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Autore: metaldolphin    06/03/2014    5 recensioni
"In un attimo sguainò le katane per affrontare il nemico, che si rivelò essere un agguerrito plotone della Marina. Ma al mio Spadaccino bastarono pochi minuti per sconfiggerli ed io mi alzai, orgogliosa, per andargli incontro.
Aveva le solite superficiali ferite a segnarlo, ma era in piedi e tanto mi bastava. Voltandosi, rispose al mio sorriso, un Dio della Guerra uscito vincitore dall’ennesima battaglia, alto e fiero della sua vittoria.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Usop | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiusi gli occhi e non lo guardai entrare, ma ne avvertii l’odore familiare e il passo pesante sulle tavole di legno del pavimento che si avvicinavano, poi la sua voce bassa e calda riempì quel silenzio opprimente: -Nami, come stai?- chiese, con l’apprensione che la timbrava chiaramente

Rabbrividii.

Poi mi resi conto che lui non era morto, che stava bene e mi era vicino.

Solo allora sollevai le palpebre che avevo tenuto serrate e lo guardai.
Aveva il viso tirato e stanco, ma era accosciato accanto al letto e mi fissava intensamente.

Le lacrime riempirono di nuovo i miei occhi, restituendomi un’immagine alquanto distorta di lui, ma non sbagliai obbiettivo quando mi lanciai ad abbracciarlo forte, per sentirlo solido e vitale sotto le dita e sulla mia pelle. Lo travolsi e ci ritrovammo a terra, tanto era il bisogno di percepirlo, per riuscire a sovrapporre la sua immagine a quella archiviata dalla mia mente, che lo vedeva immobile e freddo.

Impacciato, forse sorpreso da quella reazione, ricambiò la mia stretta e mi rassicurò: -Sono qui, sono qui, Nami.

Rimase a cullarmi finchè non mi quietai e, a mente più serena, parlammo.
Di come avesse percepito il distacco con dolore, quando il suo omologo era morto. Di come avessero faticato, Rufy ed Usopp, a separarmi da quel corpo. Di come fosse rimasto impressionato a vederlo e a sapere che l’avevano avvolto in una coperta con tutto ciò che aveva, prima di gettarlo in mare… a quello Rufy non aveva voluto che assistesse.

Allungai le mani a sciogliere il nodo della bandana bianca che portava al braccio.
-Cosa fai?- mi chiese.
-Torniamo ad un mondo normale.- spiegai, tirando fuori la sua bandana nera per legarla al posto che le spettava.
La fermai con un nodo piano e mi sedetti sul letto a testa bassa.
-Grazie.- sussurrò, ma io mi limitai ad alzare le spalle, allora mi chiamò, per attirare l’attenzione e dovetti guardarlo.

-L’ha fatto volontariamente. - disse, riferendosi al clone.
-Lo so, è questo che mi spaventa!- confessai.

Mi sedette vicino e mi strinse forte.
-Eravamo uguali: stessi pensieri, stessi ricordi, stessi… sentimenti. Ma questo lo sai già, vero?
Anuii.
-Non deve spaventarti l’idea che ti si possa amare al punto da rischiare tutto per proteggerti… lo avrei fatto anche io.- Affermò.

Sentii avvampare il viso per l’ira e lo spinsi via con violenza.
Proprio non capiva?
-Ed io ti ho detto che è proprio questo a farmi paura!- urlai -Non capisci che vederti morire una volta mi è già bastato? Non potrei sopportarlo ancora: ne morirei…- terminai, con un filo di voce.

Perché era difficile ammetterlo, un duro colpo al mio orgoglio, fargli sapere che tenevo a lui così tanto che mi si sarebbe strappato il cuore a metà, se avessi dovuto assistere alla sua morte… di nuovo.

Alle mie grida arrabbiate erano accorsi gli altri e, a farsi avanti fu Robin, che aveva capito la situazione al volo, come sempre prima degli altri.
In piedi, vicino a Zoro, parlò con voce pacata e serena: -Navigatore, chiunque ha paura di perdere chi gli sta vicino… possono dirtelo tutti, ognuno di noi è passato attraverso questa sgradevole ed indesiderata esperienza. Non nego che la tua recente vicenda sia stata una prova difficile da affrontare, ma rifletti: è stata la tua stessa paura, quella che ha spinto il clone di Bushido-san a proteggerti. Mi sbaglio?- concluse, rivolgendo quell’ultima domanda a Zoro, che confermò con un mesto sorriso.

Avevano regione.
Anche io avrei fatto lo stesso per chi amavo, ma lo shock che avevo subito nel vedermi morire proprio lui tra le braccia, mi aveva fatto perdere la prospettiva di quel punto di vista.

Non potevo sapere cosa ci riservasse il futuro, quindi era inutile cercare di negare certi legami affettivi solo per paura: rischiavo di perdere l’unica cosa per la quale valesse la pena vivere!

Eravamo pirati e il pericolo ci era compagno, ma lo eravamo per libera scelta, con tutto quello che comportava.

Allora mi sollevai ad abbracciare Zoro, ma stavolta sotto lo sguardo di tutti e non mi importava. In quel momento volevo solo il suo calore, il suo respiro e la sua forza.
Qualcuno rise, altri si imbarazzarono, Sanji pianse.
E non credo per la commozione.

Appoggiai l’orecchio al suo petto solido, bisognosa di ascoltare quel cuore battere forte e senza sosta. Con esso udii le parole che disse rimbombargli nel torace ampio: -Sono vivo, resto qui, se mi vuoi vicino.
Pensai che era il minimo che potesse fare, glielo dissi e sorrise, prima di baciarmi.

Non sapevamo come sarebbe andata, non era in nostro potere.
Ma lo era andare avanti e credere in quel futuro che aspettava solo noi.
   
 
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