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Autore: pozzanghera    06/03/2014    1 recensioni
Andrea è una ragazza adolescente come tante o forse no. Tutti dicono che lei è strana, non è normale dicono e ogni volta lei sorride, come se ogni volta non si sentisse pugnalata, a volte non c'è niente che faccia più male delle parole. Una ragazza non è solo bella, simpatica, sorridente, una ragazza può sentirsi brutta, sola, indesiderata. Andrea è diversa e non vorrebbe, ma la vita non la si sceglie...
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Si alzò, e come tutte le mattine si vestì, si lavò la faccia e si preparò la colazione. Fuori faceva molto freddo e la cosa era piuttosto insolita, era metà marzo e quell'anno la primavera non voleva proprio arrivare. Sollevò l’avvolgibile: lui non c’era, forse stava dormendo o aveva troppo freddo per affacciarsi in cucina.
Attraversò il giardino chiamandolo più volte ma nulla, pensò che forse era andato in conquista di cagnette, era un cane così bello che quando andavano a passeggio tutti lo volevano accarezzare.
Chiuse il cancello e si avviò alla fermata dell’autobus, era raggiante nonostante la giornataccia che si prospettava. Elena sarebbe uscita in mattinata e l’indomani sarebbe tornata a scuola.
Quelle cinque ore volarono, quando tornò a casa la madre era fuori la porta con un’espressione un po’ troppo cupa perfino per lei che faceva diventare ogni cosa una tragedia.
“Che succede?”
“Ecco….” deglutì “Robbie…”
“Si? Che è successo?”
“È…eccco….lo ha trovato il vicino nel suo terreno”.
“Lo andiamo a prendere?”
La madre indicò un piccolo cumulo di terra senza erba, proprio di fronte la cucina, dove dormiva sempre lui.
Andrea sentì scendere delle lacrime calde sulle guance, la gola diventò secca e si inginocchiò vicino alla tomba del suo amico.
“Vieni a mangiare” e rientrò lasciandola sola in quel momento così assurdo.
Vale davvero la pena amare qualcuno? Ne vale davvero la pena se devo soffrire così tanto?
Non affonderò più la mano nel suo bel pelo nero, non lo guarderò più negli occhi…
Pianse per tutto il pomeriggio soffocando le urla nel cuscino. Non mangiò nulla quel giorno.
Il mattino seguente quando aprì gli occhi il mondo intorno a lei era appannato, si strofinò più volte gli occhi prima di alzarsi. Poggiò i piedi a terra e alzandosi si rese conto di avere un gran mal di testa.
Non importava, barcollando arrivò in cucina e sollevò l’avvolgibile. Non era un incubo, era successo davvero.
Fece colazione e uscì di casa, sarebbe voluta andare in qualunque posto purché lontano da lì, ma pioveva e la scelta era piuttosto limitata, decise di andare a scuola.
“Ieri ti ho scritto un messaggio” disse Elena appena si fu liberata dall’intera classe che l’abbracciava.
“Eh?” Andrea sollevò appena lo sguardo fisso a terra.
“Ti ho scritto un messaggio, ti è arrivato?”
“No…”
“Comunque grazie” e allargò le braccia per abbracciarla, ma lei si allontanò e sollevando le spalle entrò in aula. Ogni volta che Andrea evitava un suo abbraccio, Elena la rincorreva per tirarle un calcio dritto sulla natica sinistra, Andrea si arrabbiava e le dava un gran spintone, ma stavolta era con le stampelle e non poteva.
“Cos’ha?” chiese a Michele.
“Niente, perché?
“Boh, è strana”
“Dimmi quando sembra normale! Vuoi una mano ad entrare?”
Elena lo guardò, avrebbe voluto dirgli quanto era stata dolce e anche se sembrava la persona più menefreghista dell’universo, infondo era una persona buona.
“No, ce la faccio. Lo sai che mi hanno fatto salire con l’ascensore? Che figata!”
“Martini, vieni”
“No, professoressa, non vengo”
“Dai, vieni”
“No, mi metta due”
“Due, cara signorina è per chi non studia, non per chi non viene alla cattedra. Avanti, vieni”
“Le ho detto che non vengo”
La sua voce tremava quasi, erano tutti zitti, Andrea era la migliore della classe in spagnolo e mai avrebbe saltato un’interrogazione.
“Va bene, enneccì, non classificato, te la vedrai col preside”
Andrea serrò la mascella, perché quel mondo non capiva?
“Si può sapere che ti prende?” Elena le correva dietro poggiando e risollevando velocemente le spamelle, rischiando di cadere nel cortile dissestato della scuola, lasciò una stampella e le prese il polso. Andrea con forza si liberò lasciandola cadere sulla stampella a terra.
Si voltò, la vide ma proseguì.


NdA: Mi voglio innanzitutto scusare per aver tardato così tanto a pubblicare il capitolo, nella speranza che non mi abbandoniate, vorrei rassicurarvi sul fatto che la storia sarà conclusa e vi anticipo che ci saranno ancora altri 3 o 4 capitoli. Detto questo grazie e alla prossima.
  
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