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Autore: Acinorev    09/03/2014    19 recensioni
"A quel punto Harry rise. Rise con le fossette accentuate ai lati della bocca e facendo un passo indietro, con una mano tra i capelli e gli occhi praticamente chiusi. «Ragazzina», esclamò affievolendo la risata. «Ragazzina, rallenta», ripeté.
Ed Emma assunse un’espressione un po’ più seria, mentre sentiva l’eco di quelle parole nella sua testa.
Ragazzina.
«Ascolta», ricominciò Harry, frugando nella tasca dei suoi pantaloni stretti e tirandone fuori un contenitore di metallo sottile dal quale estrasse una sigaretta, probabilmente confezionata da lui. Continuò a guardarla, però, senza lasciarla libera nemmeno per un istante. «Apprezzo l’intraprendenza, ma andiamo… Mi sentirei una specie di  pedofilo», aggiunse, scuotendo di nuovo la testa mentre una ciocca di capelli gli ricadeva sulla fronte."
Spin-off di "It feels like I've been waiting for you", da leggere anche separatamente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Little girl'
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Capitolo dieci - Expectations
 

 

Tianna rabbrividì teatralmente incrociando le braccia al petto, mentre i suoi stivaletti marroni facevano rumore contro il cemento del marciapiede ad ogni suo passo trascinato.
Emma, alla sua destra, alzò gli occhi al cielo trattenendo un'espressione divertita e arresa: contava mentalmente i secondi che la dividevano dalle tanto attese parole della sua amica. Tre, due, uno...
«Ma perché diavolo ho voluto accompagnarti?» Esclamò Tianna, come previsto, con i capelli neri mossi dal debole vento. Si era offerta volontaria, ma non aveva tenuto in conto la temperatura ostile di quel pomeriggio.
«Fai sempre in tempo ad andartene» ribatté l'altra alzando le spalle, mentre la Lincoln High School - la scuola di Melanie - si faceva sempre più vicina. Non le era mai piaciuta particolarmente, con il cortile anteriore poco esteso e le pareti troppo grigie e rovinate.
«Sì, certo» borbottò Tianna in risposta, guardandosi intorno. Stavano già incontrando qualche studente diretto verso casa e potevano tranquillamente confondersi nella massa, dato che anche loro erano uscite da poco da scuola - un po' prima in realtà, per arrivare in tempo - e dato che avevano ancora gli Eastpak scarabocchiati sulle spalle. Emma sperava di non essere in ritardo o avrebbe fatto tutta quella strada per niente.
Sua sorella Melanie non era andata a scuola quel giorno. Per quanto il loro rapporto fosse congelato e per quanto non ci fosse nemmeno il venti percento di possibilità di una condivisione di segreti, era fastidioso vederla in quello stato: parlava di meno e piangeva un po' di più, ma soprattutto non era nemmeno più soddisfacente litigarci, data la diminuita reattività. Emma non era riuscita a capire fino in fondo cosa fosse successo con quello Zayn di cui aveva sentito parlare in una telefonata origliata, nemmeno spiando Aaron e Becka quando venivano a trovare la sorella: sapeva soltanto che Melanie era letteralmente a pezzi, con gli occhi azzurri terribilmente spenti ed inusuali, e che non c'era ancora stato alcun chiarimento. Dato che chiedere ai due suoi amici delle notizie a riguardo sarebbe stato un gesto troppo avventato, si era recata alla Lincoln High School per ricavare delle informazioni da sé.
Qualcosa nella sua mente si ostinava a ricordarle che in quella scuola avrebbe probabilmente trovato anche Harry, del quale sentiva ancora il sapore dalla sera prima, ma lei cercava di convincersi che la possibilità di incontrarlo fosse solo un incentivo. Era lì per la sorella, per scoprire chi diavolo fosse quello Zayn e cosa avesse combinato, non per ammettere che il fatto di non aver ancora sentito Harry la tormentasse un po' - solo un po'.
«Come hai intenzione di fare? Voglio dire, sai almeno come è fatto questo tizio?» Domandò Tianna scrutando gli studenti che andavano loro incontro. Ormai erano a pochi metri dai cancelli d'entrata.
«No, ma non voglio cercare proprio lui» spiegò Emma, passandosi una mano tra i capelli sciolti. Sarebbe stato troppo rischioso: non voleva che Zayn spifferasse la sua intromissione a Melanie, in un eventuale futuro. «Chiederò a qualcuno».
«Tipo... Lei?»
 
Alla terza o quarta persona alla quale chiesero di un certo Zayn, sembrò finalmente che fossero sulla strada giusta. Emma osservava attentamente il volto segnato da un acne ormai superato del ragazzo che le stava di fronte, cercando di carpire qualsiasi mutamento della sua espressione o del suo sguardo scuro. Era poco più alto di lei, aveva messo un po' troppo profumo e forse anche un po' troppo gel sui capelli corvini.
Nonostante tutto lei continuava a lanciare delle rapide occhiate alle porte della scuola, sia per evitare Becka ed Aaron che di sicuro le avrebbero fatto domande riguardo la sua presenza lì, sia per cercare Harry più o meno inconsciamente.
«Zayn Malik, intendi?» Chiese il ragazzo, cercando di andarle incontro.
«Non sappiamo il suo cognome» intervenne Tianna, increspando le labbra.
«Be', credo che sia l'unico Zayn in tutta la scuola. Sapete, conosco praticamente tutti, anche se solo di nome, e-»
«Quindi sapresti dirci qualcosa su di lui?» Lo incalzò Emma, cercando di evitare il discorso riguardo i suoi vaneggiamenti sociali. Sembrava un ragazzo parecchio vanitoso, forse un po' sfigato, ma con la voglia di mettersi in mostra.
«Cosa volete sapere esattamente?» Domandò lui, guardando negli occhi prima una e poi l'altra.
«Che tipo è, quanti anni ha, cose così».
«È dell'ultimo anno, è piuttosto famoso qui: è tornato dopo le vacanze invernali e nessuno se lo sarebbe mai aspettato, credimi! È stato via per due anni, non mi chiedere dove: se ne è andato dopo aver derubato e picchiato un vecchio a qualche chilometro da qui. Droga, ecco tutto» concluse, come se avesse appena elencato la lista della spesa.
Emma, se solo avesse avuto un po' meno autocontrollo, avrebbe lasciato cadere la propria mandibola a terra, completamente stupita da quella rivelazione: sua sorella Melanie, la persona più docile, diligente e fastidiosamente perfetta del mondo, si vedeva con un ragazzo del genere? A quel punto era normale che passasse il suo tempo a deprimersi su un divano per un litigio con lui: chissà cosa aveva combinato.
La parola “droga” le rimbombava nella mente. Sua sorella usciva con un drogato, che tra l'altro era appena tornato da una fuga verso chissà dove per aver picchiato e derubato qualcuno: magari era anche stato in carcere! Non poteva crederci, non riusciva nemmeno ad immaginare Melanie con un tipo così.
«Magari non è lui» tentò Tianna provando a riscuoterla dai suoi pensieri. Aveva le sopracciglia corrugate in segno di una vaga preoccupazione o comprensione.
Emma invece era arrabbiata per la stupidità della sorella, che si era lasciata abbindolare in quel modo, e per l'istinto di protezione che provava e che l'avrebbe spinta a prendere a calci quello Zayn, se solo lo avesse avuto davanti.
«Posso sapere perché vi interessa così tanto?» Domandò il ragazzo sorridendo incuriosito.
«No» tagliò corto Emma, guardando alle sue spalle. «Ma grazie lo stesso» aggiunse. Non riusciva più a concentrarsi su di lui o su qualsiasi altra cosa, perché aveva appena visto Harry uscire dalla scuola.
«Prego» rispose la loro modesta fonte di informazioni con un'aria stranita. Evidentemente si stava sforzando di indovinare il motivo delle loro domande, ma senza successo. Si voltò con un sorriso sghembo sul volto al quale Tianna non rispose se non con un'espressione quasi di ribrezzo, e si allontanò da loro fischiettando qualcosa con le mani in tasca.
«Perché tua sorella dovrebbe stare con uno così? Mi sembra davvero troppo strano» commentò Tianna pensierosa. «Insomma, magari avrà il fascino del ragazzo tormentato, ma rimane un drogato. A meno che in questi due anni non si sia ripulito e ora non sia diventato una specie di pentito in cerca di salvezza per la sua anima: ecco, magari Mel lo sta aiutando! Ci pensi? Lui con un passato tetro e lei, la ragazza che glielo farà dimenticare: roba da film strappalacrime» continuò, smorzando la sua serietà con una vena da sognatrice incallita. Quando Tianna si inoltrava in fantasie più o meno romantiche, non c'era molto da fare per opporsi se non lasciarla sfogare.
Emma stava facendo esattamente quello, approfittandone per osservare Harry a più di dieci metri di distanza: stava scendendo i gradini della scuola, stretto in un paio di pantaloni scuri e nel giaccone nero che gli aveva visto spesso addosso. Intorno a lui i soliti amici che aveva incontrato più volte al Rumpel, compreso l'esile Walton, ed un paio di ragazze. Una di loro gli stava fin troppo vicina per i suoi gusti.
«Emma Clarke, ti sei imbambolata?» Esclamò Tianna, cercando di guadagnare la sua attenzione, ma l'amica era intenta ad osservare e studiare la situazione, con la voglia di baciare Harry e quella di allontanare qualsiasi essere di sesso femminile dal suo corpo. «Ah, ora capisco: non hai occhi che per Harry Styles, eh?» Domandò l'altra, dopo aver seguito la direzione del suo sguardo: pur non avendolo mai incontrato, aveva potuto riconoscerlo facilmente grazie alle fotografie che Emma le aveva mostrato sul suo profilo Facebook.
«Non dovrei essere gelosa, no?» Mormorò Emma, mentre il gruppo di persone - lui - si avvicinava sempre di più ai cancelli. La ragazza che aveva già notato era piuttosto carina, anche se non l'avrebbe definita una bellezza: i capelli castani a caschetto forse sarebbero stati meglio di un colore più scuro, data la carnagione pallida con la quale dovevano confrontarsi. Il viso sottile, frutto di una costituzione esile, ospitava un sorriso simpatico e gli occhi sembravano scuri, anche se a quella distanza non era facile da stabilire. Lei ed Harry continuavano a scherzare e a ridere, come se condividessero un altro grado di intimità rispetto agli altri.
«Ma no, figurati» la rassicurò Tianna capendo al volo, mentre anche lei guardava gli amici di Harry salutarsi e andare ognuno per la propria strada. Lui rimase a pochi passi dal cancello, probabilmente alla ricerca di una sigaretta e con quella ragazza ancora di fianco. «Magari sono come te e Dallas» continuò. Emma per un attimo fece caso a quel paragone: Tianna non aveva nemmeno pensato di dire "Come me e Pete" e chissà se un motivo c'era.
Sospirò e cercò di ricomporsi, stringendosi nel parka infreddolito e rimanendo in silenzio: non tollerava la possessività che l'aveva sempre accompagnata. Non che fosse qualcosa di morboso, soprattutto perché era brava a non dimostrarla per nascondere quella che riteneva una debolezza, ma il solo fatto di poterla sperimentare la faceva sentire una stupida.
Si irrigidì all'istante, però, quando vide quella ragazza alzarsi sulle punte e baciare Harry sulle labbra, passandogli una mano tra i capelli con fare scherzoso. E si irrigidì ancora di più quando lui sorrise prima di accendersi la sigaretta, mentre lei se ne andava.
«Ok, forse un po' dovresti esserlo» si premurò di correggersi Tianna, con gli occhi spalancati che si muovevano dalla sua amica ad Harry. «Ma niente panico» aggiunse prontamente.
Emma sentì qualcosa dentro di sé ardere, letteralmente. Non si prese nemmeno il tempo di ragionare su ciò che aveva visto o su ciò che stava provando.
«Aspetta qui» disse soltanto, senza guardare Tianna e muovendo i primi passi decisi in direzione di Harry.
«No, hey, dove vai? Lascia perdere, sei troppo-»
«Aspetta qui» ripeté seriamente.
Sentiva la rabbia aumentare sempre di più ed il respiro sforzarsi di restare regolare per non lasciare trasparire l'uragano interno che la stava stordendo. Di sicuro aveva il polso accelerato, ma non riusciva a distinguerlo perché sentiva solo il rumore dei suoi passi sul cemento. Forse Harry non aveva capito che le prese in giro non erano comprese nel pacchetto.
Harry si accorse di lei poco prima di ritrovarsela davanti, piccola e combattiva, con le parole scritte in faccia. Tenendo la sigaretta tra le labbra, infilò le mani nelle tasche della giacca e sorrise con la fronte corrugata. «Che ci fai tu, qui?» Le domandò, probabilmente stupito nel vederla.
Emma stava davvero cercando di non dare in escandescenze, di tenere a bada la sua impulsività. Per quanto fosse offesa, non voleva sbilanciarsi troppo e dare ad Harry l'impressione di essere una sorta di psicopatica, quando la sua unica pecca era quella di sentire tutto in modo troppo intenso e personale. «Dovevo fare una cosa» rispose quindi: nessuna bugia, solo l'omissione di parte della verità.
Lui ovviamente la fraintese, perché la sua espressione si fece più provocatoria e consapevole. «Una cosa?» Indagò, mentre Emma cercava di capire come facesse ad essere così tranquillo. Non riusciva a cogliere cosa gli passasse per la testa.
«Tu non c'entri» ribatté subito, tentando di smorzare quel suo ghigno compiaciuto. Sapeva perfettamente che la sua presenza poteva essere facilmente interpretata in quel modo, ma nessuno poteva averne la certezza: dal momento che aveva anche visto Harry con un'altra ragazza, ci teneva particolarmente a mettere le cose in chiaro, come a proteggersi e a dimostrarsi più forte.
«Che hai? Stamattina ti sei alzata con il piede sbagliato?» Le chiese lui, alzando un sopracciglio ed espirando il fumo. Non gli piaceva quando i toni tra loro si inasprivano, questo Emma l'aveva capito.
«Tu hai una ragazza?» Domandò lei a bruciapelo, ignorando quel suo commento e tenendo i propri occhi fissi su di lui. Quella possibilità la metteva estremamente a disagio: non solo perché avrebbe significato che Harry era un ottimo giocatore, ma perché avrebbe anche significato che lei era stata troppo avventata e cieca, pronta a raggiungere i suoi obbiettivi senza prima assicurarsi che non fossero quelli di altri.
Harry per un attimo si immobilizzò, solo per poi ridere sommessamente. «No» disse soltanto, con una sicurezza che la faceva infuriare. Perché mentire?
«Non prendermi in giro» lo ammonì seriamente. Continuava a tenere le labbra serrate, come se stessero facendo da barriera ai fiumi di parole che avrebbe voluto riversare fuori.
«Sul serio?» Chiese Harry, addirittura divertito. Era evidente che anche lui stesse cercando di comprenderla. «Penso di poter dare una risposta piuttosto certa alla tua domanda, non credi?»
Emma sospirò e si voltò dandogli le spalle: voleva allontanarsi per sbollire la ferita che sentiva, sia riguardo la palese presa in giro, sia riguardo la sensazione che provava sulla quale non riusciva ad avere un ferreo controllo.
«Si può sapere che ti prende?» La riprese Harry con un tono accusatorio. E lei aveva un limite entro il quale gestire i propri istinti, per questo tornò a fronteggiarlo senza farselo ripetere due volte. Tianna li guardava da lontano, preoccupata e curiosa.
«Non mi prende niente» rispose quasi atona. «Ti ho solo visto baciare un'altra e ho cercato di capire chi fosse. Ma non è nulla di importante, giusto? Tanto hai detto di non avere una ragazza, quindi probabilmente vai in giro a baciare chiunque ti capiti a tiro» aggiunse con una finta calma che la stupì. Sapeva che avrebbe dovuto contenersi e non esporsi così tanto, ma tanto valeva affrontare subito la realtà. Non le piaceva essere presa in giro, non le piaceva condividere ciò che voleva per sé e non le piaceva essere così influenzabile dai gesti di qualcun altro. Non le piaceva apparire come una stupida illusa.
Harry sbatté le palpebre e per un istante si limitò a guardarla, forse colto di sorpresa: conservò comunque un'espressione per niente sconvolta o colpevole, che Emma non sapeva se interpretare come una buona finzione o come assenza di un briciolo di coscienza. «Sbrigati, vieni» le ordinò lui, voltandosi e camminando verso la sua scuola. Lei strinse la mascella e lanciò un'occhiata veloce alla sua amica, a metri di distanza, prima di seguirlo con i pugni chiusi e l'impazienza nelle vene.
 
Si fermarono sul lato est dell'edificio, in un piccolo cortile ormai deserto perché stavano tutti tornando a casa: ripensandoci avevano fatto bene a spostarsi, dato che una discussione era più che imminente e rendere tutti partecipi non sarebbe stato l'ideale.
Harry sospirò e tornò a guardarla serio. «Denice non è la mia ragazza: andiamo solo a letto insieme, se proprio vuoi saperlo» spiegò calmo, come se le sue parole avessero potuto cambiare la situazione o migliorarla.
Emma smise di respirare per un breve momento, sufficiente ad incassare il colpo e a sentire il dolore che ne derivò. Si ritrovò a dipingere nella propria mente Harry contro il corpo di un'altra, le sue mani su quelle di un'altra ed il suo sorriso per un'altra: tutte quelle immagini le erano insopportabili, anche se tra loro non c'era stato niente di eclatante, anche se probabilmente era troppo possessiva. «Da quanto?» Domandò soltanto, con il cuore a scalpitare e la voce più flebile di quanto avrebbe voluto.
«Non lo so: un mesetto?» Rispose Harry, quasi a sminuire la cosa. «Cosa importa?»
Lei respirò profondamente, tesa come una corda sul punto di spezzarsi, ma non articolò alcuna spiegazione perché pensava fosse ovvia, perché non voleva ammetterla ad alta voce e perché era assurdo che Harry non ci arrivasse. Ed era anche impegnata a chiedersi se si comportasse allo stesso modo con entrambe, o con chissà quante altre; la sera prima le aveva accarezzato il collo in un modo che per tutta la notte non le aveva permesso un sonno tranquillo: aveva toccato altre allo stesso modo? Respirava lentamente sulla sua bocca solo con lei o era una procedura standard, una specie di abitudine? La infastidiva il pensiero che lei provasse qualcosa di relativamente unico - diverso - per Harry, che invece probabilmente l'aveva solo voluta aggiungere alla sua lista di conquiste.
«Aspetta, sei gelosa?» Chiese Harry lentamente, scandendo bene le parole per sottolineare la sua incredulità e tenendo la sigaretta mezza consumata tra le dita.
«No» precisò Emma. Era poco credibile, nonostante il tono duro utilizzato.
«Sì che lo sei» ribadì lui, scuotendo la testa senza l'ombra del solito sorriso divertito.
«Ti ho detto di no: è solo una questione di principio» insistette. Chissà se era così evidente quanto stesse mentendo: in realtà era molto gelosa e non lo tollerava.
Harry alzò un sopracciglio e gettò la sigaretta a terra. «Una questione di principio? Che stronzata» commentò a bassa voce.
«Ah certo, perché secondo te a me dovrebbe star bene qualsiasi cosa, no? Puoi baciarmi ed io non posso parlare se poi vengo a scop-»
«Lo sapevo» la interruppe Harry, con un'espressione che voleva quasi accaparrarsi il diritto di esprimere rabbia, quando avrebbe dovuto suggerire un minimo di consapevolezza. «Sapevo che sarebbe finita così».
«Così come?» Domandò Emma, sempre più agitata.
«Così, con te che ti presenti qui per farmi una scenata di gelos-»
«Ti ho già detto che non sono venuta qui per te, ma se smettessi di essere tanto presuntuoso forse riusciresti a prendere in considerazione questa possibilità!»
«Resta il fatto che sei incazzata come se ti avessi tradito, quando ci siamo solo baciati!» Continuò Harry, alzando la voce proprio come lei aveva iniziato a fare. «Cristo santo, è stato un bacio, non ci siamo promessi amore eterno! E regola i toni, perché non si tratta di essere presuntuosi, ma realisti: non sarebbe la prima volta che compari dal nulla, quindi non cercare di rigirare le cose!»
«E tu non cercare di farmi apparire come una specie di stalker psicopatica!» Sbottò Emma, offesa da quel commento. Era quella l'impressione che dava? In fondo cosa aveva fatto di tanto strano? Nemmeno si fosse nascosta dietro i cespugli di casa sua per pedinarlo. «E se per te è stato solo un bacio, che diavolo me l'hai dato a fare?»
Non voleva ammettere che per lei evidentemente aveva avuto un'altra importanza, perché ormai aveva compreso che Harry l'avrebbe sminuita. Eppure voleva comunque cercare di capire: quel ragazzo era una contraddizione vivente, ricca di gesti e parole in costante conflitto, in grado di fuorviare.
«Perché tu lo volevi!» Rispose lui come se fosse stato ovvio, allargando le braccia in un segno di esasperazione. La sua voce diventava più roca mentre si alzava. «È questo il tuo problema: non ti accontenti mai, ti aspetti sempre troppo. Hai voluto baciarmi e ok, posso anche starci, ma non venire qui a reclamare chissà cosa come se ti avessi fatto una promessa, perché le cose non stanno così».
«Ma che significa che "puoi starci"?» Ribatté Emma sempre più ferita, con l'orgoglio sempre più calpestato. «Tu mi hai assecondata! Mi hai baciata a tua volta e più di una volta: non credi sia normale pensare o almeno illudersi che tu possa provare un minimo di interesse? Vuoi farmi apparire come una bambina capricciosa che non è in grado di vedere la realtà delle cose, ma tu fai del tuo meglio per incasinare tutto!» Le tremavano le mani perché aveva voglia di dire molte più cose ed urlare un po' di più. Gli occhi non lasciavano nemmeno per un attimo quelli verdi e terribili di Harry.
«Non ci posso credere» mormorò lui, passandosi una mano tra i capelli. «Noi ci siamo baciati e tu mi stai facendo una scenata di gelosia. Io e Denice andiamo a letto insieme: che pretese dovrebbe avere lei?»
«Spero che almeno ne abbia!»
«No, invece!» Ribadì Harry, esasperato. «Ma in che razza di mondo vivi? La gente fa sesso, ragazzina, ok? In continuazione. E sai una cosa? Denice è peggio di me: credi che piangerebbe nella sua stanzetta se dovessi incontrare un'altra? Che soffra perché non abbiamo un rapporto esclusivo? Be', ti sbagli di grosso, perché è proprio quello che vuole evitare ed è abbastanza matura da ammetterlo, al posto di fare la finta buonista. E indovina un po'? Stiamo alla grande. Quindi non venirmi a fare la predica, quando evidentemente non ne sai niente».
Emma non rispose subito, sia perché voleva rielaborare quelle parole, sia perché voleva cogliere ogni loro significato. Respirò profondamente e, quando riprese a parlare, abbassò notevolmente il suo tono di voce. «Devi smettere di pensare che solo perché sono vergine io non capisca niente: non si tratta di questo e soprattutto non si tratta solo di me. Sei tu l'incostante, quello che l'attimo prima mi dice di non volere qualcuno come me e l'attimo dopo mi asseconda».
«Sbaglio o ti ho sempre detto come la pensavo? Se ti avessi davvero assecondata, a quest'ora non saresti più vergine» rispose Harry, con un tono che la ferì ancora di più. Aveva di nuovo sfoggiato la sua sconfinata sicurezza di sé, ma era meglio non toccare quel tasto.
«Allora perché mi hai baciata? Se tanto non te ne frega niente di assecondarmi, perché l'hai fatto?» Domandò flebilmente, cercando di non mostrare troppo del suo disagio interiore.
«Perché no?» Ribatté lui, serio.
Emma rimase in silenzio, stanca di quel discorso e della visione opposta delle cose che li caratterizzava. Distolse per una manciata di secondi lo sguardo, passandosi una mano tra i capelli solo per tenersi occupata.
«Ragazzina, non puoi biasimarmi per questo» ricominciò Harry con più calma. «Ti diverti a fare la grande e a provocare, ma forse non hai fatto i conti con le conseguenze dei tuoi giochetti. Mi hai baciato ed io non ti ho rifiutata perché sono un ragazzo, santo cielo. Sono un ragazzo e tu avrai anche quindici anni, ma non passi di certo inosservata: cosa ti aspettavi che facessi? È questo quello che intendo quando dico che non sei quello che voglio: lascia perdere il sesso, io non voglio qualcuno con tutte queste aspettative, che tra l'altro sono anche discutibili. Evidentemente non sei abbastanza matura, a differenza di quello che vuoi far credere, e non sei capace di tenere in considerazione anche le aspettative degli altri. Io non ho voglia di fare i conti con scenate di questo tipo, scordatelo».
Harry rimase ad osservarla per dei lunghi secondi, serio forse come mai e forse altrettanto sincero. Emma finalmente poteva capire un po' di più le sue motivazioni: aveva sempre pensato che ciò che lo frenava fosse la sua inesperienza sessuale, mentre ora si era aggiunto un altro tassello, che portava il nome di "immaturità ed illusioni". Era evidente che Harry fosse abituato ad altri tipi di relazione, a rapportarsi con qualcuno che la pensasse come lui, e le costava un po' ammetterlo a se stessa, ma non aveva nemmeno tutti i torti. Pete aveva ragione: Harry l'aveva avvertita sin da subito, era stato al gioco e l'aveva lasciata guidare la situazione, ma lei non avrebbe potuto pretendere null'altro. Qualsiasi sua azione sarebbe stata a suo rischio e pericolo: ormai il rischio era diventato una certezza ed il pericolo era stato già superato, lasciando il posto ad una ferita ben peggiore.
«Anche tu vuoi dimostrarti tanto maturo, quando invece sei più egoista di quello che vuoi far vedere: sei talmente pieno di te da non accorgerti che ogni tuo gesto ha una conseguenza sugli altri. Ma immagino che scaricare tutte le colpe su qualcun altro sia più semplice» esclamò Emma lentamente, solo per sopperire al parziale torto nel quale si trovava. Non se ne sarebbe mai andata senza rispondere a tono, senza contrattaccare con testardaggine.
Gli occhi di Harry la osservarono seri, più luminosi del solito perché il debole sole di quel pomeriggio si rifletteva in essi. Sembrò addirittura che stesse per dire qualcosa, per ribattere solo per farsi valere, ma quando non reagì Emma si sentì libera di voltargli le spalle e allontanarsi.
 
«Che è successo? Cos'ha detto?» Le chiese subito Tianna, andandole incontro con dei passi svelti ed un'espressione apprensiva.
Emma si limitò a guardarla per un istante, senza però fermarsi o risponderle. Aveva troppe cose a cui pensare e sapeva che se avesse provato a farle uscire, ne sarebbe conseguita solo molta confusione.
L'amica non insistette, ma la seguì continuando ad osservarla attentamente, come se si fosse arresa a ciò che lei le avrebbe concesso: probabilmente stava cercando di dipingere nella propria mente il peggior scenario realizzabile, e sapeva che non avrebbe dovuto insistere. Emma era volubile sotto questo punto di vista: se qualcosa la bloccava o la colpiva troppo forte, era pericoloso spingerla oltre il limite che lei stessa si imponeva. Bisognava semplicemente lasciarla smaltire qualsiasi cosa la stesse intossicando, aspettando che fosse lei, di sua spontanea volontà, a tirar fuori l'argomento: in caso contrario sarebbe scappata via e avrebbe prolungato il periodo delle proprie rimuginazioni.
E in quel momento, era piena di rimuginazioni. Più si allontanava da quella scuola e da lui, più la sua mente diventava lucida e obiettiva: era consapevole del fatto che nessuno di loro fosse senza colpe. Se Harry era stato un po' troppo futile e presuntuoso, lei era stata troppo insistente e cieca. Avrebbe dovuto rallentare, pensare con maggiore fermezza e non lasciarsi semplicemente trasportare dal suo profumo o dalle sue mani.
Harry le aveva rivolto delle parole che probabilmente le sarebbero rimaste incastrate dentro, a stridere dolorosamente tra di loro, per chissà quante ore, eppure non gliene si poteva fare una colpa: forse era stato un po' troppo diretto, ma era stato dannatamente sincero. Lo era sempre stato, sin dalla prima volta che avevano parlato, ma lei aveva voluto insistere e credere con convinzione che potesse esserci dell'altro: la loro era stata una semplice ed inevitabile resa dei conti e non poteva arrabbiarsi esclusivamente con Harry - nonostante avesse potuto usare dei modi più delicati - se la realtà delle cose le aveva fatto tanto male.
Emma si fermò all'improvviso, dopo aver percorso chissà quanti metri e strade diretta verso chissà dove. Alzò lo sguardo davanti a sé ed inspirò a lungo chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, Tianna le stava davanti con il capo leggermente inclinato di lato.
«Pete direbbe che sono una stupida» sussurrò stringendosi nelle spalle. Ne era convinta ed in fondo sarebbe stata la verità.
«No» la contraddisse Tianna. «Pete direbbe che sei una cogliona» la corresse, abbozzando un sorriso che sarebbe dovuto essere divertito ma che esprimeva solo conforto.
L'altra dovette darle ragione, quasi mettendosi a ridere nell'immaginarsi il suo amico arrabbiato con lei per tutto quel frignare e per non aver tirato un calcio ben piazzato ad Harry: avrebbe voluto che gli occhi lucidi fossero una conseguenza di quello sprazzo di ilarità, ma sapeva benissimo che avevano una causa ben diversa.
Tianna le sfiorò la mano sinistra con la propria, delicatamente e quasi in una tacita richiesta di consenso, e quando Emma tirò su con il naso distogliendo lo sguardo e trattenendo le lacrime, la tirò a sé stringendola più che poteva. Vederla in quello stato era raro e allo stesso tempo normale, nonostante potesse lasciare perplessi: la forte ed implacabile Emma si trasformava in qualcosa di estremamente fragile e bisognoso.
Se Harry l'avesse vista in quello stato, forse si sarebbe convinto ancora di più di avere a che fare con una bambina: una bambina che stringeva le palpebre per non piangere, una bambina che si infuriava ancora di più nel pensare di confermare involontariamente le sue insinuazioni, una bambina che necessitava del profumo dei capelli della sua amica Tianna, anche solo per qualche istante.
Più tardi sarebbe tornata ad essere la solita inscalfibile determinata, ma per ora sarebbe stata ancora un po' con il viso premuto sul suo collo.

 





 


Buooongiorno :)
Allora, allora, allora... Probabilmente ora qualcuno di voi vorrà uccidermi ahahah Però io vi avevo avvertite! E se non ve l'aspettavate, vuol dire che vi siete immedesimate parecchio in Emma o almeno in ciò che lei vedeva (voleva vedere) e che sono bravina ad ingannarvi ahahha
Cercherò di farla breve: spero che Harry non vi sia sembrato troppo duro, perché questa è l'unica cosa che mi preoccupa un po' di più in questo capitolo. La sua è sincerità: tutti la vogliono e tutti la cercano, ma si sa che non è sempre la miglior cosa, perché a volte può prendere questa forma! Ci tengo a specificarlo perché non vorrei che pensaste che Harry sia uno stronzo di prima categoria: o meglio, è stronzo perché un po' lo è, ma non in queste cose. In fondo Emma ha giocato con il fuoco e poi si è scottata da sola, nonostante gli avvertimenti e nonostante i comportamenti a volte distanti di Harry! 
Voglio anche precisare che Harry non è un "puttaniere" (non si porta a casa ogni giorno una ragazza diversa, nè è uno di quelli in stile "non mi innamoro mai") e che Denice non avrà alcun ruolo in questa storia: fidatevi di lui quando dice che vanno solo a letto insieme. E non pensate nemmeno che a lui non importi nulla di Emma: a prescindere da tutta questa storia del bacio e dell'attrazione fisica, hanno avuto i loro trascorsi e in qualche modo sono legati! Ma di questo si parlerà più avanti.
Riguardo ad Emma, forse in questo capitolo si può capire un po' di più quanto in realtà sia fragile: Harry non ha tutti i torti su di lei, anche se Emma non vuole ammetterlo! Ma non mi va di approfondire troppo perché vorrei che foste voi a commentare questo capitolo e tutte le piccole cose che ci sono dentro! Che ve ne pare? E secondo voi cosa succederà d'ora in poi?
Ah, mi stavo dimenticando: si scopre qualcosina di Zayn (per chi ha letto "It feels...": solita storia insomma hahaha Vi aspettavate che Emma andasse ad informarsi all'oscuro di sua sorella?) e vedrete in che modo questo influirà sulla storia :) Dico solo di non fidarvi mai di me ahahhaha

Spero DAVVERO che questo capitolo vi sia piaciuto, perché è parecchio importante! Fatemi sapere qualsiasi cosa vi passi per la testa, positiva o negativa, perché mi servono dei pareri :) Grazie infinite per tutto, come sempre! Siete meravigliose :)

Vi lascio tutti i miei contatti:
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Un bacione,
Vero.
    
  
  
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