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Autore: Atarassia_    09/03/2014    3 recensioni
to hunt hunted/hunted {v.} 1 cacciare; andare a caccia 2 essere alla ricerca di ; dare la caccia a.
Hunt. Caccia. Ricerca.
Perchè in fondo nella vita siamo tutti alla ricerca di qualcosa. Rincorriamo un oggetto, un sogno, un amore, un desiderio, noi stessi.
Protendiamo tutti verso un qualcosa che potremmo anche non raggiungere mai, ma l'attrazione che tutto ciò comporta è troppo forte per essere soffocata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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The hunt
Capitolo Due

 
I said: "There's someone I'm waiting for 
if it's a day, a month, a year" 
Gotta stand my ground
even if  it rains or snows. 
If she changes her mind 
this is the first place she will go. 

 
Il confine tra i sogni e gli incubi è molto sottile. Ti ritrovi a vivere una situazione perfetta e poi, in un batter baleno, tutto quello che ti circonda crolla, va a fuoco o si trasforma in un mostro che, senza sosta, ti rincorre per tagliarti la gola.
Harry  sogna una rosa. Una rosa grande e bianca cresciuta dal centro di un tronco tagliato di un albero. I petali bianchi sono ben visibili anche da lontano e sembrano essere l’unica fonte di luce in mezzo a quel groviglio di arbusti e rami secchi che, costituiscono una fitta rete all’interno del bosco. Lui si guarda intorno e quasi gli manca l’aria dato che non riesce a trovare una via d’uscita. Una folata di vento gli sferza i capelli e viene avvolto dal dolce profumo all’albicocca che sentiva ogniqualvolta abbracciava lei.
Subito, sotto la sua pelle, si fa viva la necessità di avvertire nuovamente quell’odore e, senza pensarci due volte, si getta contro spini e arbusti per aprirsi una strada verso la rosa.
Il maglione verde si impiglia nei rami e molti fili vengono tirati. Le frasche più resistenti graffiano la sua pelle disegnandogli lunghe strisce rosse sul collo, sul volto e nelle braccia. I piedi avanzano alla cieca e più volte perde l’equilibrio cadendo in ginocchio. Solleva lo sguardo sulla rosa, giusto per assicurarsi che sia ancora là, solo per lui, ed è così. Se ne sta lì, immacolata e inviolata da tutto il resto. Quando riesce a distogliere lo sguardo da quella, si accorge che l’ambiente circostante sta cambiando. Sembra quasi uno degli effetti speciali del cinema, un gioco di colori e fantasie. Il terreno si ghiaccia e, subito dopo, il bianco e l’azzurrino iniziano ad assumere tonalità variopinte fino a trasformarsi in un prato fiorito. Si piega su se stesso e tende una mano per afferrare un fiore, ma questo gli sfugge e il terreno fertile viene sostituito da uno arido e quasi roccioso.
Sconvolto da tutti quei fenomeni, riprende a camminare piuttosto in fretta onde evitare che anche la rosa ne venga contagiata. Affretta il passo e sorride scoprendo che manca poco. Inizia ad avvertire un primo accenno di quel profumo tanto ricercato e questo gli dà la forza di correre. I passi vengono soffocati da un manto morbido che ricopre il terreno. Si concede un’occhiata fugace e nota lo strato spesso di foglie con tonalità che variano dal giallino al marrone. Resta basito davanti a questo spettacolo, ma non ha il tempo per soffermarsi su di esso ancora di più; riesce solo ad accorgersi che il cambiamento del terreno ha ripreso il suo corso e nuovamente sta ghiacciando. Quando anche l’ultima fila di alberi viene oltrepassata, si concede un sorriso e sente le mani tremare per l’emozione. Fa dei passi cauti con la mente inebriata dal profumo che risveglia in lui passioni e ricordi da tempo assopiti.
È ad un passo dalla rosa e tende la mano per sfiorarla. Gli mancano solo pochi centimetri quando, delle grida e uno sparo rompono quell’armonia che si era instaurata.
Si porta una mano al petto dove, con una velocità impressionante, si sta estendendo una chiazza di sangue. Cade in ginocchio e getta un’occhiata alla rosa che ancora non è riuscito a raggiungere. Alza il braccio e singhiozza quando capisce che per lui è finita. Crolla con la faccia sul prato fiorito mentre non perde di vista l’oggetto del suo desiderio che, purtroppo, risulta inarrivabile. Ne analizza ogni particolare, memorizza ogni linea sinuosa dei petali bianchi. Gli stessi petali che sono rimasti macchiati dal suo sangue e che ora bruciano tra le fiamme. E Harry grida dal dolore e implora affinché le fiamme cessino e il dolore venga allontanato da lui. Le lacrime solcano il suo viso lambendo poi la superficie ghiacciata e l’ultimo suo straziante urlo si disperde in un lungo eco.
Harry si tira su di scatto, il respiro affannato e la mano sinistra stretta alle coperte. Si guarda intorno spaesato, gli occhi lucidi per il terrore e il battito leggermente accelerato. Subito si tasta il petto alla ricerca di una ferita o un qualunque altro segno che attesti la veridicità di quanto è accaduto in quel bosco. Rilascia un sospiro di puro sollievo dopo aver verificato che il petto, ad esclusione dei tatuaggi, è rimasto immacolato.
-Era solo un sogno. Solo uno stramaledetto sogno.- mormora con voce rotta mentre scalcia via le coperte e poggia i piedi nudi sul pavimento freddo.
Le tempie sembrano quasi pulsare e deve strizzare gli occhi più volte prima di mettere bene a fuoco le varie cose. Lo sbattere violento della porta contro il muro lo fa sobbalzare e si ritrova a fissare dubbioso la figura sul ciglio della porta.
-Non è che mi daresti una mano?- dice Ed con il volto arrossato dallo sforzo e le braccia cariche di panni e coperte. Però, tutto quello che Harry si limita a fare è alzare un sopracciglio e arricciare il naso.
-Come non detto!- sbuffa l’amico capendo l’antifona e gettando tutte le cose alla rinfusa sul letto di Harry. Si guardano per un attimo e poi scoppiano a ridere.
-Però non lo dire a Babù.- precisa Ed tornato serio e spaventato da una possibile reazione dell’amica fissata con l’ordine. Harry continua a ridere e getta indietro il capo per poi annuire con le lacrime agli occhi mentre i ricci gli ricadono sulla fronte. Stipulano così il loro ennesimo patto segreto, uno di quelli necessari alla sopravvivenza, uno di quelli a cui ricorrono spesso onde evitare che l’ira di Lana ricada su di loro. A dire il vero, non c’era nemmeno bisogno che Ed gli chiedesse di tacere riguardo il misfatto perché è ovvio e quasi scontato che niente uscirà dalla bocca di Harry.
Si danno a vicenda una pacca sulla spalla, un colpo amichevole che sottintende molte cose: “Come va?”, “Grazie.”, “Perché di nuovo?”, “Aiutami”.
Harry abbozza un sorriso quasi timido e si gratta la nuca imbarazzato perché sa che, a breve, torneranno a parlare della sua situazione e di quello che è accaduto la sera prima. Ma Ed tace perché non trova le parole, ne ha usate così tante da aver finito il repertorio e, ora, non sa cosa dire. Ci ha provato molte volte a farlo ragionare, ha utilizzato diversi modi ma si sono dimostrati tutti fallaci. È stato dolce, comprensivo, rude e maligno; lo ha consolato, gli ha offerto una birra nel portico di casa, lo ha preso a schiaffi, lo ha portato al mare di notte.
Ma Harry ha la testa dura e gli occhi coperti da due fette di prosciutto. Sente solo quello che vuole sentire e tu puoi parlargli per ore e ore ma, da una parte gli entra e dall’altra gli esce.
La madre da piccolo lo sgridava sempre per questo motivo: non voleva sentir mai ragioni e, se si impuntava su una cosa, non c’era modo di distogliervelo. Come quella volta che aveva deciso di avere come animale domestico una tigre ma, dato che nessuno voleva accontentarlo, era uscito di casa, a soli sei anni, per andare allo zoo e prendersi la tigre più bella.
Alla povera Anne prese un colpo quando non lo trovò più nel suo lettino.
Perché Harry è così: prima agisce e poi pensa, o forse non lo fa mai. Un tipo impulsivo, che non conosce limiti e che non si fa problemi a dire tutto quello che gli passa per la testa. Ma è anche ingenuo delle volte, proprio come un bambino che non riesce a capacitarsi di alcune situazione. Lui è un mix letale, una di quelle persone che entrano nella tua vita in punta di piedi e in silenzio stravolgono tutto il tuo mondo e il tuo cuore. Sa come farsi volere bene e il più delle volte non lo fa nemmeno apposta. Tu puoi arrabbiarti con lui quanto ti pare, lui può ferirti milioni e milioni di volte, ma basta un suo sguardo, un suo tentennamento, il suo labbro inferiore stretto tra i denti e ti dimentichi di tutto quello che è successo.
È una vera forza della natura ma ha un punto debole in grado di annientarlo del tutto: Frida. Frida è più grande di lui di tre anni, una venticinquenne olandese che ha trovato in Birmingham la sua patria. Una tipa solare e schietta, con la battuta sempre pronta e la passione per le cause perse. Forse Harry era la sua causa persa, il ragazzo con la testa priva di rotelle e con i bulloni arrugginiti. Ma Frida non si è fatta spaventare da nulla e ha fatto di quella causa persa una cosa personale, ha preso Harry per le maniche del maglione e lo ha scosso rivoluzionandogli il mondo. È una di quelle ragazze che non si lasciano impietosire da niente ma, allo stesso tempo, è la prima sull’auto ad alzarsi per far sedere una vecchietta al suo posto. È brava a relazionarsi con le persone, a fare conoscenze e a comunicare ma detesta i bambini. Non riesce proprio a sopportarli quando si lamentano o piangono o passano tutto il loro tempo a chiedere “perché?”, tant’è che le verrebbe voglia di chiuderli in uno stanzino. E questo lo dice lei, figlia di una maestra d’asilo e un pediatra.
Frida è un’esplosione di colori, un turbine di emozioni. Un piccolo uragano dai capelli biondo cenere e gli occhi in grado di incantarti: due perle grigie e azzurre. Ha un sorriso ambiguo, uno di quelli che non sai mai come interpretare. Perché lei è così, un punto interrogativo, un romanzo senza un finale, una domanda senza una risposta. Lei ti fissa e basta, sta nel suo angolo di mondo con il piccolo naso all’insù ricoperto di lentiggini  e gli occhi che scrutano ogni tua mossa. E poi sta a te scegliere come interpretare le sue reazioni, sei tu a stabilire se ti sta prendendo sul serio, se è confusa o se si sta prendendo gioco di te.
Lei non dice nulla, non ti permette di capire nulla. Rimane un mistero anche per le persone che la conoscono più di tutti gli altri, o meglio che credono di conoscerla più di tutti gli altri.
Frida è imprevedibile. Un attimo prima è stesa sul divano con un forte mal di testa e sembra essere sul punto di addormentarsi, l’attimo dopo è già in piedi e ha voglia di uscire. Come quella volta che di punto in bianco ha buttato Harry giù dal letto perché lei aveva voglia di andare in Canada. Sebbene fossero le quattro di notte e la temperatura era sotto lo zero, nemmeno due ore dopo erano già sull’aereo pronti a partire.
Per non parlare di quando, la notte di Natale, lo aveva costretto a guidare alla ricerca di un centro per i tatuaggi dove avrebbe potuto farsi incidere sulla pelle il testo della sua canzone preferita.
Frida è un piccolo demonio travestito da angelo, un’amara medicina imbevuta nel miele, una fiamma tenue che brucia molto lentamente fino a diventare indomabile.
E Harry è rimasto scottato da Frida, e la sua è una ferita ancora aperta. Ma a lui va bene tutto questo, perché è l’unico motivo che lo spinge ad andare avanti, ad alzarsi ogni mattina. Lui sa che lei sta per tornare, che oramai è solo questione di giorni e poi potrà abbracciarla, baciarla, viverla tutto il tempo che vorrà.
Le imprecazioni di Ed interrompono i suoi pensieri e si gira trovandolo a terra mentre cerca di ripiegare alla bell’e meglio i maglioni caduti. Sorride e lo sbeffeggia con una risata canzonatoria. L’altro lo incenerisce con lo sguardo e poi ghigna quando ha capito come vendicarsi.
-E comunque, dopo ieri sera Lei è molto arrabbiata con te!-  sibila Ed come una vera serpe e Harry si irrigidisce deglutendo.
In un’altra stanza una porta sbatte seguita dal rumore di passi.
-Harold!- il grido riecheggia per la casa e il diretto interessato si chiude in bagno per ritardare l’incontro con l’uragano che sta per travolgerlo.
Si infila nella doccia e lascia che il getto di acqua calda scivoli lungo la sua schiena. Le mani insaponano il corpo, gli occhi sono chiusi e la mente è volta a pensare a Lei.

 
 
 
Salve gente!
Dopo un mese preciso vi presento il nuovo capitolo. Che ve ne pare? Come avete potuto notare, abbiamo un sogno, meglio definibile come un incubo, di Harry che potrebbe permettervi di analizzare il suo complesso IO interiore. Per il resto, troviamo una scena Harry-Ed che mostra qualche particolare della loro amicizia e, permettetemi di dirlo, Ede è adorabile! Poi, riguardo la misteriosa Frida, finalmente si hanno più notizie su di lei, il suo aspetto e il suo carattere. Cosa ne pensate di questa ragazza? Avete delle opinioni a riguardo? Ci tenevo a ringraziare chi ha messo la storia tra le preferite, le ricordate o le seguite, e in particolar modo coloro che hanno lasciato una recensione. Spero di leggerne delle altre con questo capitolo, e se possibile anche da gente nuova perché, per me, conoscere il vostro parere è importante.
Detto questo vi lascio per non annoiarvi ulteriormente.
A presto.
Con affetto,
Atarassia_
 
PS: ringrazio Iridium Flare per aver betato il capitolo.
PPS: Vi va di leggere queste altre mie storie? Annika  e   Pride
   
 
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