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Autore: Pleurite98    06/03/2014    7 recensioni
Cosa saresti disposto a fare pur di continuare a vivere? Pur di continuare a pensare?
Trentotto personaggi. Un' isola. Un solo sopravvissuto.
Non puoi fuggire, non puoi ribellarti, puoi solo uccidere.
Sono queste le regole del programma. Chiare ed infrangibili.
Doveva essere la sesta stagione di Total Drama, invece si è trasformata in un incubo.
Dall'ottavo capitolo:
Quando decidi di prendere parte del gioco devi calcolare di dover uccidere chiunque ti capiti a tiro.
Anche se hai un solo amico, devi renderti chiaro nella mente che potresti essere costretto a ucciderlo. Soprattutto se è lui ad aggredirti. Non puoi aspettare che sia qualcun altro a farlo. [...]
Quando decidi di giocare lo devi fare davvero. Senza rimorsi. Senza rimpianti.
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Gwen, Heather, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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Dolore
 
Il sole splendeva ormai già alto nel cielo.
Duncan guardò Bridgette silenzioso, poi riabbassò lo sguardo.
Fece roteare la beretta con l’anulare mentre affondava la mano sinistra nella neve.
-Hai freddo?- chiese alla ragazza.
Lei si limitò semplicemente a scuotere la testa.
 
Geoff era amico di Duncan, forse uno dei pochi. Non meritava di morire in quel modo.
Nessuno di loro meritava di morire. Avrebbe vendicato l’amico.
L’avrebbe fatta pagare a quegli stronzi del governo. Non vedeva l’ora di togliere quel fottuto sorriso dal volto di Josh.
L’avrebbe fatto per Geoff.
 
Quando la testa del ragazzo saltò in aria, Duncan sbarrò gli occhi. Il sangue schizzò dappertutto.
Guardò il suo corpo esanime cadere a terra. Guardò Bridgette, sporca di rosso in volto, gemere e buttarsi verso l’amato.
Se quel gioco stava davvero per cominciare chi si sarebbe preso cura di lei?
Chi l’avrebbe protetta?
Non poteva permettere che anche lei morisse.
Aveva già assistito impotente alla morte dell’amico, non poteva permettersi di non fare niente.
Avrebbe portato in salvo qualcuno. Tutti se avesse potuto.
La vita aveva troppo valore per essere tolta così facilmente.
A volte pensava che quelli come lui avessero più chiaro questo concetto.
In ogni caso doveva proteggere la ragazza. Fortunatamente sarebbe uscito subito dopo di lei.
 
Bridgette non pensava più a niente. La sua mente era completamente vuota. Eseguiva ogni movimento meccanicamente. Aveva persino smesso di piangere.
Una volta giunto il momento, si alzò e prese il suo zaino poi uscì lentamente dalla stanza.
Il vento fresco le carezzò il volto
 
Quando anche Duncan uscì dalla barca, Bridgette se ne stava ferma sul pontile.
I suoi occhi verdi erano persi nel nulla.
La sua mente era come un piccolo ramo tenuto a stento in equilibrio. Ci voleva una grande concentrazione per non lasciarlo cadere.
-Bridgette- sussurrò il ragazzo –dobbiamo andare. Fidati di me. Seguimi.-
Quelle parole furono per la ragazza come un uragano.
Il rametto fu scosso e cedette.
Le sue urla di dolore squarciarono il silenzio.
In quel momento non urlava nomi, non urlava parole. Urlava e basta.
Si afferrò la testa e cominciò a scuoterla.
Si portò le mani al viso e coprì i suoi occhi gonfi di lacrime.
Il suo corpo tremava come non aveva mai fatto.
Le sue membra erano in preda da spasmi nervosi, come se una scossa le stesse percorrendo la spina dorsale.
Duncan si mise davanti a lei e le afferrò i polsi.
-Bridgette! Bridgette guardami!-
Le loro grida andavano coprendosi a vicenda.
La ragazza stava mettendo tutta la sua forza nelle braccia, per impedire che lui potesse vederla.
Voleva essere sola.
Sola con il suo dolore.
Che cosa voleva Duncan da lei?
Doveva andarsene.
 
Dovevano sbrigarsi. Doveva sbrigarsi. Non poteva permettere che qualcun altro scendesse sul molo.
Soprattutto se quel qualcun altro era Courtney.
Scoprì il volto della ragazza.
Lei lo guardò con odio. Probabilmente non capiva, ma non era lucida. Era segnata dal dolore.
Aveva fatto un patto muto con l’amico nel momento che era morto.
Lui avrebbe protetto Bridgette. Lui avrebbe salvato i suoi amici. Lui si sarebbe vendicato.
-Bridgette…-
Lei strattonò i suoi polsi dalla sua presa e si avviò verso il bosco.
Duncan la seguì e la ragazza non glielo impedì.
 
Geoff le prese le mani sorridendo. Si baciarono dolcemente.
-Sono felice di averti incontrata.-
-Anch’’io-
Lui la strinse forte a sé.
-Sei forse la cosa più bella che mi sia mai capitata.- le disse.
Lei lo baciò nuovamente.
-Non ci lasceremo mai, qualunque cosa dovesse succedere, promettimelo.- disse Bridgette.
-Lo prometto.-
Suggellarono l’accordo col più intenso dei baci.
 
Geoff non c’era più. Era morto. Morto.
Può sembrare difficile da accettare, ma il ragazzo con cui aveva trascorso gli ultimi anni e con cui avrebbe voluto trascorrere tutta la vita aveva cessato di esistere.
Niente più sorrisi. Niente più baci. Niente più promesse. Niente di niente.
 
Camminarono per circa un’ora immersi nell’oscurità. Poi Bridgette si fermò all’improvviso.
-Che cosa vuoi?- gli chiese.
Duncan rimase sorpreso. Era a prima cosa che gli diceva e non sapeva rispondere. Voleva troppo.
-Voglio farla pagare a quei bastardi del governo. Voglio vendicare Geoff. Voglio scappare da questa fottuta isola…-
Avrebbe potuto continuare, ma la ragazza lo interruppe.
-Perché sei con me?-
Non poteva dirle che lo faceva per l’amico. Sarebbe sembrato che di lei non gliene importava niente.
A lui fregava di tutti. O quasi.
-Perché sei la prima che ho incontrato.-
Il volto della surfista si contorse in una smorfia.
Si girò nuovamente e riprese a camminare.
Non disse a Duncan di andarsene, probabilmente quella risposta l’aveva soddisfatta.
 
Era già mattina inoltrata quando arrivarono sulla montagna innevata.
E così erano rimasti in trentadue.
Qualcuno si era arreso alle regole del programma.
 
L’unico castello di ghiaccio che era rimasto dalla quarta stagione era quasi completamente sciolto, ma i due erano riusciti a rinforzarlo e farne un temporaneo rifugio.
Nel suo zaino, Duncan, aveva trovato una beretta 92 FS con qualche cartuccia, mentre nel suo, Bridgette, aveva trovato un comune fucile da caccia con parecchie ricariche.
-Hai intenzione di scappare?- chiese la ragazza.
-Sì.-
-Come?-
-Ancora non lo so.-
-Non puoi, questa merda è studiata troppo bene.-
-Se non ci credi, allora perché non mi hai ucciso?-
Si fissarono per qualche istante.
-Non ho detto che non ci credo, ho detto che è impossibile.-
-Non è impossibile fino a quando non ci si prova.-
-Cosa hai intenzione di fare allora?-
Duncan si avvicinò alla ragazza, questa fece per spostarsi ma lui le prese il braccio.
-Ferma! Voglio vedere il tuo collare.-
-Ti intendi di elettronica?-
-Poco.-
Duncan esaminò attentamente l’oggetto.
-Al vincitore dovranno pur toglierlo, no?- affermò il ragazzo -Quindi deve pur esserci un modo per sganciarlo, è solo questione di tempo, riusciremo a toglierci questi dannati affari e cercheremo gli altri, li convinceremo ad unirsi a noi e scapperemo da quest’isola.-
 
-Li convinceremo ad unirsi a noi e scapperemo da quest’isola.- Josh sollevò il labbro superiore in segno di irritazione.
-Dobbiamo fare qualcosa, capo?- chiese uno dei soldati.
L’uomo distolse lo sguardo dalla radiolina contrassegnata come Duncan e guardò il soldato.
-Aspettiamo, manda un uomo a controllare costantemente quello che dice il ragazzo.-
 
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Angolo dell'autore
Ciao a tutti, questo è il primo spazio che ritaglio per me, quindi perdonatemi se fa un po' pena...
Allora, che dire? Innanzi tutto il capitolo di oggi non mi soddisfa pienamente, ma lascio a voi lettori il compito di giudicarlo.
In secondo luogo mi stavo domandando come cavolo sia possibile che non esista una mappa di Wawanakwa sul web.
Quindi mi sono dovuto arrangiare da solo e scusate ancora se quella sotto è un po' triste e imprecisa. (L'ho fatta giusto per farvi avere un'idea quando parlo di settori e robe varie realitive agli spostamenti).
Il prossimo capitolo lo pubblicherò a cavallo tra sabato e domenica, a presto !!

 
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