Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: PaolaBH2O    08/03/2014    3 recensioni
Non trascorre giorno, ora o minuto che non passi senza interrogarmi su che cosa abbia fatto, o senza dirmi che sono stata una stupida a volermi gettare in un'impresa tanto folle e impossibile.
Per cercare di liberare i miei compaesani da un pericolo che gravava su di loro... Ho finito per diventarne vittima io stessa.
Solo che la mia sventura... è stata molto più grande....
E quando a notte fonda mi ritrovo a svegliarmi urlando a causa di quell'incubo ambulante.... Quando ogni sogno distrutto e ogni speranza caduta torna a gridare come fantasma del passato... Sono in momenti come questi che inevitabilmente torno a pensare: "Sakyo... Ma chi diavolo ti sei creduta d'essere?"
 
Fanfiction su Don Quijote Do Flamingo X Nuovo personaggio
E' dal marzo del 2009 che ci sto lavorando, perciò vedete di farvela piacere (tono spettrale) ù-ù 
 
Recensioni e critiche costruttive sono ben accette, gli insulti no, quindi se avete intenzione di lasciarne, sappiate che mi prenderò la libertà di segnalarli.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
10 – The Strife, The Suffering, The Void (Parte 2)




-Il vero problema non è “come”: sei un essere umano, amare è umano, di conseguenza è normale che ti sia innamorato. Tutti lo fanno prima o poi.- sentenziò apaticamente la voce dall’altra parte della cornetta –Il problema è perché. Dev’essere una donna davvero incredibile per essere riuscita a far vacillare un uomo del tuo calibro.-
Doflamingo, rimasto fino a qualche secondo prima attaccato alla finestra imbrattata di sangue, aveva iniziato ad allontanarsi da essa lentamente, mentre qualche scheggia scarlatta gli cadeva dagli avambracci feriti.
-In realtà, Vergo, non è molto più che una bambina: ha solo sedici anni. Fufufufu, se la vedessi non lo crederesti nemmeno.- disse il pirata controllando l’entità del danno auto-inflittosi. –L’ho cresciuta io stesso negli ultimi anni, e posso assicurarti che diresti tutto di lei, meno che sia così… Giovane.-
-Tutto ciò è molto “carino”… E sdolcinato, ma ancora non hai risposto alla mia domanda: cos’ha fatto di tanto particolare per averti spinto a provare un sentimento come quello? Perché ti sei innamorato di lei?-
Vergo.
Il suo miglior uomo.
Il suo compagno di più lunga data.
Il suo migliore amico.
Non l’aveva chiamato per cercare una consolazione, né qualcuno che gli facesse capire che non avesse imboccato la strada sbagliata, ma per ritrovare il lume della ragione, eppure, per quanto lo conoscesse bene e apprezzasse i suoi metodi, la sua domanda gli parve lo stesso rude.
Come poteva spiegarglielo in modo che comprendesse anche lui?
Le donne che aveva sempre frequentato da quando aveva iniziato a interessarsene veramente, erano tutte donne di malaffare, donne da una notte e via o paurosamente vogliose di farselo, e ciascuna di esse aveva la sua stessa idea di “amore”: quello che si fa su di un letto e basta.
Nessuna di loro voleva un uomo fisso, nessuna era interessata ad avere una relazione duratura che portasse al matrimonio o costruirsi una famiglia propria; ognuna aveva alimentato poco per volta la convinzione che l’amore fosse qualcosa di futile, assolutamente rinunciabile e che, anzi, portasse solo debolezza nel cuore di chi lo provava. Altrimenti perché si sarebbe detto “avere un debole per qualcuno”?
C’erano state, molto più raramente, donne opposte a questa descrizione, giovani ragazze dall’indole romantica e gentile come lo era Sakyo, ragazze dal cuore d’oro, calorose e piene di buoni propositi per chiunque... Ed era stato un vero piacere illuderle e ferirle come solo lui sapeva fare…
Ma non con Sakyo.
È vero, all’inizio aveva pensato che sarebbe stata una petulante rottura di scatole, una fastidiosissima mocciosa incapace di ascoltare quello che le si diceva e di obbedire… Già, gli sarebbe toccato giocare a fare il paparino finché non fosse cresciuta abbastanza da potersela portare a letto.
L’unico momento in cui aveva potuto ricredersi, era stato quando avevano iniziato con i loro allenamenti: Sakyo aveva saputo dimostrarsi un’allieva attenta e capace di imparare in fretta, ma niente di più, per lui rimaneva solo una ragazzina da farsi e cacciare via quando non gli fosse più andata a genio.
Per una volta tanto l’uomo più crudele e pianificatore del mondo aveva fatto male i suoi calcoli.
Se le altre donne altruiste e sentimentali si abbandonavano all’amore senza alcun ritegno, e per colpa di questo soffrivano il più delle volte, rendendosi ridicole e deboli, la sua allieva no: l’amore che lei provava per gli altri la spingeva a osare sempre di più e a gettarsi in imprese folli pur di proteggerli.
L’amore che provava per la sua famiglia l’aveva resa più coraggiosa nel momento in cui chiunque altro sarebbe morto dalla paura.
L’amore che provava per i suoi amici, le aveva dato la forza per piegarsi al volere di quel cuore nero senza cedere alla disperazione, senza implorare per ricevere pietà o libertà, e, addirittura, le aveva dato la forza sufficiente per continuare a guardarlo con disprezzo e orgoglio, dimostrando a quell’uomo spietato quanto potesse essere forte un cuore colmo d’amore per gli altri.

Amare non significava a tutti i costi essere deboli, e lei ne era la prova vivente.
Aveva iniziato ad apprezzarla per questo, a rispettarla, ammirarla, e alla fine, con suo grande orrore, si era scoperto innamorato di lei e di tutto ciò che prima aveva enormemente disprezzato e che si era portato via da solo, senza contare che, adesso, una forza più forte dell’amore stava rischiando di portargliela via del tutto senza che lui potesse fare niente per impedirlo.
Mentre divaga con la mente in quelle sue riflessioni, Vergo era ancora in attesa di una risposta.
-Perché l’amore è la più nobile debolezza dello spirito.- disse infine. Solo quelle parole. Solo ciò che pensava veramente.
Vergo, rimasto basito da quella risposta, capì che il suo capitano si era innamorato seriamente di quella ragazza, e ciò non andava bene.
-Non sono io a doverti dire quello che devi o non devi fare. Ho capito quali siano le tue emozioni nei confronti di quella ragazza, renditi conto che, però, lei non le ricambierà mai dopo quello che hai fatto.-
-Come dovrei agire allora, amico mio?-
-Scordandotela. È un consiglio da amico quello che ti sto dando. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore: torna a Dressrosa il prima possibile, e lasciala da sola; se mai si risveglierà, ti sarà grata per la tua decisione, e tu, ti sarai levato un peso dalle spalle. Non potrebbe sopportare il mondo nel quale viviamo a meno che non fosse persa per te, e le cose non stanno così.-
Brutale.
Ma vero.
Doflamingo rimase spiazzato da quelle parole, ma non poté dare torto al suo compagno: Sakyo forse l’aveva amato un tempo, ma non per ciò che era veramente, senza contare che il pirata non se la sarebbe sentita di metterla nel constante pericolo quale era la sua vita.
Doveva andarsene, e subito.
-Riesci sempre a farmi ritrovare il lume della ragione, fufufu.- rise tristemente il biondo -Farò come mi hai detto, e l’indomani mattina partirò.-
Vergo sapeva benissimo di non essere riuscito a convincere del tutto il suo capitano, ma intanto le “basi” per un ritorno alla sua caratteristica inaffettività le aveva gettate.
-Te ne scorderai. L’amore è un sentimento come un altro. Non è molto diverso dalla rabbia o dalla felicità: arriva, fa danni e col tempo passa. Si tratta solo di aspettare.-
-Saggio come al solito. Sarà meglio che mi avvii adesso: mi aspetta un lungo viaggio domani. Probabilmente mi vedrete arrivare al tramonto. Buonanotte.-
-Non fartene una colpa, è la decisione giusta. ‘Notte.-

Non appena sentì il suono della cornetta che riattaccava, il pirata raccolse il lumacofono e si diresse verso il bagno della propria stanza; dopo il tugurio della sala da ballo, la sua camera, pulita e ordinata, fu un toccasana inestimabile per gli occhi, e il bruciore del sapone sulle ferite contribuì a donargli una breve pace dei sensi; non era più un bambino, e sentire il dolore dei tagli disinfettati e lo sfrigolare dell’alcool su di essi, poteva solo significare che il suo danno era in fase di guarigione.
Dopo essersi accuratamente fasciato gli avambracci e aver gettato i vestiti su una poltrona vicino alla finestra dalla quale si era gettato quel giorno, s’infilò i pantaloni del pigiama e si sedette sul bordo del letto per fermarsi a riflettere un attimo, senza opinioni altrui a ronzargli nelle orecchie.
Non passava una giornata così eccitante da… Be’, forse non aveva mai avuto una giornata eccitante come quella. O per meglio dire, non eccitante nel senso nel quale intendeva lui in quel momento.
Realizzare di essere innamorato così perdutamente e trovarlo disgustoso con così poco scarto di tempo, vedere l’oggetto del proprio amore presentarsi da te in fin di vita, precipitarsi al più vicino ospedale pregando Dio che non ti morisse tra le braccia, capire di doverla abbandonare per il bene di non si sa chi esattamente, era stata una scarica di emozioni non da poco.
Era stato poco prima che Sakyo si presentasse alla sua porta, che aveva iniziato a capire quali fossero i suoi reali sentimenti per lei, e l’aveva trovato inaccettabile: per lui, che sosteneva che la forza fosse tutto, era inconcepibile il solo pensiero che una forza talmente devastante quanto silenziosa lo stesse sconfiggendo su tutti i fronti... Una forza superiore a ogni altra che avesse mai affrontato, eppure proveniente da un'avversaria così fragile.
Così debole.
Così irresistibile.
Per evitare di sfasciare metà casa (cosa che aveva rimandato soltanto a quella sera), aveva provato a gettarsi dell’acqua ghiacciata in faccia poiché aveva sentire dire essere un metodo infallibile per placare un ascesso di rabbia.
Tutto era proseguito per il meglio finché non l’aveva vista di nuovo… A quel punto, nulla aveva potuto impedire che nel suo cuore esplodesse un sentimento di rabbia misto ad amore e angoscia.
Era lei. E stava morendo. Ecco la sua occasione d’oro.
“Lascia che assieme a lei muoiano i tuoi sentimenti” si era detto…
Ma non ce l’aveva fatta: non era riuscito a lasciar morire una ragazzina. Neanche ucciderla, lasciarla morire…
L’uomo nascose il volto tra le mani facendo scivolare poi le sue lunghe dita tra i corti capelli color dell’oro, realizzando, di nuovo, quanto Vergo avesse pienamente ragione; il giorno successivo avrebbe detto addio a Sakyo e poi avrebbe spiccato il volo per il suo regno.
Era alquanto ironico però… Cercare di sfuggire all’amore, “nascondendosi” da esso nella terra dell’amore e della passione.
Si sdraiò sul letto riuscendo a sentire il delicato profumo della ragazza ancora emanato dalle lenzuola nella sua parte.
“Che tortura… Innamorato da neanche un giorno, e la cosa già mi sta causando dei problemi…”
Forse quella non sarebbe stata la notte migliore che avrebbe passato a causa di Sakyo, ma almeno sarebbe stata l’ultima in cui avrebbe avuto a che fare con lei anche se indirettamente.


L’indomani arrivò più velocemente di quanto Doflamingo si fosse aspettato e di quanto Laeknir non avesse voluto, ma almeno a favore suo e della sua paziente, c’era il fatto che lei fosse realmente addormentata; Doflamingo si mostrò stranamente cortese nel chiedere di vederla, ma nella sua voce e nei suoi modi permaneva lo stesso una punta di velata prepotenza.
-Per cortesia, non la facciate stancare, è ancora molto debole, anche se in condizioni stabili.-
-Come potrei farla stancare se è addormentata come una bambola?- chiese, irritato, Doflamingo.
-Frasi di circostanza, signore. La forza dell’abitudine porta a dire parole del genere anche senza che ce ne sia il reale bisogno.- si giustificò il medico.
Troppo chiacchierone per i suoi gusti. Se non fosse stato per il fatto che avesse uno spiccato talento per il proprio lavoro, Doflamingo avrebbe affidato la cura della sua pupilla a un medico più gradito.
Entrò nella stanza di Sakyo e si chiuse la porta scorrevole alle spalle senza aggiungere ulteriori commenti; la camera era di medie dimensioni e illuminata dalla luce solare che filtrava dalle persiane socchiuse. A controllare la frequenza cardiaca e lo stato generale di salute, c’erano dei macchinari dall’aspetto futuristico (tutti messi lì per fare scena e ingannare l’uomo), e per tenere al caldo la giovane donna distesa sul letto, c’erano delle coperte celesti di lana ben rimboccate. Non appena l’uomo vide in che condizioni tergiversava la sua amata, il cuore gli si strinse in una morsa di dolore: fino al giorno precedente era a casa, ad allenarsi con una tale grinta in corpo da impressionare chiunque, e adesso stava in silenzio, ferma come una statua, in bilico tra vita e riposo eterno.
Doflamingo si avvicinò con cautela a quella minuta figura e, quando le fu accanto, allungò una mano sotto le coperte alla ricerca di quella della ragazza; quando l’ebbe trovata, la strinse con decisione ma delicatezza, e le diede un bacio sulla fronte.
Rimase a contatto con la sua pelle fresca per un paio di interminabili secondi, poi le sussurrò all’orecchio.
-Torna da me. Torna per me.-
Se Sakyo fosse stata sveglia, avrebbe potuto percepire, per quanto flebile, un fremito nella sua voce, dato da una miriade di emozioni: impazienza, timore, amarezza, impotenza.
Lasciò cadere la mano della ragazza, e abbandonò l’ospedale in tutta fretta.
Non ce la faceva. Non era abbastanza forte da poterla vedere in quello stato per più di qualche minuto, ma non poteva nemmeno tornare a casa considerando che quello non era stato un vero addio.
No, non sarebbe partito quel giorno stesso. Forse il giorno dopo, o quello successivo ancora, giusto per avere il tempo di accettare l’idea che una volta abbandonata quella ragazza, le loro vite non si sarebbero mai più incrociate e lui non l’avrebbe mai più rivista.
Decise di tornare l’indomani e dirle qualche altra parola che non fosse una preghiera, magari spiegarle il perché di quella repentina partenza, ma senza accennare ai suoi sentimenti; lei non l’avrebbe ascoltato, ma in un modo o nell’altro, avrebbe sentito, e forse avrebbe apprezzato.
Il proposito era quello, ma i giorni passarono, gli addii diventarono sempre più lunghi e sempre più numerosi, a Dressrosa i sottoposti di Doflamingo si convinsero che il loro capitano non sarebbe tornato tanto presto, e lui stesso finì per capire che non avrebbe rinunciato a quella ragazza nemmeno se l’avessero torturato per convincerlo.
Le giornate proseguirono le une identiche alle altre sia per Sakyo, felice e impaziente di conoscere il suo bambino (ma anche annoiata dal soggiorno obbligatorio in ospedale, e preoccupata all’idea di essere scoperta), che per Doflamingo, ormai convinto che sarebbe stato disposto a passare lì anche degli anni se necessario.
La vita per entrambi proseguì a quella maniera, finché non furono passati quasi dieci mesi e una notizia sconvolgente giunse a scuotere la vita del mondo: Portgas D. Ace, comandante della seconda flotta dei pirati di Barbabianca, era stato catturato e consegnato alle autorità dal neo flottaro Marshall D. Teach, altre sì conosciuto come Barbanera; ora il giovane era stato rinchiuso nell’ultimo piano della prigione di Impel Down, in attesa della propria esecuzione capitale, che si sarebbe verificata nel giro di qualche settimana: era richiesta la presenza di tutta la Flotta dei sette, nessuno escluso, pena la revoca del titolo.
Finalmente una notizia degna di attenzioni!
Assieme a essa, all’attenzione di Doflamingo giunse un’altra lagnosa novità da quell’idiota di Disco: la Casa d’Aste rischiava la rovina a causa della condotta impulsiva di Monkey D. Rufy, che aveva aggredito un Drago Celeste, Charloss, della prestigiosa famiglia dei Roswald.

-Non c’è proprio niente da ridere! È il tuo negozio o no?!- sbraitò istericamente Disco.
-Fufufufu!- Doflamingo poteva anche essersi innamorato follemente, ma avrebbe sempre trovato di un comico inappagabile la disperazione di un idiota come Disco.
-La Casa d’Aste ormai si è fatta una pessima fama, si parla dei Roswald, capito o no?! Ci saranno delle conseguenze personali anche per noi! Devi fare qualcosa!-
-La tratta degli umani non è più di moda, idiota! Adesso sono gli Smile a reggere un commercio che valga davvero qualcosa*. Non ti azzardare mai più a farti vivo.- ordinò con fermezza il pirata.
Come poteva dare peso a una stronzata del genere? C’erano cose molto più importanti in ballo adesso; la Casa d’Aste poteva essere stato un bel passatempo quindici anni prima**, ma ora c’erano i commerci con Kaido a riempirgli le tasche, aveva un regno sotto il proprio comando, inoltre c’era la questione della guerra, e Sakyo.
Già, Sakyo.
Come poteva importargli che quell’insulsa baracca restasse in piedi, quando era stata proprio quella la causa del decadimento della vita della sua amata?
-Anzi, sai che ti dico? Tieniti pure la Casa d’Aste, fufufu.- rispose dopo aver riflettuto seriamente su quel posto per l’ultima volta; sarebbe stato divertente vedere come un incompetente del genere avrebbe annaspato per non farsi ammazzare dai Nobili Mondiali.
-Coooosa?! Hai intenzione di abbandonarci in un momento critico come questo??-
Doflamingo aveva iniziato a pensare a cosa fare con Sakyo durante la guerra; non voleva lasciarla a Jaya, perché se lo fosse accaduto qualcosa, Marina o non Marina, guerra o non guerra, voleva potersi precipitare da lei e starle accanto… Marine Ford era più che una base della Marina, era una vera e propria città per i membri più importanti e le loro famiglie: ci sarebbe stata una casa lontana dal campo di battaglia dove poterla fare alloggiare, no? Un’infermeria con una stanza riservata, qualcosa! Sarebbe andato bene tutto.
Mentre il biondo rimuginava ancora profondamente su come poter risolvere quella faccenda, Disco stava ancora sbraitando nevrotico sulla gravità della situazione, così Doflamingo decise di riferirgli in anteprima la notizia della guerra.
-Sta’ zitto! Sei solo un seccatore. Mentre tu sprechi tempo ad assillarmi con le tue disgrazie, la Nuova Era si avvicina.- quelle parole furono sufficienti per mettere a tacere il banditore d’asta, ma Doflamingo voleva rincarare la dose, in modo da chiudergli la bocca definitivamente.
-Ora io, anzi noi, siamo stati convocati dalla Marina. Tu come lo vedi questo futuro: i pirati di Barbabianca contro la Flotta dei Sette.-
L’effetto desiderato permase per qualche secondo buono, dopodiché Disco riprese ad attaccare con quelle petulanti lamentele sulla famiglia Roswald.
Seccatosi di stare a sentire sempre le solite cose, Doflamingo riattaccò il lumacofono senza salutare: doveva fare una telefonata molto più importante a Marijoa.



-Una guerra? Un’intera guerra per un ragazzo??-
-Sakyo, ti prego, non dovresti leggere quelle cose, ricorda che il tuo bambino potrebbe nascere anche tra un momento!-
Sakyo sapeva benissimo che il figlio per il quale aveva tanto atteso e tanto sopportato, era così pronto per la nascita che il parto sarebbe potuto avvenire da un giorno all’altro, ma una notizia del genere non poteva non sconvolgerla.
Laeknir, dal canto suo, non poteva non correrle dietro ricordandole che stancarsi così non era l’ideale, anche se in un certo senso sapeva che per lei, rimasta confinata dal mondo per nove interminabili mesi, anche la minima notizia sarebbe stata fonte di meraviglia e stupore, senza contare che quella era una novità davvero rilevante.
-Non è detto che ci sia una guerra, bambina, si tratta solo di un’esecuzione, l’esecuzione di un pirata.-
-Dici niente! Non è solo l’esecuzione di un pirata qualunque, si tratta di Portgas D. Ace: è ovvio che ci sarà una guerra, e di proporzioni epiche, direi anche!-
-Rimane il fatto che tu sia in dolce attesa: per favore Sakyo, posa quel giornale e stammi a sentire ancora per un po’.-
La ragazza, troppo presa dall’articolo, ignorò il medico e proseguì nella lettura, incuriosita dai nomi di chi avrebbe dovuto partecipare alla battaglia.
-“Oltre ai membri della Marina, è richiesta la partecipazione obbligatoria di tutti i membri della Flotta dei Sette, ovvero i pirati Boa Hancock, Donquijote Doflamingo, Drakul Mihawk, Gekko Moria, Marshall D. Teach e Orso Bartholomew.”- lesse ad alta voce.
Donquijote Doflamingo.
Anche solo a leggere il suo nome, un brivido le percorreva il cuore; aveva rovinato la sua vita e l’aveva umiliata nei peggiori modi, eppure, quando lei era stata sul punto di morire, non aveva esitato a soccorrerla e per quasi un anno, era andato ogni giorno da lei a parlarle e controllare che stesse bene… Ma perché? Quel tipo non era capace di provare amore per qualcuno al di fuori di se stesso, ma tutta quella pazienza doveva pur significare qualcosa.
In quel momento, fece capolino un’infermiera, l’unica alla quale fosse stato permesso di seguire Sakyo.
-Presto, dottore! Sta arrivando!-
-Di nuovo?? Ma è già venuto oggi! Sakyo, torna a letto. Ruri, tu resta qui e assicurati che Sakyo non abbia bisogno di nulla.-
L’infermiera s’infilò dentro la stanza, mentre Laeknir, il quale non poteva fare a meno di domandarsi perché Doflamingo si fosse presentato nuovamente lì quel giorno, si precipitava nel corridoio nel tentativo di intercettarlo; non aveva mai fatto due visite alla volta in tutto quel tempo… Che avesse scoperto la loro farsa? Come sarebbe stato possibile, erano stati tutti attentissimi!
Dopo aver chiuso con attenzione la camera, Ruri agguantò un bicchiere vuoto dal comodino vicino al letto, e si accovacciò a terra così che la sua sagoma non si stagliasse oltre il vetro smerigliato della porta; poggiò il bicchiere contro la porta sperando di sentire qualcosa e, anche se le voci arrivavano ovattate, la conversazione era lo stesso comprensibile.
-Ma che fai, allontanati da lì, subito!-
-Sssssh! Non sono vicini alla stanza, e se non stai in silenzio non li riesco a sentire.-
-Non li riesco a origliare, dovresti dire.-
-Stanno parlando di te, comunque, dovresti ascoltare anche tu.-
Sakyo avrebbe voluto ribattere dicendo che non poteva allontanarsi dal letto, e che se Doflamingo fosse entrato di botto facendo cadere l’infermiera, sarebbe andato su tutte le furie per la sua malsana curiosità, ma Ruri la bruciò sul tempo dichiarando che il pirata non era venuto per farle visita.
A quel punto, anche Sakyo, troppo incuriosita da quell’improvvisata, cedette alla proposta di Ruri e si accovacciò accanto a lei, facendo un po’ di fatica a causa del pancione.


-Rifletteteci per un momento, per favore. Una cittadella vicino a un campo di battaglia non è il posto più adatto per una ragazza in coma! Senza contare che i medici della Marina potrebbero non essere i più adatti a seguire un caso come questo.-
-Infatti voi verrete con me e alloggerete in una delle case più distanti possibili dalla zona di guerra; tu continuerai a occuparti di Sakyo, e a fine guerra, la affiderò a dei medici della Marina più competenti.-
-Che cosa?! State mettendo in dubbio il mio lavoro??- pirata sanguinario o no, Laeknir non poteva accettare di vedere messe in discussione le proprie capacità mediche.
-Esattamente. Le sue condizioni non saranno peggiorate, ma non ho neppure visto alcun miglioramento, ed è passato quasi un anno da quando l’hai presa in cura: voglio che torni a vivere.-
Messo da parte l’orgoglio, il medico cercò di far tornare il biondo sui suoi passi e convincerlo di star compiendo la scelta sbagliata; prima che a se stesso, doveva pensare alla condizione di Sakyo: se il loro piano fosse stato smascherato, entrambi ci avrebbero rimesso molto.
-E se, invece, vi sbagliaste? Cosa fareste se questi… Dottori tanto esperti la uccidessero a causa di un errore o di un azzardo? Non siete l’unico a tenere alla sua guarigione, e in quanto medico curante, insisto perché voi--- -
-No, tu non insisti su niente, vecchio rompiscatole.- esplose il biondo sbattendo la mano aperta sulla parete a loro più vicina, facendo, così, barcollare Ruri e Sakyo in bilico sulle punte dei piedi nella stanza accanto -Questo non è un consiglio, è un ordine, e non permetto che i miei ordini vengano contraddetti. Ti avverto Laeknir, non metterti contro di me: potresti pentirtene molto amaramente.-
Dopo essersi ricomposto abbastanza, Doflamingo annunciò che la partenza era prevista per due settimane a partire da quel giorno; ventiquattr’ore prima della partenza sarebbe andato ad avvisare lui e chiunque altro lo seguisse nella cura della sua pupilla per dare loro il tempo di prepararsi e raccogliere il necessario.
Così come aveva fatto nel giorno in cui aveva lasciato Sakyo in ospedale, e con lei il suo cuore, Doflamingo porse i suoi saluti in maniera fredda e distaccata per poi lasciare l’edificio.
Laeknir, ammutolito e sconvolto dalla cocciutaggine del pirata, si sentì umiliato per le sue insinuazioni: lo riteneva, forse, incapace di svolgere il suo mestiere? Altro che ordini da non contraddire, se fosse stato una persona meno mite, educata, molto più aggressiva, e ne avesse avuto uno a portata di mano, gli avrebbe tirato un bisturi in testa!


-Se n’è andato.- sussurrò Ruri, ancora in equilibrio precario sulle punte, tirando un sospiro di sollievo –Ha detto che partirete tra due settimane.-
-Oh bene, allora Dio deve avermi proprio poggiato una mano sulla testa.- rispose Sakyo con un po’ di fatica nella voce.
-Come dic--- - non appena l’infermiera si fu girata, venne ammutolita dallo spettacolo che le si prospettava davanti: Sakyo, che fino a poco prima era stata nella stessa identica posizione dell’altra ragazza, adesso se ne stava inginocchiata in un liquido dall’aria appiccicosa tenendosi il pancione con affanno.
-I-il bambino… Sta per nasc-scere…- riuscì a specificare a fatica, come se non fosse già abbastanza evidente.
L’infermiera bionda ebbe giusto il tempo per spalancare la bocca, che la porta si aprì, facendola ricadere nel corridoio nella stessa maniera che Sakyo aveva previsto sarebbe accaduta se a entrare fosse stato Doflamingo. Fortunatamente, la persona che mise piede in camera, fu Laeknir, che, dopo aver incenerito con lo sguardo Ruri, si accorse immediatamente delle condizioni nelle quali versava la sua paziente.
-Oh, bontà divina! Dobbiamo subito portarti in sala parto!- disse il medico evidentemente sconvolto nonostante la sua lunga carriera.
-Eh sì, credo che mi fareste un enorme favore!- rise con nervosismo la giovane dai bei capelli celesti.


Dopo essersi rotta il braccio, Sakyo aveva creduto che non avrebbe mai più provato un dolore fisico più forte di quello.
Aveva dovuto ricredersi quando era stata violentata: quella sera, si era convinta che mai nella vita sarebbe stata di nuovo così male, sia a livello di morale che fisico. Aveva creduto di non poter più trovare la felicità, ma anche di aver davanti a sé una strada in discesa sul piano del malessere fisico, eppure… Quel giorno si dovette ricredere nuovamente su ogni cosa.
Il dolore del parto, aveva sentito dire, era simile a quello di venti ossa che si frantumano contemporaneamente; non era sicura della veridicità di quell’informazione, ma nemmeno di poterla smentire completamente, fatto stava, che Sakyo non urlò durante quell’operazione, qualche gemito di sofferenza le sfuggì certamente dalle labbra, ma non un grido, né una lacrima, e non appena sentì il pianto di suo figlio, capì che la felicità era di nuovo lì a sorriderle.

-È una bambina, Sakyo! Una meravigliosa e sana femmina!- esordì Laeknir entusiasta, poggiando la bambina sulla pancia della sfinita neo mamma.
Sakyo, con braccia tremanti e con gli occhi lucidi, prese in braccio la sua piangente bambina, sussurrandole qualcosa per cercare di calmarla; sulla testolina di quella splendida creatura, c’erano quattro sottili capelli del color del rame, gli stessi che aveva avuto il nonno.
-Che nome vuoi darle?-
Laeknir, emozionato dall’evento, riusciva a stento a trattenere la gioia, ma ritrovò presto il contegno non appena sentì i “rimproveri” dei colleghi.
-Aveline…-
-Come dici?-
-Aveline- sussurrò Sakyo commossa –È da quando me l’hai data che sto ripetendo il suo nome: la mia bambina, la mia bellissima, bellissima bambina si chiamerà Aveline. Valencia Aveline.-


Non appena fu in camera sua, lavata, con un pigiama più pesante addosso e la sua bambina in braccio, Sakyo poté assaporare di nuovo un po’ di felicità, il pensiero di Doflamingo appariva come una macchia distante e senza colore, qualcosa di assolutamente irrilevante, e mentre canticchiava una ninna nanna a una Aveline ormai prossima ad addormentarsi, Laeknir fece il suo ingresso nella camera. La ragazza continuò a cantare indisturbata anche dopo che ebbe notato la presenza di quel dottore al quale doveva molto.
-L’albatro sta volando facendolo sognare ad occhi aperti prima che diventasse uno dei dispersi del mondo. Principessa nella torre, bambini nei campi, la vita gli ha dato tutto: un’isola dell’universo.***-
Il dottore fece attenzione che la bambina si fosse addormentata, poi si decise a parlare con Sakyo di una questione urgente e spinosa: la guerra di Marine Ford.
Discussero per lungo tempo quella sera, Laeknir voleva che la bambina fosse affidata alle cure di Ruri, la quale, non essendo nota a Doflamingo, sarebbe potuta restare indisturbata in ospedale, ma Sakyo non voleva affidare Aveline a lei, perché, per quanto potesse essere una brava ragazza, restava lo stesso una persona pressappoco sconosciuta; la giovane voleva che sua figlia andasse con loro, e, nel momento in cui Laeknir fosse tornato a Jaya, la bambina l’avrebbe seguito.
Il medico non se la sentiva di prendere in mano un incarico così delicato a tempo, tra l’altro, indeterminato, e non perché non gli piacessero i bambini, ma perché temeva che la prigionia di Sakyo sarebbe durata ancora a lungo, e Aveline non poteva affezionarsi a qualcuno che non l’avrebbe cresciuta per sempre; Sakyo lo rassicurò alla svelta, confidandogli che quando aveva stretto sua figlia tra le braccia, aveva giurato a se stessa che non sarebbe stata sotto il controllo di Doflamingo per un anno di più: dopo la guerra sarebbe corsa da qualche pezzo grosso della Marina e avrebbe raccontato tutta la verità, avrebbe fatto revocare il titolo di Doflamingo, gli avrebbe rovinato la vita esattamente come lui aveva fatto con lei… Solo che nel suo caso, si trattava di fare giustizia, ciò che il pirata aveva commesso, era stato per pura cattiveria.


Le due settimane stabilite da Doflamingo passarono in fretta per chiunque fosse coinvolto nella faccenda, il giorno prima della partenza, Laeknir raccolse le cose necessarie e setacciò l’ospedale alla ricerca di Ruri (che sembrava essere misteriosamente scomparsa nel nulla), mentre Sakyo si prendeva cura di Aveline per quella che sarebbe potuta essere la sua ultima volta prima di un periodo di separazione; con grande sollievo della ragazza, il suo ventre aveva cominciato ad appiattirsi molto velocemente, e adesso era ritornato quasi completamente alla forma che aveva prima della gravidanza, ma ciò non significava che i guai fossero finiti, anzi, il difficile doveva ancora iniziare.
E quel difficile non tardò a farsi vivo, non sottoforma di “missione” ma come decisione, una decisione che avrebbe cambiato per sempre la vita di Sakyo, così come quella di Doflamingo.
Durante lo svolgimento della guerra, Sakyo aveva alloggiato con Aveline e Laeknir all’interno di una costruzione posta all’esatto estremo della zona del patibolo, una graziosa casetta che dava su di una piazza col pavimento di roccia; la ragazza, che aveva passato la notte in bianco a causa dei continui pianti della sua bambina, era finalmente riuscita a ritagliarsi un momento di riposo grazie all’offerta del medico di occuparsi di lei per un po’.
Si era addormentata da poco, quando un improvviso fragore giunse a distoglierla dai suoi sogni; non volendo approfondire la questione su quanto stesse accadendo lì fuori, Sakyo si alzò per andare a chiudere la finestra, quando, una scena tanto familiare quanto raccapricciante, le si parò davanti agli occhi: Doflamingo stava combattendo, o per meglio dire uccidendo, uno strano essere ben più grosso e alto di lui, dalla forma a pera e dai colori che viravano dal viola prugna, al nero fino al bianco; non sarebbe rimasta colpita né impressionata se non fosse stato per il fatto che il suo persecutore fosse affiancato in quel lavoro da alcuni strani individui con orecchie da orso e raggi laser che uscivano dalle mani.
Bastò quella visione per farle dimenticare la stanchezza e il fatto che Doflamingo la credesse comatosa; incurante del fatto di essere in camicia da notte e senza avvisare Laeknir, Sakyo si precipitò in direzione dello scontro per soccorrere l’avversario del biondo: non aveva la benché minima idea di chi fosse quel tale o del perché stessero lottando, ma non aveva intenzione di lasciare che qualcuno morisse per mano di Doflamingo se lei poteva evitarlo in qualche disperata maniera.
Man mano che si avvicinava, riusciva a sentire i loro discorsi: pareva che quell’essere sanguinolento si chiamasse Moria, e che Doflamingo volesse fargli il “favore” di ucciderlo e far passare la notizia come un’eroica morte di battaglia, anziché una revoca forzata del titolo in quanto considerato non più degno di collaborare col governo come membro della Flotta dei sette.

-Ma c-chi ti manda? Sengoku?!- chiese ansimando Moria.
-No… Qualcuno ancora più in alto!-
-E chi potrebbe mai essere, i Cinque Astri di Saggezza?- domandò Sakyo con tono di sfida, uscendo da dietro la gamba di uno dei robot da guerra chiamati Pacifisti.
-Sakyo…- Doflamingo non sembrava più felice di vederla, quanto inorridito –Ma tu…-
-Non me ne frega un accidente se questo incarico ti è stato affidato dai Cinque Astri di Saggezza o dalle Dodici Costellazioni dello Zodiaco, non lascerò che qualcun altro cada per mano tua se posso impedirlo!- nel mentre diceva ciò, Sakyo si era andata a posizionare davanti a Moria, convinta delle sue affermazioni e irremovibile nelle sue intenzioni.
Se non fosse stato per la piega che sapeva gli eventi erano destinati a prendere, Doflamingo avrebbe riso per una battuta tanto sfrontata nei confronti delle alte sfere, ma la situazione sarebbe stata veramente grave se la sua amata non avesse deciso di cambiare idea alla svelta.
-Tu, proteggere quel tipo? E perché mai?- chiese il pirata cercando di riacquistare il controllo della situazione.
-Non sono riuscita a proteggere Bellamy quando avrei dovuto. Dovesse anche solo essere per darti fastidio, ma non ti permetterò di mietere un’altra vita.-
Come un demone che torna a farsi vivo nel momento meno opportuno, di nuovo Doflamingo vide davanti ai suoi occhi la possibilità di liberarsi del peso dei suoi sentimenti.
“Non sei stato abbastanza forte nove mesi fa: sii forte adesso, lascia che con lei muoiano i tuoi sentimenti.”
Doflamingo scosse la testa, riscoprendosi, dopo tantissimo tempo, terrorizzato.
-Non costringermi a farti del male, Sakyo. Te lo chiedo come amico: vattene.- disse a denti stretti.
-No- Sakyo indietreggiò, senza guardarsi alle spalle, quel tanto che bastava per entrare in contatto con Moria –Non siamo così amici da scambiarci favori, io e te.-
Deglutendo a fatica, il biondo capì che non c’era altra strada, ma volle tentare un’ultima volta di fare breccia nella sua cocciutaggine.
-Donna avvisata…-
-Serviti pure.-
Prima che tutti i presenti ebbero avuto modo di capire cosa fosse successo, qualcosa colpì Sakyo all’altezza del suo tatuaggio, aprendole dei profondi squarci all’altezza del décolleté, seguito da una pioggia di colpi simili ma non altrettanto taglienti.
Doflamingo aveva iniziato a colpire la sua allieva con i suoi stessi fili, causandole miriadi di ferite sparse per tutto il corpo tranne che sul collo e sul viso; era la punizione meno severa possibile per averlo ostacolato nell’esecuzione di un ordine impartito da una figura che stava al di sopra della Marina stessa… Se qualcun altro si fosse occupato di lei, probabilmente sarebbero stato meno clemente. Sakyo cercò di resistere il più a lungo possibile, ma quelle insopportabili frustate le fecero cedere le gambe, e in men che non si dica si ritrovò accasciata a terra, immersa in un bagno del suo stesso sangue.
Nel momento in cui crollò a terra tremante, Doflamingo (rimasto appollaiato sui resti di un muricciolo fino a poco fa) spiccò un balzo per avvicinarsi a lei, notando con disappunto che Moria aveva approfittato della confusione per scomparire da lì; nel momento in cui si chinò su Sakyo per controllare il suo stato, un uomo alto, coi capelli scuri e i vestiti bianchi, si fece avanti per indagare su quanto avvenuto.
Doflamingo accampò una scusa circa la fuga e il tradimento di una piratessa nei confronti dei suoi compagni e del suo capitano; Aokiji rimase poco convinto da quella spiegazione, ma non aveva nulla lo che spingesse a investigare di più, anzi, questioni molto più scottanti lo attendevano, una delle quali riguardava una lunga discussione con l’ammiraglio Sakazuki.
Sakyo guardò andare via l’ammiraglio con sguardo sconsolato e implorante: come poteva aver creduto a una balla simile?? La ragazza alzò una mano verso quella figura ormai voltata di schiena, per poi farla ricadere pochi secondi dopo, sfiancata dalla mancanza di sangue nelle sue vene; Doflamingo attese che i suoi occhi si fossero chiusi del tutto per poterle sussurrare quelle che sapeva sarebbero state le ultime parole nei suoi confronti.
-Ma guardati…- bisbigliò con voce avvilita –Questi tuoi magnifici capelli si sono macchiati dell’unico sangue che non avrei mai voluto versare… Il tuo.-
Con la morte nel cuore, Doflamingo accarezzò con il dorso della mano la guancia fredda di Sakyo, per poi riprendere a parlare.
-Cresci, tesoro, e dimenticati di me. Se conosco abbastanza bene quella persona, allora tra poco sarà qui, ti curerà, e ti farà tornare alla tua vita. Sono desolato per quanto ho dovuto fare, ma credimi se dico che è meglio per tutti e due che le cose siano andate così. Addio.- aggiunse in fine, quasi in un respiro… E mentre il pirata si allontanava lentamente con il cuore infranto, Sakyo, convinta che la sua fine fosse giunta, lasciò, impotente, che i sensi la abbandonassero completamente.













N.d.A.

Oooookay, un altro capitolo è finito u.u ogni volta che li comincio temo che vengano troppo corti, poi arrivo alla fine, e temo siano troppo lunghi XD il fatto è anche che all’inizio non riuscivo a raggiungere questo numero di pagine (8-9 pagine di word) e adesso le supero addirittura << spero che questo non sia un “problema” per voi. Colgo l’occasione per fare gli auguri a tutte le lettrici che mi seguono e mi recensiscono, e, in onore della festa della donna, ho deciso di pubblicare due chicche u.u uno è un mio cosplay di Sakyo (ringrazio il mio fidanzato per la foto), l’altro è un disegno di Miss Kon (santa subito) che mi ha fatto la cortesia di disegnare la protagonista della storia, e ha accettato di fare, un giorno, anche la copertina :> adesso siamo a marzo, e man mano che andrò avanti coi mesi, mi toccherà studiare per la maturità, ma vi prometto che non smetterò di scrivere, e di combattere per la salvezza di Hyrule (qualcuno si è appassionato a Legend of Zelda, già) u.u mi scuso da subito per la grandezza delle foto, ma se andavo a rimpicciolirle, rischiavo di deformarle troppo << see you soon^^






*La frase era diversa nel manga, esattamente diceva “Oggi va solo il ‘sorriso’”; è ovvio che si riferisse agli Smile, ma siccome all’epoca nessuno lo poteva sapere, la Starcomics ha tradotto la parola così com’era, perciò, mi sono presa la libertà di adattarla meglio alle conoscenze che abbiamo adesso, in modo da farla suonare meglio u.u


**La cifra è sparata abbastanza a caso, ma se ci fate un pensierino, potrebbe essere fattibile: Hancock (prima del time skip) ha 29 anni, cioè 10 in meno rispetto a Dofy, il che significa che quando lei è stata fatta schiava a 12, lui a 22 aveva già creato il commercio di schiavi. Paura O_O

***Un verso di “The islander” dei Nightwish, questa è una delle canzoni che mi hanno aiutato a stendere la fic per la primissima volta


 

Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: PaolaBH2O