Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: The Lady of His Heart 23    08/03/2014    1 recensioni
Un segreto, un mondo magico, un armadio, una strega, un leone, Narnia.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caspian, Edmund Pevensie, Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Welcom to Narnia

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“Giochiamo a nascondino?”domandai.
“Uno, due, tre, quattro …” cominciò a contare Peter. Tutti iniziammo a correre per nasconderci. Ecco una cassaforte.
“Smamma, l’ho vista prima io”mi disse Edmund. Gli feci una smorfia e corsi via.
Peter stava quasi per arrivare, sentivo i suoi passi su per le scale. Senza pensarci aprii la prima porta che mi trovai davanti ed entrai.
La stanza era grande, vuota e fredda. Nel fondo c’era qualcosa nascosto sotto un tendone. So perfettamente che non avrei dovuto aprirlo, ma la curiosità era tanta che non resistetti alla tentazione.
Afferrai quel lenzuolo e lo buttai giù. Un armadio. Ecco cosa nascondeva quel tendone. Era un armadio enorme in legno duro, tutto intagliato e di un colore scuro intenso. Mentre ammiravo quell’armadio enorme mi venne in mente le parole della governate quando ci aveva severamente proibito di entrare in questa stanza.
Ma che strano, perché custodire con così tanta cura un armadio del genere. Pensai.
Sentii dei rumori provenire dal corridoio. Aprii così d’impulso l’armadio e mi ci nascosi dentro spiando dal piccolo foro d’apertura. L’armadio al suo interno era pieno di cappotti in pelliccia. Deve essere una pelliccia molto pregiata, altrimenti perché impedirci di entrare in questa stanza. Indietreggiai al suono dei passi che si avvicinavano. La mia mano scorreva tra la pelliccia dei cappotti appesi. Era così gradevole al tatto accidenti.
Ad un tratto qualcosa mi punse e ritirai la mano di scatto. Mi voltai e quasi non riuscii a credere ai miei occhi. C’era neve, neve ovunque. Era tutto così estremamente bianco e perfetto. Mi guardai in torno con stupore. Dentro l’armadio, oltre i cappotti in pelliccia si nascondeva un paesaggio incantato.
Riuscivo a vedere dei monti e degli alberi enormi. Alzai lo sguardo e non vi trovai il legno dell’armadio, ma bensì un cielo azzurro. Alzai la mano e sul mio palmo si posò un tenero ficco di neve bianca. Sorrisi. Non poteva essere reale. Dopo qualche passo mi voltai indietro ad osservare il punto da cui ero entrata ed era ancora li.
La voglia di esplorare era così forte che non seppi resistere, ma faceva troppo freddo, così tornai indietro e mi infilai uno di quei giubbotti caldi.
Durante il mio cammino notai un lampione. Pensai subito che avrei dovuto ricordarmene, era il mio segno distintivo che mi diceva che ero sulla buona strada per ritornare a casa. Mentre mi avventuravo nell’armadio sentii dei passi dietro di me. Mi voltai di scatto e ciò che vidi mi lasciò senza parole. Era un uomo con i piedi da cavallo.
“Posso chiederti chi sei, se non sono indiscreta?”domandai.
“Il mio nome è Tunnus, io sono un fauno. ” mi disse.
“Buona sera Signor Tunnus, posso chiederle dove sono?”domandai gentile.
“Sei a Narnia”mi disse.
“Narnia?” sussurrai tra me. Che strano nome, non l’avevo mai sentito prima.
“E quei monti laggiù cosa sono?”chiesi.
“E’ Chelparabel mio caro nanetto da giardino”disse.
“Grazie, ma io non sono un nanetto da giardino”dissi io.
“A no? E chi saresti?”mi chiese.
“Una bambina”dissi.
“Una bambina nanetta giusto, perdonami” disse lui.
“No, una bambina vera. Io non sono una nanetta, io sono un umana.”dissi.
“D-dici sul serio?”mi domandò. Sembrava spaventato.
“Si”risposi io.
“O, piacere di conoscerti, ti va una tazza di te?” mi donadò.
“La ringrazio, ma devo proprio scappare si sta facendo tardi.”
“Oh, non devi preoccuparti per questo”mi disse. “dieci anni trascorsi a Narnia equivale a neanche un minuto trascorso nel mondo umano”continuò.
“Dici davvero?”domandai.
“Certo, non si accorgeranno neanche della tua assenza, puoi fidarti”mi disse. Qualcosa in lui mi spinse a credergli e così acconsentii. Mi condusse sotto il suo ombrello per ripararmi dalla neve nella sua casetta di legno. Mi fece accomodare accanto al fuoco mentre metteva a bollire l’acqua per il te.
“Non ricordo che tu mi abbia detto il tuo nome”disse l’uomo.
“Mi chiamo Lucy”dissi.
“Lucy, ma che bel nome e dimmi, hai fratelli o sorelle?”mi chiese.
“Si, ho due fratelli e una sorella tutti più grandi di me.”dissi mentre mi guardavo intorno. La casa era carina e molto accogliente.
“Ecco tieni”disse l’uomo mentre mi porgeva la tazza di te.
“La ringrazio”dissi accettandola con piacere. Emanava davvero un buon profumo e iniziai a sorseggiarla.
“Non conosci Narnia vero”
“In effetti no, è la prima volta che ci vengo”dissi con un sorriso.
“Ti piacerebbe conoscere un po’ di più di questo posto?”mi domandò.
“Si, sarebbe grandioso”dissi tra un sorso e l’altro.
“Be, allora mi tocca suonarti una melodia”disse tirando fuori un piccolo flauto che, presumo , aveva costruito da solo. “Ogni storia perché d’effetto va cantata non sei d’accordo anche tu?”mi domandò.
“Certo”dissi io.
“Pronta?”mi chiese ed io annuii. Iniziò a suonare e mi sentii subito a mio agio. La melodia era dolce e rilassante, tutto in quella stanza lo era. Il calore del fuoco, il profumo di quel te e quella melodia mi fecero sentire a casa. Il mio sguardo cadde sulle fiamme del fuoco che parevano andare a tempo con la musica. Mentre l’osservavo notai che le fiamme presero davvero vita e si animarono. Spaventata guardai il Signor Tunnus, ma lui mi fece un cenno col capo in segno che non c’erano pericoli. Ritornai così ad osservare il fuoco che ipnotico mi attraeva a se. Ad un tratto mi sentii stanca e assonnata. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti e li richiusi lasciando cadere a terra la tazza di te. Tutto intorno a me si fece buio. Intanto il Signor Tunnuss aveva concluso la sua melodia ritrasformandosi in ciò che era davvero. La gelida regina dei ghiacci, Jedis. La donna chiamò a se subito il suo fido aiutante che caricò la bambina sul carro. La regina diede l’ordine e la carrozza partì come un fulmine verso il castello dove aveva intenzione di rinchiudervi la ragazzina e di non farla uscire fino a che non fosse cresciuta per poi concedergli un ultima scelta. Unirsi a lei o morire. In ogni caso, la regina l’avrebbe uccisa comunque solo la sua presenza la terrorizzava. Ma qualcosa in quella ragazzina gli fece ritardare l’operazione. Jedis si odiava per questo suo atto debole, ma del resto non riusciva a fare altrimenti. Una volta a palazzo la rinchiuse in una cella dei sotterranei, ma prima di andarsene si assicurò che la giovane fosse ben coperta da un lenzuolo caldo. Jedis in fatti aveva vissuto troppi anni da sola e, esattamente come succede ad ogni donna, la voglia di un figlio era troppo grande per lei, e dato che non ci era riuscita una prima volta, volle tentare una seconda.
   
 
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