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Autore: Harryette    09/03/2014    10 recensioni
Forse Iris non ricorderà più il suo colore preferito, forse dimenticherà che a lui piacciono due cucchiaini di zucchero nel caffè e tre nel thè, forse non ricorderà che nel punto finale della sua melodia preferita c’è un sol e non un mi.
Ma non importa. Non importa perché ‘’io non ti dimentico’’, e lui le crede.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'Mentre sfiorisci.'
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SOLI ASSIEME
tu che quando prevedono neve 
poi ti imbamboli un'ora sui fiocchi
tu che vedi l'oroscopo in tele
ma non credi nemmeno ai tuoi occhi

Aveva detto di aver spento i termosifoni, ma quando erano rientrati in casa avevano sentito un caldo incredibile ed uno sbalzo di temperatura non indifferente perché- no- i termosifoni Iris non li aveva spenti.
E Louis l’aveva guardata perché, maledizione, non poteva sempre dimenticare ogni cosa il secondo dopo averla sentita. Perché non era possibile, perché non era semplice sbadataggine e lo sapeva bene, ma gli piaceva credere così e le cose sembravano un po’ meno gravi. Un po’ meno tristi.
Un po’ meno immobili e statiche, un po’ meno fisse- come il cappellino nero con la scritta ‘’obey’’ che Iris portava da tempo immemore e si ostinava a non buttare.
‘’Mi dà sicurezza’’ affermava. ‘’Non lo butto’’
E Louis spesso aveva la tentazione di indossarlo lui, quel maledetto cappello, per vedere se riusciva a sentirsi un po’ più sicuro, un po’ più tranquillo, un po’ più un semplice ragazzo di 21 anni e un po’ meno perso.
E la sera Iris non lo sapeva, ma Louis si girava verso la sua parte del letto e la osservava a lungo. Conosceva la posizione e le coordinate esatte di ogni suo neo, conosceva la forma precisa delle sue labbra sottili, il taglio a mandorla degli occhi e il cipiglio che le si formava quando aveva qualche incubo.
E al risveglio Louis avrebbe voluto chiederle cosa avesse sognato, che incubo avesse fatto, ma lo sapeva che Iris non lo avrebbe ricordato.
Gli aveva detto di aver posato le chiavi sul tavolino in sala da pranzo, ma Louis non le aveva trovate ed allora si era chiesto perché, mentre spaccava un bicchiere contro l’isolotto della cucina.
Perché le cose debbano essere sempre così viscide, così lontane, così dannatamente imprescindibili e surreali.
‘’C’è una sola possibilità su cento che sia Alzheimer’’ gli aveva detto il medico. E lui se ne era accorto sin da subito che Iris era speciale, che Iris era unica con i suoi capelli verdi e gli occhi dello stesso colore, con tutti i suoi tatuaggi insensati a marchiarle la pelle e con tutti i suoi percing, che Iris era la ragazza che quando diceva il suo nome precisava che la madre era un’hippy impazzita perché- cazzo- questo nome non è umano. Perché Iris amava lo smalto rosa fluorescente nonostante odiasse il rosa in generale, perché non rideva mai ma sorrideva per tutti e due quasi sempre, perché sotto strati di ombretto rimmel e matita nera c’era una ragazza di 25 anni così piccola da far paura, perché suonava il pianoforte tutte le sere e piangeva perché ‘’porca puttana, non ricordo più le note’’
E Louis lo sapeva che la musica ed Iris erano praticamente la stessa cosa, che si erano conosciuti grazie alla loro passione comune per il piano e che senza non ci sarebbero stati nemmeno. Perché la storia è fatta di tante storie, ma la loro ne era solamente una. E Louis avrebbe voluto correre da lei quando la sentiva piangere con una mano ancora sulla tastiera per gli accordi, e l’altra che premeva con forza sul ‘’mi’’ perché in quel punto ci voleva un ‘’sol’’ ma lei non lo ricordava. Ma stava immobile, fermo, a sentirla singhiozzare e forse piangeva anche lui ma preferiva fingere di dormire.
E anche perché se Iris era unica, se Iris era stata la sua eccezione, allora nessuno avrebbe potuto impedire che Iris fosse anche quella sola possibilità su cento.
‘’C’è una sola possibilità su cento che sia Alzheimer’’
E forse era destino, perché Iris ci credeva, ma Louis ne dubitava fortemente. E nei pochi momenti in cui ne parlavano, in cui lei ne parlava, gli veniva da piangere ma quella ragazza dai capelli verdi l’avrebbe preso in giro a vita- chiamandolo ‘’femminuccia’’, anche se le lacrime agli occhi ce le aveva anche lei.
Ed ogni mattina, ogni singola e benedetta mattina, Louis si svegliava, andava in cucina e la vedeva preparare il caffè. E pregava. Pregava che avesse preso due tazze invece che una, che avesse usato due cucchiaini di zucchero per lui e zero per lei, che si fosse ricordata che lui c’era. Che esisteva.
Che non lo avesse dimenticato.
E il terrore glielo si leggeva negli occhi quando lei si girava per porgergli il suo caffè e lo guardava. ‘’Due cucchiaini di zucchero, no?’’ tentava di trovare un altro motivo che spiegasse la paura di Louis. E lui annuiva ma lei sapeva.
‘’Io non ti dimentico’’
Louis ricordava che, da bambino, sua madre gli aveva sempre raccontato la storia del principe Gabriel, che era stato sempre maltrattato dal re e dalla regina e che decide di scappare da palazzo e vivere nella foresta. Decide di dimenticare tutto, di iniziare da capo, e di vivere. Vivere meglio. E si illude, spera che Iris sia una principessa che proviene da un regno lontano, che vuole solamente allontanarsi da tutto e da tutti e dimenticare. Dimenticare per ricominciare. Dimenticare perché l’ha scelto lei, perché così sente meno male.
‘’Io non ti dimentico’’
E forse è vero che Iris è sola, come dice lei nei momenti di rabbia, anche se lo dimentica l’attimo dopo. Forse è vero che Louis è così vuoto adesso che non riesce a farla sentire un pochino meglio, a farla sentire viva, a farla sentire e basta.
Ma la ama, e le sta accanto. Le è stato accanto dall’inizio. Da quando glielo avevano detto, che c’era una sola possibilità su cento che fosse Alzheimer, e da quando aveva saputo che- sì- Iris era quell’unica possibilità su cento. E se questo non è amore, che cos’è l’amore?
E a volte vuole scappare, a volte è proprio la mente di Iris a mettergli paura, ma non lo fa mai perché la certezza di rivederla la mattina dopo- anche se magari non dovesse neanche ricordarlo- è più forte di qualunque timore. Perché lei è più forte di qualunque timore. E allora stringe i denti e recita lo stesso mantra nella sua testa per ore.
‘’Io non ti dimentico’’
E magari così Iris si sentirà sola lo stesso, ma si sente solo anche lui e quindi- forse- potrebbero essere soli assieme.
E alla fine ci è arrivato, alla conclusione. Forse Iris non ricorderà più il suo colore preferito, forse dimenticherà che a lui piacciono due cucchiaini di zucchero nel caffè e tre nel thè, forse non ricorderà che nel punto finale della sua melodia preferita c’è un ‘’sol’’ e non un ‘’mi’’, forse dimenticherà il giorno del suo compleanno, forse non ricorderà che è allergico alla nocciola, forse non ricorderà che deve spegnere i termosifoni prima di uscire perché altrimenti moriranno di caldo, e magari non ricorderà nemmeno più dove cazzo lascia quelle chiavi di merda.
Ma non importa. Non importa perché ‘’io non ti dimentico’’, e lui le crede.

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Gaia, visto che mi hai dato l'ispirazione e sei sempre stata dolce con me, questa os sul tuo favourite te la dedico,
ti voglio bene <3

non so perchè ho postato questa...cosa, ma probabilmente
la pioggia mi fa molto male ahahahha
e niente, visto che mancava qualcosa di mio su Louis ho provveduto subito.
Non siete obbligate a scrivere nulla, ma mi farebbe piacere.
Compiatitemi, oggi mi sento strana e non so se in senso positivo o negativo :c
per scriverla ho ascoltato ''Iris'' dei Goo Goo Dolls, che vi consiglio.
Harryette
  
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