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Autore: take_me_with_you    08/03/2014    4 recensioni
mi voltai ancora,vedendo Harry affiancato da Liam,Josh non fece lo stesso,pensava solo a diminuire le distanze. Harry e Liam si avvicinarono di più,quando anche Josh si accorse di loro.
"Amico lasciala stare." disse Liam,incrociando le braccia al petto e guardandomi.Sembrava così calmo. Josh li ignorò tirandomi a se,infilando la testa nell'incavo del mio collo,potevo sentire il suo respiro.Lo allontanai ma aveva il doppio della mia forza,vidi Harry poggiare la sua mano sulla spalla di Josh facendolo voltare verso di se. "Ma chi cazzo sei amico?" "Non importa chi sono" pochi secondi e un pugno destro colpì il viso di Josh
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SEI.

Le pareti di un celeste spento mi resero più confusa, mi guardai intorno, non ricordai il motivo per essere finita in ospedale. “Amber!” vidi Louis entrare nella mia visuale, un sorriso apparve sulle sue labbra accarezzandomi la mano. “Come ti senti?” “Perché sono qui?” si accomodò sulla sedia accanto al mio lettino. “Sei svenuta.” spiegò. “C'era bisogno di un ospedale? Da quanto sono qui?..io devo..” tentai di alzarmi, ma Louis mi respinse giù, avevo dei tremendi mal di testa. “Ho visto che non ti riprendevi, ho chiamato un ambulanza e il dottore vuole tenerti sotto controllo per degli esami.” “Devo andare a casa” gli ospedali erano il mio peggior incubo, erano sempre pieni di persone sofferenti, l'aria così triste e quell'odore orribile di cibo bollito. “Tu non vai da nessuna parte, il dottore dice che devi riposare e avrai libera uscita domani mattina.” “Cosa? Sono solo svenuta. E' ridicolo!” “La pressione era molto altra e così il tuo naso ha preso a sanguinare.” Persi il mio sguardo nel vuoto, come se stessi rielaborando dei ricordi nella mia memoria. “E' la prima volta che ti succede?” “Si...è la prima volta” sapevo di aver mentito a mio fratello, ma non conoscevo il perché. No, non era la prima volta che il mio naso sanguinava. “Riposato bene?” Una grossa voce catturò le nostre attenzioni, il dottore si avvicinò al mio lettino, in mano teneva una di quelle cartelle cliniche e la tipica penna che non mancava mai, sembrava abbastanza giovane, capelli all'indietro e occhi di un verde chiarissimo, sembrava simpatico, ma odiavo i dottori. “Si, grazie.” Sorrisi debolmente. “Amber, giusto?” “Si dottore.” “Bene, hai qualche dolore in particolare?” “Alla testa, ma è lieve” mi guardò per qualche secondo. “Va bene, un ultima domanda, è la prima volta che ha avvenimenti simili?” “Si.” Mi guardò ancora, mi fissava quasi. Stava segnando qualcosa su quel foglio. “A domani allora.” “Arrivederci.” Una volta fuori potei respirare. “Louis, la mamma.” rise. “E' a casa, non potevo non dirglielo.” Il silenzio iniziò a regnare in quella stanza quasi spaventosa. “Per quanto ho dormito?” “Direi abbastanza” di nuovo il silenzio. 
Ero sola in quell'ospedale, l'orario di visita era terminato e Louis non poté restare, ogni tanto si intravedevano dei dottori, infermiere che passavano dal corridoio, non così frequentato come quando c'era l'orario di visita. Cercai di chiudere occhio e riposare, facendo arrivare presto l'indomani, ma niente. Ormai le luci erano spente, eccetto per i corridoi. Il silenzio totale. Ammetto della paura che si creò, ero completamente sola, e sveglia. Quando rientrai a casa il mattino dopo, mi sentii molto più a mio agio, felice di essere di nuovo tra quelle mura, come se fossi mancata da molto tempo. Risi ai miei pensieri, era solo un giorno. “Dove vai Louis?” si voltò a guardarmi. “Esco...” si avviò alla porta d'ingresso. “Torno presto.” Mi sorrise, il sollievo prese parte di me.

La musica continuava a tenermi compagnia, andavo avanti e indietro per la mia camera, mamma aveva il turno di pomeriggio e
Louis non era ancora tornato. Non sapevo se preoccuparmi per essergli successo qualcosa, o per essermi sentita presa per il culo. 
Sbuffai dalla pesante noia che si stava creando in quella casa vuota, mi recai da Tim, prevedevo un temporale, così affrettai il passo...avevo paura di tutti quei boati e della fitta pioggia. “Ciao Tim.” “Amber! Che bello rivederti, il solito?” “Certo, non abbandono la mia cioccolata.” Ride, mentre si allontana. Dopo essermi comodamente seduta al mio sgabello, il rumore di un bicchiere poggiato sul banco attira il mio sguardo su di esso, era Harry seduto al mio fianco, che fissava il contenuto caldo che aveva tra le sue grandi mani, non capii come avevo fatto a non notarlo prima, lo ignorai. “Ecco a te.” “Grazie Tim, ne avevo davvero bisogno.” Mi sorrise, lasciandoci nuovamente soli. “Dovresti restare a casa se sei appena uscita da un ospedale.” Notai il suo labbro inferiore spaccato. “Vedo che mio fratello è proprio un libro aperto.” Fa un mezzo sorriso, poggiando nuovamente il suo bicchiere sul banco, le nocche delle sue mani erano spaccate. “Sai dov'è?” ripresi. “No, non ho visto nessuno di loro oggi...probabilmente...è con Liam e Zayn.” Sorseggiò dal suo bicchiere. “Si, è con loro...avevano da fare.” Disse ancora. Respirai, quasi sollevata, pensando che magari mi avrebbe lasciato senza una risposta un'altra volta, voltandomi le spalle e sparendo, ma non fu così. Tornai alla mia cioccolata non più così calda. “Io vado Tim, grazie.” “Sai dove trovarmi figliolo.” Harry si alzò dal suo sgabello dirigendosi all'uscita, lo guardai allontanarsi, poi lui si fermò, voltandosi e rivolgendomi un saluto alzando la sua mano destra, sorrisi.

Le vie erano molto trafficate, l'aria natalizia iniziava a sentirsi, e mancava poco alla neve che sperai sarebbe arrivata presto, l'amavo. Mi fermai a guardare quelle persone sorridenti che facevano acquisti, bambini che giocavano con dei palloncini a forma di animale e le macchine che picchiavano l'asfalto con le loro ruote, ricordando i vecchi tempi, dove io, Louis e la mamma ci fermavamo a comprare nuovi giocattoli, costruendo pupazzi di neve, dove mio fratello si divertiva piazzando ogni volta una carota al posto del naso. Sorrisi a quei ricordi bellissimi. Le luci iniziarono ad illuminare le strade, il freddo si intensificava, iniziai a sentirmi stanca e sentii il bisogno di fare una lunga dormita. “Guarda chi si vede...” Sgranai gli occhi quando mi voltai a guardarlo. “Vattene.” “Dov'è il tuo ragazzo splendore?” Si avvicinò a me. “Non è il mio ragazzo, e adesso lasciami in pace.” Mi voltai proseguendo i miei passo, ma mi stava seguendo. “Strano, era così arrabbiato quella sera.” Riempie la mia visuale. “Lo hai visto ultimamente? Sai, sono preoccupato...era molto ammaccato.” Ride, mentre nella mia testa si fanno presenti le immagini del suo labbro rotto, delle sue nocche rotte e sanguinanti. “Cosa?” “Dì al tuo ragazzo di stare al posto suo la prossima volta, io faccio quello che mi pare con chi mi pare.” Una risata divertita mi salì su per la gola. “Credi di far paura a qualcuno? Sei un povero illuso.” “Sei solo una puttana.” Sputa. “E' quello che ti piacerebbe, ma non lo sono, cresci ragazzino.” Mi voltai proseguendo verso casa, pregando che non mi avrebbe seguita ancora, e le mie preghiere furono esaudite.

Esausta gettai il mio cappotto sul divano, in casa sembrava non esserci ancora nessuno, ma poco mi importava, volevo solo dormire. Restai al caldo, sotto le mie coperte che sembravano non riscaldarmi quella sera, non riuscivo a dormire, tenendo lo sguardo fisso fuori da quella finestra, che a poco a poco veniva bagnata dalla pioggia. I sensi di colpa risalivano sempre più, se magari non sarei andata a quella festa, tutto quello non sarebbe successo e Josh non si sarebbe vendicato nei confronti di Harry. Sentivo il bisogno di scusarmi con lui, in un modo o nell'altro, è stato vittima di una rissa solo per difendere una stupida ragazza che nemmeno conosceva, è stato ingenuo, è stato... ancora oggi non riesco a definirlo bene, ma mi sentivo responsabile. “Ehi.” Louis si chiuse la porta alle sue spalle, entrando nella mia visuale, interrompendo così i miei pensieri. “Avresti dovuto bussare sai, potevo essere nuda.” “Sei mia sorella!” rise. “Cosa centra idiota? Ognuno ha bisogno della propria privacy.” “Ok, ok. Scusami, la prossima volta busserò prima di entrare.” Mi sorrise, sedendosi al mio fianco. “Come mai sei già a letto? Tra poco la mamma sarà di ritorno, e sarà ora di cena.” “Sono stanca, dillo tu alla mamma ok?” “Va bene...” il suo tono divenne strano, diverso dal solito. Si alzò dirigendosi verso la porta. “Come mai... come mai non mi hai chiesto dove sono stato?” “Lascia stare..” gli sorrisi debolmente, voltandomi dall'altro lato, iniziai a sentirmi assonnata. “Ho avuto da fare con gli altri, per questo ho ritardato...” Avrei voluto dirgli che ormai lui non doveva più darmi spiegazioni, era tornato, e questo era la cosa più importante, la voglia di parlare era sempre meno, sentii la porta chiudersi e respirai. Cercai di scacciare via quel senso di colpa, pensando che infondo sia stata una scelta di Harry immischiarsi, non tutta mia la colpa, io ero libera di andare a quella festa o meno, non conoscevo le conseguenze, che Harry era lì per difendermi e altro...era stata sua la scelta, non imposta da me...ma allora perché continuavo ad aver quel senso di colpa che mi tormentava? Fu la mia ultima domanda quando poi il sonno prese la meglio su di me. Il mattino seguente mi svegliai all'alba, mi doccia svelta, l'acqua bollette mi avrebbe dato qualche idea, idea naturalmente folle...Liam. Chiusi svelta l'acqua, infilandomi l'accappatoio, sgattaiolando così in camera di mio fratello. Dormiva, Dio era dalla mia parte, cercai di fare più silenzio possibile, presi il suo cellulare dove cercai tra la rubrica il numero di Liam, una volta trovato diedi un'occhiata veloce alla scrivania, penne e fogli non mancavano mai nella sua camera, a lui piaceva realizzare degli schizzi, schizzi strani direi. Stavo per rimettere il telefono al suo posto, il cuore mi si fermò quando lo vidi rigirarsi tra le coperte, chiusi gli occhi trattenendo il respiro. Peggio di una missione segreta, che ridicola che potevo sembrare, ma al pensiero che lui mi avrebbe chiesto io cosa stessi facendo, non avrei potuto inventarmi niente, e se magari lui conosceva la verità, magari avrebbe creduto che ero innamorata di Liam, così da rubare il suo numero dal telefono, che figura. “E' colpa mia...” riaprii gli occhi quando sentii quelle parole, lo guardai, non era sveglio, mi chiesi a cosa si stesse riferendo... altri dubbi. Scappai silenziosamente via dalla sua camera, raggiungendo poi la mia. Presi il cellulare e solo allora pensai che magari avrei potuto prendere il numero di Harry e parlare con lui direttamente, ma non avrebbe reagito bene, Liam era la scelta giusta, anche perché si è mostrato fiducioso quella volta. “Pronto?” “L..Liam, sono Amber.” “Sei una specie di stalker?” rise. “No. Ma so che posso fidarmi di te, ho da chiederti un favore.” “Come fai a fidarti di uno che conosci appena?” “Perché lo so.” Lo sento sospirare dall'altro lato. “E va bene, incontriamoci da Tim.” Lo sapevo. “Grazie Liam, davvero.” “Solo perché sei la sorella di Louis e sembri una brava ragazza.” Ridacchiai. “A dopo.”

“Buongiorno mamma.” Corsi in cucina, mentre mi infilavo la giacca. “Giorno anche a te, non ti vedo da ieri sera, dove corri?” “Ho un incontro con alcune amiche, scusami mamma.” Le lasciai un lieve bacio sulla guancia, prendendo poi dei biscotti al volo dal vassoio. “Solo, non fare tardi per il pranzo.” Le sorrido mentre mi dirigo fuori. L'aria era fredda, ma il sole di quella mattina riusciva a riscaldarti, amavo giornate simili, e continuavo a pensare che presto avrebbe nevicato, e non stavo più nella pelle. “Ciao Tim, Liam.” Sorrisi a entrambi mentre mi dirigevo al solito sgabello. “Cosa vi porto?” “Per me il solito” borbottai. “Un caffè macchiato.” Tim si allontanò. “Allora?” chiese Liam quasi impaziente. Gli ricordai delle festa, dove anche lui era presente, raccontandogli poi il resto. “Così Harry...” “Già.” sospirai. “Quel ragazzo non dice mai niente a nessuno.” Sbuffò Liam. “Ti prego...lui non sa che io...per lui non lo sa nessuno, per questo ti chiedo di stare zitto.” “Deve pagarla quel figlio di puttana.” “Con la violenza non si risolve nulla!” Tentai di spiegargli. “Oh, ma per favore!” Tolse lo sguardo dal mio stringendo un pugno, il suo viso era come annebbiato. “Liam.” Lo richiamai, non aveva ancora toccato il suo caffè. “Se dobbiamo andare andiamo.” Si alzò dal suo sgabello, rimanendo intatto il suo caffè macchiato. Era turbato. “Fermo, pago io stavolta.” Gli sorrisi mentre chiesi a Tim di imbustarmi un cornetto al cioccolato, e prepararmi un cappuccino, dopo pagai il tutto. “Quelli sono per Harry?” ci stavamo avvicinando al quartiere dove Liam abitava. “Ho pensato che avrebbe gradito una colazione al sacco.” Rise. “Dai troppo peso a tutto questo. Cioè voglio dire...” “Io voglio solo scusarmi, dopo non mi importerà di nulla.” Restammo in silenzio per qualche minuto, ecco i soliti alberi, i soliti ragazzi che fumano le loro sigarette, eravamo arrivati. “Sono turbato per ciò che è successo...devi scusarmi, non sono arrabbiato con te, è solo che...” “Lo so Liam, non devi darmi spiegazioni” mi sorrise. “Ecco, siamo arrivati.” Era una trentina di metri più lontano dalla casa di Liam, a differenza era una casa a pian terreno. “Aspetta. Ci sarà la sua famiglia ed io..” Non ci avevo pensato, e al sol pensiero l'ansia aumentava più del solito, poteva non sembrare, ma ero timida. “Tranquilla, sarà solo.” Bussò alla porta, pochi secondi e fu aperta, aveva ancora lo sguardo con un accenno di sonno, a petto nudo, dove con una mano teneva fermo un pezzo di ghiaccio appena sotto al petto. Non pensavo avesse dei tatuaggi. “Aspettate.” Chiuse la porta, aprendola poco dopo con una maglia bianca che copriva il suo dorso. “Allora?” si appoggiò allo stipite della porta, tenendo le braccia incrociate al petto. Il suo labbro era ancora spaccato. “Devo parlarti.” Spiegai. Si accigliò. “Parliamo domani se proprio ne hai bisogno.” Stava per chiudere la porta, ma Liam la bloccò con una mano. “Fratello, ascoltala, io non so di cosa si tratti, ma lei dice che è importante.” La porta era di nuovo aperta. “Io adesso devo andare, ci si vede in giro.” continuò Liam. “Cosa? Non resti?” chiesi incredula. Scosse la testa, voltò le spalle e si avviò per la sua strada, mi voltai a guardare Harry, dove con la testa mi faceva segno di entrare. “Ho portato la colazione.” “Poggiala pure sul tavolo.” Mi indicò la cucina, ritornai dopo in salotto, dove era seduto sul divano, la sua mano era sul punto dolente, dove precedentemente c'era il ghiaccio. Aveva dolore, ma non voleva mostrarlo. “Cosa devi dirmi?” Una smorfia di dolore si fece spazio sul suo volto, mentre cercò di sistemarsi sul suo divano. “Devo parlarti di Josh.” “No ascolta, non voglio sapere nulla.” “Ho bisogno di scusarmi con te, perché se io magari non sarei andata a quella festa, tu non avresti picchiato così violentemente Josh, e lui ieri non si sarebbe vendicato.” “Cosa? E' stata una mia scelta ok? E adesso che me lo hai detto puoi anche andare.” Cercai di ignorare la sua quasi arroganza nei miei confronti. “So che ti ha provocato lui quei lividi che cerchi di nascondere, perché non ti sei difeso?” “Non eri tu quella contro la violenza?” “Se è per difesa...” il suo sguardo restava fisso sul pavimento, mi guardai intorno e vidi il ghiaccio che poco prima aveva lui, mi alzai per prenderlo. “Continua a mettere questo.” Guarda il contenuto freddo tra le mie mani. Non ebbi nessuna risposta, mi avvicinai a lui. “Harry...” roteò gli occhi al cielo sbuffando, mi posizionai accanto a lui, sul divano, mentre alzò la maglia, abbastanza da mostrarmi il mostruoso livido. “Tienila ferma così..” spiegai, tenendo lo sguardo fisso sul punto dolente, applicai il contenuto gelido, un piccolo grido uscì dalla sua gola. “Porca puttana, porca puttana!” “Stai fermo!” “Morirò congelato.” Ridacchiai. “Ma smettila.” Si creò silenzio, ero imbarazzata, continuava ad essere teso sotto il tocco del ghiaccio, potevo capirlo, dopotutto eravamo in pieno inverno. Il respiro era quasi pesante. “Perché non hai provato a difenderti?” “Non sono così forte da stendere cinque persone.” Distolse lo sguardo, restai in silenzio, ero a corto di parole. “Tuo fratello sa che sei qui?” alzai lo sguardo per guardarlo, mi si bloccò il respiro vedendo la poca distanza tra noi, mi allontanai alzandomi dal divano. “No, lui non lo sa, avrebbe fatto troppe domande e non avrebbe creduto ad una sola bugia.” Spiegai, solo allora notai lo strano indumento che aveva tra i capelli, una fascia che copriva la sua fronte. “Avresti mentito?” “Non sono affari miei questi, se vuoi far sapere la verità ai tuoi amici devi essere tu a farlo, io ero venuta solo per scusarmi, non per far sapere a tutti che sei stato menato.” Spiegai ancora, mentre vidi il suo corpo sollevarsi dal divano. “E poi, da come hai cercato di nascondere il tutto al tuo amico prima, non penso che tu voglia si sappia.” “E' una cosa che devo vedermi da solo, loro non c'entrano, e adesso per favore dimentica quello che sai.” Si diresse alla porta aprendola, mi stava cacciando fuori. “Sai, mi pento di quello che ho fatto, di quello che ho detto. Ho buttato un'intera mattina per una persona che non merita nemmeno di ascoltare il mio fiato sprecato.” Tirai fuori tutto d'un fiato, girai le spalle, e arrivata all'ultima gratinata la porta fu chiusa. Mi fermai per qualche secondo, mentre la paura stava avendo la meglio su di me, un'immensa fitta allo stomaco fece si che mi piegassi in due, mi mancava quasi il respiro. Per mia fortuna non durò molto, cercai di inalare più aria possibile una volta che il dolore si placò. Sentii qualcosa rompersi alle mie spalle, il rumore proveniva dalla casa di Harry, ignorai, proseguendo il percorso verso casa.

ANGOLO AUTRICE:
Salve! Scusate per il mostruoso ritardo, ma non ho potuto aggiornare prima. Bene, Louis a quanto pare non ha finito di ficcare dubbi nella testa confusa di sua sorella, ma si scoprirà tutto naturalmente. Liam, è così affidevole, ma non...Harry? Lui è solo un tipo riservato, avrà anche lui una bella storia da racco...ehi, sapete che dovrei tacere vero? Bene, alla prossima, e un grazie di cuore a tutte quelle che continuano a seguire questa storia, Mery. :)



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