziti. Cercò col tatto l'interruttore e quando lo premette la luce gli ferì gli occhi come una coltellata. Era davvero messo peggio di quanto credeva.

Maledicendosi per non essersi addormentato prima la sera entrò nel bagno, raggiunse il lavandino e quando si guardò allo specchio la persona che gli si parò davanti gli apparve come un perfetto estraneo.

Aveva la faccia stropicciata, le occhiaie scavate e i capelli arruffati come la chioma di un leone (complici i vari movimenti durante il sonno).

Avrebbe dovuto cercare di rimettersi di nuovo a posto prima del colloquio con Ansem, se non voleva insospettirlo: anche il più stupido dell'istituto si sarebbe accorto che la notte aveva combinato qualcosa vedendolo in quello stato, figuriamoci una persona arguta come Ansem il saggio. Certo il fatto che avesse fatto le ore piccole non costituiva una prove per nulla, ma era comunque meglio non insospettirlo e fare una bella figura.

Xehanort si buttò con entrambe le mani un Niagara di acqua ghiacciata che lo colpì come una scossa.

Bene, adesso era perfettamente sveglio!

Prese la spazzola e cominciò a pettinarsi con foga districando i nodi della notte. In capo a mezz'ora Xehanort era perfettamente pronto e si stava precipitando lungo la scala esterna per raggiungere il laboratorio il prima possibile. L'aria fredda lo colpiva in faccia potentemente e gli scompigliava i capelli, ma certamente anche quella corsa contribuì a svegliarlo definitivamente.

Finalmente raggiunse il laboratorio. Prima di entrare si fermò a riprendere fiato, non voleva farsi vedere dagli altri ansimante di prima mattina.

Il laboratorio era una struttura bizzarra, la prima volta che ci aveva messo piede l'aveva scambiato per un labirinto tanto era complesso ed esteso. Infatti era un luogo gigantesco che si diramava in lunghi corridoi e ampli saloni, tutti unificati da una tinta di un bianco asettico e inanimato.

Ormai ,però, Xehanort aveva imparato ad orientarsi facilmente nei meandri e nei cunicoli di quel posto, e si diresse a passo spedito nella sala d'aspetto principale, davanti allo studio di Ansem, dove lui Even e Ienzo si erano dati appuntamento.

E così stava camminando spedito perso nei suoi pensieri quando fu costretto a sterzare bruscamente per evitare di scontrarsi contro quella che a lui parve una pila di libri, carte e attrezzi strampalati che si muoveva barcollando per i corridoi.

“Ooops, scusa Xehanort!” gli rispose una voce nota da sotto la pila instabile, e poco dopo fece capolino la testa di Braig. Tra tutti quanti gli assistenti di Ansem, Braig era sicuramente quello più interessante, aveva i capelli lunghi, alcuni dei quali già bianchi, raccolti in una coda, una benda da pirata su di un occhio e una enorme cicatrice sul lato sinistro del suo volto scavato.

Nessuno sapeva da dove provenisse, cosa facesse prima, (infatti era uno dei pochi assistenti che non era stato uno studente del College) ne come Ansem lo avesse conosciuto. Giravano parecchie leggende su di lui, che avesse fatto la guerra, che avesse avuto dei contatti con la malavita...un po' di tutto insomma, ma nessuno aveva mai provato a chiederglielo di persona, il solo fatto che Ansem si fidava di lui doveva bastare a tutti come garanzia.

“Scusa tanto, stavo per travolgerti – continuò Braig – ma con tutta questa roba da fare non mi oriento bene, e poi tu eri nel mio punto cieco!” disse alludendo alla benda.

“Tranquillo, è anche colpa mia che non ero molto attento” rispose cordialmente Xehanort.

“Andavi di fretta eh!?Come mai?” chiese Braig.

Xehanort aveva la sempre la sgradevole sensazione di non riuscire mai a nascondergli niente e per questo parlare con lui lo metteva un po' in agitazione..

“Be' ecco vedi...” incominciò.

“Hey ,hey, se non ti va di dirmelo non fa niente, tutti hanno i loro segreti, dopotutto” lo interruppe Braig con un tono sarcastico.

Ancora a Xehanort sembrò che l'assistente gli avesse letto nel pensiero.

“Allora Braig ti vuoi muovere si o no!?” li interruppe una voce tonante proveniente dalla stanza affianco “Devo finire questo lavoro entro oggi, assolutamente! Ma senza la strumentazione non posso fare niente e tu invece di sbrigarti perdi tempo a fare salotto qui!??”

A parlare era stato Dilan l'assistente numero due in quanto a stranezza, dopo Braig ovviamente.

Era gigantesco, coi capelli raccolti in lunghe trecce, due folte basette e un caratteraccio degno di un orso bruno. Anche per quanto riguardava il suo passato nessuno sapeva nulla ma allo stesso tempo nessuno si era sognato di mettere in giro strane voci sul suo conto, probabilmente temendo la sua reazione. Aveva un carattere irascibile ma per il team era un ingranaggio insostituibile, difatti era l'unico con conoscenze tali da permettergli di effettuare riparazioni nel laboratorio.

“Arrivo, arrivo, dannato brontolone!” gli rispose Braig e poi rivolto a Xehanort “Be' allora ci vediamo!” ed entrò con la sua pila barcollante nella stanza in cui Dilan lo aspettava.

Quando Xehanort arrivò nella sala d'attesa trovò Even già lì che camminava avanti e indietro spazientito.

Quando l'amico lo notò sembrò molto rasserenato e gli corse incontro.

“Meno male che sei arrivato! Hai portato la tua parte delle ricerche”

Xehanort annuì indicando un alcuni fogli che teneva sottobraccio.

“Bene ora manca solo Ienzo, speriamo che non sia in ritardo come suo solito, abbiamo il colloquio tra soli cinque minuti” disse Even in tono agitato.

Era stato lui a prendere appuntamento con Ansem che concedeva colloqui solo di rado e lui aveva organizzato tutti i passaggi del loro discorso.

Finalmente dall'angolo del corridoio videro sbucare una zazzera azzurra ed entrambi tirarono un sospiro di solievo.

“Allora sei riuscito ad arrivare in orario finalmente!” commentò Even sarcastico.

“Perchè avevi dubbi?” gli rispose a tono Ienzo.

Dopo una breve attesa che i tre amici passarono in silenzio ripassando i vari documenti, la porta dell'ufficio si aprì e un assistente fece loro cenno di entrare.

Ansem li stava aspettando seduto dietro la sua scrivania con uno sguardo serio e la solita mantella porpora avvolta attorno al collo.

“Ma che bella sorpresa! Dovete proprio avere qualcosa di importante da dirmi se avete insistito così tanto per un colloquio con me. Ha ha ha!”

I tre si guardarono l'un l'altro, leggermente a disagio. Nonostante lavorassero per lui le occasioni che avevano per parlargli erano poche, e l'aura che emanava era sempre di grande autorità. Ansem sembrò accorgersi del loro disagio.

“Su avanti, sto aspettando di sentire che cosa volete.” disse in un tono più autoritario.

Even si riscosse un attimo e ,preso un bel respiro, avanzò e prese la parola.

“Noi volevamo chiedervi di darci la vostra autorizzazione per costituire un gruppo di ricerca ufficiale nel vostro laboratorio.” disse tutto d'un fiato.

“Un gruppo di ricerca? E a proposito di cosa?” chiese Ansem.

Ci fu un attimo di silenzio. I loro sguardi si incrociarono.

“A proposito del cuore e dei mondi esterni a questo” a parlare stavolta fu Xehanort, e lo fece con un tono forse più autoritario di quello di Ansem stesso.

Il saggio parve rifletterci per un momento poi disse

“Spero che abbiate dei dati concreti da presentarmi. Sapete come funziona vero? Per concedervi il via libera ho bisogno di essere messo al corrente di tutto il materiale che avete raccolto, e se giudicherò le vostre basi attendibili allora avrete il mio permesso.”

Ienzo e Xehanort passarono i loro documenti a Even che li raccolse e li porse ad Ansem.

Even espose tutte le loro scoperte, la natura ambivalente del cuore, la spada chiave, tutto. Ansem seguì in silenzio senza interromperlo mai, ma limitandosi solo a scorrere i documenti man mano che la spiegazione continuava.

Finito di parlare Even fece un passo in dietro e aspettò trepidante la risposta del saggio. Ansem riflettè per qualche istante poi rispose:

“A dire la verità era da tempo che anche io ero interessato a quest'argomento.”

“Davvero?” chiese Ienzo “Allora perchè non ha mai indetto un gruppo di ricerca?”

“Semplicemente perchè non avevo molto materiale tra le mani...ma adesso è tutta un'altra storia! Con tutto quello che avete raccolto credo che il gruppo si possa fare senza problemi.”

I tre amici sorrisero incrociando gli sguardi.

“A proposito....dove avete trovato tutta questa massa di informazioni”

Tutti trattennero il fiato per un istante, poi Ienzo parlò.

“Sono stato io che ho trovato le pergamene.”

Ansem alzò lo sguardo nella sua direzione.

A dire la verità fanno parte della collezione di mio padre. Lui probabilmente non aveva la minima idea di cosa fossero, come al solito. Io invece ero interessato e me le sono portate da casa prima di iniziare la scuola. Probabilmente mio padre non si è nemmeno accorto della loro assenza....per lui la collezione millenaria della nostra famiglia non è nulla più che un ninnolo da esporre come vanto. Penso che conosca solo i pezzi che espone, le copie originali di opere immortali eccetera....

Ciò che non può capire semplicemente non lo considera, non è mai stato amante del mistero. Io invece ero interessato, e come me anche Xehanort ed Even. Appena gli ho mostrato cosa avevo per le mani hanno subito accettato di aiutarmi....e ora questo è il frutto del nostro lavoro” concluse indicando la pila di fogli sulla scrivania di Ansem.

Ienzo era stato perfettamente credibile. A differenza di Xehanort ed Even, lui era di origini nobilissime, e la sua famiglia vantava una collezione di opere uniche seconda solo a quella di Ansem. Lo studio delle antiche scritture era una tradizione di famiglia, ma il padre di Ienzo non era proprio il tipo di persona che perde il suo tempo dietro a “vecchi fogli ammuffiti”, come diceva lui.

Aveva invece pensato di creare un piccolo museo con le opere più famose della sua collezione e interrompere le ricerche, a scopo di lucro ovviamente. Ienzo invece ,com'era noto, la pensava diversamente a questo proposito. A dire la verità la pensava diversamente da suo padre riguardo a tutto.

Lui e suo padre erano come l'acqua e l'olio: una convivenza impossibile. Per questo Ienzo odiava tornare a casa.

Tutto questo non era certo un segreto nemmeno per Ansem....e questo era l'elemento su cui Ienzo aveva deciso di inventare la sua versione dei fatti.

Aveva recitato in maniera impeccabile, Xehanor vedendolo si era chiesto come fosse riuscito a mentire in maniera così naturale.

“Bene. Adesso capisco. Ben fatto giovanotto! Sarebbe stato un peccato se questo materiale fosse stato sprecato!”

Era fatta!

“Quindi abbiamo il permesso?” chiese Xehanort.

Ansem annuì, e i tre esplosero in grida di gioia e si abbracciarono. Persino Ienzo sorrise pacatamente in quell'abbraccio festoso.

Dopo che si furono calmati a Xehanort venne in mente una cosa.

“Scusi” disse rivolto ad Ansem “Lei ci ha detto che questo argomento le interessava da tempo, da questo esattamente lo studia?”

Ansem sorrise.

“Dal giorno in cui ti hanno ritrovato”

A Xehanort balzò il cuore in gola. Allora era vero, quello che lui aveva sempre sospettato lui veniva da un' altro mondo! Ecco perchè nessuno all'orfanotrofio era mai riuscito a rispondergli quando lui domandava delle sue origini. La risposta giaceva oltre il mare di stelle la fuori, e nel profondo del suo cuore.

“Vedi ragazzo – continuò Ansem – quando ti trovammo, quattordici anni fa, nessuno riuscì a darmi una spiegazione su come fossi arrivato nel mio palazzo. Un bambino che penetra in una fortezza come questa senza che nessuno lo noti per poi perdere i sensi? Era francamente una storia incredibile! Anche dopo averti affidato all'orfanotrofio ho fatto molte ricerche per trovare i tuoi veri genitori, la tua casa, ma nonostante tutti i miei sforzi non trovai nessuno. Sembrava quasi che fossi saltato fuori dal nulla. Devo confessarti che il tuo caso mi ha fatto davvero dubitare delle mie capacità: com'era possibile che io, la più brillante mente del mondo, non riuscissi a trovare i genitori di un bambino, nel mio regno.... La cosa mi creava crescenti preoccupazioni.”

Xehanort non si perdeva una sillaba delle parole di Ansem il saggio. Allora era vero che aveva fatto degli sforzi per trovare la sua origine! Si era davvero preoccupato per lui! E pensare che a volte l'aveva quasi odiato per averlo fatto finire in quello squallido istituto.

Ansem riprese

“Bhe, ragazzo, fu allora che cominciai a ipotizzare l'esistenza di altri mondi. Mi sembrava una cosa assurda, e il fatto che io dessi credito a vecchie leggende come quella, sorprese persino me ha ha ha. Comunque più investigavo più mi sembrava l'unica via possibile....e alla fine ne ebbi la conferma grazie ad un'altra persona....”

La voce di Ansem si spense lentamente.

“Un'altra persona?” chiese Ienzo. Tutti e tre gli amici si erano fatti seri in volto e non si perdevano una parola di quello che Ansem diceva. Se davvero c'era un'altra persona a conoscenza degli altri mondi allora probabilmente conosceva anche la camera segreta...dovevano sapere chi era esattamente.

“Mi dispiace ma non posso dirvi di chi si tratta, almeno per ora....questo glielo promisi tempo fa” gli rispose Ansem imperioso.

“Si tratta di qualcuno di potente dunque, se nemmeno lei può rivelare il suo nome” chiese Even.

“Oooh si mio caro, molto più potente di me. He he he un vero sovrano...”

I tre amici si guardarono sospettosi....chi avrebbe potuto esserci ,dunque, di più potente persino di Ansem il saggio?

“Non pensateci troppo...” li ammonì Ansem “Ora come ora o cose più urgenti e più utili da discutere con voi...Ed in particolare con te Xehanort.”

“Io?..” rispose Xehanort preso alla sprovvista.

“Si. Ecco vedi, c'è una cosa che volevo chiederti. Tu, per caso, ricordi nulla del tuo passato, prima dell'orfanotrofio intendo.”

“No signore, mi dispiace” e gli dispiaceva davvero, se almeno avesse avuto qualche ricordo, anche confuso del suo mondo d'origine, allora magari sarebbe stato tutto più semplice..

“Non è che forse, soltanto non riesci a ricordare?”

“Cosa intende?”

Ansem si alzò dalla sua scrivania e cominciò a passeggiare per la stanza..

“Come ti ho detto ho studiato il tuo caso a fondo, fin da quando eri piccolo. Vedi anche allora non riuscivi a ricordare nulla del tuo passato e continuando nelle mie ricerche mi sono convinto che questa tua amnesia sia causata da un blocco psicologico causato da uno shock.”

“Ne è davvero convinto?” rispose Xehanort riluttante. Gli dava fastidio sentirsi studiato come un oggetto.

“Si, ormai ne sono quasi del tutto certo.”

Xehanort abbassò gli occhi deluso...un blocco psicologico? Ma se scoprire il suo passato era la cose che più gli premeva?

“però vedi giovanotto- continuò Ansem – ci sarebbe un mrtodo per aiutarti a risvegliare quei ricordi assopiti...”

“ E quale sarebbe?”

“L'ipnosi”

Even a quel punto non riuscì più a trattenersi: “Ma signore, tutti sanno che l'ipnosi è una scienza altamente incerta non credo sia un'idea saggia...”

Ma fu interrotto da un gesto di Ansem

“L'ipnosi è sicuramente un'arte difficile ma se praticata con la dovuta maestria e le adeguate conoscenze è a dir poco miracolosa, ed io ,con tutto il rispetto, credo di possedere entrambi i requisiti, grazie! Ora Xehanort....vogliamo procedere?”

Il ragazzo riflettè un istante poi annuì “Certo, perchè no”

Detto questo Ansem aprì una porta alle sue spalle e fece loro segno di seguirlo.

La via era un corridoio lungo e stretto con pareti di metallo che portava a varie sale piene di computer e circuiti avanzatissimi. Xehanort e gli altri non erano mai stati in quella zona del castello e dedussero che quel passaggio portasse alle aree private del castello in cui solo Ansem aveva diritto di stare.

Dopo qualche svolta in quei meandri giunsero ad un area più simile ad una residenza, con le pareti tirate a lucido e numerosi quadri di nobiluomini appesi alle pareti.

Dopo alcuni minuti di cammino finalmente si arrestarono davanti ad una porta di legno massiccio.

“Signori, avete il raro privilegio di entrare nella mia stanza personale!” Annunciò Ansem.

La stanza era amplia e spaziosa, c'era un'enorme finestra che dava su tutta la città con delle tende rosse, tutti gli enormi scaffali che correvano lungo le pareti erano carichi di libri, modellini e altri strani oggetti che Xehanort non riconobbe. Vicino alla finestra stava un baldacchino finemente intagliato ed anch'esso con tende porpora, mentre dall'altra parte della stanza era situata una comoda scrivania, un tavolino e varie poltrone di pelle.

Ansem fece accomodare Xheanort su una poltrona e lui si sedette esattamente davanti a lui.

Ordinò a Ienzo e ad Even di chiudere completamente le tende dell'enorme finestrone mentre lui armeggiava con alcuni strumenti presi da sotto la scrivania. Una volta che i due terminarono l'operazione il buio era quasi completo nella stanza salvo quel poco di luce arancione che ancora filtrava da sotto le tende, disegnando una spettrale linea dorata sul pavimento.

Ansem allora accese una piccola candela, per illuminare giusto ciò che bastava a lui e Xehanort per vedere.

Even e Ienzo si posizionarono alle spalle dell'amico senza fiatare.

Ansem estrasse poi da una piccola scatola di metallo un piccolo disco di metallo intagliato. Xehanort per via dell'oscurità e dei riflessi ingannevoli causati dall'unica, piccola, fonte di luce, non riuscì a identificare bene che cosa fosse, forse un antico doblone.

Fattostà che Ansem cominciò a farselo passare tra un dito e l'altro: prima l'indice, poi il medio, l'anulare, il mignolo e poi all'indietro...e così via.

“Allora Xehanort, ho bisogno che tu ti concentri molto a fondo, va bene.”

Lui annuì nell'oscurità.

“Cerca di ricordare il più indietro possibile nella tua memoria...mi raccomando. Svuota la tua testa da tutto ciò che non centra, dal presente, dal futuro, dai sogni, dai desideri....da tutto. Cerca solo di ripercorrere i tuoi passi a ritroso. Lungo tutta la tua esistenza.”

Xehanort allora cominciò ad abbandonarsi ai ricordi....sempre seguendo con lo sguardo il movimento ondulatorio della moneta tra le dita di Ansem.

Gli sembrava quasi che i riflessi sulla superficie del doblone creassero pian piano una scia di luce, densa, quasi fosse tangibile, che andava stranamente a sovrapporsi al fumo della candela, e come lui dopo poco sfumava dalla sua vista....ma ne avvertiva comunque l'essenza, come una traccia invisibile. Quel movimento ormai era entrato completamente in lui, come il ritmo dei respiri o il battere del cuore.

Dopo poco tutto si spense attorno a lui. Dapprima i rumori in sottofondo, il frusciare della tenda, il tintinnio della moneta, i respiri degli amici, d'improvviso tacerono.

Poi gli sembrò anche di non riuscire più a percepire la pelle della poltrona sotto le sue dita, ne la consistenza dei vestiti sulla pelle....nulla, puro e semplice.

Anche la vista cominciò ad oscurarsi piano piano, sempre più scura fin chè non rimase solo un alone d'oscurità e quella treccia dorata lasciata dalla moneta.

Piano piano anche quella si spense, e l'unica cosa rimasta dentro di lui fu il pulsare ritmico del suo cuore.

Tum-tum

L'unica prova della sua esistenza che lo assordava

Tum-Tum

Quel suono lo riempiva e lo percorreva del tutto...poi ad un tratto qualcosa apparve

Tum-Tum

Era da qualche parte,in una città, tutto gli appariva confuso...

Tum-Tum

I palazzi a graticcio lungo le strette vie stavano crollando lentamente...

Tum-Tum

Le persone scappavano disordinatamente, nella direzione opposta a lui...

Tum-Tum

Non riusciva a vedere le loro facce...erano troppo sfocate, ne a sentire le loro voci, che erano troppo ovattate...

Tum-Tum

Ma comunque leggeva il terrore in ogni loro movimento...

Per quanto riguarda lui, stava semplicemente camminando....contro la corrente di persone terrorizzate.....Lui era tranquillo, non aveva paura dell'oscurità....anzi gli sembrava così invitante.

Tum-Tum

Era tranquillo....Nulla pareva disturbarlo...era sicuro di se ed avanzava verso il centro della distruzione.

Tum-Tum

I colpi che la gente gli assestava erano forti, e lui era solo un bambino...ma non riusciva comunque ad aver paura.

Tum-Tum

Al centro di tutto c'era una grande massa oscura, un globo d'ombra, un gigantesco buco nero che richiamava tutto a se, i pezzi degli edifici, gli uomini, che stoltamente scappavano...

Tum-Tum

Lui sapeva che non c'era via di evitarlo e pure ciò non lo spaventava, anzi lo attirava, più si avvicinava più sentiva il suo cuore assalirlo....e sentiva la sua voglia di esplorare quel mondo misterioso, fatto di pura ombra..

Tum-Tum

Ora era li, fermo davanti all'epicentro del disastro...il suo cuore sembrava volerlo inghiottire, annichilirlo....e lo pervadeva...

Tum-Tum Tum-Tum Tum-Tum

E poi accadde. Accadde davanti a lui, in quel preciso istante.

Uno squarcio oscuro si aprì davanti a lui

Tum-...

E uno squarciò si aprì nel suo cuore!

“AHAHAHAHAHAAAAAAAAA!”

Xehanort si risvegliò all'improvviso. Cercò con gli occhi la città, la gente terrorizzata, il globo oscuro, e invece trovò Even che lo scrollava preoccupato..

“Ti senti bene?” gli chiese.

Xehanort si tastò il petto...Era ancora li, ne era certo, la ferita oscura che dilaniava il suo cuore...

“Si...” mentì lui. “Sto bene”


Messaggio dell'autore

Ta-daaaan! Sono tornato!!! Lo so che è stata un'attesa lunga, ma ora sono tornato! Questo capitolo è abbastanza interessante non trovate? Fra l'altro l'avete capito che Braig e Dilan sono Xigbar e Xaldin eh?

Bhe aspetto i vostri commenti...e alla prossima!

By One Winged Angel

  
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