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Autore: bic    06/03/2014    2 recensioni
Valar Morghulis.
Due parole che le avevano aperto la strada verso un mondo nuovo, diverso da tutto ciò che fino ad allora aveva conosciuto...
Dove la porterà il viaggio che colei che un tempo era Arya Stark sta compiendo?
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Daenerys Targaryen, Gendry Waters, Jon Snow, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L’elmo
- Non pensarci neanche! Escludo categoricamente che tu venga con noi, te ne starai tranquillo qui alla Barriera a fare il fabbro.
- Non sei il mio Lord Comandante, non spetta a te decidere se posso o non posso venire.
Lo sguardo di Gendry era furioso, come si permetteva quella sciocca ragazzina di dargli degli ordini?
- Sei una recluta, non hai abbastanza esperienza per uscire con l’esercito.
- E tu sei una ragazzina petulante e capricciosa, pensi davvero di essere più capace di me?
Le urla dei due erano così forti che tutto il contingente era ormai a conoscenza della favolosa litigata tra la sorella del Lord Comandante, nonché sorella adottiva della Regina dei Draghi e il giovane fabbro.
- Certo che sono più capace di te, lo ero già quando ti ho tirato fuori da Harrenhal o forse hai dimenticato il particolare che mi devi la vita. Non ti chiedo altro che di restare vivo e là fuori non avrò tempo per pensare anche a salvarti il culo.
Stavano veramente dando spettacolo ed oltretutto erano nel bel mezzo del cortile interno Arya aveva le mani chiuse a pugno con le nocche ormai bianche e il viso di Gendry non era mai stato così furioso.
Jon non poteva non intervenire perché quei due stavano mancando di rispetto a lui oltre che a se stessi: - Arya, ora basta!
- Gendry, resterai qui, come giustamente ha detto mia sorella sei una recluta e non puoi ancora partecipare alle sortite dei Guardiani della Notte oltre la Barriera a meno che tu non intenda prestare giuramento questa notte stessa, nel qual caso potrei anche…
- Lord Comandante, devo parlarvi, ora!
Arya trascinò Jon lontano da orecchie indiscrete, lo tirò per il mantello fino a raggiungere il grande montacarichi e ve lo spinse dentro. Cominciarono la salita: - Se stai cercando di farlo entrare nei Guardiani nella speranza di trascinarlo fuori dal mio letto, che sfortunatamente a causa delle sue remore moralistiche non abbiamo ancora condiviso nonostante tutti i miei sforzi; me ne vado, lo carico su Rhaegal e ti giuro che non ci troverai mai. Hai bisogno di me e del drago che cavalco. Non pensare neanche lontanamente di mettere Gendry in questa situazione, lui se ne starà qui alla Barriera a battere il ferro, costruire armi, rammendare calzini e mungere pecore. Non mi interessa cosa farà, lo voglio lontano dai combattimenti.
- E’ pericoloso amare così tanto qualcuno. Non potrai tenerlo sempre lontano dai pericoli.
- Mi interessa tenerlo lontano da pericoli che non può affrontare: gli Estranei non sono uno scherzo. E poi ho perso troppo: ho visto morire mio padre, ho visto la testa di Vento Grigio cucita sul corpo di Robb. Ho visto uomini torturare altri uomini e so che chi muore oltre la Barriera diventa un non morto e va abbattuto. Non potrei abbattere Gendry.
Gli occhi di Arya erano lucidi, non era facile vederla piangere. Fu in quel momento che Jon si rese conto di avere di fronte una donna, non più una fanciulla. Piccola, forse, non aveva certo ereditato la grazia e l’aspetto longilineo di Catelyn non sarebbe mai stata una Tully, lei era una Stark a tutti gli effetti, probabilmente era l’unica dei figli di Ned Stark ad assomigliargli davvero sia fisicamente che caratterialmente.
Non riuscì a trattenersi e la strinse in uno di quei caldi abbracci che tanto li avevano confortati nelle fredde notti a Grande Inverno, quando lei, spaventata da qualche incubo, si intrufolava nella sua stanza e si raggomitolava nel letto piazzando i piedini gelati contro le sue gambe.
- Piantala Jon, sono grande. - disse tirando su con il naso.
- Sì e ancora usi il mio mantello come se fosse un fazzoletto. Domani guiderai un intero esercito contro gli esseri più abbietti che gli antichi dei abbiano creato ed avrai di fianco solo le persone che ritieni idonee, ma sei sicura che Gendry accetterà?
- Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare.
Arya tornò ai piedi della Barriera. Gendry era a torso nudo che picchiava contro un ammasso incandescente: l’aveva visto concentrato su quel lavoro anche a Porta della Regina nei momenti liberi all’inizio sembrava un grumo arancione, ma da qualche giorno stava lentamente assumendo delle fattezze animalesche. Rimase ad osservarlo: era davvero un belvedere, in quegli anni era diventato un uomo, un gran bell’uomo a dirla tutta, mentre lei non era certo bella, non era alta, non era aggraziata, paragonata a Daenerys o a Sansa non era altro che un mucchietto d’ossa una via di mezzo tra una fanciulla e un guerriero, ma non era certo attraente, forse era per questo che nonostante i suoi sforzi Gendry si era tenuto distante.
Andò nelle sue stanze e scrisse una lunga lettera raccontandogli tutto ciò che era successo e che aveva fatto in quegli anni in cui erano stati separati, spiegandogli tutte le sue motivazioni: aveva bisogno di saperlo al sicuro per poter compiere la sua missione, aveva bisogno di qualcuno a cui tornare, non avrebbe sopportato di perdere qualcun altro che amava.
Rilesse la lettera. Avrebbe capito?
Raggiunse la fucina era quasi buio, ma Gendry era ancora lì, stava rifinendo il suo lavoro.
Il giovane sollevò lo sguardo, Arya non disse una parola, lasciò la lettera in un punto in cui lui la potesse vedere e voltò le spalle.
Tornò negli alloggi del Lord Comandante concordando con Jon le modalità di movimento da adottare: lei sarebbe stata nell’avanguardia cavalcando Rhaegal dall’alto avrebbe potuto anche tenere sotto controllo le retrovie in modo che gli Estranei non potessero chiuderli.
Quando scesero per la cena ormai i piani erano predisposti, Arya sperava di riuscire a parlare con Gendry, ma a cena non i fece vivo.
Prima di andare a coricarsi salì di nuovo in cima alla Barriera, ma questa volta non guardò verso nord, ma verso i sette regni. Non sapeva se avrebbe mai rivisto Daenerys, ma le augurava di riuscire a conquistare la pace e la serenità che meritava. Vide Rhaegal in lontananza che si tuffava tra gli alberi sollevando un polverone di neve e ne emergeva con quello che le sembrava un alce tra le zanne. I Draghi, benché creature abituate ai climi caldi si erano adattati tutto sommato bene alla rigidità delle terre del nord.
Arya scese nel piccolo alloggio dell’attendente che aveva occupato quando erano tornati da Porta della Regina. Il fuoco era acceso. Si tolse di dosso le pellicce e rimase con addosso solo una tunica. I capelli le erano cresciuti trasformandosi in un groviglio di riccioli scuri che le arrivavano alle spalle.
- Non starai pensando di tagliarli?  - La voce baritonale la colse di sorpresa e si voltò di scatto verso la porta che ora risultava aperta per metà. -  E poi in un luogo in cui ci sono tanti uomini dovresti tirare il chiavistello.
- Credo che nessuno dei guardiani tenterebbe una mossa dopo quello che ho fatto a Pyp senza contare che sono la sorella del Lord Comandante.
- E io, posso entrare?
La ragazzina annuì e gli mostrò una sedia accanto al fuoco.
Gendry entrò con un involto in mano: - Io non so come usare le parole, non sono capace di fare grandi discorsi e nemmeno di scrivere una bella lettera, so solo usare le mie mani. – Disse offrendole il fagotto.
Arya lo aprì: un elmo a forma di testa di Metalupo era perfetto, non ci sarebbe stato al mondo niente di più perfetto per lei.
Lo appoggiò con delicatezza su una delle pelli che si trovavano a terra poi salì in braccio a Gendry.
Gli diede un bacio lento e leggero sulle labbra, poi gli sussurrò qualcosa all’orecchio facendolo avvampare.
- Non so, non credo che sia il caso.
Lo sguardo di Arya era implorante.
- Ho paura di romperti, di farti del male, per me sei così preziosa.
- Allora dimostramelo – sussurrò Arya – ti voglio, voglio stare con te, voglio…
Non la lasciò continuare, fermò le sue parole con un bacio, poi si sollevò con lei in braccio e la distese sul letto.
- Mi fermerò appena me lo chiederai.
- Non ho nessuna intenzione di chiedertelo.
Si presero tutto il tempo del mondo, Arya non pensava che quelle mani fatte per modellare il ferro e l’acciaio potessero essere così delicate nell’accarezzarla. Scoprì sensazioni che non aveva mai provato, capì che nemmeno la gioia che avrebbe provato trapassando la gola del vecchio Frey con Ago sarebbe stata paragonabile allo stato di grazia in cui si trovava in quel momento.
- Gendry…
Era accoccolata sul torace del ragazzo che le stava lì gentilmente passando un dito su e giù per il braccio.
- Mmmh
- Ho bisogno di sapere di poter tornare a tutto questo. Quando sarà tutto finito ci costruiremo una casetta vicino a Grande Inverno avrai una fucina tutta tua, avremo quattro o cinque marmocchi moccolosi a cui tu insegnerai come forgiare una spada ed io insegnerò come usarla. Dimmi che sarà così, almeno per questa sera ho bisogno di pensare che questo sia quello per cui stiamo combattendo.
- Se questo è ciò che desideri farò in modo che si realizzi.
Arya sorrise e si addormentò. Gendry si svincolò dall’abbraccio e si rivestì. Raggiunse gli alloggi del Lord Comandante. Bussò cautamente.
- Avanti.
- Lord Comandante.
- Gendry, cosa ci fai qui a quest’ora?
- Mio Lord, siete il parente più prossimo di Arya, quando tutto questo sarà finito chiederò formalmente la sua mano anche se lei è una Lady e io non sono nessuno.
Jon si passò stancamente una mano sugli occhi: - Anche se lo volessi non potrei mettermi tra voi, Arya mi odierebbe per tutta la vita e sinceramente a me basta che lei sia felice, ma ti giuro sulla testa di Ben e sui Sette dei antichi e nuovi che se la farai soffrire verrò a strapparti le viscere e ti ci impiccherò, hai capito?
Gendry annuì e se ne andò, ma chi diavolo glielo aveva fatto fare di innamorarsi di una Stark?
Quelli erano tutti matti.
  
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