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Autore: clacla25    07/03/2014    0 recensioni
Diana sarebbe sempre voluta andare via da quel paese. Troppi ricordi,troppe cose la riportavano in guai passati. Diana prende un taxi ed arriva ad Holmes Cappel. Ma se tutto le ricordasse il suo passato,se un ragazzo la stesse per trascinare in un tunnel senza via d'uscita.
Harry ha venti anni e non conosce l'amore. Credeva di conoscerle le donne,dopo anni di ispezione delle loro labbra,ma ce ne sarebbero ancora tante pronte per un suo bacio. Eppure nessuno ha conquistato il suo cuore.
Ma due paia di occhi si incrociano e il ghiaccio si scioglie.
Ma Holmes Cappel non dà spazio per l'amore,in un posto in cui non c'è altra scelta,oltre alla mafia e alla distruzione.
Perché i muri non servono,se i veri mostri li hanno dentro.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I veri mostri dove sono?

Chapter 3: Caos!

Avrei voluto rifletterci,scriverci qualcosa sopra ma non riuscivo a comporre una sola frase. Il post-sbornia si faceva sentire forte e chiaro. Ad ogni piccolo movimento,la testa sembrava pronta a scoppiare ed il cervello sembrava ridursi in frantumi. I coniati del vomito erano finiti ma il senso di nausia continuava.

“Hey,stai meglio?” Bobby era entrato e rimaneva sulla porta con aria preoccupata in viso. A guardarlo,a sentirlo parlare,nessuno avrebbe detto che quell'uomo impugnava un'arma così facilmente,figuriamoci usarla. Ed ora,a vederlo sulla porta era ciò che assomigliava più ad un padre,nella mia vita.

Tutti i membri dei Joss-K,in realtà,erano diventati ormai la mia famiglia. In un modo,o in un altro, oltre al combattimento,erano capaci di farsi voler bene.

Bobby,poi. Bobby,si era dimostrato gentile dal primo giorno. Mi aveva portato le valige in camera,i giorni seguenti si preoccupava di farmi trovare a colazione i miei piatti preferiti. Poi,Bobby. Dolce,con quel sorrisino che ti avrebbe incantato ricordava tanto mio padre. L'aria da bonaccione,i tratti del viso rilassati e quella sua voce calorosa. Mi sembrava di riviverlo,mio padre.

“Sto meglio,grazie.” Risposi e poi ributtai la testa di peso sul cuscino.

“Non ho mai visto Harry ritirarsi così presto e con così poco alcol in corpo.” Disse. Le parole sembravano entrarmi in mente e poi mescolarsi tra loro per poi uscire di colpo,senza aver fatto alcuna presa.

“Uh-uh.” Sospirai.

Non ricordavo in un solo momento della sera prima. Una festa,probabilmente. La musica. Il caldo. L'aria irrespirabile. L'alcol. Io in pista. Boom! Buio.

“So che può sembrare cattivo,ma sai è un bravo ragazzo.” Continuò. E capii tutto. C'era qualcosa prima del buio. Un qualcosa troppo chiaro,troppo importante quanto forte,un qualcosa che qualsiasi quantità d'alcol non sarebbe riuscita a cancellare. Forse non volevo ricordare. Forse mi costringevo a non ricordare.

Ma come ho già detto,alcune cosa ti si posizionano nella mente. Non vanno via. Si nascondono in un angolo remoto e poi,proprio quando credi che vada tutto bene,ripiombano. Ti si posizionano d'avanti agli occhi,togliendoti la possibilità di ragionare.

“Suppongo che la festa sia stata divertente.” O mi prendeva per il culo oppure da giovane non aveva mai partecipato a delle feste del genere.

“L'alcol rende ogni cosa divertente.”Sorrisi. La testa iniziava a far meno male e la nausia era quasi sparita del tutto.

“Oh,Harry ha detto che puoi andare a mangiare con lui. Sai,noi non saremo a pranzo e non vorremmo lasciarti da sola.” Mi disse. Era in procinto di andarsene,era proprio sull'uscio della porta. Ma sbaam! Il ricordo,fattosi piccolo in un angolo,era ricomparso.

Non sapevo neanche se sarei riuscita a guardarlo in faccia,figuriamoci fare un pranzo intero con lui. E se poi avesse in mezzo la storia della sera prima,se ne volesse parlare? Sarei sprofondata. Ma non potevo scappare. Non c'erano luogo dove andare. Eravamo sotto lo stesso tetto,non sarei potuta andare da nessuna parte.

“Va bene. Mi preparo.” Risposi. Ci salutammo e poi,controvoglia,mi alzai.

Feci una doccia veloce,indossai dei jeans con una camicetta larga e delle vans. Pettinai i capelli,raccogliendoli in una treccia.

Sentii i passi per le scale,ma non mi mossi. Mi poggiai di peso sul lavandino e deglutii. Sentii Harry bussare. “Arrivo tra un secondo.” O forse non esco mai più. Pensai.

Respirai profondamente e poi uscii.

Harry era poggiato al muro e digitava qualcosa su cellulare.

“Ti va di andarci in moto.” Mi disse. Sembrava a suo agio,come se niente fosse accaduto. Forse non ricordava,forse la cosa non era tanto memorabile come l'avevo immaginata.

“Si. Dove andiamo?”

“Andiamo da Pizza Snack,ti va?” Annuii e salì in sella.

Cercai qualcosa a cui aggrapparmi e Harry sembrava conoscere a memoria ogni mio gesto. Afferrò le mani e le portò su i suoi fianchi. E non so cosa fosse peggio: se il fatto che non ricordasse cosa fosse successo la sera prima o il fatto che lo ignorasse. Non so quale delle due cose mi facesse incazzare di più.

“C'è qualcosa che non va,Diana?” Mi chiese una volta sistemati al tavolo.

“Non verrò a letto con te.” Risposi. Mi guardò divertito,ma sorpreso o non so che altro. Era difficile capire cosa gli passasse per la mente,come se avesse un linguaggio tutto suo.

“Giuro.” si portò una mano al petto. “Non proverò a venire a letto con te.” Sorrise,ancora divertito.

Sorrisi,a mia volta.

“Vorrei che fossimo amici. Sul serio.” Gli dissi. Sembrava essere caduto,di nuovo,in quel mondo parallelo,da dove nessuno sarebbe riuscito a recuperarlo.

Sembrò rianimarsi dopo pochi secondi e,come se niente fosse,mi fece qualche domanda sul mio passato. Fui vaga su tutto e poi toccò a me fare la parte del poliziotto.

“Vuoi parlarmi di te?” Gli chiesi. Non feci domande specifiche,non entrai nel dettaglio,gli lasciai la libertà di scelta.

“Sono Harry. Sono solo Harry.” Mi rispose. Ok,per quanta libertà io gli avessi dato,mi aspettavo dicesse qualcosa di più.

Scoppiai a ridere,incerta sul da farsi. Aveva un talento nell'evitare le domande.

Ma non risposi. Per qualche motivo evitava le domande su di lui? Sapevo della sua passione per le donne e vivevo nella sua casa,ogni segreto sarebbe saltato.

Lo guardai per un po' mentre mangiava la sua pizza: aveva un modo insopportabile di scostarsi i capelli. Sistemava quei ricci,non importa come,ma si ritrovavano perfettamente in ordine,o forse tanto in disordine da sembrare ordinati. Era fastidioso e odioso,mi metteva i nervi,quel suo modo di fare,perfino il suo modo di sorridere mi infastidiva: era sempre così attraente,poi quelle fossette mi innervosivano,assomigliava così tanto a un cupcake da farmi incazzare.

Non lo sopportavo proprio.

Harry pov's:

 

“Diana,ti va se andiamo al Bowling domani?” Le chiesi,nel parco vicino casa. Mi aveva chiesto di andare a fare un giro,stanca di stare chiusa là dentro. Mi sembrò giusto portarla lì. L'unico posto dove non c'erano spacciatori,o peggio,uomini pronti a sparare chiunque.

“Si.” Mi sorrise. La vidi restringersi nella camicia,sfregarsi le mani e il naso le si era arrossato. Aveva freddo. Mi levai la felpa e feci per poggiarla sulle sue spalle ma lei si scostò.

“Meglio andare a casa.” Mi disse.

Ed ecco che aveva rialzato quel muro,credevo di averlo abbattuto,ma era stato fin troppo facile. Credevo di conoscerle le donne,insomma loro adoravano queste sciocchezze, ma lei no. Da un momento all'altro era rientrata in quella sua sfera impenetrabile.

 

Vederla camminare con lo sguardo basso era terribile;sentire i pettegolezzi su di lei era peggio;ma sapere di esserne io la causa era il colpo di grazia.

Alcuni pensavano addirittura che fosse incinta,tutto questo per uno stupido ballo ad una feste. Alcuni la spacciavano per mignotta,altri si limitavano a guardarla da lontano e ridacchiare.

La vedevo attraverso i corridoi con passo svelto e sguardo basso,cercava di coprire il volto con i capelli ma il rossore era troppo evidente.

La situazione peggiorò,quando in mensa Lexi,una delle cheerleders,iniziò a parlarne.

“Dio,ma l'avete vista? Con quell'aria da santerellina,l'ha fatto con uno che neanche conosceva.” Diceva con voce divertita. Quel ragazzo ero io,ero io quello che conosceva appena,ero io quello che da ubriaca era riuscita a portarla a casa. Ma lei,non era entrata nel mio letto,tanto meno nel sedili posteriori dell'auto. Ma era colpa mia,se si fosse trattato di un altro ragazzo,tutto questo non sarebbe successo,la storia sarebbe stata dimenticata da tutti la mattina seguente e nessuno ne avrebbe parlato più. Ma non se ci fosse Harry Styles in mezzo. Ovunque centrasse lui la storia girava e girava ed ogni persona ne aggiungeva qualcosa.

La guardavo,farsi piccola al suo tavolo,non alzare gli occhi dal piatto. Guardavo Mabel che le sussurrava qualcosa e lei che annuiva senza capire realmente. Non riuscivo a capire se fosse incazzata o delusa,se fosse triste o verde dalla rabbia. Il suo volto era impercettibile e intorno a lei c'era ancora quella sfera.

“Vado a fumare.” Dissi. Portai il vassoio al suo posto e andai in cortile. Ero incapace di guardarla stare lì,seduta. Ero incapace di guardarla andare in frantumi e restare lì con le mani in mano. Ma qualunque cosa avrei fatto,avrebbe alimentato i pettegolezzi e avrebbe peggiorato la situazione. Dentro avevo un combattimento tra il prendere a calci in culo tutti o lasciare perdere la situazione.

Vado da Mabel.

-Diana

Se io non sapevo come fare per sistemare la situazione,lei aveva già preso le sue decisioni: mi avrebbe evitato,ogni minimo contatto in pubblico,ogni cosa potesse suscitare dei dubbi,avrebbe tagliato anche quella piccola speranza di amicizia che c'era ed ora ero solo. Io e la mia speranza in frantumi. Io,lurido stronzo,che ero stato lì permettendo agli altri di distruggerla.

“Amico,non credo che Diana tornerà a casa con te.” Niall comparì alle mie spalle.

“Lo so,andrà da Mabel.” Risposi freddo.

“Andiamo a comprare da bere,su.”Mi disse,dandomi una pacca sulla spalla. E mi resi conto,di aver perso anche quel briciolo di dignità. Niall aveva appena fatto ciò che io faccio con i miei amici presi da un amore scomparso.

Ripresi il comando della mia vita,per un momento i sentimenti aveva preso il sopravento,come se qualcosa in testa si fosse bloccato,qualcosa che mi impedisse di pensare liberamente.

Sei Harry Styles. Mi dissi. Esatto,sono Harry Styles. Non mi sarei reso vulnerabile così facilmente,di certo non per la nuova arrivata.

Una volta arrivati in macchina,dissi a Niall che non avevo affatto bisogno di alcol e che lo avrei accompagnato a casa,per poi tornare alla mia.

Così feci,passai anche da un tabacco per comprare delle sigarette e poi me ne tornai a casa.

“Dov'è Diana?” Mi chiese mio padre,appena mi vide entrare senza di lei. Ed ecco che la parte del paparino premuroso era entrata in scena,come se a lui potesse importare di qualcuno.

“E' andata a casa di una sua amica.” Risposi brusco,ignorandolo.

“Vai a prenderla.” La versione capo della gang era tornato. L'uomo spietato e viscido che conoscevo era tornato e non era cambiato.

Uscii sbattendo la porta,mi diressi veloce verso casa di Mabel,sperano che almeno Diana non avrebbe fatto storie e che sarebbe tornata a casa con me,senza storie.

Una volta arrivato,suonai e chiesi di Diana. La sentii sbuffare e la immaginai mentre alzava gli occhi al cielo.

“Non ci vengo,torno più tardi da sola.”Ed erano queste le storie di cui parlavo. Sbuffai,come se stessi parlando con una bambina,le afferrai il polso e la tirai verso me. Mantenne la sua posizione,non si mosse,si divincolò e fece un passo indietro.

“Non devi farmi da Baby-sitter.” Gridò. Sembrava incazzata e fuori di testa ed di certo non fragile.

“Andiamo a casa,Diana.”Cercavo di non alzare la voce,di mantenere un tono calmo ma faticavo a non sollevarla di peso e trascinarla fino a casa.

“Non sono delle tue puttanelle,Harry.”

Credeva questo,che per me fosse una delle tante? Credeva che l'avrei potuta sfruttare come qualunque altra? Non ci arrivava,vero? Se prima provavo a controllarmi,ogni forza era sparito,ogni autocontrollo si era fottuto.

“Fanculo Diana.”

Sfrecciai con la moto,verso casa. Allungai un po' il giro,sperando di tranquillizzarmi ma non ci riuscì.

“Non vuole tornare a casa.” Tornai a casa,forse urlando più di prima,pronto a subire una delle romanzine di mio padre che faceva la parte del paparino con una ragazza di cui sa poco e niente, e di farmi sentire in colpa per non essere il figlio che avrebbe sempre desiderato.

“Ci vado io.” Bobby intervenne. “Tu vai nella tua stanza e calmati.” E poi uscii.

“Tu non vai da nessuna parte.” Mio padre mi afferrò per un braccio,bloccandomi. “E spiegami cosa è successo.” Il tono era autoritario e roco,niente affetto,niente calore. Un tono freddo,pronto a gelarti il cuore.

“E' una bambina,deve crescere. Una stupida bambina.” Gli dissi.

“Dovresti farlo anche tu.”

E se ne andò.

Dalla mia camera sentii Diana rientrare,ed andare nella sua stanza. Per la cena non esci ed andai a dormire molto presto,ma il sonno non durò molto.

Quella notte le urla erano atroci,erano molto più forti del solito e di certo non permettevano a nessuno di dormire. Cercai di passarci sopra,di ignorare tutto e di tornare a dormire ma era delt utto impossibile.

Mi alzai e mi diressi nella sua stanza,più avanzavo nel corridoio più le urla erano terribili,sembrava che qualcuno la stesse uccidendo.

Entrai,si rivoltava nel letto e sotto le lenzuola sembrava piccola,proprio la bambina di cui parlavo prima,una bambina,forse cresciuta troppo in fretta.

Mi avvicinai al suo letto,le bloccai le spalle delicatamente e le sussurrai qualcosa all'orecchio. Sembrava ancora spaventata,tremava.

Mi feci spazio nel letto e la strinsi,sempre più forte. La ragazza che il pomeriggio stesso mi aveva gridato dietro,ora era lì,tra le mie braccia ed io,non potevo essere in un posto migliore di questo.

  
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