Capitolo ventité:
Promise
So
afraid I couldn't let myself see
That
I could never be held
Back
or up no / I hold myself
(Linkin
Park - Lost in the Echo)
Già
fin dalla sera prima la pioggia aveva cominciato a battere furiosamente
sul
vetro delle grandi finestre. I nuvoloni scuri sembravano immobili e
avevano
tappato ogni spiraglio di luce. Il vento era impetuoso, i tuoni
circondavano il
castello e rimbombavano spaventosamente attraverso le mura gelate.
Nessuno,
nemmeno Allyson, aveva la minima voglia di lasciare il caldo giaciglio
che l’
aveva accolto durante la notte. Ma non si può restare per
sempre lì a
rifugiarsi in un mondo interamente fittizio. Lei lo sapeva bene.
-
Draco?
-
C’è
la sua fidanzatina dentro, no? Perché non chiede a lei, eh,
Narcissa? - sbottò
involontariamente, senza accorgersi sul serio delle parole che aveva
appena
usato.
La
donna la guardò con gelo e lei ricambiò
l’occhiata con furia prima di cedere.
- Sta
bene. Non si preoccupi, suo figlio è in buone mani.
Andò
via ancor prima di ascoltare la risposta. Ne aveva abbastanza
dell’insistenza
che quella donna mostrava verso il
suo unico figlio. E a quel pensiero, un
barlume di tristezza la colpì mentre pensava che sarebbe
stato bello avere
accanto un qualcuno di così apprensivo. In
realtà, sarebbe stato bello riavere
una madre. Un padre. Magari anche un fratellino. Scosse la testa
cacciando via
quei pensieri e sostituendoli con i suoi doveri mentre si figurava il
luogo
della sua prossima missione e spariva con un sonoro CLAP per poi
riapparire
nella notte a mille chilometri più lontano.
**
Non
pioveva più. Il cielo della Sala Grande mostrava un cielo
scuro e delle nuvole
che minacciavano una tempesta ma la pioggia era cessata. Quella mattina
Hermione
e Ginny condividevano gli stessi pensieri, le stesse preoccupazioni e
smisero
di parlottare inquietate solamente dopo essersi divise per andare alle
rispettive lezioni. La Granger trovò Harry e Ron nella Sala
d’Ingresso a
confabulare su qualcosa. Non riuscì a capire cosa
poiché non appena la videro
smisero subito di parlare per darle il buongiorno. Harry con un mezzo
sorriso e
Ron con un borbottio.
- Ed
Ally?
Come
volevasi dimostrare. Hermione sospirò interiormente.
-
È
rimasta a letto, non si sentiva molto bene. - rispose con fare evasivo.
Harry
corrucciò le sopracciglia, preoccupato, diffidente.
- Che cos’aveva?
- Come
al solito non ha dormito e l’ho praticamente costretta a
farle bere la pozione
di Madama Chips. Dormiva profondamente quando io e Ginny
l’abbiamo lasciata. -
spiegò fingendosi tranquilla mentre la preoccupazione non
faceva che
attanagliarle lo stomaco.
In
quel momento Gwendolyn sospirò mentre da lontano assisteva a
quella scena con
fastidio crescente.
Odiava
quella situazione,
odiava quei tre, odiava Allyson Reed, odiava la Scozia e, sopra ogni
cosa,
odiava ricevere ordini.
L'unica
persona che non odiava, in effetti, era uno dei motivi della sua
presenza lì e
del perché, nei momenti in cui le missioni che le venivano
assegnate
raggiungevano l'apice dell'inimmaginabile, sopportava il Marchio che le
era
stato forzatamente impresso sulla pelle. Così, consapevole
del proprio egoismo
e facendo raggiungere al suo menefreghismo livelli che lei stessa
ostentava ad
immaginare, si era decisa a sopravvivere (per
quanto potesse riuscirci) e ad obbedire (non
vedendo soluzioni migliori), ora che tutte le cose che prima
aveva ritenuto
importanti le erano state sottratte da un giorno all'altro. Senza il
minimo
preavviso, strappandola dal suo piccolo paradiso personale fatto di
sole, caldo
asfissiante e mare salato.
- Figurati. - fece Ron,
sorridendole distratto
e restituendole i libri con gentilezza. - Non c'è problema.
Harry
si limitò ad un mezzo sorriso e ad uno sguardo assente.
Hermione, invece,
l’aveva semplicemente guardata, ma la sua maschera di
cortesia fu tradita da un
improvviso irrigidimento che Gwendolyn ignorò.
- Vorrei chiedervi -
cominciò la rossa,
mantenendo un'espressione impassibile e addolcendo a malapena i
lineamenti. -
dov'è l'aula di Pozioni. L'ho alla prima ora. - aggiunse e
poi ticchettò sul
foglio dell'orario con noncuranza.
-
E’
nei sotterranei. - cominciò con la solita diplomazia
Hermione, come se in quel
preciso istante si fosse appena ricordata di essere una prefetto. E
sebbene
fosse diffidente si offrì di accompagnarla lei stessa,
considerato che era uno dei
suoi compiti rendersi disponibile verso gli studenti in
difficoltà. - Ti ci
accompagno io.
Harry
e Ron avevano ricominciato a parlottare fittamente, incuranti delle due
streghe
accanto a loro. Così Hermione si limitò ad cenno
verso i due amici e si avviò
con Gwendolyn verso i sotterranei nonostante fossero in largo anticipo
per
l’inizio delle lezioni. Ma la Granger aveva bisogno di tempo.
Voleva saperne di
più sul conto di quella nuova studentessa. Voleva capire se
le sue teorie erano
giuste pur sperando che la realtà fosse ben altra.
-
Allora, come ti trovi qui Gwendolyn?
Iniziò
così la riccia tentando di instaurare una conversazione con
il pezzo di
ghiaccio che aveva di fianco. Gwendolyn non aveva voglia di parlare con
quella
Nata Babbana. Anche se non le importava granché del suo
sangue, rispondere a
quel tipo di domande era terribilmente irritante. Ma se voleva che
quella
situazione finisse al più presto doveva trovare un modo per
dargli delle
risposte quanto meno educate e magari, in quel modo, non solo scoprire
ciò che
doveva ma anche seminare cattiveria tra quel gruppetto affiatato che
erano quei
Grifondoro seccanti.
- Non
molto bene, credo. Sai, qui è tutto
più…cupo.
E la
rossa si sorprese poiché quella era la frase più
lunga che avesse mai
pronunciato in quei pochi giorni con qualcuno che non fosse Draco.
Hermione
annuì stringendo la sua copia di Pozioni
Avanzate al petto.
- Sono
certa che ti abituerai in fretta. Qui non è poi
così male come potrebbe
sembrare. - fece la riccia, il tono forzatamente gentile.
- Lo
spero. - si ritrovò a mormorare distrattamente Gwendolyn.
-
Bene, l’aula è questa. - cominciò
Hermione muovendo appena la mano in direzione
della stanza. - Emh, io sono un prefetto, quindi se hai bisogno puoi
tranquillamente rivolgerti a me.
- Ti
ringrazio.
Gwendolyn
non attese che la Granger ribattesse e si fiondò
direttamente nell’aula mentre
l’odore di vari intrugli le invadeva le narici e il vapore
che sbuffava da più
calderoni le scompigliava i boccoli rossi. Il solito fastidioso boccolo
le
ricadde sul viso mentre prendeva posto in uno degli ultimi banchi in
fondo
all’aula. Tentò di rimetterselo a posto e dopo
vari sbuffi seccati riuscì nel
suo intento per poi dedicarsi alla distratta lettura del libro di
Pozioni
nell’attesa che la lezione cominciasse. Hermione aveva chiuso
gli occhi e
sospirato per qualche istante mentre entrava anche lei
nell’aula e si
posizionava al primo banco dove era solita sedersi. Ordinò
alcune pergamene con
la testa completamente altrove e lo sguardo assente finché
la voce di Lumacorno
riuscì a destarla. La riccia si accorse solo in quel momento
che la lezione era
appena cominciata e tutti gli studenti avevano preso posto nei proprio
banchi.
Per
tutte le ore scolastiche ignorò qualsiasi tentativo di
conversazione con
chiunque le si avvicinasse. Subito dopo il pranzo, grazie alle ultime
due ore
buche pomeridiane, si recò in biblioteca e vi
restò per
molto, occupata e
concentrata nella ricerca dell’identità del
Principe
Mezzosangue. Era sempre
più convinta che il Principe in questione non poteva che
essere
una ragazza forte e dotata di grande intelletto. E cercava ovunque,
qualsiasi segno nei
vecchi registri o nelle edizioni passate della Gazzetta del Profeta.
-
Hermione! Allora sei qui.
La
riccia alzò lo sguardò e sorrise verso il suo
migliore amico. Harry le
si avvicinò, un sorriso appena accennato e il verde degli
occhi intriso di
confusione e frustrazione.
- Che
cosa stavi facendo? - chiese sporgendosi leggermente verso di lei.
-
Cercavo informazioni sul Principe.
-
Qualche novità?
- Per
adesso nessuna, ma credo di essere a buon punto. - mormorò.
Cominciarono a
camminare lentamente, in silenzio, finché lei non prese
coraggio e gli chiese:
-
Allora…si può sapere che cosa avevate da
parlottare così tanto tu e
quell’altro?
Harry
si premurò di evitare quegli occhi a lui così
familiari finché non ritenne di
aver trovato una scusa abbastanza valida.
-
Quidditch.
- Stai
scherzando, spero.
Entrambi
si osservarono a lungo.
- Non
mentirmi, Harry.
- E tu
allora?
Hermione
gli riservò un’occhiata confusa.
- Io?
- Non
fingere, Hermione. - sibilò lui, fermandosi di botto mentre
le si parava
davanti con un espressione furiosa. - Tu sai cosa sta succedendo e non
vuoi
dirmelo. Sai cosa succede ad Allyson e non vuoi dirmelo.
La
riccia spalancò gli occhi e poi li ridusse in due fessure,
punta sul vivo.
- Io
non so di cosa parli, Harry!
-
Davvero?
-
Harry ma che vuoi da me, eh? Non posso, va bene? Non posso dirtelo! -
sbottò infine
con esasperazione, gli occhi lucidi e le mani strette sul petto.
Il
ragazzo parve calmarsi e si rilassò leggermente, i muscoli
non più tesi e la
confusione che accresceva insieme al timore che quelle parole avessero
confermato i suoi sospetti. La strega, dal suo canto, sapeva di aver
appena
ammesso qualcosa e si maledisse. Per la prima volta desiderò
di avere il
coraggio necessario per infliggere l’incantesimo di memoria
al suo migliore
amico ma sapeva perfettamente che non ci sarebbe mai riuscita.
- Che
cosa vuoi dire? - esalò con un filo di voce lui.
- Se
fosse per noi, Harry, tu e Ron avreste saputo tutto già da
un pezzo ma non
possiamo aprir bocca. Cioè per il momento dovete restare
all’oscuro di ciò che
sta succedendo ad Allyson, di ciò che sta combinando Malfoy.
E’ già tanto che
lo sappia io…- si lasciò sfuggire, la voce meno
che un mormorio, interrompendosi
appena prima di rivelare che anche Ginny fosse a conoscenza di quella
faccenda.
Ci mancava solo questa.
Harry
spalancò gli occhi, sorpreso e sconcertato nello stesso
tempo.
-
Ma…
- Per
favore, Harry. Te lo chiedo per favore: per il momento molla tutto.
Pensa solo
alle lezioni con Silente e a nient’altro.
- Come
pretendi che possa restarmene zitto ora che so per certo che sia Ally
che
Malfoy nascondano qualcosa di grosso.
E’ un mio diritto conoscere la situazione, Hermione! Sono io
quello che dovrà…
-
Promettimelo! - lo interruppe bruscamente lei, afferrandogli le mani e
stringendole con forza, incastrando i suoi occhi in quelli del mago.
- Non
puoi farmi questo.
- Ti
scongiuro, Harry. Promettimi che per adesso cercherai di ignorare la
cosa.
Harry
esitò nuovamente. Aprì la bocca per poi
richiuderla automaticamente, incapace
di spiccicare parola. Avrebbe voluto sapere. Ne aveva tutto il diritto.
Doveva sapere come stavano andando
le
cose. Cercò tutte le parole, tutto ciò che
avrebbe potuto dissuadere Hermione
dal raccontargli tutto ma qualcosa lo fermò.
- Lo prometto.
Hermione
gli sorrise grata e gli buttò le braccia al collo,
abbracciando con forza il
suo migliore amico. Lui ricambiò la stretta con un sospiro
pesante, gli occhi
chiusi, un braccio che le circondava la vita e l’altro che
aveva cominciato a
carezzarle lentamente la schiena. Restarono così per momenti
che gli sembrarono
infiniti. Lei aveva il viso nell’incavo della sua spalla e
aspirava la
fragranza che tanto adorava, che tanto gli era familiare. Si staccarono
dopo
qualche minuto, guardandosi con la loro solita intensità.
-
Grazie.
-
Ricorda che non durerà per molto. Prima o poi
dovrò conoscere ogni cosa.
Lei
gli sorrise sincera, sollevata e felice che almeno per una volta le
cose si
fossero momentaneamente aggiustate.
- Lo
so.
Harry
scosse impercettibilmente il capo e malgrado non condividesse affatto
la
promessa appena fatta le sorrise ugualmente. In fondo si fidava della
sua
migliore amica e l’avrebbe ascoltata, sebbene il desiderio di
sapere tutto lo divorasse
giorno dopo giorno.
-
Andiamo in Sala Comune, almeno cominciamo il tema di Difesa.
- Ma è per la settimana prossima,
Hermione!
Le gli
sorrise ancora più raggiante cominciandolo a trascinare
verso la torre.
- Lo
so.
**
Gwendolyn
sfiorò con indecisione i titoli dei libri che spiccavano
sullo scaffale in
alto. Era sola. Draco era andato ad occuparsi delle sue
“faccende” e lei si era
recata in biblioteca per svolgere un tema di ben trenta centimetri
sull’ultima
rivolta dei Goblin. Storia della Magia era una delle materie che
l’avevano
sempre annoiata di più. Probabilmente, la sua era un
avversione rivolta
soprattutto verso gli insegnanti di quella materia. In Francia aveva
un’insegnante
ben qualificata, certo, ma fin troppo piena di sé per
provare a far amare la
materia ai suoi alunni. Lì, invece, c’era un
fantasma che parlava con un ritmo
così lento e noioso che sembrava avere un effetto soporifero
su tutti gli
studenti.
Non
proprio tutti, si
corresse, la Granger era
terribilmente irritante con la sua voglia di apprendere e la sua
aria da so-tutto-io.
Aveva
incominciato a chiamarla così non appena si era accorta che
quel che si diceva
in giro era vero; oltre ad essere insopportabilmente dotata, possedeva
una
mente assai arguta e brillante. Da quel che aveva capito, era
considerata la
migliore della sua età. Alla rossa, di certo, non fregava
nulla di Hermione
Jean Granger, né tantomeno della sua reputazione ma la
trovava estremamente
irritante.
Un momento. Non era
stata la sua mano ad
afferrare il tomo ma bensì una più grande e
affusolata. Si voltò all’improvviso
e per poco non finì addosso alla persona dietro di lei ma,
in qualche modo, riuscì
ad evitare la collisione.
- Sta
più attenta, idiota.- fece una voce palesemente seccata.
La
rossa squadrò con riluttanza il ragazzo che aveva tra le
mani il suo libro. Già
il ghigno e il fatto che stringesse quello che sarebbe dovuto essere il suo di libro l’avevano
alterata
parecchio.
-
Scusa, quel libro stavo per prenderlo io.
Theodore
la squadrò a sua volta con la noia che lo contraddistingueva
e subito ricollegò
quel volto al nome della nuova arrivata nonché amica del suo
migliore amico.
Inoltre, non ci gli ci volle molto per capire quali fossero le sue vere
intenzioni. O meglio, grazie alla soffiata inconsapevole di Blaise e
alla
discussione di Silente e Allyson che gli era stata gentilmente
raccontata in
tutti i suoi dettagli proprio da quest’ultima.
- Ehi,
sto parlando con te.
Gwendolyn
odiava essere ignorata. Lei poteva permettersi di ignorare gli altri,
ovviamente, ma erano gli altri a doversi premurare di non farlo se non
volevano
saggiare la sua furia. Nott si fermò e a malapena gli
riservò uno sguardo.
- Oh.
Beh, il libro l’ho preso prima io.
- Si,
ma io lo stavo per prendere. - continuò imperterrita lei.
Theodore
sbuffò infastidito.
-
Senti, novellina, ho trenta centimetri da scrivere e il libro mi serve.
Quindi,
sparisci se non vuoi che ti capiti qualcosa di brutto, intesi?
- Ma
che paura, Nott. - esalò lei con sarcasmo, incrociando le
braccia al petto.
Il
mago assunse un’aria interrogativa voltandosi finalmente
verso quella ragazza
che, stranamente, stava cominciando a catturare il suo
“interesse”. Interesse
nel sapere come diavolo fosse a conoscenza del suo cognome.
- Non
essere così sorpreso. Guarda che sono la migliore amica di
Draco. - fece una
pausa mentre muoveva qualche passo verso di lui. - Ora, se non ti
dispiace,
voglio quel libro. Ho anche io trenta centimetri da scrivere
e…
- Lo
userai dopo, Wood, non scocciare. - sbottò Theo mentre la
noia lo pervadeva
nuovamente.
Si
osservarono con disprezzo e irritazione per dei minuti interminabili.
- Theo
hai trovato quel libro?
Blaise
era appena sbucato da dietro l’amico e con un ghigno prese il
libro dalle mani
dell’amico e se lo mise sottobraccio.
- Sono
secoli che aspetto. - poi, come se si fosse appena accorto della
ragazza guardò
prima uno e poi l’altra. - Interrompo qualcosa?
- Niente
per cui vale la pena sprecare fiato.
-
Bene, diamoci una mossa.
Gwendolyn
scoccò ad entrambi un’occhiata fulminea, seccata e
terribilmente incazzata.
- La
pagherai, Nott.
- Solo
per uno stupido libro? Andiamo, ci sono problemi ben peggiori.
Commentò
il diretto interessato usando un tono tra il sarcastico e il divertito
mentre
un ghigno cominciava a formarsi sulle sue labbra.
- Ti
sei fatto un nemico potente, Theodore Nott.
Mormorò
lei in tutta risposta passandogli accanto con una lentezza misurata.
- E
dovrei avere paura? - chiese lui alzando un sopracciglio.
- Non
sai quanta.
I due
Serpeverde osservarono la ragazza dirigersi fuori dalla biblioteca per
poi
scambiarsi uno sguardo perplesso.
- Se
lo dice lei.
- Ti
sei fatto la fidanzatina nuova, eh? - domandò Blaise con
fare divertito.
Theodore
scosse la testa dandogli uno spintone per poi scoppiare a ridere
sommessamente
ricevendo un’occhiataccia da Madama Pince la quale gli
intimò di starsene in
silenzio. I due ridacchiarono silenziosamente e presero posto al loro
tavolo,
ghignando.
-
Mettiamoci a fare la relazione, piuttosto. Mi sono già
rotto. - sussurrò piano
Theodore aprendo il libro e sfogliandolo con noia.
- Rotto?
Andiamo, sono sicuro che prima o poi tu e quella lì vi
sposerete. Sai,
c’era…com’è quella cosa?
Feelings. C’era feelings tra di voi. - commentò
Blaise
divertito con l’intenzione di ritardare ancora per un
po’ quei dannatissimi
compiti.
-
Nemmeno morto.
- Lo
sai che ho sempre ragione, Theo.
- Ah,
si?
-
Sempre. Ormai dovresti conoscermi…- fece una pausa per poi
abbassare ancora di
più il tono della voce - Io ho la Vista!
- Mh?
Dici sul serio? Prevedimi una cosa allora.
-
Spara.
-
Quando prenderai alla relazione di Storia della Magia?
Blaise
parve pensarci su e poi con un ghigno esclamò sottovoce:
- Ma
Eccellente senza ombra di dubbio.
- Io
dico che non riuscirai a prendere nemmeno Accettabile.
-
Scommettiamo? - sbottò lui con aria di sfida.
-
Cosa? - fece Nott d’un tratto tutto interessato. Erano soliti
fare quel tipo di scommesse in continuazione e lui si divertiva da
matti a dover sempre
riscuotere la sua vincita. Perché lui, solitamente, riusciva
sempre a vincerle
in qualche modo.
- Se
prendo Eccellente tu dovrai baciare la Reed.
Theodore
alzò un sopracciglio con fare perplesso.
- E
questa dovrebbe essere una condizione? Ti ricordo che io non sono Draco.
- Lo
so.
- E se
vinco io?
Zabini
allargò il suo sorrisetto e poi, tendendogli la mano,
esalò:
-
Andrò
dritto da Millicent Blustroid e la bacerò.
Il moro ridacchiò e gli strinse subito la mano. In fondo sapeva che non c’era alcun pericolo. Non che considerasse Allyson una brutta ragazza, anzi. Ma lei era un campo minato, probabilmente riservata solo a Draco. Almeno così gli era sembrato a partire da quell’anno che si stava rivelando così strano e carico di sorprese. In ogni caso, lui avrebbe vinto la scommessa, si disse con un ghigno, e avrebbe visto Blaise baciare la Blustroid. Si può desiderare di meglio?
L'Angolo di Hono:
Capitolo ventritré...Spero che vi piaccia e che non vi abbia
delusi u.u Le cose cominciano a complicarsi, soprattutto per Allyson
(ovviamente). Vi assicuro che in futuro ci saranno molti altri casini,
non la passa mica liscia questa qui :')
Ally: Sarei tentata di mandarti a quel paese ma siamo in pubblico.
Appunto *ride* beh, ritornando a noi: ringrazio come sempre tuuuutti
per il sostegno e per il fatto che mi sopportiate. Ringrazio chi
recensisce e chi insierisce la storia tra ricordate/preferite/seguite.
Vi voglio taaaaanto bene <3 E non smetterò mai di
dirvi che siete fantastci u.u Scusate l'angolo stiminzito, anche se
credo sia meglio, non vi annoio troppo :') Fatemi sapere cosa ne
pensate, mi farebbe davvero piacere C: Al prossimo capitolo! C:
Hono