- Molly, ti sei distratta. – la riprese Sherlock.
- Si, scusami. – Molly cercò di ricomporsi ed evitare che Sherlock individuasse il genere di pensiero che le era passato per la mente.
Molly lavorava spesso, quindi non trascorreva molto tempo in casa. I suoi giorni liberi li passava a leggere qualcosa, seduta sulla poltrona di John, o a intraprendere una, sempre, interessante conversazione con Sherlock. Mary e John, venivano molto spesso a far visita e questo faceva molto piacere a Molly anche se, molte volte, si sentiva in profondo imbarazzo, perché sembrava tutto così strano. Si sentiva in una di quelle assurde, ma davvero piacevoli, uscite a quattro.
- Com’è vivere con Sherlock? – chiese Mary raggiungendo Molly in cucina.
- Direi che va bene. Abbiamo raggiunto un equilibrio. Io non ho particolari abitudini e, a me, le sue non disturbano, anzi. Casa mia è sempre così vuota e silenziosa. Sherlock è un soggetto interessante e quindi ciò che fa non mi disturba.- Molly accompagnò queste sue parole con uno dei suoi sorrisi semplici e genuini che coinvolsero pure Mary.
- Se osa infastidirti troppo, fammelo sapere. Io e John gli daremo una bella strigliata. – Mary era così dolce.
I Watson se ne andarono, ma era ancora molto presto e a Molly non andava andare a letto, anche perché l’indomani non avrebbe lavorato. Sherlock sembrava della stessa idea.
- Giochiamo. – propose Sherlock, vedendo l’indecisione sul da farsi sul volto di Molly.
- Come vorresti giocare? È tardi per degli esperimenti. – a Molly non andava andare a letto ma si sentiva, comunque, stanca per concentrarsi in qualcosa di importante. Non voleva rischiare di non assimilare i suggerimenti di Sherlock.
- Potresti aiutarmi a risolvere un caso. –
- Questo non sarebbe proprio un gioco, non che mi aspettassi che tu mi proponessi un gioco con le carte- rispose Molly ridendo.
- Carte, no. Ma dovrei avere dei giochi da tavolo. – Sherlock affilò lo sguardo verso Molly. Per quanto l’attirasse l’idea di giocare, ad un qualunque gioco da tavolo, con Sherlock Holmes, preferì il brivido e la responsabilità di provare a risolvere un caso.
- Ok, allora. – Sherlock cominciò ad esporre la situazione – Mettiamo che io abbia diverse spie sparse in tutto il mondo. Sto cercando qualcuno ma non lo trovo, però, trovo degli indizi. I casi a cui mi sono dedicato ultimamente, erano semplici ma sembravano avere tutti qualcosa in comune. –
- Pensi ad un serial killer? Sherlock, tu stai parlando di Moriarty? – nonostante, Molly, avesse detto qualcosa che avrebbe provocato timore in chiunque, lei , sembrava tranquilla come prima. Sherlock non aveva trovato Moriarty ma aveva una pista. Sherlock Holmes, ha sempre una pista.
- Si, sto parlando di lui. Io credo si stia avvicinando ma non riesco a scoprire dove si nasconde, chi sta lavorando con lui, niente. – Sherlock si portò le mani unite alle labbra, stava pensando.
- Lo troverai Sherlock, quando sarà il momento, lo troverai. – Molly cercò di confortarlo.
- Lo troverò quando, lui, vorrà essere trovato- sputò Sherlock. Detestava trovarsi così indietro. Stava deludendo se stesso ed era preoccupato.
- Sherlock, non ti farà altro male, ne a te, ne a John, ne a nessun’altro. Lo sconfiggerai come la prima volta, anzi, stavolta, una volta per tutte. – Molly era sicura e fiduciosa. Quanta fiducia riponeva in quell’uomo, lo faceva sentire forte ma allo stesso tempo non degno di tutto ciò.
- Molly Hooper, come puoi, tu consolare, me?! – disse Sherlock, triste, forse.
- È te che verrà a cercare per prima e poi me. Io, sono, io. È scontato che gli tenga testa. È ciò che vuole. Ma tu, una semplice ragazza, hai contribuito alla sua sconfitta. Io e Moriaty abbiamo molte cose in comune, tra cui l’orgoglio e fidati, che quello è stato colpito per bene. – Sherlock rivolse a Molly un sorriso complice. Lei quasi se lo immaginò avvicinarsi e abbracciarla. Naturalmente non lo fece ma Molly sentii comunque un piacevole calore.
- Tu e Moriarty non avete nulla in comune. – Molly ne era sicura.
Alla fine, il resto della serata passò con una tranquilla sfida a Cluedo.