Cap
1
Una
volta arrivati su Midgard, Tyra si guardò
attorno, meravigliata. Aveva visto quel pianeta nella sua visione, ma
le erano
sfuggiti molti dettagli. Tanto per iniziare,
quell’enormità di costruzioni e
poi, benché la cosa la contrariasse oltre ogni dire, si
sorprese nel notare che
il cielo si vedeva molto poco e decisamente male. Su Asgard non
c’era nulla che
impedisse alle persone di ammirare la volta celeste, indipendentemente
dal
momento della giornata, mentre lì persino di notte si
faticava ad ammirare le
stelle.
-
Era questo il posto? – le chiese Thor, strappandola
dalle sue considerazioni.
-
Sì, era questo. – confermò, puntando
gli occhi
color ghiaccio verso la direzione in cui aveva visto apparire Loki.
Per
un attimo, mentre fissava il vuoto, si domandò
se Odino non avesse ragione e la sua non fosse stata davvero una
visione.
Magari era solo il desiderio smodato di rivederlo, di saperlo ancora
vivo.
Stava giusto per comunicare questa sua impressione al fratello, quando
questi
le fece segno di rimanere in silenzio. Tese le orecchie, alla ricerca
di una
fonte di rumore che spiegasse lo strano comportamento di Thor.
Poi
lo sentì, un sottile rumore di passi che
avanzavano sul manto erboso. Una persona sola, facile da sopraffare
all’occorrenza. Era già pronta in posizione
d’attacco, quando lo vide.
Le
apparve davanti come un fantasma. Gli stessi
capelli corvini, portati un po’ più lunghi
rispetto all’ultima volta che si
erano visti, gli occhi color ghiaccio e lo stesso volto pallido e
lievemente
spigoloso. Era lì, proprio davanti a lei, e la fissava senza
dire una parola. Thor,
al suo fianco, le rivolse un’occhiata penetrante. Era un
invito a mantenere la
calma, a non lasciarsi andare ai sentimentalismi, e sapeva che aveva
ragione.
Amava Loki, probabilmente non avrebbe mai smesso di farlo, ma non
poteva
permettersi il lusso di fissarlo con l’aria imbambolata di
una sciocca
ragazzina innamorata.
-
Tyra. – sussurrò il ragazzo, puntando le iridi
chiare nelle sue, mentre la sua espressione passava da fredda e
imperscrutabile
a illuminata dalla gioia.
-
Loki. Credevo che non ti avrei più rivisto. –
ammise.
-
Eppure sono qui, proprio di fronte a te. –
Tese
una mano verso di lei, invitante.
Tyra
gli andò incontro, venendo bloccata solo
all’ultimo istante da una presa ferrea. Si voltò
verso suo fratello,
contrariata.
-
Lasciami. –
Thor
scosse la testa.
-
No, lo sai che abbiamo una missione. Dobbiamo
riportarlo su Asgard, avrai tutto il tempo di parlargli più
tardi. –
Sapeva
che le sue parole erano
giuste, ma le suonavano così sbagliate.
Come poteva chiederle di aspettare ancora, non aveva già
atteso abbastanza
prima di poter nuovamente rivedere Loki? Cosa avrebbe cambiato un
abbraccio,
sarebbe stato troppo chiedere di provare ancora una volta la sensazione
di
benessere che l’assaliva quando la loro pelle si sfiorava,
quando le labbra si
congiungevano e il suo corpo non provava nient’altro che
beato oblio.
-
Fratello … – cominciò, supplichevole.
Sapeva
di stare usando una mossa sleale, perché
malgrado tutto i sentimenti di Thor nei suoi confronti non si erano
ancora
annullati del tutto, e che avrebbe dovuto sentirsi in colpa per la
facilità con
cui lo manipolava per ottenere ciò che desiderava, ma non
riusciva a impedirsi
di essere almeno un po’ egoista in quella circostanza.
Thor
alzò gli occhi al cielo, sbuffando e
maledicendosi per la propria debolezza.
-
E sia, puoi abbracciarlo, ma poi ce ne andremo. –
Lo
abbagliò con un sorriso grato, per poi rilassarsi
nella presa familiare di Loki. Chiuse gli occhi, inspirando quel
profumo che
fin dal primo istante era stato sinonimo di casa per lei. Si
lasciò stringere,
sentendosi una sciocca per l’incapacità di
trattenere le lacrime. Era vivo,
stava bene, e lei si metteva a piangere? Per tutti gli Dei, certe volte
persino
lei faticava a capirsi.
Loki
la strinse maggiormente a sé, accarezzandole le
onde corvine.
-
Ti avevo detto che sarei tornato. – sussurrò,
asciugandole le lacrime con le labbra.
Tyra
sospirò, incapace di trattenersi dal
rabbrividire di piacere sotto il suo tocco. Le era mancato
così tanto.
-
Ehm, ehm. – tossicchiò discretamente Thor.
Si
separarono quel tanto che bastava per non dare l’impressione,
tra l’altro fondata, di essere sul punto di saltarsi addosso.
-
È bello rivederti, ma siamo qui per riportarti a
casa. –
Loki
inarcò un sopracciglio, in segno di sfida, - E
se non desiderassi fare ritorno? –
Tyra
si allontanò di scatto, fulminandolo con lo
sguardo, - E questo cosa vorrebbe dire? –
-
Che non tornerò ad Asgard, non ora e di certo non
come prigioniero. – ribadì, ricambiando
risolutamente il suo sguardo.
-
Non torneresti come prigioniero … –
cominciò, ma s’interruppe
bruscamente.
Loki
aveva ragione; Odino non sarebbe passato tanto facilmente
sopra a ciò che era accaduto con i Giganti di Ghiaccio,
nemmeno se si trattava
del suo figlioccio.
-
Ok, forse all’inizio, ma poi tutto si risolverebbe
e tornerebbe come prima. – si corresse prontamente.
-
Magari io non voglio che tutto torni come prima. –
Già,
lui e la sua folle idea di conquista, come
aveva fatto a dimenticarselo? Preferiva dare inizio a
un’altra guerra pur di
governare piuttosto che tornare a casa con loro e sistemare le cose.
Per la
prima volta si chiese se non si fosse illusa sulla sua vera natura, se
il
desiderio di dominio non fosse la cosa a cui teneva più di
ogni altra. Più di
lei, di Thor, del pianeta su cui era cresciuto e della gente che fino a
poche
settimane prima lo aveva acclamato come principe.
-
Stai dicendo che preferisci rimanere su Midgard e
regnare piuttosto che seguirci. Che un regno è
più importante della persona che
hai detto di amare? – gli chiese, rabbiosa.
Lo
sguardo di Loki vacillò per un istante, ma si
riprese in fretta.
-
Tu non hai fatto lo stesso quando ti ho chiesto di
seguirmi, non hai preferito Asgard a me? –
Non
riusciva a credere alle sue orecchie, gli stava
davvero rinfacciando di non essere stata in grado di tradire la sua
famiglia,
la sua patria?
-
Era diverso, e lo sai; tu mi hai chiesto di lasciare
la mia famiglia, anzi no di tradirla, mentre io ti chiedo solo di
tornare con
noi. –
-
Non tornerò ad Asgard con voi, Tyra. –
Annuì.
Era certa che sarebbe andata a finire così,
ma non credeva che la rabbia sarebbe riuscita a prevalere sul dolore.
-
Bene, ho avuto la mia risposta. Fa quel che devi,
Thor. – aggiunse, voltandogli ostentatamente le spalle e
rivolgendosi al
fratello.
Thor
annuì, pronto allo scontro. Aveva sperato che
l’intervento
di Tyra fosse sufficiente, ma a quanto sembrava si era sbagliato di
grosso. Era
un dannato testone e stava buttando via tutto ciò che aveva
conquistato nei
mesi passati per qualcosa che forse non sarebbe neanche riuscito a
ottenere.
-
Quindi passiamo alle maniere forti, fratello?
– domandò, calcando
sprezzantemente sull’ultima parola.
- Già, temo
che le paroline dolci e le buone maniere non facciano per me.
–
*
-
Stark, sei sicuro che si trovi proprio qui? –
L’uomo
annuì, picchiettando contro il vetro del
rilevatore che lampeggiava con insistenza, - Assolutamente
sì, rilassati,
Capitano. –
Steven
alzò gli occhi al cielo. Possibile che quella
sottospecie di filantropo rivestito d’acciaio dovesse sempre
fare così tanto
affidamento sulla sua preziosissima tecnologia? Poi,
all’improvviso, una serie
di rumori giunse alle sue orecchie.
-
C’è uno scontro, questo il tuo prezioso rivelatore
non lo dice? – ironizzò, puntando in direzione
della fonte del rumore.
Due
giovani uomini, vestiti in modo assurdo,
combattevano tra loro senza esclusione di colpi. Leggermente in
disparte,
assorta in chissà quali pensieri, stava una ragazza. Fu
proprio quest’ultima ad
accorgersi della loro presenza. Alzò lo sguardo, in una
strana espressione tra
l’incuriosito e l’allarmato, e fu allora che vide
il suo viso. Capelli neri
come le ali di un corvo, carnagione alabastrina … E quegli
occhi. Dio, non
aveva mai visto occhi belli come quelli.
-
Capitano, ci sei? – domandò Stark, sventolandogli
platealmente una mano davanti al viso.
Si
scostò, irritato, - Certo che ci sono. Allora, è
il moro quello che dobbiamo prendere, no? Diamoci una mossa. –
Tony
annuì, leggermente incerto, poi lo seguì a
ruota. Quel Rogers quando ci si metteva era davvero maledettamente
strano.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo. Chiedo scusa se è un
po’ corto, ma ho dovuto separare questo e il prossimo,
perché altrimenti
sarebbe venuta fuori una roba da quindici pagine e non mi pareva
proprio il
caso. Spero che vi sia piaciuto e come sempre vi chiedo di farmi sapere
che ne
pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt