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CAPITOLO 16
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- Sara, dove sei?
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Nel buio della stanza riecheggiò il suono di quella domanda.
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- Qui.
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Il corpo della persona a cui apparteneva la prima voce, seguì il suono della seconda e, pochi secondi dopo, si trovò a stretto contatto con la ragazza.
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I suoi capelli, biondi, riflettevano quei pochi raggi di sole che le inferiate della finestra lasciavano penetrare nella stanza.
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- Eccoti...
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Prese a baciarle il collo, piano, con relativa dolcezza.
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Poi quei teneri baci si trasformarono in foga e desiderio.
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- Scusa, ma non mi va...non ora...non qui...
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- Qual è il problema?
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Sara si oppose alla forte presa che le cingeva i fianchi. Tentò di liberarsi, dimenandosi, nella ricerca di staccarsi da quel corpo troppo voglioso, per i suoi gusti.
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- Non lo so, ma non mi pare il caso...
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Il ragazzo non le mollava le braccia, premendola contro di sé.
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- Ho capito...vuoi giocare un po’...
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Sara si sentì mancare. Non voleva andarci a letto. Perché il loro rapporto doveva spingersi molto oltre il bacio? Si conoscevano da appena due giorni. Lei non provava niente nei confronti di quel ragazzo.
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Non voleva che la sua prima volta fosse in quel modo.
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Non in quella stanza d’albergo.
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Non dopo una giornata passata a bere in uno sporco bar nella periferia della città.
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Non voleva, non doveva essere così.
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- No, per favore, voglio tornare a casa, almeno stanotte.
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Già, la notte prima era stata terribile.
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Un misto tra alcol e canne.
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Si.
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Era terribilmente depressa.
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Odiava la sua vita.
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Le persone che la circondavano.
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L’intero mondo.
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Voleva evadere da esso, scappare lontano.
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Morire.
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E, allora, che problemi c’erano a lasciarsi violentare da quel ragazzo?
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Non vi erano motivi per cui lei lo respingesse.
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Cosa voleva dalla vita? Niente, e, in ogni caso, niente avrebbe ricevuto,
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- Anche stanotte in bianco?! No!
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L’avvicinò a sé, con ulteriore veemenza.
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Iniziarono a scendere caute ed inesorabili lacrime di delusione.
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- Sì.
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Ormai non aveva più niente per cui combattere.
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Non un amico.
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Non un amore.
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Non una famiglia che le volesse bene.
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Anche i suoi sogni erano svaniti, lentamente.
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Così come le sue ambizioni.
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No, non avrebbe opposto resistenza. L’avrebbe assecondato.
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- Brava...
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E mentre lui si faceva spazio tra i suoi vestiti, lei sentì il una terribile fitta al petto.
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Poi, per il resto della notte, più niente. Come se non avesse più un cuore e dei sentimenti.
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Non avrebbe mai più ripensato a quella notte.
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Ne avrebbe vissute altre, una dopo l’altra, senza ricordarsi di amare sé stessa.
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Michele era seduto su una comoda poltrona, nel salotto dell’appartamento di Sara.
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I genitori non erano in casa.
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Probabilmente non erano nemmeno al commissariato.
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Di sicuro, si erano presi una vacanza per dimenticare la “dolorosa” scomparsa della loro primogenita.
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Teneva stretta, tra le dita della mano, un fotografia.
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Non ritraeva né lui, né lei.
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Era una stella cometa.
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-Stanotte, sarà la notte più bella di tutta l’estate, Michele, sai!
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Il ragazzo strinse Sara al petto.
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- Che cosa accadrà?
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- Ma come?! Non ti ricordi? Stanotte è la notte di San Lorenzo!
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Lui la guardò stranito e sospirò.
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Lei gli diede un bacio. Dolce e tenero.
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- Stanotte- iniziò a spiegare la ragazza - E’ la notte delle stelle cadenti, e io ne voglio vedere e fotografare una!
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Una lacrima prese la sua discesa lungo il viso contratto del ragazzo.
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Erano passati solo pochi mesi da quel giorno, ma lui aveva rovinato tutto il loro rapporto e, ora, lei era chissà dove con chissà chi.
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Ricordava ancora molto nitidamente quello che avevano fatto.
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- Ci sei quasi, Michele?
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Il ragazzo caricò l’ultima valigia sulla macchina.
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- Ecco, questa era l’ultima.
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- Bravo!
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Gli diede un bacio sulla guancia e lo abbracciò.
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- Stanotte, saremo solo io e te sulla spiaggia...
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Gli scoccò un altro bacio, sulla bocca, e fece per sedersi sul sedile posteriore. Ma lui la prese per un braccio e la trascinò a sé.
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- Solo noi due...
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Ora fu lui a baciarla, e stavolta non gli importava se c’erano i suoi genitori a guardarli. L’amava e voleva dimostrarglielo.
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Stavano insieme da appena tre settimane e ogni momento era perfetto per consacrare il loro rapporto.
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- Michele...vuoi salire in macchina?! Tuo padre sta per perdere la pazienza.
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La voce pacata ma, allo stesso tempo, angosciosa della madre del ragazzo, fece sciogliere quell’affettuoso abbraccio.
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- Eccoci, mamma!
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Sottolineo con insofferenza l’ultima parola.
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Salirono svelti sulla macchina, uno affianco all’altro, stretti in un abbraccio più cauto.
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Il viaggio iniziò.
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Sarebbero andati, anche quell’anno, a Porto Fino, ma, quella volta, c’era una novità: Sara.
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Quello sarebbe stato il primo anno in cui le vacanze estive gli sarebbero parse una liberazione e non una tortura.
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Solitamente le passava con i vecchietti sulla spiaggia. Non aveva mai avuto amici in quella località vacanziera.
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- A cosa pensi?
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La voce dolce e premurosa di Sara interruppe i suoi pensieri.
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- A quanto sono fortunato ad averti vicino a me.
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Il viso della ragazza si era illuminato di una luce nuova. Le si poteva leggere negli occhi l’amore che provava verso di lui.
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- Grazie, amore!
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Si accoccolò ancora più stretta al suo petto.
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Era ormai sera, stavano per arrivare.
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- La nostra stella cometa si avvicina!
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Quelle parole fecero sobbalzare leggermente Michele.
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- Pensavo dormissi...
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- Infatti dormivo.
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Il ragazzo la guardò, apprensivo e sereno.
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- Allora ben svegliata!
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Le diede un leggero bacio sulla fronte.
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Lei si sdraiò sulle sue gambe scoperte. Portava un paio di pantaloncini corti e rossi. Glieli aveva regalati Sara quella stessa mattina, appena lui era passato a prenderla nel suo appartamento.
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- Mi stavo chiedendo una cosa, Michele...
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Lui sospirò. Quando Sara aveva qualche idea, le cose non finivano mai bene.
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- Dimmi.
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- Pensavo che si poteva invitare anche Giulia...
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- Perché?
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La voce del ragazzo era incrinata da un leggero fastidio. La biondina l’aveva notato subito e gli aveva tirato un piccolo schiaffo sul petto.
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- Perché è mia amica e mi dispiace un sacco pensarla da sola a Torino...sai che depressione che le verrà!
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- Ma non ha Daniele?
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- Lo so...ma mi sembra che anche lui parta per le vacanze...credo andrà a Malta...
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Iniziò a spiegare la ragazza, mezz’assonnata, ma Michele la interruppe.
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- E non può andare con lei?
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- ...con la sua ragazza.
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Terminò Sara.
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- Ah...pensavo stessero insieme. Da come me ne parli sempre, mi erano parsi una coppia...
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Sara alzò gli occhioni azzurri verso il viso rilassato, ma incuriosito del ragazzo.
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- E’ una storia veramente complicata...non te la sto a spiegare, altrimenti ci perdi la testa. Però, la possiamo invitare, per piacere...
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- Non so, mia madre ha già fatto storie perché io ho insistito per farti venire, non credo accetterebbe di buon grado un’altra ospite...
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La ragazza lo guardò immusonita e poi si rivolse alla madre.
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- Signora, le dispiacerebbe se invitassimo un’altra ragazza? Sa, sono tre anni che non fa vacanze e che sta sempre chiusa nel suo appartamento a Torino, credo le farebbe un immenso piacere venire...
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La donna ruotò gli occhi e poi rivolse uno sguardo interrogativo al marito.
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- Renzo?
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L’uomo assunse un’aria spaesata, come se si fosse appena svegliato dopo un lunghissimo letargo.
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- Cosa, cara?
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- Renzo! Perché non mi ascolti mai?!
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- Scusa, ma ero soprappensiero...
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In quel momento intervenne Sara.
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- Signore...siete stati molto gentili ad accettare la mia visita e vi ringrazio immensamente, ma mi era parsa un’idea molto carina invitare un’altra ragazza che è tre anni che non fa vacanze estive. Pensavo potremmo ospitarla nel nostro stesso albergo...ovviamente, io e lei, pagheremo la nostra parte e non daremo eccessivo fastidio...
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L’uomo, gli occhi fissi sull’autostrada che scorreva veloce e scura sotto le ruote roventi della macchina, sospirò e poi assunse un’aria bonaria.
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- Marta, credo sia proprio una buona idea, sai...
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In quel momento Sara si estraniò dalla conversazione e diede un buffetto al ragazzo, che le sedeva accanto.
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- Vedi, gli sembra una buona idea!
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Michele sbuffò, infastidito dalla possibile presenza di Giulia. Osservò la fidanzata sorridere, per convincerlo.
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- Dai...le telefono domani. Stasera la passiamo solo io e te...e anche le altre...
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Il moro, accettò controvoglia. Non era incline al litigio e voleva che quella vacanza fosse bella e serena, per tutti.
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- Va bene...telefonale domani mattina, però...non credo che in albergo accetterebbero se ci presentassimo in cinque anziché in quattro, come da prenotazione...
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Marta sorrise leggermente, nel pronunciare la frase.
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- Grazie, siete veramente due persone adorabili!
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- Niente, cara...speriamo solo che nostro figlio si diverta quest’anno...
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Poi i due genitori ripreso a osservare la strada e ad ascoltare l’autoradio.
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- Grazie anche a te, amore...
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Stavolta Sara sussurrò la frase.
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Michele era ancora poco convinto ma ricambiò quel sorriso raggiante con l’espressione più rilassata che potesse assumere.
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- Niente.
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Sara si sollevò dalle gambe del ragazzo e avvicinò le labbra alle sue.
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- Non vorremmo mai che ti annoiassi...
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Sussurrò sulle sua bocca. Poi lo baciò. Delicata, ma maliziosa.
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Michele si alzò dalla poltrona e si avvicinò al comodino da dove aveva prelevato la fotografia.
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La riappoggiò, con cautela e premurosità.
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Sapeva che quella era la foto preferita di Sara.
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Sapeva che quella era l’estate che lui non avrebbe mai dimenticato.
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E sperava che, anche per la sua ex fidanzata fosse la stessa cosa.
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Ma ora lei non c’era e lui era solo, in quel grande appartamento vuoto.
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Mosse incerto grandi passi verso la camera di Sara.
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Spinse, leggero, la porta e davanti a lui si parò una scena raccapricciante.
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DANIELE:
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Giulia...lo so, non mi vuoi sentire.
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Accetto il tuo desiderio, ma sto veramente male.
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Fammi almeno sapere se mi hai perdonato.
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Ti prego, Giulia...
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Ho capito quanto tu sia importante per me.
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Ti amo!
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Quasi non le cadde il cellulare dalle mani.
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Stava infilandosi il pigiama, pronta a dormire per dodici ore filate, poi era suonato il cellulare e il display segnalava l’arrivo di un nuovo messaggio.
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Quando ebbe letto il messaggio per circa dieci volte, si accasciò a terra, in un angolo della stanza.
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Il pavimento gelido era a contatto con la pelle nuda delle cosce, ma lei non percepiva alcun freddo.
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Le tremavano le mani, le gambe.
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Sentiva che non sarebbe riuscita a spiccicare una sola parola.
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Boccheggiava nella vana ricerca di parlare a sé stessa, per dirsi di calmarsi.
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“Ti amo”.
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C’era scritto proprio “Ti amo”.
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Iniziò a piangere.
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Singhiozzava freneticamente, come una bambina di cinque anni, ma non gliene importava.
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Quelle lacrime non scendevano dagli occhi, salivano dal cuore.
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Da quella remota parte del suo cuore che, con tanta cura, era stata arginata e che, da pochi giorni, sopiva in uno stato di impasse.
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Non aveva più provocato dolore, ma ora palpitava e feriva le pareti della cassa toracica come un martello impazzito.
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Non poteva fermarlo.
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“Ti amo”.
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Le aveva scritto “Ti amo”.
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Non riusciva a schiarirsi la mente. Perciò soffriva.
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Non era in grado di ragionare.
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Aveva perso l’istinto, qualunque ne avesse mai avuto.
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Era in uno stato di transito tra il meravigliato, il dispiaciuto, l’arrabbiato e l’innamorato.
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Piangeva, per sfogare quelle emozioni, così strane, tutte insieme.
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Passarono alcuni minuti, anzi, probabilmente anche una mezz’ora, ma a Giulia parvero ore veramente lunghe.
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Riprese il cellulare in mano, dopo essersi passata una mano sulle lacrime secche che rigavano il viso contratto e agitato.
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- Cosa devo dirgli?
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Riuscì a sussurrare quelle tre parole e le parve una conquista.
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Sentendo la propria voce, si calmò un po’ ed ebbe il coraggio di digitare il messaggio che aveva in mente dall’inizio di quella crisi, da quando aveva letto il messaggio.
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GIULIA:
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Sono io, Daniele che devo implorarti il perdono.
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Tu sei stato scusato, in qualche strana maniera, dal mio subconscio.
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Fra noi, sono riuscita a creare una barriera, per non soffrire.
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È alta.
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Non posso scavalcarla.
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Per me, ormai non sei più niente.
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Soffro molto nello scriverti queste parole, ma è così.
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Scusa, Daniele.
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Inviò il messaggio senza neanche rileggerlo, poi spense il cellulare e lo poggiò sul comodino vicino alla finestra.
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- Scusa Daniele...
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Era vero.
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Tutto ciò che aveva scritto era la pura ed inconfutabile verità.
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Aveva sofferto tantissimo, durante quelle settimane senza di lui. Talmente tanto, da non essersi resa conto che la sua mente aveva allontanato, poco a poco, il ricordo di quell’amore.
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Probabilmente, non era neanche così importante come lei aveva creduto, quando l’aveva provato.
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- Scusami tanto...
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Si concentrò sui pantaloni del pigiama a righe che doveva indossare.
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Tentò di allontanare ogni altro pensiero.
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Pregava che quella breve discussione non avesse fatto scattare un meccanismo di perverso dolore.
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Si sedette sul bordo del letto.
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Osservò, mesta, il cellulare. Era abbandonato accanto alle chiavi di casa e al portafoglio.
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Cos’avrebbe risposto Daniele? Avrebbe risposto? Cosa stava provando, in quel momento?
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Sollevò il lenzuolo e le coperte e si coricò nel letto comodo.
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Chiuse gli occhi, nel tentativo di addormentarsi, ma era tardi. Troppo tardi.
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Ormai, la sua mente aveva cominciato a macchinare.
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Cominciarono a scorrerle davanti agli occhi, le immagini di tutto il suo rapporto con Daniele.
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Quella notte non sognò.
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Ebbe una specie di incubo.
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Ricordò ogni singolo momento della sua vita passata con quella persona così speciale che, una volta chiamava “migliore amico” e che ora, per lei, non rappresentava più nulla.
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Il peggiore fra tutti gli episodi che riaffiorarono alla sua memoria fu quello dell’estate precedente.
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- Ciao Giulia, come va?
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Sara le aveva telefonato alle dieci di mattina dell’11 agosto, per un motivo che, allora, le era sconosciuto.
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- Bene...tu?
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- Mah...prova ad indovinare...sono in vacanza col mio ragazzo...potrebbe andare meglio?
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Nelle pause inseriva o qualche sospiro o qualche risata, come in tutte le sue telefonate.
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- Capito, magnificamente bene...perchè mi hai chiamato?
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Sara si schiarì la voce, appesantita dal sonno di una notte passata a contemplare il cielo, tra le braccia sicure di un ragazzo che l’amava immensamente.
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- Pensavo che potevi raggiungere me e Michele a Porto Fino...ti va?
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Giulia apparve confusa, ma anche imbarazzata.
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- Sarebbe bellissimo, ma io sono a Malta...
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- ...con Daniele?!
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- Sì...si è mollato con la ragazza, non so ancora perché, e ha invitato me...
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- Ah...
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- Non sei felice per me?
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- Beh...
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- Io sono felicissima...siamo arrivati tre giorni fa e mi sono già divertita un sacco...qui, Daniele, non conosce nessuno, così passa tutta la giornata con me...non hai idea di quanto stia bene tra le sue braccia...
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- Tra le sue braccia?
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- Sì...
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- Vi siete messi insieme?
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- Ti pare?! Non sa neanche quanto mi piace, figurati se mi viene a chiedere di metterci insieme.
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- E allora?
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- E’ che, proprio perché non sa quanto mi piace, mi abbraccia per dimostrarmi quanto sia importante per lui...
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- Eh?!
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- ...come amica...
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- Ah...mi dispiace...
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- Perché?! Io mi diverto tantissimo, sto veramente bene con lui...
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- Ma non ti senti a disagio?
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- No...ah...stasera mi porta in centro! Saremo soli, senza i suoi genitori e saremo fuori dal villaggio vacanze...
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- Capito...mi raccomando, non fare cose di cui potresti pentirti e divertiti! Ora devo andare, si è svegliato anche Michele e voglio dargli un benvenuto coi fiocchi...
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- Ok...vai dal tuo bel principe!
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- Ma che principe! Si è addormentato prima che vedessimo la stella cadente, così ho espresso il desiderio da sola...devo fargli una strigliata di quelle...
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- Ok...vai dal tuo bell’addormentato! Ciau.
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- Ciao, ci sentiamo domani, voglio tutti i particolari, mi raccomando...Ehi, dove credi di andare, tu?
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A quel punto Giulia riagganciò e si preparò per andare in spiaggia.
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Mise il costume, ma, quando stava per uscire, qualcuno bussò alla sua porta.
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- Sto uscendo...aspetta un attimo...
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Prese le chiavi della stanza e andò ad aprire la porta.
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- Daniele?!
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- Scusa se ti ho spaventata, ma dovrei parlarti...possiamo rientrare un attimo?
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- Sì...che c’è?
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Daniele si chiuse la porta alle spalle e si sedette su una poltrona affianco al letto.
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Aveva proprio una brutta cera. Sembrava che non avesse dormito per tutta la notte. E pareva anche molto triste.
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- Ha telefonato Giorgia.
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Giorgia era la ragazza che l’aveva mollato, prima delle vacanze.
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Giulia attese che Daniele terminasse di spiegare, ma lui non lo fece e si prese il viso tra le mani.
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- E allora? Cos’ha detto?
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- Niente di particolare, ma non sono riuscito a dormire...
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- Scusa, ma che ti ha detto per ridurti in questo stato?
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Giulia aveva preso il mento di Daniele con una mano ed ora il loro visi erano troppo vicini.
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Daniele fissò Giulia negli occhi, per un istante interminabile.
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- Giulia...
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- Si...?
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Lui si avvicinò ancora di più al viso della mora.
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- Daniele...che fai?
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Chiese Giulia, lottando contro il suo istinto che le diceva di tenere la bocca chiusa e di lasciarlo fare.
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Poteva sentire il respiro del ragazzo sulle sue labbra.
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Lui non l’ascoltò e la baciò.
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Era dolce.
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Era cauto.
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Era magico.
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E lei stava terribilmente bene.
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Gli cinse il collo con le braccia e lui la strinse a sé come non aveva mai fatto prima.
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Le loro labbra si univano e si staccavano ritmicamente e i loro respiri si erano fusi in un unico fiato che alimentava quel primo bacio.
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Giulia aveva perso la concezione di tutto ciò che le accadeva intorno.
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Era troppo felice e meravigliata per essere anche vigile, allo stesso tempo.
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Poi tutto terminò.
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Lui si staccò dal corpo della ragazza, sciogliendo quel piacevole abbraccio, e si allontanò dalla poltrona.
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- Scusa Giugiù, ma non posso amarti.
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Poi Giulia si svegliò, turbata dal ricordo di quei momenti, riaffiorati alla memoria dopo tanto tempo che erano stati allontanati da essa.
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Si era sentita amata e desiderata e, un instante dopo, respinta e amareggiata.
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Era stata un’esperienza terribile da un lato e bellissima dall’altro.
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L’estate, però, era stata lo stesso magnifica.
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Avevano deciso di mettere una pietra sopra quello che era accaduto e si erano divertiti allo stesso modo.
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Almeno così le era parso.
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A ripensarci, ora, tutto era cambiato.
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Lui non l’aveva più abbracciata e aveva cercato di evitare di stare da solo con lei.
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Da quel giorno, anche quando erano tornati a scuola, uno strano meccanismo aveva fatto scattare, in Giulia, l’idea che la trasformazione del suo rapporto con Daniele fosse possibile e che, un giorno, avrebbe potuto baciarlo di nuovo, senza essere respinta.
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Non era più riuscita ad essere semplicemente sua amica e ad accontentarsi di quel sentimento. Lei voleva di più e, anche se sapeva che non lo avrebbe avuto mai, sperava lo stesso di poterlo ricevere.
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Non era a conoscenza di quello che lui provasse, realmente, per lei.
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Aveva sofferto moltissimo, trascinata dalla corrente del dubbio.
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Poi era esplosa e, la parte peggiore dell’inferno, le si era parata davanti.
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Ora aveva perso definitivamente tutto e, a quanto pareva, non aveva mai smesso di soffrire.
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Stanca di ricordare, si alzò pesantemente dal letto.
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Il suo unico desiderio era andare a scuola, fingere che niente fosse successo e, tornata a casa, immergersi nei compiti, per non far riaffiorare ulteriori immagini.
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Mentre si dirigeva verso il bagno, per lavarsi la faccia e vestirsi, le balenò in mente il ricordo di ciò che avrebbe dovuto fare quel pomeriggio.
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- Cazzo, Lorenzo!
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Cambiò del tutto traiettoria e, invece di aprire la porta della propria stanza, si fiondò alla finestra, per afferrare il cellulare e scrivere un messaggio al ragazzo a cui aveva promesso un appuntamento.
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Non aveva alcuna voglia di restare da sola con lui.
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Non dopo una notte tormentata come quella.
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Un’altra volta Daniele le aveva rovinato i piani.
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- Che stronzo!
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Imprecò a fior di labbra.
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Ricordò, all’istante, che se avesse acceso il cellulare avrebbe trovato l’eventuale risposta di Daniele.
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Non voleva venire a conoscenza di una realtà tanto dolorosa.
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Ma doveva avvertire Lorenzo del cambiamento di programma.
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Sbuffando, Giulia accese il cellulare.
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Chiuse gli occhi, in attesa dello squillo della suoneria che l’avrebbe avvertita di un nuovo messaggio.
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Contò, mentalmente, i secondi e, dopo che ne furono passati ventisette, il telefono le vibrò in mano e la suoneria le riempì le orecchie.
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A stento, riaprì gli occhi.
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Erano arrivati due sms.
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Daniele. Daniele.
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- Non si è perso d’animo, perlomeno.
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Aprì il primo in ordine di arrivo.
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DANIELE:
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Se la scavalcassimo insieme?
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So che leggerai questo messaggio solo di mattina.
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Ti conosco troppo bene.
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Per questo so di amarti
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e so che anche tu mi ami, ancora.
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Ti prego, Giulia,
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dammi una possibilità!
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- Non posso, Dani! Non posso, lo vuoi capire!
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Urlò a sé stessa.
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- Perché non vuoi capire? Perché sei così dannatamente testardo?!
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Prese un pupazzo appoggiato, inerte, sul letto e lo scaraventò contro l’armadio dei vestiti.
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Esso ricadde, immobile, sul pavimento, con un espressione allegra sul viso da tigre.
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- Tu perché ridi, stupido tigrotto?!
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Lo prese e lo buttò sotto al letto, per non vedere più i suoi occhi di pezza, rivolgerle uno sguardo divertito.
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Si sedette, nervosa e triste, sul pavimento, con la schiena appoggiata alla testiera di legno.
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Si riappropriò del cellulare, dimenticato sul comodino, e aprì l’altro messaggio.
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DANIELE:
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Scusa.
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Non dovrei essere così insistente,
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ma tu mi hai cambiato.
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Da quando ti conosco,
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so di aver mutato comportamento.
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È merito tuo se, adesso, sono un po’ migliore.
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Grazie di tutto quello che tu hai fatto per me.
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So che non te la sentirai di rispondere.
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Ti amerò in silenzio, d’ora in poi.
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- Stupido!
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Esclamò, mentre il suo sguardo si velava di lacrime.
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Chiedo con tutta l'umiltà possibile scusa a tutti coloro che leggono questa fic.
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Non è stato corretto il mio comportamento, visto che avevo promesso di postare con regolarità, e per questo mi dispiace molto.
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posso solo dire che di mezzo ci sono stati l'esame di terza media, due concorsi e tanti problemi in famiglia e con gli amici.
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Cosa ne dite del capitolo?
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E' in assoluto il più lungo della storia, ma secondo me è molto bello.
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Anche perchè si capisce qualcoa di più sul passato dei protagonisti e si comprendono alcuni loro gesti del presente.
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Che ne dite di lasciare qualche recensione???
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Così posso sapere cosa ne pensate della fic...
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Lo so, tutti dicono questo, ma anche io ve lo voglio chiedere.
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Perchè mi servirebbe per crescere e migliorare.
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Ringazio di cuore:
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_NovemberThree_: mi dispiace non aver aggiornato tanto presto...però che ne dici di questo capitolo??? Secondo me, qui, la parte migliore è quella di Giulia. Daniele si comporta proprio da stronzo, ma ti asssicuro che a me è successo...un bacio!
Kikikaulitz: non posso promettere niente, perchè io sono la prima a non sapere come finirà. Nel prossimo capitolo o in quello dopo ci sarà una parte dedicata solo a Lorenzo...per scoprire n po' di più sul suo conto. Anche a me dispiace per Daniele, come mi dispiaceva nella realtà per il mio migliore amico...comunque grazie mille per la recensione!! Un abbraccio!
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Grazie mille anche a chi ha letto la storia e continuerà a leggerla e ancora grazie a coloro che mantengono la storia tra i preferiti.
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Alla prossima, e sarà presto
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la vostra affezionata
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Miss dark
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*_*
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