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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    07/03/2014    7 recensioni
(MadaraxTsunade centric / Altre eventuali coppie)
La guerra ninja è terminata, ma ciò che resta in mano ad entrambi gli schieramenti non è nè una vittoria nè una sconfitta: un accordo.
Un accordo che vede Konoha protagonista, un accordo che costringe due componenti dei due clan "originari" a collaborare per il bene del paese, poichè una decisione deve essere presa all'unanimità da entrambi, per impedire che altro sangue venga versato.
Non più un solo Hokage, non più soltanto una figura a governare il territorio, non più soltanto un clan al vertice: ma due.
Madara Uchiha e Tsunade Senju.

"-E’ una minaccia o un consiglio?- Ribatté lui con sottile ironia, e su quel volto spigoloso quanto maturo si accennò un sorrisetto ironico.
-Vedila come ti pare, Uchiha, ma se non mi lasci entro trenta secondi l’unica cosa che rimarrà integra di te sarà un lontano ricordo.-"
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madara Uchiha, Tsunade, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Life of a Queen'
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Capitolo Terzo
.:Pacifica convivenza – molto pacifica!:.
 
Erano ormai passate diverse ore da quando avevano iniziato il loro viaggio, la missiva ricevuta dal Paese della Sabbia era stata particolarmente chiara: era necessaria una riunione di tutti i capi delle terre Ninja per fronteggiare una nuova e misteriosa minaccia che incombeva su alcuni di loro e dalla quale sembrava dovessero guardarsi le spalle piuttosto attentamente.
Dopo innumerevoli liti e discussioni tutt’altro che pacifiche circa la decisione di partire entrambi, gli Hokage di Konoha avevano lasciato il villaggio in mano a Kakashi Hatake e si erano incamminati con una scorta esigua.
Inspirava a pieni polmoni quell’aria fin troppo tranquilla, i capelli neri e lunghi lasciati ovviamente sciolti sulla schiena, mentre vestiva la classica divisa da battaglia rossa – nonostante la collega avesse cercato in tutti i modi di fargli capire che non fosse proprio l’atteggiamento migliore per una trattativa del tutto pacifica.
E sì, aveva sottolineato in modo deciso quell’aggettivo che non sembrava appartenere nemmeno lontanamente all’Uchiha in questione.
Volse l’ennesimo sguardo omicida alla prosperosa donna affianco a lui, la quale si teneva ad una certa distanza – più per principio che per paura – e non sembrava minimamente considerarlo.
Tuttavia, quelle occhiate continue avevano cominciato a spazientirla più del dovuto, tanto che alla fine scoppiò in uno sbuffo sonoro e tutt’altro che tranquillo.
-E’ inutile che mi guardi in cagnesco, Uchiha. Non è colpa mia se siamo in ritardo.-
Sbottò nell’immediato, andando immediatamente al nocciolo della questione.
-Ah, non è colpa tua, Senju?- La canzonò ironicamente, fingendo uno sguardo stupito con fare fin troppo teatrale.
-Non sono io che mi sono voluta fermare alle terme!- Lo rimproverò con espressione glaciale, ricevendo in risposta solo uno sguardo di altrettanto astio.
-Ho vissuto per anni sottoterra, Senju, un po’ di comprensione!- Ironizzò lui fingendo di non prestarle attenzione, continuando a camminare.
-Oh ma se ne senti così tanto la mancanza ti ci rispedisco subito, basta chiedere…-
Lo provocò apertamente, aumentando il passo e raggiungendolo senza troppa difficoltà.
Lui si scocciò e si volse nuovamente verso di lei, incrociando quelle iridi ambrate che sembravano tutto fuorché pacifiche o intenzionate ad abbandonare la diatriba: avevano litigato solo per metà viaggio, si erano trattenuti fin troppo.
-E chi è che si è fermato in quell’insignificante villaggio a curare tutti degli ammalati? Chi ha distribuito senza criterio tutte le nostre scorte di viveri per il viaggio alla popolazione?- La rimbeccò senza fermarsi, lei non ebbe nemmeno lo spazio per protestare che lui continuò.
-E ancora, chi è che ha dimezzato la nostra scorta per dare la caccia a qualche criminale locale? Eh!?-
La rimproverò alzando il tono della voce, ricevendo soltanto l’ennesimo sguardo assassino di Tsunade: se c’era una cosa che detestava era che qualcuno si permettesse di giudicare il suo buon operato, specie quello che lei riteneva un crudele assassino.
-Si chiama prendersi cura della propria gente, Uchiha, questo non c’è scritto nel tuo meraviglioso e pacifico codice etico? – Rispose col medesimo tono.
-Sempre che tu sappia cosa sia, un codice etico, ovviamente.-
Terminò con una ironia tutt’altro che celata.
-Dal mio punto di vista, cara collega, quello si chiama sperperare tempo ed energie per un niente. Cosa ci ricaviamo da quel paesello mezzo disastrato? Nulla!-
Continuò sicuro della sua posizione, per poi scrollare le spalle e sbuffare, volgendo lo sguardo altrove.
-Ma cosa te lo spiego a fare… Sei una donna, cosa capisci tu di economia.-
Tempo tre secondi e la donna in questione lo prese letteralmente per il collo, costringendo la scorta a fermarsi.
-Non azzardarti a parlarmi così, emerito assassino. Se voglio aiutare la mia gente la faccio con o senza il tuo consenso!- Gli inveì contro, lui rimase di una calma quasi sconvolgente, accennando ad un sorrisetto ironico particolarmente divertito.
-Oh non temere, avrai tutto il mio consenso quando sarò Hokage da solo e ti spedirò a fare la buona samaritana in giro per il Paese del Fuoco.-
La presa sul suo collo aumentò, tanto che gli ANBU si tennero pronti ad intervenire, per quanto fossero consapevoli della pericolosità di quei due, in caso di uno scontro.
-Dovrai passare sul mio cadavere, Uchiha.- Lo intimò a denti stretti.
-Era la mia seconda ipotesi… a quanto pare ci intendiamo.-
Ed ebbe il terribile impulso di bloccargli il flusso del sangue al cervello, ma si ricordò del loro ritardo e lentamente lo lasciò andare, riprendendo a camminare con un passo più che spedito.
Una volta giunti al palazzo del Kazekage, questi li accolse con quanta più ben disposizione gli riuscì – ovvero un baciamano a Tsunade ed un’occhiataccia all’Uchiha – per poi invitarli a seguire uno degli inservienti affinché li accompagnasse nella loro stanza.
Stanza. Singolare.
Tsunade finse di non capire, Madara guardava da tutt’altra parte in quel momento e non aveva ascoltato una mezza parola, concentrato com’era a non ridere per tutta la gentilezza che la donna dimostrava a chiunque in vesti ufficiali – ovvero con tutti tranne che con lui.
Percorsero lunghi corridoi di un beige quasi nauseante, sino ad arrivare dinnanzi ad una porta quasi imponente con la scritta “Hokage” affissa, ovviamente nella zona riservata ai capi di stato.
-Questa è la vostra stanza, vi auguro un buon pernottamento.-
Li invitò la gentile signora.
-Sì, certo, ottimo. La mia stanza invece qual è?- Domandò l’Uchiha, già pronto a dirigersi altrove.
La kunoichi della Sabbia rimase interdetta e balbettò appena, passando dallo sguardo scocciato di Madara a quello omicida di Tsunade - che naturalmente aveva capito la situazione, purtroppo.
-Ecco… c’è solo una stanza per l’Hokage, signor Uchiha. Il vostro è un caso un po’ particolare, me ne rendo conto, ma non esiste una sesta suite che possa ospitarvi separatamente… -
Cercò di giustificarsi. Madara gesticolò appena con fare superficiale e sbrigativo, cominciava a sentirsi stanco dal lungo viaggio.
-Sono certo che la signorina Tsunade non avrà difficoltà ad adattarsi ad una stanza comune, quindi se foste così gentile da mostrargliela io le sarei molto gra-
Ma non terminò la frase che la bionda fece un passo avanti, lanciandogli un’occhiata furibonda ed intromettendosi, dopo avergli adeguatamente pestato un piede.
-Ma la galanteria l’hai persa per strada, razza di maleducato?- Lo rimbeccò volgendosi subito dopo alla signora, che nel mentre indietreggiava, intimorita da entrambi.
-Signora, la prego, gli mostri una qualsiasi stanza e lui da bravo uomo si adatterà, lasciando a me la suite.-
-Non vedo perché sia io a dovermi adattare, Senju. O forse non sai che noi Uchiha non possiamo mescolarci alla plebe?-
-Oh, ma certo, il povero principino cammina solo su tappeti rossi e moquette…- lo prese in giro modulando il tono della voce. -… e dire che uno come te, abituato a stare sottoterra come i topi, non dovrebbe essere così schizzinoso!-
-Vogliamo parlare della qui presente frequentatrice dei locali più alcolizzati e degradati dei paesi?-
-Quella è acqua passata, Uchiha!- Si riaffermò, irritata come non mai: era consapevole dei propri difetti, dei propri vizi e di ciò che l’aveva resa schiava per troppo tempo…
Eppure ora che era stata capace di reagire, non per se stessa ma per chi amava, non avrebbe permesso a nessuno di inveirle contro in quel modo.
I suoi scheletri nell’armadio li aveva affrontati da tempo.
-Non era sakè?-
Ironico, pungente, maledettamente divertito nel vederla irritarsi in quel modo.
-Ora basta! Io pretendo di…- ma quando si volse verso la kunoichi, questa se l’era già squagliata.
Sbuffarono entrambi contemporaneamente e, nello stesso attimo, volsero lo sguardo alla maniglia della porta.
Inutile descrivere la battaglia che si scatenò per riuscire ad entrare per primi, che si risolse con entrambi catapultati dentro e la porta sfracellata – tanto che Madara dovette ricorrere all’arte del Legno per ripararla.
Una volta all’interno, l’enorme letto a baldacchino – rigorosamente matrimoniale – li lasciò interdetti ed immobili ad osservarlo per un lungo ed intenso attimo.
Poi, quasi all’unisono, si lanciarono l’ennesima occhiata avversa.
-Tu dormi sul divano.-
-E dove sta scritto, Senju?-
-Nella galanteria comune, Uchiha! Voi principini con lo Sharingan non ne siete a conoscenza?-
Lo sbeffeggiò, braccia incrociate sotto il seno prosperoso e sguardo contrariato.
Lui, dal canto suo, era esattamente nella sua stessa posizione, con l’unico dettaglio che il più delle volte uno dei due occhi veniva coperto da un ciuffo nero.
La discussione continuò per una decina di minuti abbondanti, e terminò con una Tsunade adirata che si dirigeva verso una porta laterale con la valigia fra le mani.
-… allora in bagno ci vado prima io, screanzato d’una mummia!- Inveì.
-Fai quello che ti pare, isterica patentata!- Replicò con tono alterato, quasi a gridarle contro.
-Ignobile principino!-
-Sclerotica ubriacona!-
E terminati gli improperi, la donna si chiuse in bagno, lasciandolo solo nel suo palese nervosismo.
Attese pazientemente dieci, quindici, venti minuti ma Tsunade non accennava ad uscire dal bagno e dopo un lungo viaggio qualche urgenza cominciava a farsi sentire.
Ma non disse nulla, l’orgoglio era troppo per abbassarsi ad ammetterlo e per questo attese.
Mezz’ora. Tre quarti d’ora. Un’ora.
Della bionda nemmeno l’ombra e l’orgoglio venne bellamente mandato a quel paese dopo un’ora e mezza di attesa con le gambe ormai tremanti.
-Tsunade, per la barba di Sarutobi, quanto tempo hai intenzione di stare lì dentro?!-
Inveì ormai al limite della sopportazione fisica.
-Il tempo necessario, Uchiha. E non ti ho autorizzato a chiamarmi per nome!-
Rispose dall’interno del bagno, provocando l’ennesimo sbuffo dell’uomo.
Sì, si stava bellamente vendicando, e per quanto fosse un criminale mascalzone non sarebbe entrato nel bagno senza preavviso… non che vedere Tsunade nuda gli fosse dispiaciuto, ovviamente, ma un minimo di decenza l’aveva pure lui.
Poi un lampo di genio gli attraversò la mente e sul volto comparve un’espressione compiaciuta.
-Guarda che se stai creando una tecnica per ringiovanirti dovremmo star qua dei secoli, con tutte le rughe che dovresti nascondere…-

Inutile descrivere le condizioni della stanza –e di Madara- dopo quell’affermazione.


Note Autrice:
No, non sono morta! xD
Come detto ad alcuni, l'ispirazione è altalenante, perciò vi chiedo di portare pazienza... cercherò di non pubblicare sempre ogni due mesi D:
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e anticipo che nel prossimo l'argomento di cui i due personaggi discuteranno sarà molto... come dire... "delicato": il sesso!

 
  
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