Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Queila    08/03/2014    1 recensioni
La prima storia è dal punto di vista di Lavinia la senza-voce che è stata selezionata per un'edizione degli Hunger Games ... le altre storie riguarderanno sempre lei... la raccolta è stata scritta appositamente per un contest a turni... (la quarta è in corso...)
Le storie partecipano al contest " 1 su 24 ce la fa [Hunger Games Contest]" di ManuFury.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lavinia
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Genere: Introspettivo, Sentimentale

Raiting: Giallo

Avvertimenti: Missing Moment

Pairing (se presente): Het – Lavinia x Darius

Note (facoltative):
Allora il titolo è preso da un verso di una canzone dei Mumford and sons (non so se li conosci) che si intitola “ Ghost that we knew” e anche l’ultima frase è diciamo una parafrasi di questo verso scritto poi in italiano. Spero che il titolo ti piaccia anche se non è proprio farina del mio sacco. Poi allora la storia l’ho letta e sono molto soddisfatta e spero vivamente di non fare una figuraccia del tipo che sono convinta che è bella e poi per te fa schifo (può benissimo succedere). Ti ho già detto che shippavo la coppia anche mentre leggevo il libro, anche se poi l’hanno fatti vedere tipo in tre righe questi personaggi…
Allora il periodo in cui è ambientata è quando Darius arriva sul treno, si accenna a Katniss e non arriviamo alla brutta finaccia che fanno (?).
 
Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Give me Hope in the Darkness
 
Calde lacrime bagnano una vecchia foto che ritrae una giovane donna dalla capigliatura eccentrica e un uomo alto e snello in un completo blu elettrico che si baciano nel giorno del loro matrimonio.
La ragazza che piange e che tiene stretta in mano la foto, come per paura di perderla da un momento all’altro, la gira e legge per l’ennesima volta la frase dietro l’istantanea.
E ai miei occhi tu non potrai invecchiare, rimarrai per sempre uguale a quella volta sulla tromba delle scale, a quel giorno che ti ho ricevuta sull’altare.”
Lavinia avvicina l’immagine dei suoi genitori al cuore e chiude gli occhi, si addormenta sperando di sognarli.
 
Scattano le sei di mattina e con esse l’allarme che avverte i senza-voce di alzarsi e cominciare la loro giornata.
Lavinia è pronta in pochissimo tempo, non si lamenta più ormai, non si ribella e non cerca di scappare, l’ha fatto in passato e le conseguenze sono ancora riscontrabili sulla sua pelle sotto forma di abrasioni e cicatrici.
Non può parlare.
Non può muoversi autonomamente.
Non può sorridere.
Ma può ancora sperare, sognare e può contemplare la bellezza dei suoi genitori tutte le sere prima di andare a dormire… e inoltre ha sentito frammenti di conversazioni… piccole ribellioni… lotte per il pane: qualcosa si sta muovendo, qualcosa sta cambiando.
Quella ragazza, la ragazza che aveva visto quel maledetto giorno, lei stava alterando il progetto di apparente perfezione di Panem.
Lavinia tollera, Lavinia lavora, Lavinia esegue gli ordini, covando la speranza per un futuro migliore.
Quella mattina, però, la rossa si rende conto che qualcosa non va: i Pacificatori la guardano in modo strano.
La ragazza si avvia verso le cucine, come ogni giorno, per portare la colazione ai passeggeri del treno. Era stata assegnata alle mansioni di cameriera dall’anno prima, ma quella mattina un Pacificatore la ferma e le dice di aspettare nella sala comunicazioni per nuovi ordini.
Entrata nella camera, è accolta dalla donna che di solito le impartisce gli ordini.
È una ragazza dai capelli rosa che sorride sempre, avrà trent’anni, ma a Lavinia incute terrore: la sua finta gentilezza è stata smascherata dalla frusta servita per ammansire la senza-voce l’anno prima.
“Tu!” esordisce per attirare l’attenzione, “da oggi ci sarà uno nuovo di voi, aspettalo qui e poi fargli vedere il tuo lavoro: ti affiancherà in tutte le tue mansioni, non m’importa come, ma insegnagli quello che fai.
Se procura qualche danno, me la prenderò con te, capito?”
Lavinia annuisce e guarda la donna sparire dietro la porta scorrevole, si rilassa leggermente e attende l’arrivo del nuovo senza-voce.
Un rumore proveniente da fuori la stanza attira l’attenzione della ragazza, che si concentra sul vetro della porta per provare a individuare qualche elemento che le faccia capire se qualcuno sta entrando o meno.
Poi un volto appare nella stanza.
Un ragazzo alto, muscoloso e dai capelli rossi, naturali, però, non tinti come quelli degli abitanti di Capitol City, sorride a Lavinia e la ragazza si sente svenire.
È la prima persona che le sorride da tempo, è la prima espressione umana e amichevole che vede da quando è su quel treno.
Questo le basta per farla scaldare di un nuovo sentimento, un sentimento mai provato, neanche prima, neanche quando poteva parlare o camminare liberamente.
E ai miei occhi tu non potrai invecchiare, rimarrai per sempre uguale a quella volta sulla tromba delle scale, a quel giorno che ti ho ricevuta sull’altare.”
Le sovviene in mente la frase che il padre diceva spesso alla madre e che aveva scritto dietro la foto per tenerla sempre impressa.
Forse capiva il padre, forse comprendeva ora cosa le parole significassero.
Perché Lavina ne è sicura: anche tra cent’anni si ricorderà di quel sorriso, qualunque cosa succederà, lei troverà conforto nel ricordo del calore sincero sprigionato da quelle labbra carnose.
Dentro, la ragazza è un sole che produce splendore e fuoco che s’irradia per tutto il corpo: si sente in fiamme e non solo per il sorriso, ma anche per gli occhi color oro del ragazzo che ha guardato di sfuggita, ma che le hanno acceso quella stella luminosa che sente consumarsi nel suo petto.
Fuori, però, è rimasta sempre la stessa, non ha sorriso al ragazzo, anche se avrebbe voluto, si limita a fargli un cenno col capo.
Una volta riuscita a combattere contro le gambe improvvisamente molli, Lavinia esce dalla sala e si avvia in cucina, seguita dal nuovo senza-voce.
La giornata passa in fretta e il nuovo arrivato sembra essersi adattato bene, la ragazza è sollevata e non ha avuto il tempo di soffermarsi sui sentimenti nati da poco.
Prima di andare a dormire, come tutti i giorni, tira fuori da sotto il materasso l’istantanea dei suoi genitori e la contempla.
S’immagina vestita da sposa, un desiderio sciocco, ma che ogni ragazza ha… vorrebbe essere felice, vorrebbe qualcuno da amare.
Occhi color dell’oro colato e scompigliati capelli rossi le appaiono davanti.
Lavinia non sa il suo nome, così comincia a elencare in ordine alfabetico una lista di nomi maschili, ipotizzando quale meglio si addica al nuovo arrivato.
Si addormenta alla lettera “G”, cullata dal dolce ricordo del sorriso del senza-voce.
La mattina Lavinia apre gli occhi con piacere: ha un motivo per essere felice, ha un motivo per cominciare a lavorare.
Sta sorridendo come non faceva da anni.
Qualcosa è mutato, anche l’aria sembra più fresca e la stanza più luminosa e si accorge di essere felice dopo tanto tempo.
In mondo buio e malvagio, al primo raggio di sole qualcosa cambia, la ragazza finisce inevitabilmente per aggrapparsi con tutte le sue forze a quell’unica fonte di calore che per lei diventa vita e amore, diventa necessità.
Nella fretta si accorge di aver lasciato la foto dei genitori sul letto, subito si appresta ad andare a nasconderla, ma il Pacificatore che viene a controllarla ogni mattina e già sulla porta, mette velocemente nella tasca della divisa l’istantanea, sperando con tutta sé stessa di non perderla e si avvia verso un giorno di nuove fatiche.
Il ragazzo la sta aspettando davanti alle cucine, appena la vide le sorrise.
La ragazza spiazzata, non può che ricambiare e il mondo assume un altro significato.
Non sa cosa le stia succedendo, ma si sente al settimo cielo: sta per servire, pulire e sgobbare per ore, eppure con lui vicino è felice.
I due senza-voce lavorano a fianco a fianco per tutto il giorno, aiutandosi e scambiandosi timide occhiate fuggevoli.
La ragazza vuole sapere il suo nome.
Vuole associare quel sorriso a un umano, vuole combattere, anche se in piccolo, Capitol City, vuole sentirsi ancora una donna e non un oggetto.
Prende una penna e l’unico foglio che ha a disposizione.
Gira la foto dei genitori e scrive solo “Lavinia”, proprio sotto la frase del padre.
In un gesto veloce e calcolato riesce a infilarla con successo nella tasca della divisa del ragazzo.
Ha affidato la cosa più preziosa che possiede a un perfetto estraneo, uno sconosciuto che, però, le ha donato speranza nell’oscurità.
L’ansia la affligge per tutta la notte e il mattino la ragazza è sulle spine.
Come il giorno prima lui è là: davanti alle cucine che le sorride, e come il giorno prima, lei si scioglie a quel gesto e ricambia.
Prima di entrare e facendo attenzione a non esser visti, lui le trattiene la mano per qualche secondo e le porge la foto.
Lavinia la nasconde in fretta, desiderando di essere già nel suo letto per leggere il nome del ragazzo che le fa battere il cuore all’impazzata.
Anche lui ha scritto una sola parola: “Darius”.
Ora sulla foto oltre la famosa frase ci sono i nomi dei due ragazzi.
La senza voce ripete i loro nomi nella mente almeno un milione di volte e una lacrima le scende sul viso: quel dolce suono che spazia nei suoi pensieri le infonde una gioia indescrivibile.
Che si stia innamorando?
Un gioco di sguardi, sorrisi e carezze li tieni occupati per settimane.
Il lavoro è meno duro e la fatica appena accennata, se si guardano negli occhi.
Le giornate passano veloci e il tempo sembra non essere mai abbastanza quando lavorano sfiorandosi l’uno con l’altra.
Le loro mani si uniscono per pochi secondi, ma il calore della pelle di lui rimane sulle dita di lei per ore…
Gli occhi oro del ragazzo tranquillazzano Lavinia e quelli blu di lei accompagnano le notti di Darius, facendole luminose di una nuova e meravigliosa speranza.
Il sentimento dell’amore nasce in loro come un piccolo fiore, e come giardinieri loro se ne prendono cura ogni giorno nutrendolo della luce sprigionata dai loro occhi che si cercano e finalmente si trovano.
Piano piano Lavinia capisce davvero cosa significa essere donna.
Aveva solo diciotto anni e tanto da imparare quando scappò da Capitol City, ma ora, dopo innumerevoli sofferenze, comprende che non ti puoi definire donna finché un uomo non ti tocca in modo complice, finché non ti fa sentire speciale.
Gli sfioramenti che Darius le riserva e le carezze clandestine che le fa, accelerano il battito cardiaco della ragazza, le tingono di rosso le guancie e le procurano calore nel basso ventre.
Lavinia è in preda al cambiamento, è in vittima dell’amore e dopo due mesi dall’arrivo del rosso, la ragazza capisce finalmente che il suo cuore non può smettere di battere finché Darius respira, e che semplicemente lei è viva perché il ragazzo le sorride.
Mentre spazza per terra un vagone del treno e Darius è intento e raccogliere i fogli di giornale lasciati dai passeggeri, un timido raggio di sole d’inizio Marzo entra da una piccola finestra, illuminando i capelli del senza-voce e mostrando l’oro dei suoi occhi: Lavinia piange a quella visione.
L’emozione è tanta, troppa e non riesce a trattenerla.
Vede il sole, finalmente.
Percepisce calore dopo tanto freddo.
Si avventa sul ragazzo e sfiora le sue labbra con quelle di lui, tremando.
Un bacio salato, caldo e perfetto.
Darius rimane dapprima interdetto, ma poi la abbraccia con slancio e sorride, sorride e sorride.
Il vagone si riempie di quel sorriso che Lavina mai dimenticherà, di quel raggio di sole che illumina i suoi giorni.
Darius si allontana da lei, fa cenno di aspettare un attimo, poi prendo un foglio di giornale e una penna abbandonata su di un sedile e comincia a scrivere.
Una volta fatto porge il pezzo di carta alla ragazza che comincia a leggere con interesse:
Un giorno anche io ti dedicherò quella scritta, ricordalo…
Voglio ricordarti bella come sei ora, e bella come sarai quando ti vedrò sulla tromba delle scale pronta a prendermi sull’altare.”
Ora Lavinia aveva un altro messaggio su cui piangere, sognare e sperare.
Si lasciò avvolgere ancora una volta dalle braccia di chi le aveva donato speranza nell’oscurità così da riuscire a vedere finalmente la luce.
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Queila