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Autore: Eos BiancaLuna    07/03/2014    1 recensioni
[Shakespeare, Opere teatrali]
[Shakespeare, Opere teatrali][Shakespeare, Opere teatrali] Romeo e Giulietta decidono di sposarsi ma il giorno del matrimonio lei conosce Mercuzio e improvvisamente si rende conto di non volersi più sposare. Scritta a 4 mani da me e una mia amica che adoro, basta sul gdr che ci ha fatto conoscere.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo Quarto

             

Giulietta, una volta a casa, corse in camera sua a togliersi l’odiato abito bianco e a scaraventarlo in un angolo della camera. La nutrice sulla porta la guardò con tenerezza poi l’aiutò a cambiarsi, “Figliola…oggi l’hai combinata grossa” le disse preoccupata “C’è giù Paride che ti vuole parlare” aggiunse e le sistemò i lunghi capelli in una treccia. La ragazza in silenzio l’ascoltò e una volta pronta scese nel salone per affrontarlo.

Paride la osservò avvicinarsi e subito le corse incontro con gioia “Non c’era bisogno che veniste fin qui” lo bloccò lei freddamente, “Noi due non abbiamo niente da dirci…”, lui la ignorò “Giulietta…siete cosi bella, e sarete mia!” la afferrò per un braccio facendola gridare.  Provò a baciarla ma lei con un calcio ed una serie di insulti riuscì ad allontanarlo.

 “Che sta succedendo qui?” chiese Tebaldo e si parò dinanzi alla cugina, poi sputò per terra “Vi consiglio di andarvene  se non volete morire”. Paride si alzò da terra e sorrise “Sarà colui che me l’ha strappata dalla chiesa a morire!” guardò il cugino di Giulietta poi si rivolse a lei “E voi sarete mia che vi piaccia o no!”.  Tebaldo lo cacciò di casa e tornò dalla cugina più arrabbiato che mai, “Anche il tuo Romeo morirà”, lei non gli rispose e se ne tornò di corsa in camera.

Mercuzio giunse al castello Scaligero, ovvero casa sua e chiese udienza immediata al Principe suo zio. Escalus sedeva nella sala del trono quando gli fu annunciato il nipote, si alzò e andò subito da lui che lo aspettava nel corridoio un po’ ansioso.

“Mercuzio, nipote mio, dite…”. Il suo tono era severo come sempre, l’espressione sul chi va là e gli occhi scuri attenti incorniciati da lucidi capelli neri lunghi fino alle spalle. Il nipote senza troppi giri di parole gli annunciò che Paride lo aveva sfidato a duello “Vi chiedo zio…la data, e la vostra benedizione”.

Il principe rifletté per un momento guardandolo negli occhi  “Sai che non voglio che succedano queste cose nella mia Verona…Ma sei un uomo d’onore, dovrai cavartela da solo” gli mise una mano sulla spalla “Cerca di non farti uccidere…e adesso raccontami il perché di questa sfida”.

La sera Giulietta aveva deciso di imparare a usare la spada, cosi ne aveva rubata una dal salotto e adesso fendeva l’aria sentendosi una stupida dopo un paio di colpi; l’elsa era molto pesante.

La lasciò vicino al camino spento e guardò il pugnale sul tavolo “Credo che tu sia meglio per me…”, sospirò e lo nascose sotto al cuscino. Senza Mercuzio al suo fianco si sentiva indifesa e sola. Pensò a lui,  all’abito rosso che già aveva sistemato nell’armadio e camminò per la stanza sorridendo quando un rumore alla finestra la fece sobbalzare.

Sorprendendo se stessa, pregò che non fosse Romeo ma…il giovane dai bei capelli che tanto bramava era di nuovo sul suo balcone. Lo fece entrare e si trattenne dall’abbracciarlo.

Lui la guardò sorridendo “Sorpresa!” e tirò fuori una rosa blu.

Giulietta lo guardò poi guardò la rosa con il cuore impazzito “E’… per me?” gli chiese annusandola “Ma me l’hai già fatto il regalo”. Lui replicò “E’ una specie rara che cresce nel giardino di mio zio, questa è la prima che abbiamo piantato quest’estate e io voglio donarla a te”. Lei lo ringraziò e la mise nel vaso insieme alle rosse.

“C’è anche questo” aggiunse e le porse un biglietto, “E’ un invito per domani, dai Montecchi c’è la festa di fidanzamento di Benvolio ed Arianna”. Giulietta lo ascoltò e lesse poi annuì “Troverò il modo di venirci”, lui si avvicinò “Se domani entro le tre Romeo non viene a prenderti inventati qualcosa e raggiungici…” disse qualcos’altro ma lei era presa dai suoi occhi, appoggiò l’invito da qualche parte e smise di pensare ai problemi.

“Con permesso…” disse Mercuzio inchinandosi. “No aspetta” lo bloccò lei, “Volevo chiederti se potresti insegnarmi a usare la spada”. Lui scoppiò a ridere e guardò vicino al camino “Ma allora fai sul serio?” rise ancora “Vedremo…adesso devo andare” ma in realtà non ne aveva la minima voglia.

La salutò di nuovo e sparì oltre la finestra.

Mentre tornava a casa rifletté su quello che stava succedendo, forse era il caso di farsi da parte e lasciarli vivere il loro amore senza intromissioni? Oppure tornare indietro da Giulietta, e chiederle se anche lei lo ricambiava? O meglio ancora, andare da Romeo e sfogarsi con lui? No, lui, il suo migliore amico innamorato pazzo…

Quindi decise di non fare nulla di tutto ciò e dormirci su, come se fosse stato facile poi, dato che Giulietta aveva deciso di tormentarlo anche nei sogni.

 

Il mattino seguente la fanciulla di casa Capuleti fu svegliata dalla balia con mille baci perché era il suo compleanno. Si alzò sorridendo e ancora mezza addormentata si guardò allo specchio…stava decisamente dimagrendo ma non le importava . Aprì il baule dove c’era il vestito rosso e prima di indossarlo lesse e rilesse il biglietto d’auguri per guardare ancora la calligrafia di Mercuzio.

Le tre arrivarono e lei si avviò nel giardino, ma di Romeo nessuna traccia. Qualcosa le diceva che non sarebbe arrivato cosi andò alle scuderie e ordinò a un servo di farsi sellare il suo cavallo. Il servo non obbedì e le ricordò che suo padre gli aveva proibito di uscire. “Vuoi che ti faccia frustare?” gli gridò impaziente “Sbrigati o me lo sello da sola”.

Una volta arrivata dai Montecchi mostrò l’invito alle guardie all’ingresso ed entrò soddisfatta “Questa non te l’aspettavi di certo papà” penso fra se e se mentre  un paggio la conduceva alla sala del banchetto. Giunsero a destinazione e il paggio si congedò,  Benvolio che l’aveva riconosciuta la salutò da lontano e le fece cenno di avvicinarsi. Lei avanzò verso di lui noncurante degli invitati.

Mercuzio che era in compagnia di due donzelle delle quali neanche sapeva il nome, girò la testa e quando la vide rimase folgorato dalla sua bellezza, incollò gli occhi a lei ed una sensazione strana lo invase. La vista di quella creatura col vestito che le aveva regalato, i fiori tra i capelli sciolti, il passo regale, il sorriso…Si allontanò dalle due fanciulle senza dire niente e la raggiunse. Giulietta che stava chiacchierando con Arianna e Benvolio li vide guardare alle sue spalle sorridendo e si voltò trovandoselo a un passo dal viso.

“Ballate con me…” sussurrò nel modo in cui la faceva più sciogliere e le baciò la mano cosi seducentemente che alcuni degli invitati se ne accorsero, tra cui la signora Montecchi che li osservava da lontano. Benvolio non ci fece troppo caso, prese Arianna sottobraccio e raggiunsero le due file al centro della sala. Giulietta sorrise a Mercuzio e non gli staccò gli occhi di dosso nemmeno quando furono uno di fronte all’altra.

L’orchestra prese a suonare e le loro mani si toccarono, la fanciulla vestita di rosso avrebbe voluto dirgli tante cose ma si trattenne e le venne da ridere. “Indossi il mio vestito…” gli disse lui a bassa voce, “Allora ti è piaciuto…”, lei girò su se stessa e rispose “E’ bellissimo…come i vostri occhi”. Lui rise “Ma il colore non è lo stesso…”, continuarono a ballare e Giulietta iniziò a sentirsi in imbarazzo per come la guardava .

“Già…” disse poi lei “Questo è il colore delle rose che mi pungono”. Lui la strinse per i fianchi e i loro respiri furono vicinissimi “E’ il colore di quello che provo dentro quando ti guardo”, lei volteggiò ancora e cambiò espressione “E quando penso a te…” sussurrò Mercuzio “E quando sono con te”. Giulietta iniziò ad avere paura di quelle parole.

La musica finì e tutte le coppie si divisero, lui invece la trattenne “Lo sai anche tu quello che c’è tra di noi…”, lei guardò altrove sconvolta e si staccò da lui. Benvolio davanti alla tavolata annunciò “Signore e signori, ringrazio tutti voi che siete venuti qui ad onorare me e la mia fidanzata” guardò Arianna che gli sorrise e le baciò la mano “Ma volevo ricordarvi che abbiamo qui oggi un ospite che oggi compie 14 anni, vieni Giulietta…” tutti applaudirono e lei andò a ringraziare i due fidanzatini.

Si voltò e vide la madre di Romeo scrutarla con disprezzo, la ignorò e tornò a ringraziare Benvolio. Mercuzio le si era avvicinato e le accarezzò una spalla nuda. “Non hai proprio paura di niente” gli disse a bassa voce girandosi “Ci stanno guardando in molti…”. Lui le accarezzò anche il collo “E tu lasciali guardare” le sussurrò all’orecchio facendola rabbrividire.

In quel momento arrivò Romeo un po’ barcollante, Benvolio subito andò a salutarlo e si dissero qualcosa che Giulietta non riuscì a capire cosi si avvicinò per salutarlo. Puzzava di vino. La vide e l’abbracciò “Cara! Mio sole! Tanti auguri…”. Lei lo guardò confusa “Ti senti bene?”, lui annuì e si precipitò a mangiare.

 Mercuzio chiese a Benvolio cosa stava succedendo e lui fece spallucce, quando Giulietta si allontanò gli disse che qualcosa c’era ma non erano affari loro. Durante la festa Mercuzio cercò più e più volte un approccio con la fanciulla in rosso che lo evitava, finché non la prese per un braccio e le ordinò“Vieni con me”.

Senza darle possibilità di replicare la trascinò nella biblioteca adiacente alla sala del banchetto. “Cos’altro devi dirmi?” gli chiese subito lei quando chiuse la porta e non lo guardò, chissà perché ripensò alla sera precedente… Lui gli fu subito vicinissimo “No, sei tu che devi dirmi…” sospirò “Giulietta, io sono pronto a farmi da parte se mi dici immediatamente che non provi nulla per me, che non sei attratta da me come io lo sono da te”. La ragazza avvampò e cercò di indietreggiare ma lui la tenne ben stretta.

Si guardarono in silenzio poi lui appoggiò la fronte sulla sua. Giulietta chiuse gli occhi e lentamente sentì la sua bocca sulla sua guancia poi sul mento e infine sul collo. Rabbrividì e le venne la pelle d’oca ovunque.  “Dai dimmelo” sussurrò lui e dopo averle spostato il nastro rosso sul collo glielo baciò prima delicatamente poi con più foga.

Lei cercò di allontanarlo e disse solamente “Io… non lo so…” col respiro corto ,ma alla fine gli accarezzò i capelli e lui la morse. Sentirono la voce di Romeo un istante prima che bussasse la porta e la aprì.

Giulietta si coprì istintivamente il collo con i capelli, “Mia adorata” disse Romeo “Devo parlarti, perché se non lo faccio adesso…”. Mercuzio fece per andarsene “No” lo fermò Romeo, “Resta pure amico mio”, e sorrise. Il biondo passò vicino a Giulietta toccandole la spalla con la sua e si mise in finestra.

“Giulietta come ti dicevo…” le si avvicinò “Devi perdonarmi…” gli occhi gli si riempirono di lacrime. Lei cercò di tranquillizzarlo, e a quel punto lui sembrò sul punto di cadere “Ho paura Giulietta, che non mi vorrai più dopo che te l’avrò detto”. Lei si voltò e trovò lo sguardo di Mercuzio a sostenerla, si rigirò e respirò profondamente “Ma amore mio” disse “Tra noi non ci sono segreti” alzò la voce di proposito.

Romeo respirò velocemente e lo disse tutto d’un fiato “Ho fatto tardi alla festa perché questa mattina mi sono svegliato alla locanda, nel letto di una…”. La ragazza credette di aver sentito male, lo guardò per un attimo che sembrò eterno poi indietreggiò e le mani di Mercuzio la bloccarono per le spalle, “Romeo ma ne sei sicuro?” chiese lui . L’amico lo guardò sconvolto “Ieri notte mi sono ubriacato, ma io non volevo farlo! Giulietta perdonami! Ti giuro che non volevo! Se potessi tornare indietro…” e provò ad abbracciarla. Lei se li scrollò di dosso entrambi. Mercuzio prontamente rimproverò l’amico “No…ma come hai potuto? Guarda come l’hai ridotta!”. Romeo s’infuriò “Cosa? Ma Mercuzio, anche tu hai sempre frequentato le donne di facili costumi! E adesso vieni a fare la morale a me?. L’amico lo prese per la giacca “Se sto con una donna è perché la amo, e se la amo non la tradisco…” Giulietta sbottò “Basta cosi!” e tornò di corsa in sala.

Le venne da piangere ma si trattenne, Benvolio le si avvicinò “Hai saputo…che…” smise di parlare perché lei gli disse “Bel regalo di compleanno che mi ha fatto vero?”. Benvolio e i suoi grandi occhi blu si intristirono. La abbracciò e le disse quanto le dispiaceva. Mercuzio li raggiunse e guardò l’amico che gli indicava la ragazza triste senza sapere cosa dire. Poi un paggio gli si avvicinò e gli porse una lettera su un vassoio d’argento. Lui rise mentre l’aprì “Ci siamo” disse a Benvolio che annuì. Giulietta chiese subito cosa c’era ma la ignorarono e si accordarono su quanto tempo ci avessero messo ad uscire.

Benvolio disse che andava a prendere la spada e Mercuzio gli ordinò “Fai in fretta, è già qui…”. La ragazza lo seguì “Mi vuoi spiegare che sta succedendo?” lui non rispose finché furono fuori da casa Montecchi, “Tu rispondi alle mie domande forse?”. Giulietta replicò ansiosa “E’ Paride, non è cosi? E’ giunta l’ora del duello?”.

Benvolio li raggiunse con la spada, Mercuzio l’afferrò “Vai dentro Giulietta, torna da Romeo e fate pace”. Lei lo trattenne “Io non ti lascio!” e lo disse cosi forte che Benvolio li guardò un po’ perplesso. “Senti tutto questo è successo per causa mia, evitate…” continuò lei. Il biondo le prese delicatamente il viso tra le mani “Esiste un codice d’onore che non si può infrangere, ora mi spiace ma ho un idiota da fare fuori…”. Giulietta lo trattenne ancora “No aspetta, non voglio che ti succeda niente di male!” gli occhi le si riempirono di lacrime.

Lui la abbracciò e disse a Benvolio che continuava a guardarli in modo ambiguo “Va tutto bene”. Quando si staccarono lei insistette per venire con loro “Ma perché?”  chiese Benvolio al limite della curiosità. “Te l’ho già detto, è successo tutto questo per causa mia”disse lei come se fosse ovvio.

Mercuzio s’incamminò e scosse la testa “Non è la risposta esatta, e lo sai…”, lei gli si parò davanti “Perché sei troppo importante per me, va bene? Sei contento ora che te l’ho detto?” gridò. Benvolio che continuava a non capire e a guardarla interrogativo le chiese quasi scherzando “Più importante di Romeo?”.“Si” rispose lei sicurissima guardando il biondo negli occhi. Benvolio rimase senza parole.

Arrivarono al luogo dell’incontro e Paride appena li vide disse ironicamente “Pensavo che avessi cambiato idea, vigliacco…” e notò Giulietta “Voi, cosa ci fate qui?”. Lei gli gridò “Risparmiate il fiato per la vostra ultima preghiera…”, Mercuzio le si parò davanti “Ancora osi rivolgerti a lei?”. Paride prese l’arma che gli tendeva il padrino e li guardò tutti e tre “Adesso capisco molte cose…”.

Giulietta gli si avvicinò “Vi ho detto di risparmiare il fiato…” lui la interruppe puntandole l’arma al collo “Tu e i Montecchi eh? Ecco perché non mi hai voluto sposare, piccola sgualdrinella…” Benvolio trattenne invano Mercuzio che si intromise tra i due con un fendente alla lama dell’avversario.

 “Ripeti quello che hai appena detto se ne hai il coraggio!” gridò a Paride che rise divertito. Benvolio cercò di calmare Giulietta che intanto pregava Dio di fare qualcosa. Paride sembrò più di una volta inveire contro di lei con la spada e Mercuzio prontamente lo scansava finché gli tolse la spada di mano e cadde a terra. Il biondo gli sussurrò “Riprendi la spada che mi voglio divertire ancora un po’”. “Ma che fa?” esclamò Giulietta “Ancora non lo ammazza?”. Benvolio era frastornato. Paride si affrettò a riappropriarsi dell’arma e i due ricominciarono a scontrarsi, stavolta concentrati su loro stessi.

 

All’ingresso di casa Montecchi giunse Tebaldo, le guardie gli chiesero l’invito ma lui riuscì a convincerli che era venuto a riprendere sua cugina, entrò e irruppe nella sala del banchetto per cercare Romeo. Andò da Arianna e le chiese “Dov’è Romeo Montecchi?”, lei educatamente glielo indicò poi gli chiese “Voi chi siete?”. Lui scoppiò a ridere e si allontanò senza rispondere.

Mercuzio ferì più e più volte Paride, era evidente chi fosse il più forte tra i due. Tuttavia si stava divertendo  come il gatto che gioca col topo. Paride sputò sangue e si asciugò la bocca, “Ora basta Mercuzio, è giunto il momento per voi di ricongiungervi con i vostri cari defunti…”, lui lo colpì “Come osi nominare la mia famiglia?”. I loro affondi si fecero più intensi. Giulietta scoppiò in lacrime silenziosamente. Paride continuò a provocare Mercuzio offendendo la ragazza, “Vuoi morire per lei?” gridò fra il cozzare delle lame.

Si fermarono per un istante a guardarsi con rabbia con le spade puntate, il conte rise ancora “E’ assurdo, morire per la puttana dei Montecchi…”. La rabbia esplose in Mercuzio come un leone che ha finito la pazienza. Gli si avventò contro e lo trapassò al centro del petto. Si trovarono faccia a faccia, “Va all’inferno” sussurrò a Paride e lo guardò negli occhi finché la sua espressione da ridente divenne vuota.

Ritrasse la spada e Giulietta corse ad abbracciarlo piangendo. Lui la strinse e guardò ancora il corpo di Paride senza vita. In parte si odiò per quello che aveva appena fatto. Il padrino dell’ormai defunto conte gli chiuse gli occhi e mandò qualcuno a chiamare il frate. Benvolio corse da loro e cercò di consolare la ragazza, l’amico gli porse la spada e lui la prese per pulirla.

 

Mercuzio allontanò Giulietta da quella scena di morte e le sollevò il viso guardandola dolcemente “Non devi piangere, sono qui con te adesso”. Lei si agitò “Si…ma come stai? Non sei ferito vero?” e gli toccò la camicia. Lui rise “Giulietta calmati, sto benissimo” la guardò e avvicinò la sua bocca alla sua “Sto sempre bene quando sei con me…”, le asciugò le lacrime poi la tenne stretta fra le sue braccia. Lei gli accarezzò i capelli e le guancie e non smetteva di guardarlo. Gli sfiorò le labbra con le dita e le passò di nuovo per la testa di fare quello che non aveva ancora fatto fino a quel momento…

 

“Che sta succedendo qui?” chiese Romeo ancora mezzo sbronzo. Benvolio guardò i due preoccupato e poi guardò il cugino. Tebaldo che aveva osservato la scena da lontano strillò avvicinandosi “Dovresti guardare li alla tua sinistra Montecchi!” e lo afferrò per una spalla facendolo voltare un secondo dopo che aveva visto Giulietta e Mercuzio abbracciati. La sua mente non riuscì a pensare subito a ciò che aveva appena colto, perché l’espressione malefica di Tebaldo lo aveva distratto.

Il Capuleti lo abbracciò “L’amore che ti porto…non può permettersi termine migliore di questo” e lo strinse sulla schiena “Sei un vigliacco!”. Romeo lo spinse via “Vigliacco io non sono, tu non mi conosci”. Benvolio si parò tra di loro e Tebaldo indicò lui e Mercuzio che si stava avvicinando “Messeri…” s’inchinò ridendo malvagiamente.

“Quale vile, disonorevole sottomissione, Tebaldo!” disse Mercuzio con disprezzo. “Acchiappatopi”, continuò a sfotterlo “Fatta avanti se ne hai il coraggio”. Benvolio tentò inutilmente di separarli “Tu!” rise Tebaldo “Che sei un uomo a metà! Cosa vuoi da me?”. Mercuzio ignorò l’offesa e gli si avvicinò “Perché no? Una delle tue 9 vite, Re dei gatti che altro non sei!”, Tebaldo lo spinse e Romeo gridò allarmato” Signori, per l’amor del cielo! Risparmiate questo scandalo! Il principe ha proibito queste dispute!”.

 

Giulietta inveì contro il cugino che appena la vide cambiò espressione “Giulietta andiamo via da qui…” la strattonò per il polso “Vedrai! Adesso sarai la mia di sposa!”. Lei si liberò il polso e afferrò il pugnale che aveva nascosto sotto al vestito “Non ti avvicinare ancora” glielo puntò contro. Suo cugino rise come non mai “Ti sei proprio rimbambita per bene a forza di frequentare questi”. Mercuzio le toccò la mano “Dai” le disse “Non fare sciocchezze”.

Romeo osservò la delicatezza con cui le aveva accarezzato la mano e come la guardava. Qualcosa di burrascoso si scatenò in lui. Giulietta si voltò a guardare Mercuzio e Romeo si senti ghiacciare. Lo stava guardando come se avesse visto la cosa più meravigliosa e straordinaria in tutta la sua vita.

Tebaldo sfoderò la spada e la puntò contro il giovane dai boccoli dorati. Benvolio prontamente riconsegnò l’arma all’amico e allontanò Giulietta che prese a gridare “No! Fermati Tebaldo!”. I due si scontrarono per un bel po’. Romeo cercò di separarli ma fu inutile, Tebaldo stava tirando fuori tutta la sua rabbia e più colpiva la spada del rivale più rideva soddisfatto. Ad un certo punto lo ferì ad una spalla e Romeo gridò disperato per il suo migliore amico. Mercuzio indietreggiò e si toccò la ferita che bruciava. La manica della camicia bianca si era lacerata e il sangue la stava colorando rapidamente. Tebaldo sembrò isterico “Arrenditi! E forse ti risparmierò!” saltellò . Giulietta cercava di liberarsi da Benvolio che la tratteneva e le diceva di non guardare.

 

“Non voglio ucciderti” gridò Mercuzio “Non costringermi”, Benvolio lasciò Giulietta e si precipitò dall’amico, Romeo invece trattenne Tebaldo da dietro. “Ma tu chi sei?” gridò il Capuleti, “Sei peggio tu di tutti noi! Ubriaco d’amore e dici pietà, sei come gli avvolti che il sangue chiama già…tu appesti la città! Mercuzio io ti ammazzerò”. “Tu sei come chi è in agonia invece…” rispose il rivale “Ridi che poi non riderai più! Ti farò miagolare vedrai”.

Continuarono a sputarsi contro insulti ancora più pesanti finché Romeo tirò fuori il suo pugnale e colpì Tebaldo “Adesso basta! E’ una questione tra me e te!”. Il ragazzo cadde a terra e chiuse gli occhi. Benvolio corse dal cugino che tremava di rabbia “Romeo Romeo calmati…”, guardò il corpo a terra. Giulietta corse da Mercuzio disperata per il sangue che stava perdendo “Non è niente…” le disse lui e buttò la spada a terra “E’ solo un graffietto…” perse l’equilibrio ma non cadde. “Oddio tu stai male” si preoccupò lei e chiamò Benvolio che prontamente si strappò un pezzo della camicia per ripulire il sangue.

Mercuzio si sedette sul prato e Giulietta gli fasciò la ferita. Lui la guardò intensamente e le sorrise ringraziandola. Romeo notò che anche lui la guardava come se avesse visto la cosa più bella del mondo. Avanzò di scatto contro la fanciulla “Credi davvero che lui possa esserti fedele? Eppure dovresti sapere che tipo è…”. Lei lo guardò senza capire e si alzò ma non aprì bocca perché lui la schiaffeggiò. Benvolio e Mercuzio si s’infuriarono con lui “Ma che fai!” gli gridò contro il cugino. Mercuzio di nuovo in piedi lo afferrò per il collo con rabbia “Sei impazzito!”.  Romeo senza volerlo gli aveva puntato il pugnale contro e l’amico si era bloccato dinanzi a lui.

“No!” urlò Giulietta esasperata. La presa intorno al collo di Romeo si sciolse e lui shoccato vide il suo migliore amico barcollare e toccarsi lo sterno sanguinante. Benvolio corse a sorreggerlo “Mercuzio come ti senti?” chiese al limite della preoccupazione “Chiedete di me domani…E sarà un miracolo che io risponda”. L’amico e Romeo lo guardarono disperati . “Ma le ferita non può essere tanto grave!” disse ancora Benvolio “No, no, no” rispose l’amico “Profonda come un pozzo e larga come il portale di una chiesa ma…basterà” .

Tebaldo aveva riaperto gli occhi e avendo visto  la scena si era alzato e aveva deciso di fuggire via. “Peste…” gemette Mercuzio “Peste! Alle vostre famiglie!”. Romeo gridò disperato fra le lacrime e accortosi di Tebaldo lo rincorse fuori dalla tenuta dei Montecchi. Giulietta implorò Benvolio di chiamare subito aiuto.

Mercuzio si accasciò a terra in un lago di sangue. Giulietta si chinò accanto a lui che la guardò con gli occhi lucidi. Lei gli afferrò la mano insanguinata “Resisti… Devi resistere, lo so che sei forte!” lo guardò “Andrà tutto bene…” pianse di nuovo e guardò verso la dimora di Romeo; Arianna li stava guardando bianca in volto e Benvolio la stava aggiornando disperato sull’accaduto. “Il medico sta arrivando” gli rispose la ragazza “Lo abbiamo già chiamato insieme al Frate per Paride…” Mercuzio sussurrò qualcosa e allungò una mano, Giulietta lo guardò ancora cercando di sorridergli.

Lui le sfiorò la guancia “Quanto vorrei toccarti ancora domani, e tutti i giorni della mia vita…” le lacrime scesero sul suo bellissimo volto. Lei lo interruppe “Ma che dici, certo che potrai farlo domani…” e gli strinse la mano. Il ragazzo socchiuse gli occhi perché era allo stremo delle forze. “Mercuzio ti prego apri gli occhi!” gli intimò lei con un tuffo al cuore, lui la riguardò dopo pochi istanti. “Non te ne andare! Resta con me!” gridò ancora Giulietta “Oh Dio ti prego!” singhiozzò e lo tenne fra le sue braccia. “Non piangere…” gli disse lui “Non devi…piangere” e le sfiorò il mento.

Si guardarono in lacrime poi lui sembrò riprendere un po’ le forze “Giulietta ascoltami…”, la avvicinò “Se non ce la dovessi fare…”. Lei si arrabbiò “Non dire sciocchezze! “, lui sospirò “Se non dovessi farcela…voglio che tu sappia ora…che tu sappia che…”. Lei appoggiò la fronte ai suoi capelli “Ssh non parlare, non devi sforzarti”. Dopo un attimo gli sussurrò all’orecchio “Io lo so già…”.

Benvolio tornò di corsa da loro insieme al medico e lui e Giulietta aiutarono il ragazzo ferito ad alzarsi. “Presto non c’è un minuto da perdere!” gridò l’anziano medico mentre lo trascinavano dentro. La festa ormai era finita e un divano come appoggio andò più che bene. Il medico tolse quello che era rimasto della camicia e osservò la ferita allo sterno.

Tirò di corsa fuori dalla valigetta, delle garze e del disinfettante che provocò a Mercuzio un forte bruciore. Giulietta pregò il medico di salvarlo e Benvolio offrì all’amico un cuscino dove poté affondarci le unghie durante la medicazione.  L’anziano ripulì gran parte del sangue e gli applicò una mistura di erbe, dopodiché gli fasciò l’addome e il braccio dove c’era una ferita più lieve.

“Ecco fatto” annunciò ai ragazzi “La ferita non è molto profonda però il taglio parte dal fianco e arriva allo sterno…”. Giulietta si sedette vicino a lui e gli toccò la fronte. Mercuzio chiuse gli occhi. “Ma…scotta!” disse lei. “E’ normale che abbia la febbre…” rispose l’anziano poi si rivolse a Benvolio “Io lo porto via, è bene che dorma da me, cosi potrò curarlo “, il ragazzo annuì.

“Dov’è Romeo?” chiese Lady Montecchi dalla cima delle scale.

Giulietta fissò Mercuzio che sembrava essersi addormentato. “Nipote…” continuò la donna, Benvolio le spiegò brevemente quello che era successo e lei corse a rimproverare Giulietta “Ah! Si sono scontrati per colpa tua, ci risiamo!”. Il medico s’intromise cercando di calmarla, anche Arianna difendette Giulietta poi annunciarono che la carrozza del medico era pronta. La madre di Romeo si ritirò sdegnata nelle sue stanze e Arianna abbracciò Giulietta “Non datele retta…”, la ragazza la ringraziò e si sentì improvvisamente stanca.

Arianna parlò ancora ma lei la vide sfocata, chiuse gli occhi e si sentì crollare, l’altra fanciulla la sostenne “Giulietta! Giulietta!”. Il medico lasciò Mercuzio nelle mani di Benvolio e corse a sentirle il polso. “Sto bene…” disse lei a bassa voce ma non lo convinse. “Arianna, cortesemente prendete i Sali nella mia valigetta…Credo che vi porterò entrambi da me” annunciò l’anziano guardando i ragazzi stravolti sul divano .

 

Più tardi Giulietta si svegliò in una piccola stanza che non era la sua, il sole stava calando e il primo pensiero che le balenò in mente fu quello del ragazzo ferito e in lacrime che le diceva “Voglio che tu sappia…”.

Si alzò dal letto di scatto e la testa le girò un po’. Si fermò a massaggiarsi le tempie poi uscì, nel corridoio incontrò l’anziano medico che le venne subito incontro “Giulietta, meno male che vi siete svegliata…Come vi sentite?” le prese le mani. “Come sta Mercuzio?” chiese lei senza rispondergli. Lui la guardò con un sorriso “Devo dedurre che state meglio…Vi ha chiamata nel sonno continuamente! E’ li” gli indicò la porta “Però cercate di non disturbarlo più di tanto, ha la febbre alta e sicuramente sta ancora riposando…”, lei gli lasciò le mani ed entrò nella stanza senza chiedere permesso.

 “Ah, signor medico, vi ho già detto che sto bene…quante altre volte devo ripeterlo?” si lamentò Mercuzio di spalle. Lei chiuse la porta e si avvicinò silenziosamente. Lui sbuffò dopo un attimo di silenzio e lentamente si girò. Incrociò lo sguardo della fanciulla in rosso e all’inizio non credette ai suoi occhi; rimase un attimo ammaliato dal suo sorriso.

“Siete proprio sicuro di star bene?” chiese lei ironica e lui strafelice le disse di avvicinarsi. Si tirò su a sedere con la schiena contro la testata del letto e lei si accomodò vicino a lui “Non ti devi sforzare!” lo rimproverò Giulietta.  “Il medico ha detto…”, lui la interruppe tappandole la bocca “Il medico ha detto che tu devi mangiare! Ecco perché svieni” la guardò serio poi la sua espressione si addolcì e tolse lentamente la mano dalla sua bocca che scivolò fino alla spalla scoperta. “Ti tengono ancora in punizione?” le chiese preoccupato. Lei annuì e distolse lo sguardo “Ma come vedi, me la sono tolta da sola la punizione…” risero poi aggiunse “Mio padre mi affama, ma io sono più forte di tutto questo…”.

Mercuzio si alterò e gemette di dolore. “Vedi che non ti devi affaticare!” gli disse lei “E tanto meno arrabbiare…”. Lui la guardò e le accarezzò i capelli “Ti porterò via da li”, lei gli disse ancora di non preoccuparsi e rimasero un po’ a guardarsi.

Giulietta da quando era entrata nella stanza gli aveva osservato i muscoli delle braccia possenti e i pettorali. Lo sguardo le cadde sulle fasciature e si chiese quando ci avrebbe messo a guarire del tutto. “Che c’è? Sembri imbarazzata…” le chiese lui ridendo. “Ma che vai farneticando!” rispose lei e guardò altrove. Lui l’attirò a se e si appoggiò con il viso contro il suo collo. Giulietta poté sentire quando scottava.

“Vorrei che tu guarissi domani” disse lei. Mercuzio sospirò e le rispose “Se tu sei con me io non sto mai male, anzi!” spostò il viso sulla scollatura del suo abito “Vedi, adesso si che sto guarendo”. Lei sbuffò però non si mosse. Lui la abbracciò meglio e accomodò la guancia proprio al centro del petto della ragazza. “Adesso è meglio se ti risdrai…” lo allontanò piano da se e si alzò. Lui rise e si scusò, poi tornò serio “A proposito…volevo chiederti una cosa”. Giulietta gli diede le spalle per guardare fuori la finestra “Sentiamo…” pronunciò con il cuore impazzito.

Ci fu un attimo di silenzio.

“Volevo sapere…”riprese lui,”Madamigella Capuleti….se ho finalmente, il permesso di farvi la corte”. Giulietta ridacchiò di gioia senza farsi sentire ma prima di girarsi decise di cambiare espressione. Lo guardò con le mani dietro la schiena e assunse un tono rigido “E’ a questo che pensi…”, “Perché, tu vuoi farmi credere che non ci pensi?” la interruppe lui. La ragazza lo guardò poi trattenne un sorriso “Forse… Ma ricordatevi che sono ancora fidanzata…” sibilò e si risedette sul letto.

 Lui le prese la mano fra le sue e la baciò ignorando quell’affermazione. “Però, stavo cosi comodo prima! Era molto morbido…”. Lei ritrasse la mano e prese un cuscino per tirarglielo. “Sono convalescente! Non puoi!” ridacchiò lui e l’attirò di nuovo a se. “Oddio, come scotti!” osservò lei e si avvicinò per toccargli la fronte, ma alla fine non resistette e gli passò una mano tra i capelli dalle radici alle punte. Mercuzio non la smetteva di guardarla intensamente e di metterla in imbarazzo. Alla fine intrecciò le proprie dita alle sue e sussurrò “Allora, me lo concedete, questo permesso?”. La osservò arrossire e cercare le parole giuste per rispondergli.

 D’un tratto la porta si aprì ed entrò la balia che notò subito le loro mani intrecciate poi il viso di Mercuzio e gridò “Giulietta!” quasi spaventata.

   
 
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