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Autore: YouCould    09/03/2014    2 recensioni
-E’ ora il momento di eleggere la fortunata ragazza che avrà l’onore di rappresentare il Distretto 4 nei 66° Hunger Games!
Grida tutta allegra. Infila una mano guantata nella boccia dove sono contenuti i nostri nomi, arriva fino a metà capienza e afferra un foglietto. Lo apre e legge un nome.
-Annie Cresta!
Mi sento come se l’aria fosse stata improvvisamente risucchiata. Sono io. Quest’anno tocca a me.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Al mio risveglio sono già sul treno verso il Distretto 4, e immagino che ci arriveremo verso sera. I ricordi dell’intervista di ieri sera si susseguono piano nella mia mente: Era cominciato tutto bene, ma all’improvviso avevo cominciato ad avere allucinazioni, avevo gridato, pianto, ed ero fuggita dietro le quinte. I miei ultimi ricordi risalivano a Finnick che cercava di spiegare il mio attacco davanti alle telecamere, mentre sentivo una siringa pungermi il braccio.
 Mi rigiro piano nel letto, e cerco di mettere insieme le idee. Sto tornando a casa. Rivedrò la mia famiglia. E’ principalmente questo pensiero che mi da la forza di alzarmi, scivolare nel mio bagno personale e infilarmi nella doccia. L’acqua calda mi aiuta a tornare lucida, così esco e indosso i primi vestiti che trovo nell’armadio. Non ho voglia di uscire e di dovermi sorbire i complimenti di Ghislayne, così mi siedo a terra, davanti al finestrino, e guardo il panorama scorrere davanti a me. Ogni tanto fisso il mio sguardo su qualsiasi cosa, un arbusto magari, e lo guardo avvicinarsi, per poi sparire lontano.
-E’ permesso?
E’ Finnick.
-Non è che tu mi abbia lasciato molta scelta, considerando che sei già entrato.
Lui sospira.
-Scusa.
-Non è niente. Era tanto per dire.
Tra di noi cala un silenzio imbarazzante. C’è come una certa freddezza, nel suo sguardo, che non ho mai visto prima. E anche qualcos’altro, qualcosa che non riesco a capire.
-Com’è?  Intendo… ricominciare una vita normale. Dopo tutto questo.
-Non è. Non si può riprendere a vivere come prima. Ma… ci si prova. Quello che voglio dirti è che non tornerà mai come prima. Mai.
Finalmente riesco a riconoscere quella scintilla nei suoi occhi, e mi spaventa:  è rabbia. E’ colpa mia? E’ arrabbiato per la figura che gli ho fatto fare ieri sera alle interviste? No, ci dev’essere qualcosa di più.
-Finnick, va… tutto bene?
-E’ solo che… -Scuote la testa –Niente. Ora scusa, devo andare.
Continuo a guardare davanti a me, ma sento la porta sbattere.  Non riesco a capire. Finora è stato sempre quantomeno gentile, o anche di più. In questo momento mi sento incredibilmente stupida per aver sperato, anche solo per un secondo, che una volta tornati al 4 avremmo potuto continuare a vederci. Essere amici, magari. Ma ora ha dimostrato cos’ero veramente per lui: un Tributo, una ragazza da addestrare a combattere, a uccidere.  Mi chiedo se abbia mai sperato, anche solo per un istante, che io tornassi dall’Arena, se abbia mai creduto in me.
Afferro un cuscino verde dal letto e lo lancio con forza sulla porta.
--
Finnick
-Signor Finnick Odair?
L’uomo che entra nella mia stanza ha un forte accento capitolino, e una barba tagliata in modo strano, quasi a formare un disegno.
-Si, sono io.
-Seneca Crane, stratega.
Sferro con il tridente un colpo al manichino davanti a me, immaginando che sia quel tipo, Seneca Crane. Pezzi di imbottitura cominciano a cadere dal taglio che gli ho inferto sul torace.
-Mi manda il Presidente Snow in persona, signor Odair.
Sferro un altro colpo, alla spalla del manichino.
-Interessante. E cosa vuole da me, il Presidente?
Cerco di mantenere un tono distaccato, ma non so quanto mi riesce. Non è mai un buon segno ricevere visite da Snow, o da uno dei suoi seguaci.
-Vede, noi riteniamo che lei potrebbe, come dire, interessare a parecchie persone a Capitol City.
Con il tridente trancio via il braccio sinistro del manichino.
-Temo di non capire.
-Cercherò di fare pochi giri di parole, signor Odair: il Presidente le chiede di mettere… in vendita il suo corpo, per le interessate a Capitol City.
Comincio a sferrare colpi a ripetizione sui fianchi, sul torace, e più o meno su qualsiasi punto del manichino mi capiti a tiro.
-E cosa fa credere al Presidente che accetterò la vostra… generosa offerta?
-Non finga di non sapere cosa possiamo fare, signor Odair. Sappiamo tutto quello che è successo durante il periodo dell’addestramento, e riteniamo che lei si sia legato abbastanza alla concorrente del Distretto 4, no?
-Questo non è certamente affar suo.
Vola via anche il braccio destro del manichino.
-No, non credo. Peccato per la personalità fragile della ragazza, vero? Sarebbe una vera sciagura se le accadesse, che so, un incidente.
Il suo tono è casuale, ma lo sguardo è penetrante.
La testa del manichino rotola via.
-Allora, accetta o no, signor Odair?
-Dica al presidente Snow… che accetto.
Il manichino è ormai ridotto a un ammasso informe di stoffa e imbottitura.
--
Crollo in ginocchio davanti al manichino ormai distrutto. Non so come reagiranno gli inservienti quando troveranno uno dei busti della palestra del treno completamente sventrato, e a dire la verità, nemmeno mi interessa.
Finnick, va… tutto bene?                                                         
Non gliel’ho detto, ovvio che non gliel’ho detto. Non può sapere che l’hanno usata per costringermi a stare alle loro condizioni. Il problema è che hanno ragione. Mi sono affezionato a lei. Non so in che modo, ma è qualcosa che non ho mai provato prima. Una sensazione nuova, e bellissima. Se non fossimo a Panem. Se non fossimo due vincitori.
SE. La mia vita, è costellata di se. Se Annie dovesse tornare dall’Arena, se le accadesse un incidente, se potessimo fuggire, se, se, se.
Solo se.
--
Annie
Il resto del viaggio fino a Capitol è un ricordo fugace. Microft viene a prendermi e mi prepara, e per la prima volta non resto sbalordita davanti a una sua creazione, non perché non sia bellissima ma perché sono completamente immersa nei miei pensieri.
Ghislayne mi fa le sue ultime raccomandazioni. Usciamo dalla stazione, e una folla urlante, in festa, ci acclama. Ma i miei occhi non si soffermano su nessuno. Vagano nella folla alla ricerca di qualcuno, di un volto, di quei volti. Li cerco ovunque, tanto che non mi accorgo di averli accanto fino a che i leggeri 25 kili di Katia non mi abbattono in un abbraccia strappa fiato. Jessica viene subito dopo di lei, e intravedo i miei genitori farsi largo nella folla. Quando finalmente riusciamo ad arrivare al Villaggio dei Vincitori la mia famiglia viene fermata per un intervista dalla troupe di Capitol City.  
E’ Finnick ad accompagnarmi nella mia nuova casa. Mi rendo conto che stare con lui mi fa male: quel suo modo di distaccarsi da me stamattina ha come aperto tra noi una crepa, un vuoto che non riesco a colmare. Ogni volta che lo guardo negli occhi è come essere pugnalata:non c’è più rabbia, né freddezza, né distacco. Solo una terribile tristezza. Vorrei irrompere, fermarla, far ritornare in quegli occhi verde mare quella scintilla di felicità e di speranza che c’era prima, quando abbiamo fatto insieme il bagno nel laghetto, quando mi ha fatto ridere mentre ci esercitavamo per le interviste.
La mia nuova casa mi mette quasi paura: è così grande, e fredda che non riesco a credere che sarà il posto dove vivrò d’ora in poi. Finnick mi mostra le varie stanze, mantenendo sempre un certo distacco.
Sta per riaccompagnarmi all’uscita, quando si blocca sulla porta e accenna un mezzo sorriso.
-Vieni- dice – ti faccio vedere la parte più bella.
Comincia a salire una scaletta a chiocciola che non avevo notato prima, e io mi sbrigo a seguirlo. La scala termina su una botola sul soffitto: lui la apre e sparisce dall’altro lato. Poi tende la mano e mia aiuta ad uscire.
Rimango a bocca aperta: ci troviamo su un terrazzino posizionato sul tetto della casa, con vista mare. Il mio mare. Non mi è mai sembrato così bello come adesso,al tramonto, con il sole rosso che comincia a sparire sotto la superficie, che luccica leggermente di mille sfumature. Un venticello leggero mi spazza indietro i capelli e porta l’odore salmastro del mare fino a noi, uno dei profumi che amo di più al mondo. Per la prima volta da settimane mi sento a casa.
 Finnick tende la mano, e per un attimo stringe la mia. Poi la lascia andare velocemente, e mi guarda, quasi spaventato.
-Finnick… sei sicuro che vada tutto bene?
Domando. Lui deglutisce.
-Annie, mi dispiace. Davvero. Ma… non posso parlarne. Loro… io non posso permettere che tu…-Scuote la testa –mi dispiace, Annie.
Sul suo volto è dipinta solo una grande tristezza.
Dovrei parlargli. Mostrarmi forte per lui. E invece mi sento ancora incredibilmente impotente, come quando Micheal era stato pugnalato. I ricordi mi assalgono e mi ritrovo a rannicchiarmi in un angolo, piangendo, chiudendomi le orecchie con le mani.
E’ la sua voce a riportarmi alla realtà.
-Annie, ci sono io. Tranquilla. Andrà tutto bene.
Apro gli occhi.  Odio questo fatto di essere crollata così, quando era lui ad aver bisogno di me.
-Scusa –sussurro- è così… odioso. Ma non riesco… a dimenticare.
E’ vicino. Così vicino.
-Ma ci sono dei momenti in cui va meglio, no?
E’ troppo vicino.
-Si.
-E quando?
-Quando sono con te.
Le nostre labbra si toccano. Non so chi prende l’iniziativa, non so perché. So solo che all’improvviso mi sento piena, completa. All’improvviso il mio mondo si capovolge, e sono felice, all’improvviso sembra che tutto vada bene.
 -Ti amo, Annie.
Mormora lui, le labbra ancora posate contro le mie, i nostri corpi legati in un abbraccio inscindibile.
-Ti amo anch’io.
Ed è in quel momento, mentre il sole scompare sotto la superficie del mare, che capisco. Capisco cosa mi ha detto quella notte, prima di entrare nell’Arena. Quelle parole sussurrate, talmente brevi che avevo creduto fossero una parola sola. E invece erano due, le due parole che mi hanno legata alla vita, che mi hanno dato la forza per lottare, per tornare a casa.
 
Ti amo.
 
 
 
 
NdA
Ehm, ok. Ciao. Suppongo che dovrei fare chissà quale discorso solenne, ma a dire la verità… non ci riesco. Non so bene perché, ma, insomma è la prima volta che finisco una fan fiction. Anzi, a dire la verità questa è la mia prima fan fiction in assoluto e… non so che dire. Quindi… Grazie! Grazie a tutti voi che avete letto, recensito, inserito la storia tra Preferiti, Seguiti e Ricordati.
Grazie a :
Arya M 
A_arianna 
Bad_Kat 
danyflorence 
dontjump 
eltaninmalfoy9698                                                                                                                           Judina9 
Kelly_97 
Key_Potter798 
Larry1D 
  Lily97 
 LilyAsRoma 
NeverGrowingUp 
Sarakikka 
tantalia
Trillian_97
 
vilueleon_01
Che hanno inserito la storia tra i preferiti! Grazie ai 39/40 (avete oscillato un po’ :D) che hanno inserito la storia tra i Seguiti, non vi cito personalmente ma vi amo tutti, nessuno escluso. Grazie a Marialias, CRI_marmonti, Shark Attack, pasionbertotti, Ely_Evans_Jackson, angelakiki, Larry1D, EliseeDubois, I am the walrus e _TheGirlOnFire_, che hanno recensito la storia almeno una volta!
E grazie a HermioneEverlark e DTravers, che mi sono sempre state accanto con i loro consigli fin dal mio esordio (come suono poetica) e corretto i miei terribili errori :D
E grazie a tutti quelli che hanno semplicemente letto, grazie, grazie grazie!
Mi farebbe piacere che mi lasciaste una vostra ultima recensione su questo capitolo, visto che in fondo, è quello dove potete farmi avere un giudizio generale sulla storiaQ
Ok, penso di aver detto tutto, quindi… alla prossima! Passo e chiudo.
 
 
P.S.: e di nuovo grazie,
BShallows.
P.P.S.: avevo intenzione all’inizio, di concludere in modo un pochino più drammatico, inserendo una specie di “anticipazione” alla fine. Quindi, se volete farvi del male, ecco qui il finale alternativo:
 
[…]
Ti Amo.
[…]
-Katniss, lui dov’è?
-Annie…
-Katniss, lui…. lui non tornerà, vero?
-Annie… mi dispiace tanto.
Lui non tornerà.
  
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