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Autore: King_Peter    09/03/2014    1 recensioni
{ Ade/Maria di Angelo | lieve accenno alla Persico | lieve OOC di Ade }
1930.
Ade cammina per le strade di Venezia, quando incontra Maria, l'unico vero amore della sua vita. A poco a poco la dolce mortale lo cambia, lo fa diventare pių uomo di quanto le sia mai stato, finchč Zeus non distrugge quell'hotel e Ade č perduto per sempre.

"Il suo nome." ripete Ade, insistendo.
Arriccia le labbra, prima di dare un'altra risposta.
"Maria di Angelo."

Maria di Angelo abbraccia un cumulo di lenzuola che portano il suo odore, accarezzandosi, poi, l'addome, sorridendo.
"Come la chiameremo?"
"Bianca." le dice lui, acchiappando un fiocco di neve che si squaglia al contatto con la sua pelle, "Bianca di Angelo."
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bianca di Angelo, Nico di Angelo, Percy Jackson, Zeus
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Broken
What has broken, that can't be repair
 

1933, 28 Gennaio
 
Nell'aria si sentiva il dolce profumo della lavanda secca,  il fiore preferito di Maria. Ade controla il suo orologio da taschino, balza in piedi mentre una domestica esce dalla stanza affianco carica di bende sporche, mugolando che non vi è ancora nulla di fatto. Si sente tirare per il pantalone: Bianca è lì, la sua prima figlia, strinta ad una bambola di pezza come ad un ancora di salvataggio, mentre fa gli occhi dolci al padre.
Ade, ogni volta che la guarda, non può fare a a meno di chiedersi se quello sarebbe stato il volto di quel figlio che era morto prematuramente nel ventre di Maria. Ricorda come se fosse ieri il momento nel quale Lachesi ha tranciato il filo della sua piccola vita.
"Papà." chiama, con la sua fragile voce di bambina, "Papà." È così piccola, così fragile.
Ade si piega sulle ginocchia, raggiungendo la sua altezza, mentre due occhi curiosi e scintillanti sono incastonati in un volto olivastro, sormontato da una chioma scura come i capelli della madre.
Non sa che dire, non è pratico con i bambini.
"Amore mio." sussurra, "Cosa c'è?"
Ade si crede incapace di amare, ma quella che doveva essere solo un'avventura di una notte con Maria si stava trasformando in qualcosa di più. Non ha mai amato una mortale con la forza con la quale ama lei.
Persefone non ne è contenta, ovviamente: continua a ripetergli di abbandonarla, di lasciarla al suo destino.
Dolce, diabolica Persefone, come se fosse facile.
"Perchè la mamma urla?" chiede, diretta, mentre la sua bocca si curva verso il basso, in una smorfia di tristezza. Ade abbozza quello che dovrebbe essere un sorriso: è sul punto di dire qualcosa, ma si blocca e l'abbraccia, senza rispondere alla sua domanda, come se se non vedendo il suo volto fosse  più semplice.
Passano secondi, minuti. L'orologio a cucù brontola meccanicamente nella stanza di fianco, mentre Ade sbuffa, deviando sempre le domande infantili della figlia, cominciando a stufarsi.
"Signor di Angelo." gli dice qualcuno, distogliendolo dai suoi pensieri confusi. Il dio dei morti alza lo sguardo sul grembiule perfettamente bianco della cameriera.
C'è uno scambio di sguardi tra loro: la donna abbassa i suoi occhi, annuendo.
Ade si alza, Bianca lo segue, titubante nella sua infantile ignoranza. Maria è lì, adagiata sul letto, nella sua vestaglia rosa antico, tra lo strillare di un bambino e la luce soffusa del tramonto.
Il completo elegante scivola addosso ad Ade, mentre Maria di Angelo sorride, gli occhi lucenti, i capelli incollati alla fronte sudata.
"Maria." mormora, quando vede il fagotto bianco ed azzurro attaccato alla sua mammella, i capelli radi neri, la pelle scura come quella della sorella che osserva la scena con occhi curiosi.
Lui le si avvicina, mentre lei, per la stanchezza, gli sussurra: "Nico, come mio padre."
Sembra orgogliosa, molto orgogliosa di se stessa.
Bianca scoppia a piangere, senza un apparente motivo, mentre lacrime innocenti scendono lungo il suo viso. Maria le fa cenno di avvicinarsi, mentre il fiatone le attanaglia la voce, come ultimo premio della sua difficile impresa.
La stringe al petto, incontra i suoi occhi ingenui.
"Forse non è il momento adatto, ma devo confessarti una cosa." le dice, prendendole la mano, "Io sono Ade."
Guarda titubante gli occhi di lei, mentre la testa di Bianca si alza e si abbassa col ritmo del suo respiro.
Zeus, Poseidone, persino Persefone, assomigliano più a spettri della sua vita precedente, anche se prova ancora piacere nell'esercitare il suo dominio.
"Ade è il tuo secondo nome?" lo prende in giro lei, mentre gli angoli della sua bocca si arricciano in un sorriso stanco. Lui scuote la testa: aveva immaginato che Maria non lo avrebbe preso sul serio.
"Anche Pluto, se per questo." ribatte, mentre un sole malato sferraglia con i suoi ultimi raggi nel cielo di un Gennaio fuori dal normale, lasciando posto alla sera.
"Non mi chiamo John, come ti ho fatto credere." le spiega, "No, io sono il vero Ade, il vero Pluto."
Soppesa le parole giuste.
"Io sono il dio dei morti."
Lei lo guarda con occhi imperscrutabili, fa fatica ad alzarsi, ma si protende verso di lui, reggendo il figlio al petto.
Ade ha paura: che ironia! Lui che ha paura, ancora.
Maria gli solletica le guance con i suoi capelli corvini, gli sussurra miele alle orecchie.
"Amore, l'ho sempre saputo."

 
§

1933, 24 Febbraio
 
Maria stringe a sè Nico, mentre il piccolo sorseggia il latte materno, lasciandosi andare, con i suoi occhi scuri, al dolce sorriso della madre. Bianca gioca con la sua bambola di pezza, facendo finta di prendere il tè con lei, mentre dei freschi fiori colorati campeggiano sul grande tavolo di mogano del salotto, spandendo il  loro profumo per tutta la casa.
La radio manda una dolce melodia malinconica, mentre il cielo rimane livido di nubi, nonostante le previsioni meteo fauste per quella giornata anonima di un Febbraio alquanto diverso dal solito.
Felicità.
Maria dubita di averla mai provata, ma sa che è quello che sta vivendo adesso. Non era bastata nemmeno Persefone, la moglie immortale di Ade, a spezzare il legame che li univa, ormai.
Più uomo che dio.
La sera appare, tra petali secchi, occhi gonfi di pianto, facendo sussultare Maria per lo spavento, quasi perdendo la stretta sul piccolo Nico che è appoggiato sul suo petto. Accade tutto in un attimo, come un fulmine a ciel sereno: la dea accusa l'uomo della sua infedeltà, puntando il suo dito sterile sulla mortale e i suoi bambini, a cui Maria fa da scudo, temendo che possa lanciare contro di loro una maledizione, ma sa in cuor suo che non sarebbe successo, anche se la sua sicurezza vacilla, per un attimo. 
Sente gli occhi infossati e scuri della dea sulla sua figura, mentre stringe a se il bambino e tiene per mano Bianca. Prova vergogna, rassicurazione, paura, persino compassione verso Persefone che appare dal nulla per tentare, invano, di far tornare il dio alla sua vita, a governare le ombre che gli spettano di diritto.
Per un attimo Ade la guarda triste, come a ricordarsi ciò che è stato, poi la scaccia in malo modo, raggiungendo Maria di Angelo con passo svelto, un fuoco pericoloso negli occhi.
La mortale può vedere che quello è il colpo di grazia per l'amore già incrinato tra le due divinità: la dea la guarda, come a cercare di non mangiare quel boccone amaro che le si sta porgendo, rassegnandosi poco dopo a farlo e a sparire tra le ombre che presiede.
Silenzio.
La casa di Angelo torna al silenzio, cupo, così violento quando Maria cerca un contatto visivo con l'uomo che rifiuta, lasciandosi cadere su una poltrona di pelle, confondendosi tra le ombre e lasciandosi crogiolare nella sua disperazione.
Un dio.
Maria di Angelo non avrebbe mai immaginato di poter provare l'amore verso un dio, non ha nemmeno mai pensato che gli dei potessero esistere. Si sbagliava e la prova tangibile è l'uomo corrucciato, vestito nel suo completo elegante, che adesso siede su quella poltrona e si tiene il capo tra le mani, ponendosi mille domande a cui non sa più rispondere.
Bianca le scuote la gonna, sorridendole, mentre Nico si assopisce sul suo petto.
Si, Maria di Angelo è la donna più fortunata del mondo.

 
 
 1939, 23 Agosto 
 
La gongola nera solca le acque torbide dei canali, ospitando l'amore di Ade per Maria, sotto una scintillante luna piena, benigna protettrice degli innamorati. Il tenue gorgoglio dei flutti marini accompagnava la passeggiata lagunare dei due, mentre si scambiavano carezze, sussurri e baci tipici di due amanti.
"Lo sai, vero?" le chiede Ade, mentre guarda il suo dolce profilo, scuro all'azione della notte, "Sai che ti amo?" le domanda, ancora, sentendo l'inconsapevole bisogno di affetto.
Lui, il dio dei morti, lui che non aveva mai badato ai mortali, lui che se ne stava sempre nell'Averno, contando  le anime che qui vi arrivavano, ora aveva bisogno di affetto. Lei sorride, cosa che Ade riesce a vedere persino al buio.
"Certo." gli risponde, "Che domande mi fai?" gli chiede a sua volta, prendendogli la mano e stringendola nella sua, volgendo lo sguardo alle stelle. Ade è soddisfatto, compiaciuto, ma sa che dovrà tornare alla sua solita maschera, quando una voce interrompe il preludio di una notte meravigliosa.
"Sai che stai sbagliando, Ade?" dice, tra le ombre, "Sai che stai diventando sempre più mortale che dio?"
Ade corruga la fronte, scrutando tra le ombre che la gongola si lascia alle spalle, mantenuta in movimento da forze invisibili. La figura di una ragazzina dai corti capelli rossi e dagli sfolgoranti vestiti hippie lo guarda, spostando i suoi grandi occhi su Maria di Angelo, la sua veletta nera, i suoi capelli raccolti in un'elaborata acconciatura.
"Nessuno ha chiesto il tuo parere." replica duro il dio dei morti, sprezzante, venendo nuovamente interrotto dalla ragazzina, "Non ti ho interrogato, Oracolo. Sparisci dalla mia vista se non vuoi fare una brutta fine e, credimi, non ti piacerebbe." La ragazza scuote la testa, toccandosi i suoi gioelli hippie, così diversi da quelli che indossa Maria.
"Lo spirito di Delfi mi protegge, Ade, o lo hai dimenicato?" 
Ade si morde un labbro per la frustrazione: se non ci fosse Maria avrebbe già scacciato l'Oracolo, così come aveva fatto con Persefone dieci anni prima. La sua natura divina, tutto ciò che lo lega al mondo dell'Olimpo, sta venedo meno, e dire che il processo è stato anche piuttosto lento.
I dubbi lo stanno dilaniando da dieci anni, ormai.
"Sono venuta qui per darti un consiglio, da Oracolo a dio." E il suo sguardo aggiunge "Ancora per poco."
"Cosa vuoi?" sibila Ade, alzandosi e scattando in piedi sulla gondola, facendola ondeggiare alla forza dei canali veneziani. La ragazzina muove un passo verso di lui, poi si ferma, ascoltando il vento.
"I tuoi figli." dice, "Zeus vuole che siano portati al Campo Mezzosangue." Vede l'espressione contrariata sul volto di Maria. "È un ordine."
"Mai." replica  immediatamente Ade, disgustato dal comando del re degli dei. Come a risposta dei suoi pensieri, il cielo si fa un unico, aggrovigliato reticolo di nubi nere, coprendo la luna che fino a poco prima aveva rischiarato, con la sua luce, la notte di Venezia.
"Conosci la profezia." sentezia la ragazzina, sotto lo sguardo atterrito di Maria di Angelo, colta alla sprovvista sulla vita dei suoi figli, "Nemmeno tu puoi sfuggirle restando qui con la mortale."
"Tu non sai niente!" sbotta il dio dei morti, puntandole il dito contro, "E non puoi darmi ordini, ragazzina!" ringhia contro di lei, mentre Maria si alza dal suo posto, lasciando trasparire la sua insicurezza dalle rughe che stanno dissipando la bellezza eterea del suo volto.
"Il dio dei cieli ti dà una settimana, Ade." sussurra l'Oracolo, "Una nuova guerra sta per scuotere la terra e tu lo sai, dio dei morti. Non rifiutare una mano quando ti viene data." Gli rivolge un ultimo sguardo, triste e malinconico.
"Ricordalo Dite, ricordalo."
§
 
1939,  1 Settembre
 
Ade regge tra le sue braccia il corpo spezzato di Maria di Angelo, con il sorriso sulle labbra, perso poco prima di morire. Versa lacrime amare, Ade, amare quanto la vendetta colpirà dura l'Olimpo.
Tutta la rabbia, tutto l'odio covato per millenni che Maria era riuscita a lavare via dal suo corpo, ora erano ritornate, infettandolo nuovamente come una malattia resistente alle cure.
I suoi occhi sono un unico cumulo di odio, accesi dalla fiamma dell'amore perduto, quando Alecto gli ricorda che lui più di tutti gli altri dei deve rispettare le leggi della morte.
Gli antichi riti.
Ade assicura per lei un posto nelle Isole dei Beati, chiandosi a renderle un ultimo bacio. Un sussurro, un sospiro che bagna le sue labbra, promettendo vendetta.
Le stringe la mano, guarda i suoi occhi rimasti aperti verso il vuoto, i lineamenti che non dovrà mai dimenticare.
L'unica donna che ha realmente cambiato un dio, l'unica donna che ha osato toccare veramente il dio dei morti.
Il suo successo non deve essere vano, il suo sacrificio non deve essere stato inutile.

 
 
The End  ♣

♣ Angolino autore
Eccomi qui con la seconda ed ultima parte di Broken. In realtà l'immaginavo letteralmente più lunga, ma ho preferito terminare qui, con la morte straziante di Maria di Angelo e la successiva, nuova conversione di Ade al male e alla corruzione.
Spero che vi sia piaciuta :) Lasciate una recensione se vi va ^^

King

 
  
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