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Autore: SashaJohnson    05/03/2014    4 recensioni
Liz Payne: "Nella mia vita non è mai mancato niente, neanche l'amore, anzi, soprattutto l'amore. Ma da quando è successo quello che è successo, l'amore mi manca. Non esiste più l'amore nella mia vita. Ho bisogno di qualcuno che mi dia amore, ma quello vero, che si può fare con un semplice sguardo o una semplice carezza, perchè l'amore è il motore di tutto, senza di esso non c'è vita"
Hope Stevens: "Ho sempre avuto tutto dalla vita, non mi mancava niente, fatta eccezione per una cosa: l'amore. Quel sentimento di cui conosco solo il nome ma che non ho mai provato; quel sentimento che ho cercato per 4 fottutissimi anni ma che non ho mai provato. Qualche anno fa alzavo lo sguardo verso il cielo e sussurravo -Dammi amore-. Ora non credo più nell'amore... le esperienze mi hanno insegnato che l'amore non esiste"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Harry’s POV 
Continuavo a camminare avanti e indietro, passandomi freneticamente le mani tra i ricci, scompigliandoli più di quanto non lo fossero già. Non sapevo perché mi stessi comportando così. Non aveva senso. La voce elettronica risuonò in tutto l’ aeroporto avvvertendo che l’aereo proveniente da New York era atterrato. Iniziai a sudare freddo, e forse il mio respiro si fece anche un tantino irregolare. Mi sentivo teso come una corda di violino al solo pensiero di rivederla, ma questo non glielo avrei mai fatto vedere. Anche se era stata lei a baciarmi, il giorno della sua partenza e, ah… ne sono più che sicuro, mi aveva baciato quella sera, quando ero ritornato ubriaco e con l’occhio nero. Lo sapevo dall’odore di fragola che mi aveva invaso la bocca sia quella notte, sia il giorno in cui mi aveva baciato molto chiaramente. Eppure io avevo ricambiato il bacio.

Nonostante fossi rimasto terribilmente sorpreso da quel contatto tra di noi avevo ricambiato il bacio con fervore, e anche se non ci eravamo spinti oltre ad una semplice dischiusone di labbra mi sembrava che fosse stato il bacio più bello che avessi mai dato. O che avessi mai ricevuto. In effetti quello era il primo bacio che ricevevo. Ero sempre abituato ad essere io quello che faceva il primo passo, invece quella volta era stata lei a baciarmi, sempre e solo lei. E volevo che lo facesse ancora. Oh no, avevo assolutamente bisogno di uno schiaffo, di una botta. Stavo impazzendo. L’aeroporto iniziò ad affollarsi e io capii che si trattava delle persone provenienti da New York. Mi fermai di botto iniziando a respirare lentamente cercando invano di calmarmi. Di certo dovevo cercare di mantenere calmo il mio respiro di fronte a lei. Mi girai verso la folla, e la vidi.

Chissà perché lei ai miei occhi spiccava sopra ogni altra persona lì in mezzo, come se fosse la stella più luminosa del cielo. Oh dio Styles, cosa ti stavi ritrovando a pensare? Continuai a osservarla: aveva i soliti capelli castani raccolti in una coda che faceva raramente, gli occhi bassi che però qualche volta anche se per pochi secondi si fissavano sui miei facendomi nascere una strana sensazione lungo la schiena, indossava un maglione verde con il collo largo che però le stava stretto alla vita e al petto, mettendo in risalto le curve del seno, dei jeans stretti sui fianchi e sulle caviglie che le stavano da dio. E poi cercavo di convincermi di non essere impazzito. Quasi non me ne accorsi quando fu davvero vicina a me e mi tirò un pugno sulla spalla.

Mossi la testa come se mi fossi appena svegliato da un sogno e feci un salto all’indietro portando istintivamente la mano sulla mia spalla, per difendermi, anche se ormai mi aveva colpito.
–Ahio! Ma perché questo pugno?- le chiesi evitando di urlare.
–Mi stavi fissando con una faccia da pesce lesso. Dopo un po’ eri inquietante.- mi spiegò lei abbassando di nuovo lo sguardo.
–Pazza.- borbottai tra me e me, ma lei mi sentii comunque, sembrava che avesse delle antenne al posto delle orecchie.
–Ti ho sentito.- disse in tono acido. Io sbuffai.
–Ciao anche a te.- le risposi alzando gli occhi al cielo.
–Sei tu che hai iniziato il nostro dialogo piagnucolando come una bambina per un piccolo pugnetto!- ribattè lei alzando lo sguardo senza mai incontrare i miei occhi.
–Un piccolo pugnetto? Credimi, quello era tutto tranne che un piccolo pugnetto.- la contraddissi io. Anche lei sbuffò.
–Ma per favore! Si vede che non hai mai preso lezioni di boxe!- sbottò incrociando le braccia al petto.
–Perché tu si?- le chiesi scettico. Lei alzò le sopracciglia in segno di sfida.
–Secondo te riesco a fare a pugni per magia?- mi chiese come se la risposta fosse ovvia. Una domanda retorica. Io scossi la testa, cercando di mettere fine al discorso, ma la mia lingua si mosse più velocemente del mio cervello.
–E comunque le ho fatte le lezioni di boxe.- ribattei. Non doveva avere sempre lei l’ultima parola. Potevo farcela anche io.
–Allora non ti lamentare per un pugnetto del genere.- disse lei girandosi di 40°, fissando l’uscita.
–Tu la prossima volta non darmi pugni, che è meglio.- la rimproverai. Lei sogghignò.
–Tu non guardarmi più con lo sguardo da ebete, poi ne riparleremo.- disse lei. “Colpito e affondato” pensai. Possibile mai che riuscisse ad avere sempre la meglio? O che riuscisse ad essere così attenta? Possibile che io fossi così fesso da non accorgermi del fatto che lei mi stesse osservando?
–Dammi la valigia.- dissi cercando di mettere fine definitivamente a quel battibecco. Lei lasciò subito la valigia a quelle parole, come se volesse evitare qualsiasi contatto con la mia mano, con la mia pelle. D’altronde non potevo biasimarla. La scossa elettrica che aveva percorso il mio corpo quando il giorno della sua partenza ci eravamo toccati non mi era passata affatto inosservata, anzi. Era indimenticabile, forse perché era stata troppo intensa. Presi subito la sua valigia mentre lei usciva fuori dall’aeroporto. Quando uscii fuori anche io la vidi vicino alla mia macchina che annusava l’aria con le mani dentro il giubbotto nero che aveva indossato prima di uscire fuori.

–Che stai facendo?- le chiesi stranito alzando un sopracciglio. Lei abbassò di nuovo lo sguardo, forse per l’imbarazzo di essere stata colta in flagrante diciamo, o per l’imbarazzo di essere stata vista mentre faceva questa cosa un po’… intima e privata. Però la vidi sorridere leggermente.
–Mi è mancata Londra. Per chissà quale inspiegabile ragione qui sembra che si respiri un’aria nuova, magica.- mi spiegò lei iniziando a strisciare il piede destro contro l’asfalto. Io scrollai le spalle.
–Se lo dici tu.- risposi con noncuranza aprendo il bagagliaio e posando la sua valigia. Lei alzò lo sguardo scrutandomi con occhi curiosi.
–Che vuoi dire?- mi chiese. Io mi appoggiai al porta bagagli ancora aperto con il sedere, cercando di fare una posizione sexy, infilandomi le mani nelle tasche del giubbotto di pelle nera che stavo indossando.
–Io non sono mai andato al di là di Londra. Quando ero piccolo pensavo addirittura che sarei rimasto per sempre nel paese dove sono nato. Ora come ora mi considero fortunato se abito qui, e non ti so dire se Londra ha qualcosa di magico. Forse per te che non ci hai vissuto per anni, ma per me no di certo. E’ una città come un’altra.- le spiegai io con una naturalezza che non mi si addiceva. Non c’era una tono malizioso nella mia voce, eppure forse fu questo ad attirarla a me. Infatti la vidi avvicinarsi un poco verso la mia direzione.

“Avvicinati di più!” pensai, frustrato dalla lentezza con cui si stava avvicinando, ansioso di risentire le sue mani a contatto con le mie, le mie labbra che premevano contro le sue. Poi però, all’ultimo secondo, lei si allontanò, ritornando nella sua precedente postazione.
–Beh… andiamo? Mi si sta gelando il culo a furia di stare qua fuori.- sbottò lei improvvisamente acida. Non era più la voce calda e sognante di prima. Era come se avesse uno sdoppiamento di personalità, come Smigol e Gollum, o dottor Jeckins e Mr. Hyde. Io sbuffai chiudendo il bagagliaio.
–Mi era mancata la tua innata finezza.- le dissi accostandomi alla portiera del lato del guidatore. Lei alzò la testa con fare altezzoso.
–Si, lo so.- poi scoppiò a ridere, e io non ne capii il motivo.
–Perche’ ridi?- le chiesi sempre più stranito. Se io ero pazzo avevo trovato qualcuno che lo fosse più di me.
–Tu apri questa macchina e forse te lo dico.- mi rispose lei smettendola di ridire ma sempre con un grande sorriso stampato sulle labbra.
–“Forse” non è “Sicuramente”- precisai io proprio per vederla arrabbiata. Infatti, il suo sorriso scomparve e mi guardò in malo modo.
–Apri subito questa cazzo di portiera o giuro che se mi si gelano le dita dei piedi puoi dire addio a quei ricci stupendi!- ringhiò lei. Io scossi la testa esasperato, anche se nella mia testa pensavo “NON I MIEI RICCI!”. Poi pensai attentamente a ciò che aveva detto.
–Hai detto “ricci stupendi”?- le chiesi ridendo beffardamente. Lei diventò rossa, non sapendo più cosa dire. “BINGO!” pensai. Mi piaceva vederla in quello stato di confusione, anche se quelle volte erano veramente poche.
–SUBITO!- urlò lei, attirando l’attenzione di tutti i passanti. Io aprii subito la macchina e insieme ci fiondammo dentro. Lei aveva il fiatone, io invece ridevo. –Ma che cosa ridi?- mi chiese lei sempre con rabbia. Io continuai a ridere.
–Forse te lo dico.- le risposi enfatizzando molto il “forse”. Lei corrucciò le sopracciglia, facendo un piccolo broncio con le labbra carnose.
–E va bene! Prima stavo ridendo perché pensavo ad una discussione che avevo avuto con un mio amico alle medie.- rispose lei gettandosi sul sedile.
–Che conversazione?- le chiesi sinceramente curioso, e questa era una novità anche per me. Non ascoltavo mai ciò che dicevano le ragazze con cui ci provavo, mi importava solo di riuscirle a portare a letto.
–Non penso che ciò possa interessarti.- disse improvvisamente seria. La scrutai mentre lei continuava a fissare davanti a sé, come se guardasse il vuoto. Avevo sempre avuto l’impressione che nascondesse qualcosa, ma ora era molto evidente. Se prima la mia era solo un presentimento ora era diventata una convinzione. Ma decisi di non insistere. Non ancora almeno.
–Io ridevo per le brutte figure che riesci a fare sempre e solo tu.- le dissi sorridendo mettendo in moto la macchina.
–Ah, vaffanculo!- sbottò lei incrociando le braccia al petto e voltando la testa verso il finestrino. Capii che era ora di mettere definitivamente fine a quella discussione. Non ci rivolgemmo più la parola per il resto del viaggio, se non c’era il silenzio in quella macchina era perché la radio continuava a far passare canzoni, da “She’s the one” di Robbie Williams a “Fall” di Justin Bieber. E beh… che dire… quelle canzoni mi stavano facendo riflettere. Pensai subito a ciò che avevo detto a Liz quando mi aveva chiesto chi mi piacesse. Subito avevo risposto “Hope Stevens” e anche se sul momento volevo rimangiarmi tutto ora non mi pentivo affatto di averlo detto.

Forse era vero, forse no, non riuscivo proprio a capirlo. La confusione che avevo in testa era pari a quella di un bambino di pochi mesi quando cerchi di fargli fare troppe cose contemporaneamente. Eppure dovevo cercare di capire, non avrei sopportato di rimanere con quel dubbio ancora a lungo. Mi piaceva veramente Hope oppure no? Insomma, erano solo frutto della mia immaginazione i brividi che provavo ogni volta che la nostra pelle si sfiorava? Aveva solo sognato quella strana emozione che sentivo crescere dentro ogni volta che mi guardava negli occhi? Dovevo capirlo, era come se fosse un’esigenza che andasse subito placata.

Come una scintilla che andasse spenta prima che diventasse un incendio. Quando mi fermai davanti casa nostra lei era ancora intenta a guardare fuori dal finestrino, eppure sembrava non essersi accorta del fatto che fossimo arrivati. Avvicinai l’indice alla radio per spegnerla, ma fui interrotto. –Non farlo.- disse lei. Io mi fermai di botto, ma lei non mi stava osservando.
–Cosa?- le chiesi non capendo.
–Non spegnere la radio, non ancora almeno. Stanno facendo “Red” di Taylor Swift. Mi piace molto questa canzone. Lei però no, mi sta antipatica, ma solo un poco.- disse lei senza mai fermarsi, con un tono di voce però che le dava l’aria di essere semi addormentata. Io non risposi, sempre con il dito diretto verso la radio, cercando ancora di capire come avesse fatto a vedermi. Lei si girò finalmente verso di me, notando che non le avevo risposto. Sorrideva mestamente. –Scusa, non so cosa mi prenda oggi.- disse solo. Aveva uno strano sguardo. Tipo stanco, rilassato, sognante, a mio parere indecifrabile. –Puoi anche abbassare il dito ora.- disse lei con un altro leggero sorriso.

Io scossi la testa come se mi fossi appena risvegliato da un sogno ad occhi aperti. Abbassai subito il dito. Rimanemmo ancora un po’ dentro la macchina, il cui abitacolo si era fatto abbastanza caldo da convincerci a non scendere, mentre la canzone di Taylor Swift terminava.
–Senti Hope, io… vorrei darti una cosa.- le dissi tutto d’un tratto fissandola. Lei si girò verso di me e mi guardò negli occhi alzando un sopracciglio.
–Una cosa?- chiese. Io annuii.
–Il mio regalo di Natale per te. So di non avertelo fatto, e così…- le risposi io, ma lei scosse la testa.
–Non dovevi! Nemmeno io ti ho preparato un regalo di Natale!- sbottò lei anche se sorrideva.
–Beh, io te l’ho fatto!- le risposi velocemente. Il suo sorriso scomparve ma continuò a fissarmi con fare curioso. –Adesso, se permetti…- le dissi sussurrando avvicinandomi a lei. I suoi occhi si spalancarono, ma non si mosse né disse niente. Io portai una mia mano al lato della sua guancia, poi ripetei lo stesso gesto con l’altra mano. Mi avvicinai ancora, sempre di più. Quando i nostri nasi si sfiorarono lei sospirò.
–Che cosa stai facendo?- mi chiese, ma non c’era nessun tono di minaccia nella sua voce, sembrava più spaventato e ansioso allo stesso tempo.
–Ti sto dando il mio regalo di Natale.- le sussurrai prima di far ricongiungere le nostre labbra. Lei all’inizio lottò un po’ per liberarsi dalla mia presa, poi cedette, modellando perfettamente le sue labbra alle mie. Le dischiusi le labbra facendo pressione e rimasi colpito dalla facilità con cui lei mi fece agire. Un po’ esitante infilai la lingua nella sua bocca, e non incontrai nessuna resistenza. Non c’era nessuna lotta. Lei si stava lasciando andare a me. Ed era fantastico. Di nuovo quelle sensazioni, quelle emozioni, quei brividi. E le mie labbra bruciavano a contatto con le sue. Sarei rimasto così per sempre. Ma il destino non volle che fosse così.

–HOPE!- sentimmo chiamare da fuori. Ci staccammo di scatto e lei girò subito il viso, come a voler evitare di incontrare il mio sguardo. Dalla finestra pochi secondi prima si era affacciata Liz che in quel preciso istante stava uscendo di casa e che ci correva incontro. Hope aprì lo sportello e scese subito dalla macchina, correndo incontro alla cugina. Si abbracciarono forte. Io rimasi ancora in macchina a guardarle un poco. Continuavano a parlare e il viso raggiante di Liz divenne quasi apprensivo, e capii che il loro discorso era diventato parole sussurrate. Sicuramente la faccia di Hope non era delle migliori, forse scossa ancora dal bacio, come me d’altronde, e Liz doveva essersene accorta. La vidi alzare lo sguardo verso di me. Ci fissammo per pochi secondi. Con lei ora mai non c’era bisogno di parole. Aveva capito tutto, anche se probabilmente non era stata Hope a dirglielo.

Liz si avvicinò verso la macchina mentre Hope entrava in casa a salutare gli altri. Entrò nella macchina e si sedette nel posto dove pochi minuti prima c’era Hope. Mi si contrasse lo stomaco. –Senti riccio, io e te dobbiamo parlare, di nuovo. Ma non ora, mi voglio godere il pomeriggio con Hope. Prima di andarmene con Niall però mi devi raccontare tutto, ogni singolo dettaglio.- disse lei con sguardo minaccioso baciandomi poi sulla guancia e uscendo dalla macchina. –Ah, e sbrigati a portare i bagagli in casa, qui fuori si gela.- protestò lei sbattendo la portiera e ricorrendo dentro casa. “Si, ma qui dentro si sta bene” pensai in mente mia. Spensi la radio e uscii dalla macchina prendendo i bagagli di Hope. Anche i suoi bagagli sapevano di fragola, di Hope. Sorrisi ripensando al bacio. E, in un momento di pazzia, pensai di essere cotto di Hope Stevens.


Hope’s POV
Mi buttai sul letto sbuffando. Ero ritornata a Londra. Eppure sentivo di essere ritornata a Londra, non  a casa. Ed era una cosa alquanto frustrante. La mia casa era sempre stata New York, e nonostante avessi ammesso che Londra avesse qualcosa di magico non riuscivo a capire perché la considerassi  casa mia. Forse perché non c’era Liz, d’altronde Liz per me era come una sorella. Eppure sentivo che non era questo il motivo. La mia mente vagò su Harry. Chiusi di scatto gli occhi, come a voler scacciare quell’immagine. L’immagine di lui, di quel ragazzo dai ricci stupendi con gli occhi verde smeraldo e delle fossette che mi facevano sciogliere ogni volta che comparivano agli angoli della sua bocca quando sorrideva. Mi coprii gli occhi chiusi con un braccio mentre sentivo le mie labbra bruciare. Ci eravamo baciati, di nuovo. Cristo Santo, ci eravamo baciati, di nuovo. E questa era la terza volta.

Beh, non che la prima si potesse mai definire tale, la seconda idem, ma quella di oggi era stata… diversa. Insomma, era stato un bacio vero. Eppure ero profondamente incazzata con me stessa. Se la prima e la seconda volta erano una sorpresa per entrambi, quest’ultima sembrava calcolata. Insomma, lui mi voleve baciare, e quando avevo cercato di fermarlo lui aveva insistito. E io non mi ero tirata indietro , anzi, ero quasi ansiosa di toccare di nuovo le sue labbra. Le labbra bruciarono ancora di più a quel pensiero. Mi rigirai nel letto finendo con la faccia contro il cuscino. Che cosa diavolo mi stava accadendo? La confusione che mi aveva messo in testa quel ragazzo era disarmante. Era tutto così completamente nuovo per me. Nonostante avessi già avuto un ragazzo non avevo mai provato le stesse cose che avevo provato baciando Harry.

La porta si aprì di scatto e io per la paura mi misi a sedere sul letto, per la paura che potesse essere Lui. Invece era solo mia cugina che sorrideva raggiante.
–Allora, che mi racconti di New York?- disse sedendosi sul letto al mio fianco. Io sorrisi mestamente abbassando lo sguardo.
–Niente di nuovo, le solite cose.- le risposi semplicemente. Era vero d’altronde, quel Natale era stato estremamente monotono. Di solito ero sempre ansiosa che arrivasse il Natale, la mia festa preferita, ma quest’anno non aveva avuto niente di speciale. Avevo rivisto i miei genitori, la mia famiglia, mio cugino che faceva parte dell’ esercito e che consideravo come un fratello maggiore, ma non c’era stato niente di speciale quel Natale.
–Sei strana.- osservò mia cugina. Io alzai lo sguardo su di lei.
–Strana?- le chiesi sperando che non avesse intuito niente.
–Si, strana.- rispose semplicemente guardandomi. Aveva intenzione di farmi un interrogatorio, lo sapevo, così cercai di sviare il discorso.
–Allora, oggi è un mese eh?- sorrisi maliziosa verso di lei. Liz arrossì e sorriso sempre di più. –Che cosa ha organizzato Irlanda per questo giorno così speciale?-  le chiesi ancora consapevole che ero riuscita nel mio intento.
–Hope, ti giuro che non ne ho la più pallida idea. Ieri è ritornato e siamo stati tutto il giorno insieme, ma oggi quando mi sono svegliata lui già non c’era. E non è ritornato, è stato tutto il giorno fuori. Ho provato a chiamarlo più volte, ma non mi ha mai risposto. Solo qualche minuti prima che arrivassi mi ha mandato un messaggio dicendo di prepararmi per stasera.- rispose lui tutto d’un fiato. Io sorrisi piano e guardai l’orologio. Erano le 18:30.
–Beh, che aspetti allora? Preparati! Lo sappiamo tutte e due che ci impieghi più di tutti a prepararti. Ti lascio da sola a fare il tutto, tra due ore vengo a controllare.- le risposi dandole un buffetto sulla guancia e scendendo giù. C’erano Louis e Harry che giocavano alla Wii. Vedendo i ricci del ragazzo feci dietrofront, ma qualcuno mi strinse da dietro. Per un attimo pensai fosse lui e credetti di crollare per terra come un sacco di patate, tanto le gambe non mi avrebbero retto. Invece riconobbi quasi subito quell’odore così diverso dal suo.

–Louis, lasciami in pace!- sbuffai ridendo. Lui non mollò mai la presa, anzi, mi portò sul divano, costringendomi a sedermi tra lui e Harry.
–Non se ne parla affatto signorina! Si rende conto che è stata via per parecchi giorni? E si rende conto che questi giorni senza i vostri litigi sono stati stranamente calmi e totalmente noiosi?- disse lui con fare da saputello indicando me e Harry. Il ragazzo al mio fianco sbuffò.
–Felice di esserti mancata Louis.- gli risposi non calcolando minimamente il riccio.
–Aww! La mia piccolina! Fatti abbracciare!- disse Louis abbracciandomi di nuovo imitando la voce di una nonnina. Io risi e mi lascia trasportare dal calore di quell’abbraccio.
–Io vado a vomitare.- disse il riccio con riluttanza alzandosi dal divano. Io mi girai verso di lui.
–Si, forse è meglio che te ne vai.- gli risposi acida. Ci guardammo negli occhi. Io fui la prima a distogliere lo sguardo: non avrei mai retto di stare a guardare i suoi pozzi verdi con la consapevolezza di averlo baciato più volte in totale segreto. Guardai Louis e sorrisi falsamente. –Più spazio per me.- risposi stendendomi sul divano e mettendo le mie gambe sulle ginocchia di Louis. Il ragazzo scosse la testa.
–Mi rimangio tutto, non mi sei mancata affatto.- rispose lui. Io gli diedi un calcio, anche se la mia attenzione era diretta verso il riccio che stava salendo al piano di sopra. Sentii un leggero fastidio a quella vista, come quando devi togliere una scheggia o una spina. E ancora una volta non riuscivo a capire perché quel ragazzo mi stesse facendo un tale effetto.  


Liz’s POV
Sorrisi guardandomi allo specchio. Indossavo il vestito azzurro che mi aveva regalato zia Karen per Natale; i miei capelli, solitamente lisci, erano delle onde bionde che ricadevano sinuosamente sulle mie spalle; i miei occhi verdi contornati da eyeliner, matita e mascara che mi davano la sensazione di avere lo sguardo più profondo; le labbra piccole ricoperte da un leggero strato di lucidalabrra semitrasparente; le scarpe argentate con i tacchi che mi facevano un po’ più alta, ma non più di Niall. Non per vantarmi, ma ero davvero bella. Avevo fatto un bel lavoro, dovevo ammetterlo, ero fiera di me stessa. Qualcuno bussò alla porta.

–Posso entrare?- chiese mia cugina facendo comparire la testa dal piccolo spiraglio della porta.
–Certo, entra!- le risposi voltandomi verso di lei. Hope fece il suo ingresso in camera nostra e rimase spaesata quando mi vide, il suo viso divenne rosso.
–Sei…- iniziò a dire e io alzai gli occhi al cielo, aspettandomi qualsiasi tipo di insulto, come “Sgualdrina”, “Sciagurata”, “Figlia di buona donna” ecc… Invece disse semplicemente –Sei bellissima, devo ammetterlo.- e alzò le mani in segno di resa.
–Davvero?- sorrisi raggiante per quel complimento che mi rivolgeva quasi mai. Non era da lei complimentarsi con le persone.
–Come se non lo sapessi.- rispose lei sbuffando. Capii che sotto quelle parole si nascondeva qualcos’altro. Mi fiondai su di lei e l’abbracciai forte. Non ricambiò l’abbraccio, non per cattiveria, ma perché non abituata a quel genere di sentimentalismi. Infatti rimase sorpresa ed interdetta da quella stretta calorosa.
–Anche tu lo sei.- la rassicurai io staccandomi dall’abbraccio. Lei alzò gli occhi al cielo.
–Si, come il letame dei maiali. Anzi no, come i maiali che si rotolano nel letame.- sbuffò. Non aveva mai avuto una grande autostima di sé, e questa era una cosa che mi faceva arrabbiare, e non poco. Non si rendeva realmente conto di quanto fosse bella?
–Si invece!- ribattei io pestando un piedi infastiditia. Ci riflettei un po’ su e decisi di metterla in imbarazzo. –Perché non lo chiedi a Harry?- le chiesi in modo malizioso. Lei diventò paonazza e strabuzzò gli occhi, sembrava stesse trattenendo il fiato.
–Che c’entra Harry in tutto questo?- mi chiesi allontanandosi da me. Io sorrisi sempre di più, soddisfatta di essere riuscita nel mio intento.
–Chiedilo a lui.- le risposi solamente facendole l’occhiolino e uscendo dalla mia stanza, lasciandola lì spaesata. Chiaramente io ero a conoscenza di avvenimenti che anche lei conosceva e che non mi aveva mai voluto raccontare. Un po’ ci ero rimasta all’inizio, ma poi avevo capito perché non mi avesse raccontato di niente, non perché non si fidasse di me, ma perché non si fidasse nemmeno di se stessa. Ecco però a cosa serviva farsi amico Harry. In quei giorni post Natale, in mancanza di Hope che era a New York e di Niall che si trovava in Irlanda, avevo trascorso tutto il tempo con gli altri ragazzi, in particolare con Harry, l’unico single tra loro.

Mi ero affezzionata molto a lui nell’ultimo periodo, soprattutto per la storia di Hope. Era stato lui infatti a raccontarmi del bacio, che lui aveva definito “mozzafiato”, che mia cugina gli aveva dato il giorno della sua partenza. Questo si che spiegava la sua espressione da tonto quando eravamo ritornati a casa noi due da soli. Si vedeva che entrambi erano confusi, tutto questo era completamente nuovo per tutti e due. Per mia cugina che aveva già avuto un fidanzato serio non era affatto la stessa cosa. Con Andy era diverso: con lui lei già sapeva quello che doveva fare, era lui a guidare la situazione. Con Harry invece sembrava vacillare, come se si facesse trasportare da lui. In mezzo al corridoio incontrai Liam che doveva essere appena ritornato dall’uscita pomeridiana con Sophia. Inizialmente anche lui ebbe la stessa reazione di Hope, solo un po’ più esagerata.

–Dove credi di andare così poco vestita?- mi chiese indiganto squadrandomi.
–Liam, non sono poco vestita! E poi questo è il vestito che mi ha regalato tua madre.- sbottai io. Lui sbuffò.
–Ma ti sei vista? Sei praticamente seminuda! Lo avevo detto a mia madre che non doveva regalarti niente del genere!- si lamentò borbottando.
–E cosa avrebbe dovuto regalarmi? Una tunica da suora?- sbottai. Lui mi fissò male. Io sorrisi. –Liam, non sono vestita come una donnaccia. Pensi davvero che se Hope l’avesse pensata così mi avrebbe fatta uscire da quella camera con questo vestito addosso?- gli chiesi molto retoricamente. Lui mi squadrò ancora, riflettendoci sopra, poi sospirò.
–Hai ragione. Sei… bellissima.- disse piano. “Wow, quanti complimenti oggi” pensai io mentre la mia vocina interiore festeggiava con un bicchiere di champagne. Scesi le scale accompagnata da mio cugino. Sotto c’erano Louis e Zayn che giocavano alla XBOX e Niall che li guardava dandoci le spalle. Sembrava pronto per il ballo di fine anno: indossava dei pantaloni neri e una camicia bianca, era appoggiato allo schienale del divano con i gomiti e ciò lo costringeva a piegarsi leggermente in avanti stendendo le gambe dietro, assumendo involontariamente una posizione altamente sexy. Liam si schiarì la voce e tutti e tre i ragazzi si voltarono verso di noi.

I miei occhi si concentrarono su Niall, solo e unicamente su di lui. Ora aveva raddrizzato la schiena, mi guardava con quegli occhi azzurri che brillavano e che mi toglievano il respiro, un sorriso a trentadue denti gli si era allargato in volto illuminando il suo viso. Qualcuno al mio fianco fischiò, costringendomi a distogliere lo sguardo dal mio ragazzo.
–Uh, uh, uh! Ma che bella sventola!- urlò il riccio prendendomi per i fianchie e facendomi fare un giro in aria. Io risi.
–Harry!- urlai tra le risate. Lui fece toccare di nuovo terra ai mie poveri piedi per poi schioccarmi un bacio sulla guancia.
–Ehy, è di mia cugina che stai parlano!- lo rimproverò Liam. Lui fece spallucce.
–Non è colpa mia se hai una cugina superfiga.- rispose lui alzando il mento.
–Si, ma è sempre la mia ragazza.- puntualizzò Niall. Tutti portammo l’attenzione sul biondino. Si stava avvicinando a noi senza mai staccarmi gli occhi di dosso. I nostri occhi erano incatenati, azzurro contro verde. A quel punto ci fummo solo noi, io e lui, non esisteva nessun’altro. Era come se ci fossimo ritrovati nella nostra bolla magica e privata. Lui mi prese la mano, mentre l’elettricità tra noi era palpabile. –So che può sembrare banale come complimento, ma sei bellissima, davvero. In realtà non riesco a trovare le parole…- disse imbarazzato abbassando il capo. Mi accarezzò il dorso della mano con il pollice.

Io sorrisi, cercando di tranquillizzarlo, mentre dentro di me mille campane cantavano a festa per quel complimento. Poteva anche essere banale, ma detto da lui suonava il più speciale di questo mondo. Gli poggiai l’altra mano sulla sua guancia e a quel contatto lui alzò lo sguardo e i nostri occhi si incontrarono di nuovo. Facemmo avvicinare i nostri volti, con le labbra febbricitanti, ma qualcuno ci fermò, facendo scoppiare la nostra bolla magica.
–Eh no, questo è troppo.- sbottò la voce di mia cugina dietro di noi.
–No Hope! Ci hai rovinato tutto il divertimento!- si lamentò Louis. Io mi guardai intorno turbata. Avevo completamente dimenticato di trovarmi in una stanza con diverse paia di occhi che ci fissavano. Louis, Harry e Zayn ci guardavano sorridendo, divertiti; Liam era diventato ancora più rosso di quando mi aveva visto con il vestito, e aveva sgranato gli occhi. Zayn gli si era parato davanti per evitare qualche gesto sconsiderato da parte di mio cugino, Hope invece ci aveva separati.

–Tu zitto Tommo!- lo rimproverò mia cugina. Poi si girò verso noi due. –Voi due piuttosto! Se dovete baciarvi, fatelo fuori di qui, e non nella tana del lupo!- disse ancora lei spingendoci verso l’uscita. Ovviamente con “tana del lupo” intendeva i ragazzi che ci fissavano come degli assatanati ossessivi compulsivi. Niall mi porse il giubbotto e lo indossai mentre lui faceva lo stesso. Presto ci ritrovammo entrambi fuori, sul portico di casa, con Hope che ci osservava da dentro, sulla soglia della porta. –Andate e divertitevi!- disse per poi sbatterci la porta in faccia. Noi due rimanemmo qualche secondo immobili a fissare la porta, ci guardammo e scoppiammo a ridere. Ci voltammo e senza riuscire a frenare le risate ci incamminammo verso la macchina. Non mi accorsi di camminare più veloce del ragazzo. Ne fui consapevole solo quando Niall mi trattenne per un polso costringendomi a voltarmi verso di lui.

Mi mise le mani sui fianchi e io poggiai le mie sulle sue spalle. Ed eccoci ancora una volta lì, nella nostra bolla.
–Dove eravamo rimasti?- chiese lui malizioso. Io sorrisi mentre i nostri visi si avvicinavano sempre di più: i nostri nasi si sfiorarono, le nostre labbra si scontrarono. Come sempre, fu lui a condurre il gioco: fece pressione con le sue labbra sulle mie senza esitazioni né opposizioni. La sua lingua accarezzava lenta la mia, come in una lenta danza, una ballad. Il nostro bacio fu interrotto da una serie di schiamazzi, guaiti, urla e fischi. Alzammo entrambi lo sgaurdo e notammo che, affacciati da una delle finestre del piano superiore della casa, c’erano Louis, Zayn e Harry che continuavano ad urlare e fischiare.

–Vai così Nello!- urlò Zayn  in visibilio. Io e il mio ragazzo scoppiammo ancora una volta a ridere. Poi sentimmo un altro urlo, diverso dagli altri.
–Vi avevo detto di lasciarli in pace!- urlò mia cugina. Vedemmo una mano comparire dalla finestra, anzi due mani, che si strinsero una tra i capelli di Zayn e l’altra tra quelli di Louis.
–Non farci del male!- gridò Louis da dentro come un bambino piccolo. Harry invece sbuffò sonoramente.
–Ecco che è venuta a rompere!- disse per poi rientrare dentro casa.
–Tu zitto!- urlò mia cugina comparendo al posto del riccio. Poi si voltò verso di noi che osservavamo la scena divertiti. Ora eravamo noi gli spettatori. –Andate a baciarvi lontano da qui!- urlò un’ultima volta prima di chiudere la finestra. Io e Niall ritornammo a guardarci diveriti dalla scena a cui avevamo appena assistito. Ci sedemmo in macchina e rimanemmo in silenzio per buona parte del viaggio, ascoltando le canzoni che passavano in radio come “Same Love” di Macklemore.  Ad un certo punto Niall si fermò.

–Siamo arrivati?- gli chiesi io titubante. Ci eravamo fermati davanti a un pub malandato, e diciamo che non corrispondeva esattamente alla mia definizione di “serata romantica”.
–No, però mi sono ricordato una cosa.- disse muovendosi sul sedile. Tirai un sospiro di sollievo nel sentire che non eravamo arrivati, ma quando Niall estrasse dalla tasca posteriore dei jeans una benda io lo fissia curiosa. –Ora ti coprirò gli occhi.- mi disse avvicinandosi a me con la benda. Io mi allontanai diffidente.
–Perché?- gli domandai. Lui sorrise.
–Non voglio che tu veda dove ti sto portando, deve essere una sorpresa.- mi spiegò avvicinandosi ancora. Io provai a indietreggiare, ma mi ritrovai contro lo sportello.
–Ma mi rovinerò il trucco!- brontolai io. Niall ora mi aveva raggiunto e mi legò con facilità la benda dietro agli occhi.
–Saresti bella anche con un sacchetto di spazzatura in testa.- sbuffò lui mentre si allontanava. Ora non vedevo niente, ero praticamente ceca.
–Così non migliori la situazione!- brontolai io incrociando le braccia al petto.
–Almeno ci ho provato.- disse ridendo per poi rimettere in moto. Non fui in grado di decretare per quanti altri minuti rimanemmo in silenzio, ma quando Niall ritornò a parlare eravamo fermi. –Ora dobbiamo scendere .- disse lui aprendo lo sportello.
–Siamo arrivati? Posso togliermi questa cosa?- chiesi velocemente alzando una mano verso la benda. Lui mi bloccò il polso.
-Non te la togliere.- mi intimò. Io sbuffai mentre sentivo che mollava la presa sul mio polso.
-Ma ci siamo fermati.- protestai io. Quella dannata cosa iniziava a prudere.
-Ci siamo fermati perchè con la macchina non possiamo andare oltre. Ora dobbiamo fare solo pochi metri a piedi.- mi spiegò lui. 
 -A piedi? Con questa cosa negli occhi?- borbottai io.
-Si, siamo quasi arrivati.- mi rispose lui. Lo sentii sbattere la portiera. Poi quella mia si aprì e lui mi aiuto a scendere. Chiuse la macchina e mettendosi dietro di me iniziò a guidarmi. Anche se ero coperta dalla bandana sentivo lo sguardo delle persone che ci circondavano e diventai rossa in viso per l'imbarazzo.
-Ci stanno guardando tutti.- mormorai continuando a camminare. Lui poggiò la testa sulla mia spalla.
-Stanno guardando te perchè sei bellissima, e stanno guardando me perchè sono il ragazzo più fortunato di questo mondo.- mi sussurrò all' orecchio, il suo alito caldo che sapeva di cannella mi accarezzò il collo.
-No, ci guardano perchè siamo ridicoli.- ribattei io, forse acidamente, ma non ero abituata a quel genere di cose. In meno di un secondo mi ritrovai tra le braccia di Niall. Ma non in un abbraccio, proprio in braccio a Niall, come una principessa. Urlai per lo spavento e seppi di aver attirato ancora di più l'attenzione della gente mentre il mio viso si colorava sempre di più di porpora. -Niall, mettimi giù immediatamente!- urlai cercando di assumere un tono autorevole. Lui fece come richiesto, ma quando i miei piedi toccarono terra mi accorsi che il pavimento sotto di me sembrava traballare.

-Ma dove...- iniziai io, ma il mio ragazzo dietro di me mi sciolse la benda e lo spettacolo che mi trovai davanti mi fece quesi commuovere. Era normale che il pavimento sotto di me sembrasse traballare, non mi trovavo più sulla terra ferma. Ero su uno di quei ristoranti galleggianti che attraversano il Tamigi. Davanti a me c'era un tavolo rotondo con delle rose al centro e dei candelabri, in un angolo un gruppo di musicisti cantori che iniziarono la loro melodia. Se poi contavo il fatto che fosse sera quell'atmosfera era magica. Mi girai verso il mio ragazzo che ora mi fissava con sguardo innocente, da cucciolo, con le mani dietro la schiena, postando il peso del suo corpo da un piede all'altro. Che cucciolotto. -Hai fatto tutto questo per me?- gli chiesi stupita indicando il suo operato. Lui annuì.

-So che per te questo doveva essere un giorno speciale. Sono stato tutto il giorno fuori. Non è stato facile prenotare un coso di questi solo per noi e...- iniziò lui, ma io lo interruppi posandogli un dito sulle labbra.
-Che cosa hai fatto? Lo hai prenotato solo per noi?- gli chiesi sorpresa mentre un sorriso compariva sulle mie e sulle sue labbra. Dolcemente lui annuì, incominciando a baciare il polpastrello del dito che gli avevo poggiato sulle labbra. Brividi percorsero il mio corpo. Lui scese a baciarmi il polso mentre i brividi si facevano più forti. Non riucii a resistere e mi fiondai su di lui. Premetti le mie labbra sulle sue, costringendolo ad approfondire il contatto. Anche lui rispose con fervore a quel bacio, tenendo una mano dietro la schiena, un pò al di sopra del fondo schiena, l'altra dietro la nuca.

Le mie mani erano intrecciate dietro al suo collo, impegnate a giocare con alcune ciocche ribelli alla base del collo.  Questa volta ero io a decidere, a condurre il gioco, era lui a essersi sottomesso a me, e non il contrario come sempre. Era la mia lingua a guidare la sua, erano le mie labbra a schiudere le sue, e fui io a decidere quando ne ebbia abbastanza. Ma il vero problema era questo: non ne avrei mai avuto abbastanza.  Quando ci staccammo eravamo entrambi senza fiato. Non ci eravamo mai baciati così, e ci piaceva. Mi piaceva. -Scusa.- ansimai senza aria nei polmoni. Lui mi zittì con un piccolo bacio a stampo.
-E' stato fantastico.- mi disse semplicemente. Sorrisi raggiante e lo abbracciai. Sapevo che non eravamo soli, che i cantori ci stavano guardando, ma proprio in quel momento non mi importava. Nialla aveva creato quella magia solo per me. Era stato un folle, il mio folle, il mio lepricano. Iniziammo a ballare lentamente su quella dolce melodia, mentre la voce da soprano di uno dei cantori rieccheggiava nell'aria. Io appoggiai la testa sulla sua spalla, una delle mie mani intrecciata alle sue, l'altra a circondare la sua vita, come stava facendo lui. La sensazione di pace che stava invadendo il mio corpo era devastante.

Non mi sentivo così felice da mesi, ed era strano pensare che quella felicità potesse essere causata da Lui. E se pensavo che all'inizio avevo tentato di allontanarlo mi sentivo una stupida. Ero felice, veramente felice. In quel momento un pensiero mi passò per la tesa e involontariamente incominciai a piangere, bagnando il suo collo. -Ehy piccola, che succede? Perchè piangi? Ti senti male?- chiese lui apprensivo portando due dita sotto il mento per potermi guardare in faccia. Io scossi la testa incapace di parlare, cercando di mettere a freno le lacrime. -E allora perchè...- iniziò lui, ma io lo interruppi.

-Sto bene, sto davvero bene, è questo il problema.- gli risposi io. Lui corrrugò la fronte cercando di capire. Ma come avrebbe potuto capire? -Sono felice. Dopo mesi mi sento realmente felice, e tutto questo grazie a te. Ma sento di non meritarmelo. Dopo ciò che è passato, dopo tutto ciò che è successo a causa mia, io sento che dovrei sentirmi in colpa perchè sono felice. E' come se una voce continuasse a urlare nella mia testa dicendo che non merito tutto questo, che non merito tutta questa gioia, che non merito te.- gli spiegai tra le lacrime e tra i singhiozzi. Niall portò entrambe le sue mani ai lati del mio viso, guardandomi dritto negli occhi.

-Lo hai detto tu stessa: è passato, è successo, e di certo non per colpa tua. Non devi sentirti in colpa, ma devi essere fiera di te stessa. Sei ritornata a vivere, a sorridere, sei di nuovo felice. E te lo meriti, dopo tutto il dolore che hai patito, ti meriti di essere felice. Metti a tacere quella vocina, perchè lei non è nessuno per comandarti. Tu devi dipendere solo da te stessa, non dimenticarlo mai.- mi disse con voce profonda senza mai distogliere i suoi occhi azzurri dai miei verdi.
-E' difficile.- sussurrai. Lui appoggiò la sua fronte sulla mia.
-Non ho mai detto che è facile, ma provaci, piano piano provaci, e vedrai che quando questa voce scomparirà del tutto, ti sentirai libera.- disse lui con voce dolce asciugandomi le lacrime con i pollici, talmente piano che ebbi l'impressione che mi stesse trattando come un oggetto fragile.
-Non so se ce la farò da sola.- gli risposi io mentre mano a mano che le seu leggere carezze continuavano io mi calmavo.
-Ci sono io con te.- mi assicurò lui. Io annuì tirando su col naso. Lui mi diede un altro piccolo bacio a stampo sulle labbra. Quando mi fui ripresa completamente sorrisi piano.
-Andiamo a mangiare?- gli chiesi io. Lui annuì sorridendo dolcemente, e prendendomi per mano mi guidò verso il tavolino. Mangiammo tutto senza mai smettere di ridere e scherzare, poi mi portò a fare un giro sul London Eye, dove passammo più tempo a baciarci che a vedere il meraviglioso paesaggio della Londra notturna. E quando ritornammo a casa, senza mai lasciarci le nostre mani sempre intrecciate, mi diede un ultimo bacio mozzafiato sulle labbra prima di lasciarmi davanti la porta di camera mia. Entrata vidi Hope stesa sul letto matrimoniale, ma il modo in cui era stesa non mi permetteva di stendermi a mia volta.

Senza pensarci due volte feci dietro front e andai in camera di Niall, che si stava togliendo la camicia. Anche se non aveva il fisico da modello era il più bello che avessi mai visto, aveva gli addominali appena accentuati, come piacevano a me.
-Liz, cosa...- iniziò lui, ma io lo fermai.
-Hope si è stesa su tutto il letto e non mi permette di dormire. Ti dispiace se dormo con te?- gli chiesi concentrandomi sul suo viso e non sul suo corpo. Lui sembrò sorpreso da quella richiesta all'inizio, poi si riprese e sorrise raggiante come un bambino. Lui si stese e io affianco a lui, con la testa poggiata contro il suo petto caldo.
-Non ti preoccupi di Hope?- mi chiese lui iniziando ad accarezzarmi i capelli. Io scossi la testa.
-Non pensiamo ad Hope per ora, ci siamo solo noi.- gli risposi accucciandomi di più verso lui. Lui continuò ad accarezzarmi i capelli e io piano piano, immersa in quel silenzio e in quella paca, caddi tra le braccia di Morfeo. O in questo caso è meglio dire tra le braccia di Niall, il mio Morfeo.  




Angolo Autrice
Non ci credo, sono viva. Sto realmente aggiornando? Dopo un mese e più di completa astinenza sto aggiornando per davvero? Non è un sogno?
Ok, scusatemi intanto per la mia enorme assenza, ma ho avuto problemi con la scuola e con i miei genitori, che mi hanno sequestrato il computer che ora sto usando in gran segreto anche se non so quando riaggiornerò.
Scusatemi davvero, ma non potrò fare uno dei miei soliti angoli autrice con Cory il Pandacorno e tutto, ma devo cercare di non spreacare tempo.
Veramente ragazze, non so che dire. Al solito il capitolo mi fa schifo, però vogilo comunque sapere cosa ne pensate, quindi, se non vi siete dimenticate di me, lasciatemi anche una piccola recensione.
Ora devo scappare, scusate ragazze, baci...
...SashaJohnson.




                                                                                 
 
  
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