L’importanza
dei sacrifici
Sacrifici.
Cosa
sono i sacrifici?
Il sudore negli occhi di un operaio a fine
turno di lavoro, le punte dei piedi piene di crampi di una ballerina
di danza classica, determinata a raggiungere il suo sogno. Gli occhi
stanchi, gli sbadigli di un camionista che ormai ha raggiunto le sue
quattordici ore di guida consecutiva, fregandosene delle regole che
impone la legge, ma ascoltando il capo che, smanioso di arricchirsi,
promette al dipendente una mancia cospicua se continua la sua corsa,
e lui, stanco, si sacrifica per portare qualche soldo in più
alla
sua numerosa famiglia.
I sacrifici sono tutto questo e molto
altro. Sono fatti da persone determinate a raggiungere i propri
obiettivi o di garantire con il proprio sudore un futuro migliore
alla propria famiglia.
Molte persone decidono di dare importanza
ai loro sacrifici, credendo che un giorno le loro fatiche saranno
ripagate, mentre altri, che si credono superiori, non riescono a
comprendere neanche il loro significato, preferendo raggiungere i
proprio sogni solo con l’ambizione, o credendo che basti
essere
figlio di qualcuno di importante per diventare ciò che si
vuole, ma
questa non è mai la via giusta…
Su una
nave in mezzo all’oceano del Grande Blu, due ragazzi di
diciassette
anni si sfidavano a suon di colpi di spada, mentre un uomo sulla
quarantina li osservava attento.
Il sole cocente di mezzogiorno
batteva violento sui due giovani, ormai pervasi da un mare di
sudore.
Colpi precisi si alternavano a fendenti deboli e
imprecisi, ferendo prima uno e poi l’altro sfidante. I due
ragazzi
erano determinati a vincere, ma entrambi avevano avuto lo stesso
insegnate che aveva impartito loro le mosse più forti, i
segreti,
non ancora tutti però, del combattimento, ma questo non
bastava in
un duello.
Il loro istruttore era il migliore spadaccino del mondo
ormai da quasi vent’anni, nessuno da quando aveva soffiato il
titolo al suo predecessore era riuscito più a batterlo. Ora
però,
osservava quei due giovani talentuosi che aveva allenato fin da
quando erano piccolissimi e sapeva che non molto tardi uno di loro lo
avrebbe sfidato e battuto, rendendolo orgoglioso.
Appoggiato
alla balaustra della famosa Thousand Sunny, con i piedi incrociati e
le braccia conserte, l’uomo dai capelli smeraldini con un
leggero
accenno di barbetta, osservava, con il suo unico occhio nero come una
notte senza stelle, suo figlio Ryuma e suo nipote Ace, figlio del suo
migliore amico e capitano Monkey D. Luffy.
I due ragazzi portavano
entrambi due nomi importanti, appartenuti a due persone che avevano
lasciato un’impronta essenziale nella vita dei loro padri e,
anche
per questo, i due giovani tenevano molto ad essere i migliori.
Ryuma
era molto simile al padre, soprattutto esteticamente, infatti i suoi
capelli erano dello stesso colore da marimo, come diceva sempre suo
zio Sanji, del padre, ma i suoi occhi color del caramello, furbi e
vivaci, erano identici a quelli della famosa Gatta ladra, Nami, sua
madre.
Il giovane Roronoa sfiorò con la mano libera, la bandana
nera che teneva stretta intorno alla fronte, coprendo di poco lo
sguardo fiero. Ryuma era molto ambizioso, voleva vincere a tutti i
costi quella sfida contro il cugino, non solo per dimostrare che era
il migliore, ma anche perché suo padre lo stava osservando e
non
voleva deluderlo. Zoro per quella sfida tanto agognata dai due
ragazzi, aveva messo come premio la possibilità di allenarsi
con la
sua preziosa katana dal fodero bianco, la Wado Ichimonji, per una
settimana.
Ryuma affondò la sua katana nera contro
l’avversario,
ma Ace, attento, previde la mossa dell’avversario e
schivò con
abilità il colpo dell’amico.
-Vai Ace!!- urlò un uomo, dai
capelli neri sbarazzini nascosti sotto il tipico cappello di paglia,
seduto sulla polena della nave.
Ace sorrise sentendo le urla
di incoraggiamento del padre.
Era inutile, anche se l’uomo aveva
quasi quarant’anni, non aveva perso il suo tipico entusiasmo
infantile, e di questo Ace ne era felice, visto che lui desiderava
che suo padre restasse così per sempre.
Il giovane dagli occhi
cristallini e capelli neri sbarazzini, adorava il padre, suo unico
mito e, un giorno, anche se per ora lontano, avrebbe sottratto lui il
suo tanto sudato titolo di Re dei pirati.
Ace ritornò a
concentrarsi sullo scontro, studiando ogni mossa di Ryuma, il suo
migliore amico da sempre. Il verde attaccava sempre a destra.
Ricordò
gli insegnamenti di Zoro, mentre un giorno si allenava sotto la neve,
“…studia le mosse
dell’avversario, prima o poi commetterà
un errore, allora, in quel momento, tu dovrai agire e,
batterlo…”
. Così Ace, intelligente come la madre, sfruttò
il vecchio
insegnamento, e capì che, per battere Ryuma doveva
anticipare la sua
prossima mossa e colpirlo come il maestro gli aveva insegnato.
Il
moro strinse più saldamente l’elsa della sua
katana dal manico
dorato e, con un rapido movimento, bloccò sul nascere
l’attacco di
Ryuma; poi sfruttando quel piccolo vantaggio con un abile movimento
di polso fece oscillare la lama della sua katana per poi colpire
quella dell’amico la quale volò rovinosamente a
terra.
Ryuma
seguì con lo sguardo la sua katana volteggiare in aria e poi
cadere
a terra con un leggero tonfo che proclamò la vittoria del
suo
sfidante.
Il verde strinse i pugni e serrò la mascella, rabbioso.
Tutta la sua famiglia si apprestò a circondarli di grida e
applausi,
soprattutto per il vincitore. Ryuma vide il padre avvicinarsi
lentamente con il suo passo trascinato. Abbassò la testa,
umiliato
per aver perso davanti gli occhi del suo mito. Zoro si
avvicinò ad
Ace e lo guardò.
Il moro sorrise come solo lui e suo padre
sapevano fare.
-Bravo Ace, ecco, te la sei meritata- disse
l’insegnante porgendo la spada bianca al ragazzo che,
titubante e
un po’ spaventato per il grande valore della katana, tese le
mani
tremanti per afferrarla.
-Ma…- disse Zoro ritraendo un po’
la spada –Se a fine settimana le trovo anche solo un
graffio…-
-Non succederà!- disse sicuro il ragazzo prima
che Zoro concludesse la frase.
Ryuma assistette alla scena del
passaggio della spada e poi, iracondo, diede un calcio alla sua
katana a terra e disse –è stata solo fortuna! Sono
io il
migliore!- urlò contro l’amico che lo
guardò sorridendo, sapendo
che Ryuma non era arrabbiato con lui, ma con se stesso e che presto
si sarebbe calmato.
Tutti i mugiwara si girarono verso il giovane
Roronoa, mentre Ace senza perdere il suo tipico sorriso disse
–Oggi
ho vinto io, ma sono sicuro che molto presto mi batterai, sei tu il
futuro spadaccino più forte del mondo!-
Ryuma guardò l’amico
e se ne andò sotto coperta sbattendo la porta.
Non capiva come
lui poteva essere stato battuto. Com’era possibile. Lui
doveva
diventare il migliore, Ace aveva altri sogni, perché gli
stava
rubando il suo?
Fin da quando era piccolissimo sognava di
impugnare la Wado Ichimonji di suo padre, e ora che finalmente ne
aveva l’opportunità, l’aveva sprecata.
Non si era allenato
per quel duello, convinto che bastassero i geni di suo padre e
l’ambizione, per farlo vincere. Ace a differenza sua si era
allenato giorno e notte, con la pioggia, il sole e persino la neve,
mentre lui sonnecchiava o girovagava per le nuove isole dove
approdavano. Ace meritava davvero quella vittoria, perché se
l’era
sudata a differenza sua.
Entrò come una furia nella sua
stanza e, sempre più nervoso tirò un pugno contro
la parete di
legno.
Dal ponte si udivano le urla di gioia dello zio Rufy e i
fuochi d’artificio creati dagli zii Franky e Usop per
l’occasione.
Ad un certo punto, mentre il suo pugno era ancora
appoggiato alla parete leggermente incrinata dalla botta,
sentì dei
passi lenti avvicinarsi alla sua stanza.
Un bussare deciso e poi
l’aprirsi della porta di legno scuro, annunciò la
presenza di
qualcun altro nella stanza.
-Ryuma!- lo chiamò con voce dura,
il padre.
Il giovane abbassò il pugno, ma non si girò verso
il padre, per paura o forse per vergogna.
L’uomo si avvicinò al
letto del figlio e vi si sedette spostando il suo sguardo fuori
dall’oblò della camera.
-Tua madre…- iniziò non sapendo
bene cosa dire, Zoro.
-Sto bene! Non devi di certo consolarmi
perché ho perso! Non è da te!- disse con tono
duro il
ragazzo.
Zoro pensò che quel moccioso aveva lo stesso
carattere orgoglioso e combattivo della madre, di certo lui non era
così!
-Non sono venuto per consolarti, non te lo meriti!-
disse anche lui freddo, ma non arrabbiato.
Ryuma sentì gli
occhi pungere, quelle parole facevano male, ma solo perché
era la
verità, e la verità fa sempre male.
-Non te lo sei
meritato…- continuò il padre –
perché non ti sei impegnato!
Perché non sai cosa significhi sacrificarsi per raggiungere
i propri
obiettivi- disse Zoro alzandosi in piedi. –Ace si
è impegnato
molto giorno e notte per un obiettivo che non è neanche il
suo. Lui
ha iniziato a frequentare le nostre lezioni solo per passare del
tempo con te, il suo migliore amico. Quel ragazzo sapeva che tu avevi
bisogno di un avversario della tua età con cui allenarti, e
si è
impegnato molto per aiutarti mentre tu, tu hai pensato che non era
necessario impegnarsi tanto, sacrificare il tuo tempo,
perché ti
credevi già il migliore!- disse Zoro ripensando per un
attimo al suo
primo scontro con Mihawk davanti al baratie, anche lui quella volta
si era creduto più forte.
-Io…- cercò di dire Ryuma, ma
non sapeva cosa rispondere. Quello che aveva appena detto il padre
era la pura verità. Ace l’aveva fatto solo per
lui, perché un
giorno si era sfogato con lui, dopo l’ennesima sconfitta
contro il
padre, e gli aveva detto che gli sarebbe piaciuto avere un avversario
della sua stessa età per migliorare insieme, ed Ace a soli
sei anni,
come lui, decise di mettere da parte per un po’ il suo sogno
ed
aiutare l’amico a raggiungere il suo obiettivo;
così il giorno
dopo si presentò alla lezione di spada.
Ryuma invece di
apprezzare quel gesto aveva trascurato sempre più spesso gli
allenamenti, credendosi già il migliore tra i due. Ogni
volta che
sbarcavano su una nuova isola, ultimamente, preferiva andare alla
ricerca di qualche bella ragazza, mentre Ace restava ad allenarsi da
solo sulla nave, sacrificando il suo tempo libero per diventare il
più forte e raggiungere il suo sogno.
Solo ora Ryuma aveva
compreso l’importanza dei sacrifici. Solo ora aveva capito
che solo
con essi poteva raggiungere veramente il suo sogno, e stringere tra
le mani quella spada.
-Papà!- disse con tono deciso e
combattivo, richiamando l’attenzione del padre
–Voglio che tu mi
alleni seriamente, di nuovo! Questa volta mi impegnerò, te
lo
giuro!- disse girandosi verso il padre. I suoi occhi nocciola
brillavano di una nuova consapevolezza: Sacrifici, questa era la
parola chiave per ottenere ciò che desiderava da una
vita.
-Andiamo!- disse Zoro incamminandosi verso la
porta.
-Dove?- chiese il ragazzo un po’ confuso.
-Ad
allenarci!- rispose l’uomo girandosi verso il figlio,
ghignando
soddisfatto delle parole appena udite dal suo moccioso. Era sempre
stato orgoglioso di lui, ma in quel momento lo era ancor di
più.
Quando sua moglie gli aveva intimato di andare a parlare con il
figlio, aveva pensato che fosse la cosa sbagliata, ma come sempre la
sua mocciosa aveva ragione.
Un mese
dopo…
-Ecco la spada, te la sei proprio meritata questa
volta!- disse Zoro consegnando la preziosa spada al figlio che, dopo
duri allenamenti aveva battuto l’amico ed ottenuto la tanto
agognata spada.
I sacrifici portano sempre
a qualcosa. Sudore e fatica sono solo un minimo prezzo da pagare per
raggiungere i propri sogni.
ANGOLO
AUTRICE:
Eccomi con una nuova One Shot, decisamente diversa
dalle altre, anche se si può collegare in un qualche modo
alla
precedente “ la realizzazione di un sogno”
ovviamente con un
lasso temporale diverso. Comunque, tengo molto al messaggio di questa
fic, e spero che sia arrivato chiaramente. Io sono convinta che ogni
persona debba guadagnarsi con il proprio sudore, e quindi i propri
sacrifici ciò che desidera, il proprio sogno,
perché tutti ne
abbiamo uno chiuso a chiave nel cassetto! Quindi miei cari lettori
voglio dirvi questo: non disprezzate coloro che si impegnano per
raggiungere i propri obiettivi, ma prendetene esempio, anzi
prendiamone esempio. Niente ci viene regalato in questa
vita/società,
quindi siamo noi che con la nostra determinazione dobbiamo costruirci
un futuro abbattendo le difficoltà della vita!
Ok adesso vi
lascio, prima che mi buttiate tutti i pomodori che trovate in
giro!
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa piccola fic, ogni
recensione e ben accetta, e sempre un piacere leggere le opinioni di
tutti!
Un bacione grande kiko90