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Autore: Raya_Cap_Fee    08/03/2014    7 recensioni
Erzsébet Báthory, parente dell’ononima e famosa contessa del XVI secolo, discende da una delle famiglie magiche e purosangue più potenti dell’est Europa. E’ iscritta alla Scuola di Magia di Durmstrang ma in seguito alla morte del padre, Erzsébet e sua madre sono costrette a trasferirsi in Inghilterra, dove la ragazza comincia a frequentare il sesto anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Nella nuova scuola, la ragazza un po’ troppo sicura di sé fa nuove conoscenze di cui una molto interessante con un certo Draco Malfoy, tormentato da un compito che non riesce a portare a termine.

«I Báthory considerano un solo modo per mantenere intatta la linea di sangue puro… » disse Erzsébet con calma sfogliando il libro di Storia di Hogwarts «… ed è quello di sposare un altro Báthory» concluse sollevando gli occhi verdi dalle pagine ingiallite per posarli sul gruppo di Serpeverde seduto davanti al camino. Pansy Parkinson si volse a guardarla, il viso da carlino atteggiato in una leggera smorfia. Era evidente che non avesse gradito la sua intromissione nel discorso.

«Permettimi di aiutarti, Draco » disse Erzsébet, i capelli biondi illuminati dalla luce aranciata del tramonto.
Genere: Dark, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Serpeverde, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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A STONE IN THE HEART


 
CAPITOLO DUE

A cena terminata tutti si alzarono in piedi per uscire dalla Sala Grande “I nuovi vengano da questa parte per favore!” strillava una voce femminile al loro tavolo. Erzsébet la riconobbe come la ragazza che aveva urtato sul treno. Sul petto, oltre all’effige recante il serpente, aveva una spilla di Prefetto.

“Ehy tu! Ragazzino! Ti ho detto di metterti in fila insieme a tutti gli altri!” strillò ancora la ragazza. Erzsébet scambiò uno sguardo con Blaise “Dovrei andare con lei?” chiese indicando con un cenno del capo la ragazza-carlino.

“Oh non serve, ci sono anch’io” rispose una voce che non apparteneva a Zabini. Erzsébet ancora seduta si voltò a guardare Draco Malfoy, in piedi dietro di lei, e notò che anche lui aveva la spilla di Prefetto.
“Pansy diventa isterica ogni anno con i nuovi” commentò perplesso Blaise, alzandosi. Erzsébet lo seguì e fu affiancata dal biondo serpeverde. Era poco più alto di lei ma non grosso da poterle incutere timore.

“La nostra Sala Comune è nei sotterranei della scuola” le disse Draco varcando la soglia della Sala Grande “Ricordo che a Durmstrang non ci sono Case, è così?”

Erzsébet annuì guardando Blaise precederli in compagnia di un ragazzo allampanato, una zazzera nera scompigliata al posto dei capelli “Noi a Durmstrang siamo organizzati diversamente” rispose poi guardandosi intorno.

“Mio padre voleva mandarmi lì…” disse Draco, le mani affondate nelle tasche della tunica nera. Erzsébet osservò il suo profilo “Malfoy hai detto?” ripetè il cognome del ragazzo per ricordare qualcosa.

A suo tempo, la famiglia Báthory l’aveva costretta a studiare le famiglie Purosangue del Mondo magico, se non altro le più influenti. Draco sembrò irrigidirsi appena ma poi annuì. Alla ragazza non veniva in mente nulla riguardante la famiglia Malfoy se non…

“Lucius Malfoy è tuo padre?” disse rallentando appena il passo fino a fermarsi lungo il corridoio di pietra leggermente in discesa. Draco si voltò a guardarla, fermandosi a sua volta, le labbra leggermente arricciate “Sì”.

Erzsébet ricordò il viso stampato sulla Gazzetta del Profeta; il volto appuntito e i capelli talmente chiari da sembrare biondi come quelli del figlio.
“Ora è ad Azkaban, vero?” domandò la ragazza, gli occhi verdi fissi in quelli grigi e freddi del ragazzo.
Draco non rispose, era inutile se conosceva già la risposta.

“Mi dispiace, Draco” aggiunse allora Erzsébet “La decadenza è una triste sorte per una famiglia Purosangue”.

Riprese a camminare, ormai erano soli nel corridoio. Sentiva Draco procedere appena dietro di lei ma sembrava non essere più in vena di chiaccherare.

“E’ qui” disse d’un tratto lui fermandosi davanti ad una liscia parete di pietra. Erzsébet si fermò e tornò indietro per guardare insieme a lui, la parete umida.
Obscuritae” disse Draco e una porta di pietra scivolò di lato rivelando un corridoio dal quale provenivano delle voci “Questa è l’entrata alla nostra Sala Comune. La parola d’ordine per questa settimana è quella che mi hai sentito dire. Ogni sabato a mezzanotte, la parola cambia. Se non la ricordi non entri” aggiunse in fretta Draco guardandola appena.

Gli fece un cenno con la mano ed Erzsébet entrò per prima. La sala Comune Serpeverde era piuttosto piccola. Un camino di pietra occupava la maggior parte della parete di destra e davanti vi erano alcuni troni di pietra sui quali sedersi a godere del tepore delle fiamme. C’erano anche divani e poltrone normali, ora tutti occupati. Erzsébet sollevò lo sguardo al soffitto umido dal quale pendevano lanterne dalla luce verdognola. L’insieme della stanza era freddo, impersonale ma le piaceva.

“Siamo sotto il lago per questo è tutto piuttosto umido” sentì la voce di Draco al suo fianco. Era talmente vicino che il petto di lui le sfiorava la spalla e un brivido le percorse la schiena.

“Erzsébet! Vieni qua!”

Blaise Zabini le stava facendo segno di avvicinarsi a uno dei troni in pietra.

“Erzsébet, ti presento Theodore Nott e Pansy Parkinson” continuò il ragazzo di colore quando fu abbastanza vicina. Theodore era il ragazzo con cui l’aveva visto allontanarsi, aveva un'aria volutamente trascurata che lo rendeva quasi attraente. Pansy Parkinson invece era la ragazza-carlino.
“Buonasera” esordì lei, educata. Aveva l’impressione che tra le file dei Serpeverde non vi erano che Purosangue e forse capì perché il cappello l’avesse mandata lì.

Pansy la osservò con malcelato malcontento ma rispose al saluto sebbene fosse concentrata su qualcuno alle sue spalle, Theodore invece si alzò per baciarle una mano.

“Ho sentito parlare molto dei Báthory” disse Nott con un sorriso freddo. I Báthory erano una delle famiglie più influenti nell’est Europa, tra le sue file annoverava parecchi maghi e streghe potenti e votati a una magia tutt’altro che tradizionale.
Erzsébet era abituata ai commenti sulla sua famiglia, alle adulazioni, al rispetto e al timore che ne derivavano. Annuì appena e poi prese posto a sedere davanti al camino. Alcuni della sua famiglia erano sostenitori del Signore Oscuro, quasi tutti in realtà.

Fissò gli occhi verdi sulle fiamme del camino e sospirò appena. Suo padre, István Báthory era stato ucciso in circostanze misteriose nella loro tenuta di campagna. Era un sostenitore di Voldemort sebbene non troppo convinto. A lei non importava, il suo cognome le bastava.

“Stai bene, Draco? Mi sembri più pallido del solito” sentì Pansy rivolgersi al biondo Serpeverde che aveva scacciato da una poltrona un ragazzino del secondo anno per potervi sedere.

“Sto bene. Dove sono Tiger e Goyle? Devo parlare con loro” rispose il ragazzo. Erzsébet si voltò appena a guardarlo ma Zabini interruppe il suo silenzio “Cosa ti ha portato qui a Hogwarts? Di questi tempi Durmstrang è senz’altro una scuola migliore per i giovani maghi”.
Sentì su di lei lo sguardo di tutti i presenti. Perché abbandonare Durmstrang, la scuola nota per la Magia Oscura, per andare nel covo dei uno dei nemici di Voldemort quale Silente?

“Mio padre è morto e mia madre voleva tornare qui in Inghilterra dove è cresciuta. Non voleva avermi troppo lontana e così…” fece spallucce, incurante “Una scuola vale l’altra. Quello che dovevo imparare l’ho già imparato” aggiunse poi con un sorriso mesto. Era stata una delle migliori streghe a Durmstrang se si escludeva Pozioni.

“In piedi, tutti quanti” esordì una voce adulta all’improvviso. Erzsébet guardò l’uomo appena giunto. L’aveva visto al tavolo degli Insegnanti: Difesa contro le Arti Oscure. Una nuova materia per lei.

Si mise in piedi come gli altri.

Severus Piton li guardò uno per uno con gli occhi neri e l'espressione distaccata “Non ho molto da dirvi se non…” si interruppe uno dei nuovi prese a sussurrare al suo vicino nell’orecchio. Una smorfia si disegnò sul volto dalla carnagiane giallastra di Piton “Silenzio!” esclamò irritato.
“Tenetevi fuori dai guai, arrivate in orario alle lezioni e ricordate sempre alle altre Case chi è quella di Serpeverde” continuò infine con un ghigno. Theodore Nott sorrise a sua volta dondolando il capo.

“Ora tutti nei dormitori. Tu, Draco, fermati un attimo devo parlarti” disse Piton e poi soffermò lo sguardo su Erzsébet “Ah, signorina Báthory… benvenuta a Serpeverde” aggiunse muovendo la bacchetta. Sulla veste nera di Erzsébet si disegnò l’effige della serpe verde-argento.


 
Il mattino successivo, Erzsébet si svegliò di buonumore nel suo nuovo dormitorio. Si prese del tempo per guardarsi intorno. La stanza, che condivideva con una certa Rosalie MacBride, era quadrata e non c’erano finestre. Sul muro di fronte ai loro letti vi era uno stendardo verde-argento recante l’effige dei Serpeverde. Lei non conosceva molto della storia di Hogwarts e avrebbe dovuto rimediare ben presto. Emise un flebile sospiro e si mise a sedere al centro del letto singolo.
“Sei già sveglia?” domandò qualcuno con voce impastata. Erzsébet sollevò lo sguardo dai propri piedi per posarlo sulla figura coperta dalle lenzuola di Rosalie. Non era certa che sarebbe stata una compagna degna di Stéphka.

“Direi che è ora di alzarsi piuttosto” mormorò in risposta la ragazza ungherese mettendosi in piedi.


 
Più tardi, uscì da sola dalla Sala Comune dei Serpeverde per recarsi in Sala Grande per la colazione. Ricordava il tragitto percorso con Draco solo la sera precedente e non fu difficile raggiungere le scale che risalivano dai sotterranei. Era un luogo bizzarro per porre degli studenti.
 
Erzsébet entrò nella chiassosa Sala Grande e si diresse verso il tavolo dei Serpeverde. La volta della sala, quel giorno, era l’imitazione di un cielo azzurro. Prese posto al fianco di Pansy Parkinson e di un’altra ragazza  che la salutarono con un cenno del capo. Visto che nessuna delle due sembrava propensa a parlare, lei lasciò che lo sguardo si soffermasse sugli altri studenti della scuola.

 Il tavolo dei Grifondoro, dall’altro lato della sala, era il più rumoroso e gli occhi verdi della Serpeverde si soffermarono su un volto che molte volte aveva visto sui giornali. Harry Potter, il Prescelto, il Sopravvissuto. Mille nomignoli per un ragazzo di sedici anni a suo parere solo fortunato.

“Guardi Potter, Erzsébet?” esordì la voce di Blaise al suo orecchio. La ragazza sobbalzò voltandosi di scatto verso il ragazzo che prese posto sulla panca, alla sua sinistra. Fece una leggera smorfia e spezzò un panino al burro con le sottili dita “E’ famoso anche in Ungheria, Potter. Ero curiosa di osservarlo dal vivo” mormorò facendo galleggiare la mollica in un tuorlo d’uovo.

“Beh, avrai molte occasioni di ritrovarti davanti Potterino. Ah, guarda. Piton sta distribuendo gli orari. Dove si è cacciato Draco?”

Ma Erzsébet smise di ascoltare Zabini e tornò a guardarsi intorno. I Tassorosso sembravano i più pacati, i Corvonero aveva tutti l’aria un po’ altezzosa…
“Báthory, i tuoi orari” la voce melliflua del professor Piton la scosse dai pensieri e allungò una mano verso il foglio che le porgeva.
“Ovviamente, i piani di studio di Durmstrang erano diversi.Dovrà mettersi in pari, avrà senz’altro delle lacune in alcune materie…”

“Professore?” fece per chiedere Erzsébet, a Piton già vicino a Blaise.

“Si?”

“Perché dovrei studiare Difesa contro le Arti Oscure?” chiese la ragazza, perplessa, alzando gli occhi verdi dall’orario.

“Domanda interessante…” rispose Piton per poi allungare il foglio verso Zabini e passare avanti.

“Voi a Durmstrang studiavate Arti Oscure no?” domandò il ragazzo al suo fianco. Erzsébet annuì bruscamente, risentita per la non risposta dell’insegnante.


 
Alla fine del primo giorno di lezioni, Erzsébet si ritrovò semi-distrutta mentalmente. Le materie in cui aveva delle lacune erano parecchie, in altre era in vantaggio, in altre ancora non si sentiva affatto a proprio agio. Come Erbologia. Sospirò sommessamente, seduta nella Sala Comune deserta dopo la cena. Il fuoco era quasi spento e faceva piuttosto freddo. Erzsébet si strinse nel mantello e si disse che era ora di andare a dormire. Si alzò per dirigersi verso la porta di legno chiaro del dormitorio femminile quando, un rumore di passi da quello maschile la inchiodò sul posto.

Una chioma biondo chiaro, quasi bianca, insieme ad un volto pallido e un paio di occhi grigi fecero capolino dalla porta del dormitorio. Malfoy non sembrava averla notata mentre riuchiudeva la porta dietro di sé e si avviava verso l’uscita.

“Draco?” chiamò Erzsébet, incuriosita. Il ragazzo si voltò di scatto, spaventato, una mano che impugnava già la bacchetta. Si rilassò non appena la vide “Ah, sei tu” mormorò rinfoderando l’arma. Sembrava agitato.

“Dove stai andando? C’è il coprifuoco” disse la ragazza. A Durmstrang aveva imparato la disciplina.

“Io ho da fare una cosa, tu fai finta di non avermi visto” e fece per voltarsi.

“ Ma Draco…” protestò ancora una volta e Malfoy sembrò stizzirsi “Va a dormire ho detto”.

Erzsébet alzò il mento, in segno di sfida “Non se non mi dici dove stai andando” ribattè incrociando le braccia sotto il seno. Draco era fermo a guardarla, l’espressione scocciata “Senti, io sono un Prefetto e devo pattugliare i corridoi. Tu vai a dormire o domani dirò a Piton che eri in giro per il castello” sbottò voltandole le spalle. Erzsébet strinse le labbra poi si voltò verso il dormitorio e vi entrò sbattendo volutamente la porta.


 
I giorni passavano in fretta senza che Erzsébet se ne accorgesse. Lo studio e il colmare le lacune del piano di studi fin’ora attuato impegnavano tutto il suo tempo libero. Non era una ragazza ossessionata dalla scuola come la mezzosangue Granger ma ci teneva a fare la sua figura e a non deludere le aspettative della madre nei suoi confronti.

Griseldis Báthory le aveva mandato il primo gufo una settimana dopo il suo arrivo a Hogwarts. La lettera raccomandava di comportarsi degnamente, come le era sempre stato insegnato, di non cacciarsi nei guai e di stringere amicizia con le persone giuste. L’ultimo punto aveva lasciato Erzsébet perplessa. Era a Serpeverde, la Casa dei Purosangue e dei Maghi Oscuri. Erano persone giuste? Certo che sì, a suo parere.

“Erzsébet! Puoi fermarti un attimo?” si sentì chiamare in un giorno di metà settembre mentre si dirigeva a Pozioni. Si voltò in fretta verso Pansy Parkinson e attese. Pansy accennò un sorriso e le porse un foglio.

Da quando la Serpeverde aveva avuto modo di conoscere la reputazione dei Báthory si era avvicinata a Erzsébet con l’evidente intento di farsela amica, senza riuscirci.

“Cos’è?” chiese la bionda fissando il foglio.

“E’ l’autorizzazione per le visite a Hogsmeade. Hai presente dove siamo arrivati in treno? Una volta al mese ci è concesso di uscire dalla Scuola. Devi far firmare questo foglio a tua madre o altrimenti non potrai venire. C’è tempo però, almeno fino a ottobre”

Erzsébet lesse il foglio e poi annuì ficcandolo nella sua copia di Pozioni Avanzate “Grazie, Pansy”.

 
Entrò nell’aula di Pozioni con qualche minuto di ritardo ma il Professor Lumacorno non sembrò farci caso. Era solito considerare Erzsébet un solo gradino più in basso di Harry Potter ma molto più in alto di quanto non considerasse Draco Malfoy. Prese posto proprio al fianco del biondo ossigenato e si rivolsero un cenno silenzioso come saluto. Erzsébet ce l’aveva ancora con lui per quella sera nella Sala Comune ma lui, sembrava semplicemente pensare a tutt’altro.
“Miei cari ragazzi e ragazze…” cominciò Lumacorno, gioviale guardandoli uno a uno “…prendete il vostro libro a pagina cinquantatre. Oggi vorrei che vi cimentaste nella preparazione della Pozione Invecchiante. Alla Casa con la migliore Pozione saranno assegnati cinquanta punti!”.
Erzsébet accese il fuoco sotto il proprio calderone e poi aprì la propria copia del libro, nuova di zecca. Le pozioni non le piacevano ma fortunatamente, Lumacorno stravedeva per lei e la sua famiglia.

“E tua zia Dorizka, mia cara? Lavora ancora all’Organizzazione Mondiale per il Quidditch?” le chiese Lumacorno mentre Erzsébet era intenta a tagliare le radici di una pianta fino ad ora sconosciuta.

“La zia ha deciso di prendersi un periodo di riposo in Cile. Gli ultimi campionati di Quidditch l’hanno sfibrata” rispose la ragazza con sufficienza. Era almeno il decimo membro della sua famiglia di cui Lumacorno chiedeva informazioni. Al suo fianco, Draco sbuffò e Erzsébet non seppe se era dovuto a quanto aveva detto o al fatto che la sua Pozione non aveva assunto il colorito arancione richiesto.

“Capisco, capisco” disse Lumacorno lanciando un’occhiata all’interno del suo calderone dove la Pozione Invecchiante aveva assunto un color cioccolato. Il Professore sollevò gli occhi acquosi e le rivolse un sorriso quasi triste. Non era per nulla il colore giusto, poi Lumacorno si allontanò verso Potter e la Mezzosangue Granger.

“Erzsébet, come sta il tuo gatto? Fa parte ancora del Comitato Internazionale per la Sicurezza dei Maghi?” la prese in giro Draco con una perfetta e bassa imitazione di Lumacorno. La ragazza sollevò lo sguardo dal calderone e guardò di sbieco il ragazzo biondo. Era evidente che non apprezzava il fatto di essere messo da parte.

Erzsébet sorrise mestamente, detestava le adulazioni di Horace Lumacorno e le sue cene.



Note d'autrice: Et voilà! Capitolo due arrivato, spero vi sia piaciuto. Devo ringraziarvi per le otto recensioni al primo capitolo :) Non me lo sarei mai aspettato visto la quantità di storie presenti in questa sezione. Inoltre ringrazio: Fifilla995, Potter_Bieber, Rinie e I_LOVE_BOOKS che hanno inserito la storia tra le preferite; Clouds_Jas, Cuordimenta, Delta_Mi, Drachen, MalinaM, micprofile, Potter_Bieber, Rinie e Valepassion95 che hanno inserito la storia tra le seguite e poi ringrazio rondinesincera che l'ha inserita tra le ricordate. Siete davvero una sorpresa, spero di non deludervi e soprattutto spero che vogliate lasciare la vostra opinione.
Un bacione e un augurio di una buona festa delle donne!
Raya_Cap_Fee

 
 
   
 
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