Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: kiko90    09/03/2014    6 recensioni
Molte persone decidono di dare importanza ai loro sacrifici, credendo che un giorno le loro fatiche saranno ripagate, mentre altri, che si credono superiori, non riescono a comprendere neanche il loro significato, preferendo raggiungere i proprio sogni solo con l’ambizione, o credendo che basti essere figlio di qualcuno di importante per diventare ciò che si vuole, ma questa non è mai la via giusta…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’importanza dei sacrifici


Sacrifici.

Cosa sono i sacrifici?

Il sudore negli occhi di un operaio a fine turno di lavoro, le punte dei piedi piene di crampi di una ballerina di danza classica, determinata a raggiungere il suo sogno. Gli occhi stanchi, gli sbadigli di un camionista che ormai ha raggiunto le sue quattordici ore di guida consecutiva, fregandosene delle regole che impone la legge, ma ascoltando il capo che, smanioso di arricchirsi, promette al dipendente una mancia cospicua se continua la sua corsa, e lui, stanco, si sacrifica per portare qualche soldo in più alla sua numerosa famiglia.
I sacrifici sono tutto questo e molto altro. Sono fatti da persone determinate a raggiungere i propri obiettivi o di garantire con il proprio sudore un futuro migliore alla propria famiglia.
Molte persone decidono di dare importanza ai loro sacrifici, credendo che un giorno le loro fatiche saranno ripagate, mentre altri, che si credono superiori, non riescono a comprendere neanche il loro significato, preferendo raggiungere i proprio sogni solo con l’ambizione, o credendo che basti essere figlio di qualcuno di importante per diventare ciò che si vuole, ma questa non è mai la via giusta…






Su una nave in mezzo all’oceano del Grande Blu, due ragazzi di diciassette anni si sfidavano a suon di colpi di spada, mentre un uomo sulla quarantina li osservava attento.
Il sole cocente di mezzogiorno batteva violento sui due giovani, ormai pervasi da un mare di sudore.
Colpi precisi si alternavano a fendenti deboli e imprecisi, ferendo prima uno e poi l’altro sfidante. I due ragazzi erano determinati a vincere, ma entrambi avevano avuto lo stesso insegnate che aveva impartito loro le mosse più forti, i segreti, non ancora tutti però, del combattimento, ma questo non bastava in un duello.
Il loro istruttore era il migliore spadaccino del mondo ormai da quasi vent’anni, nessuno da quando aveva soffiato il titolo al suo predecessore era riuscito più a batterlo. Ora però, osservava quei due giovani talentuosi che aveva allenato fin da quando erano piccolissimi e sapeva che non molto tardi uno di loro lo avrebbe sfidato e battuto, rendendolo orgoglioso.

Appoggiato alla balaustra della famosa Thousand Sunny, con i piedi incrociati e le braccia conserte, l’uomo dai capelli smeraldini con un leggero accenno di barbetta, osservava, con il suo unico occhio nero come una notte senza stelle, suo figlio Ryuma e suo nipote Ace, figlio del suo migliore amico e capitano Monkey D. Luffy.
I due ragazzi portavano entrambi due nomi importanti, appartenuti a due persone che avevano lasciato un’impronta essenziale nella vita dei loro padri e, anche per questo, i due giovani tenevano molto ad essere i migliori.

Ryuma era molto simile al padre, soprattutto esteticamente, infatti i suoi capelli erano dello stesso colore da marimo, come diceva sempre suo zio Sanji, del padre, ma i suoi occhi color del caramello, furbi e vivaci, erano identici a quelli della famosa Gatta ladra, Nami, sua madre.
Il giovane Roronoa sfiorò con la mano libera, la bandana nera che teneva stretta intorno alla fronte, coprendo di poco lo sguardo fiero. Ryuma era molto ambizioso, voleva vincere a tutti i costi quella sfida contro il cugino, non solo per dimostrare che era il migliore, ma anche perché suo padre lo stava osservando e non voleva deluderlo. Zoro per quella sfida tanto agognata dai due ragazzi, aveva messo come premio la possibilità di allenarsi con la sua preziosa katana dal fodero bianco, la Wado Ichimonji, per una settimana.
Ryuma affondò la sua katana nera contro l’avversario, ma Ace, attento, previde la mossa dell’avversario e schivò con abilità il colpo dell’amico.

-Vai Ace!!- urlò un uomo, dai capelli neri sbarazzini nascosti sotto il tipico cappello di paglia, seduto sulla polena della nave.

Ace sorrise sentendo le urla di incoraggiamento del padre.
Era inutile, anche se l’uomo aveva quasi quarant’anni, non aveva perso il suo tipico entusiasmo infantile, e di questo Ace ne era felice, visto che lui desiderava che suo padre restasse così per sempre.
Il giovane dagli occhi cristallini e capelli neri sbarazzini, adorava il padre, suo unico mito e, un giorno, anche se per ora lontano, avrebbe sottratto lui il suo tanto sudato titolo di Re dei pirati.

Ace ritornò a concentrarsi sullo scontro, studiando ogni mossa di Ryuma, il suo migliore amico da sempre. Il verde attaccava sempre a destra. Ricordò gli insegnamenti di Zoro, mentre un giorno si allenava sotto la neve, “…studia le mosse dell’avversario, prima o poi commetterà un errore, allora, in quel momento, tu dovrai agire e, batterlo…” . Così Ace, intelligente come la madre, sfruttò il vecchio insegnamento, e capì che, per battere Ryuma doveva anticipare la sua prossima mossa e colpirlo come il maestro gli aveva insegnato.
Il moro strinse più saldamente l’elsa della sua katana dal manico dorato e, con un rapido movimento, bloccò sul nascere l’attacco di Ryuma; poi sfruttando quel piccolo vantaggio con un abile movimento di polso fece oscillare la lama della sua katana per poi colpire quella dell’amico la quale volò rovinosamente a terra.
Ryuma seguì con lo sguardo la sua katana volteggiare in aria e poi cadere a terra con un leggero tonfo che proclamò la vittoria del suo sfidante.
Il verde strinse i pugni e serrò la mascella, rabbioso. Tutta la sua famiglia si apprestò a circondarli di grida e applausi, soprattutto per il vincitore. Ryuma vide il padre avvicinarsi lentamente con il suo passo trascinato. Abbassò la testa, umiliato per aver perso davanti gli occhi del suo mito. Zoro si avvicinò ad Ace e lo guardò.
Il moro sorrise come solo lui e suo padre sapevano fare.

-Bravo Ace, ecco, te la sei meritata- disse l’insegnante porgendo la spada bianca al ragazzo che, titubante e un po’ spaventato per il grande valore della katana, tese le mani tremanti per afferrarla.

-Ma…- disse Zoro ritraendo un po’ la spada –Se a fine settimana le trovo anche solo un graffio…-

-Non succederà!- disse sicuro il ragazzo prima che Zoro concludesse la frase.

Ryuma assistette alla scena del passaggio della spada e poi, iracondo, diede un calcio alla sua katana a terra e disse –è stata solo fortuna! Sono io il migliore!- urlò contro l’amico che lo guardò sorridendo, sapendo che Ryuma non era arrabbiato con lui, ma con se stesso e che presto si sarebbe calmato.
Tutti i mugiwara si girarono verso il giovane Roronoa, mentre Ace senza perdere il suo tipico sorriso disse –Oggi ho vinto io, ma sono sicuro che molto presto mi batterai, sei tu il futuro spadaccino più forte del mondo!-

Ryuma guardò l’amico e se ne andò sotto coperta sbattendo la porta.
Non capiva come lui poteva essere stato battuto. Com’era possibile. Lui doveva diventare il migliore, Ace aveva altri sogni, perché gli stava rubando il suo?
Fin da quando era piccolissimo sognava di impugnare la Wado Ichimonji di suo padre, e ora che finalmente ne aveva l’opportunità, l’aveva sprecata.
Non si era allenato per quel duello, convinto che bastassero i geni di suo padre e l’ambizione, per farlo vincere. Ace a differenza sua si era allenato giorno e notte, con la pioggia, il sole e persino la neve, mentre lui sonnecchiava o girovagava per le nuove isole dove approdavano. Ace meritava davvero quella vittoria, perché se l’era sudata a differenza sua.

Entrò come una furia nella sua stanza e, sempre più nervoso tirò un pugno contro la parete di legno.
Dal ponte si udivano le urla di gioia dello zio Rufy e i fuochi d’artificio creati dagli zii Franky e Usop per l’occasione.
Ad un certo punto, mentre il suo pugno era ancora appoggiato alla parete leggermente incrinata dalla botta, sentì dei passi lenti avvicinarsi alla sua stanza.
Un bussare deciso e poi l’aprirsi della porta di legno scuro, annunciò la presenza di qualcun altro nella stanza.

-Ryuma!- lo chiamò con voce dura, il padre.

Il giovane abbassò il pugno, ma non si girò verso il padre, per paura o forse per vergogna.
L’uomo si avvicinò al letto del figlio e vi si sedette spostando il suo sguardo fuori dall’oblò della camera.

-Tua madre…- iniziò non sapendo bene cosa dire, Zoro.

-Sto bene! Non devi di certo consolarmi perché ho perso! Non è da te!- disse con tono duro il ragazzo.

Zoro pensò che quel moccioso aveva lo stesso carattere orgoglioso e combattivo della madre, di certo lui non era così!

-Non sono venuto per consolarti, non te lo meriti!- disse anche lui freddo, ma non arrabbiato.

Ryuma sentì gli occhi pungere, quelle parole facevano male, ma solo perché era la verità, e la verità fa sempre male.

-Non te lo sei meritato…- continuò il padre – perché non ti sei impegnato! Perché non sai cosa significhi sacrificarsi per raggiungere i propri obiettivi- disse Zoro alzandosi in piedi. –Ace si è impegnato molto giorno e notte per un obiettivo che non è neanche il suo. Lui ha iniziato a frequentare le nostre lezioni solo per passare del tempo con te, il suo migliore amico. Quel ragazzo sapeva che tu avevi bisogno di un avversario della tua età con cui allenarti, e si è impegnato molto per aiutarti mentre tu, tu hai pensato che non era necessario impegnarsi tanto, sacrificare il tuo tempo, perché ti credevi già il migliore!- disse Zoro ripensando per un attimo al suo primo scontro con Mihawk davanti al baratie, anche lui quella volta si era creduto più forte.

-Io…- cercò di dire Ryuma, ma non sapeva cosa rispondere. Quello che aveva appena detto il padre era la pura verità. Ace l’aveva fatto solo per lui, perché un giorno si era sfogato con lui, dopo l’ennesima sconfitta contro il padre, e gli aveva detto che gli sarebbe piaciuto avere un avversario della sua stessa età per migliorare insieme, ed Ace a soli sei anni, come lui, decise di mettere da parte per un po’ il suo sogno ed aiutare l’amico a raggiungere il suo obiettivo; così il giorno dopo si presentò alla lezione di spada.
Ryuma invece di apprezzare quel gesto aveva trascurato sempre più spesso gli allenamenti, credendosi già il migliore tra i due. Ogni volta che sbarcavano su una nuova isola, ultimamente, preferiva andare alla ricerca di qualche bella ragazza, mentre Ace restava ad allenarsi da solo sulla nave, sacrificando il suo tempo libero per diventare il più forte e raggiungere il suo sogno.
Solo ora Ryuma aveva compreso l’importanza dei sacrifici. Solo ora aveva capito che solo con essi poteva raggiungere veramente il suo sogno, e stringere tra le mani quella spada.

-Papà!- disse con tono deciso e combattivo, richiamando l’attenzione del padre –Voglio che tu mi alleni seriamente, di nuovo! Questa volta mi impegnerò, te lo giuro!- disse girandosi verso il padre. I suoi occhi nocciola brillavano di una nuova consapevolezza: Sacrifici, questa era la parola chiave per ottenere ciò che desiderava da una vita.

-Andiamo!- disse Zoro incamminandosi verso la porta.

-Dove?- chiese il ragazzo un po’ confuso.

-Ad allenarci!- rispose l’uomo girandosi verso il figlio, ghignando soddisfatto delle parole appena udite dal suo moccioso. Era sempre stato orgoglioso di lui, ma in quel momento lo era ancor di più. Quando sua moglie gli aveva intimato di andare a parlare con il figlio, aveva pensato che fosse la cosa sbagliata, ma come sempre la sua mocciosa aveva ragione.





Un mese dopo…

-Ecco la spada, te la sei proprio meritata questa volta!- disse Zoro consegnando la preziosa spada al figlio che, dopo duri allenamenti aveva battuto l’amico ed ottenuto la tanto agognata spada.





I sacrifici portano sempre a qualcosa. Sudore e fatica sono solo un minimo prezzo da pagare per raggiungere i propri sogni.







ANGOLO AUTRICE:

Eccomi con una nuova One Shot, decisamente diversa dalle altre, anche se si può collegare in un qualche modo alla precedente “ la realizzazione di un sogno” ovviamente con un lasso temporale diverso. Comunque, tengo molto al messaggio di questa fic, e spero che sia arrivato chiaramente. Io sono convinta che ogni persona debba guadagnarsi con il proprio sudore, e quindi i propri sacrifici ciò che desidera, il proprio sogno, perché tutti ne abbiamo uno chiuso a chiave nel cassetto! Quindi miei cari lettori voglio dirvi questo: non disprezzate coloro che si impegnano per raggiungere i propri obiettivi, ma prendetene esempio, anzi prendiamone esempio. Niente ci viene regalato in questa vita/società, quindi siamo noi che con la nostra determinazione dobbiamo costruirci un futuro abbattendo le difficoltà della vita!
Ok adesso vi lascio, prima che mi buttiate tutti i pomodori che trovate in giro!
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa piccola fic, ogni recensione e ben accetta, e sempre un piacere leggere le opinioni di tutti!
Un bacione grande kiko90

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: kiko90