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Autore: Hono    09/03/2014    1 recensioni
- Reed, ascoltami bene perché sarà l’ultima volta che perderò tempo per questo: Riguarda solo me e dal momento che tu non sei nessuno, non ti direi mai nulla sul mio conto. E' chiaro, mezzosangue?
I loro nasi quasi si sfioravano e la giovane strega si ritrovò a pensare che le sarebbe bastato pochissimo per far si che le loro labbra si toccassero. Tuttavia, quelle parole, le lasciarono uno strano senso di amarezza.
- Cristallino, Malfoy. – mormorò sommessamente, mordicchiando con forza l’interno della guancia per evitare di lasciare che altre parole affluissero dalla sua bocca.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco, Malfoy, George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Nuovo, personaggio, Theodore, Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitollo 23

Capitolo ventité: Promise

"So hollow / so vicious
So afraid I couldn't let myself see
That I could never be held
Back or up no / I hold myself

(Linkin Park - Lost in the Echo)" 

 

Già fin dalla sera prima la pioggia aveva cominciato a battere furiosamente sul vetro delle grandi finestre. I nuvoloni scuri sembravano immobili e avevano tappato ogni spiraglio di luce. Il vento era impetuoso, i tuoni circondavano il castello e rimbombavano spaventosamente attraverso le mura gelate. Nessuno, nemmeno Allyson, aveva la minima voglia di lasciare il caldo giaciglio che    l’ aveva accolto durante la notte. Ma non si può restare per sempre lì a rifugiarsi in un mondo interamente fittizio. Lei lo sapeva bene. Così si era alzata nel bel mezzo della notte mentre il marchio inciso sulla sua pelle bruciava fastidiosamente. Aveva indossato i soliti abiti babbani e si era coperta con un mantello spesso e consunto. Scrisse delle parole rapide e confuse su un pezzo di pergamena e lo lasciò sulle coperte di una Ginny profondamente addormentata. Poi aveva lasciato silenziosamente il dormitorio ed era strisciata sin dentro l’ufficio di Piton, proprio come una serpe. L’aveva trovato sveglio e untuoso come al solito. Aveva scambiato delle parole veloci con quel professore e poi si era Smaterializzata dinanzi ad un imponente cancello in ferro battuto. Aveva urlato qualcosa e il cancello si era lentamente aperto permettendole di passare. Allyson camminò lentamente, con il cappuccio ben calato sul capo e la testa bassa fino a che non si ritrovò nel grande salone del Manor, davanti ai Malfoy, ad una coppia di Mangiamorte che non aveva mai visto prima e a Gwendolyn Wood. Non fece una piega e restò nascosta nel cappuccio. Gli spiegarono semplicemente il da farsi e lei annuì mentre avvertiva chiaramente la bacchetta pulsare nella sua mano. Il desiderio di ucciderli si era impossessato di lei ma si era controllata. Se ne andò via prima che potesse combinare qualcosa di irreparabile. Ma prima che riuscisse a Smaterializzarsi per raggiungere il luogo indicatole dai suoi “colleghi”, Narcissa Malfoy le posò una mano sottile sulla spalla, fermandola.

- Draco?

- C’è la sua fidanzatina dentro, no? Perché non chiede a lei, eh, Narcissa? - sbottò involontariamente, senza accorgersi sul serio delle parole che aveva appena usato.

La donna la guardò con gelo e lei ricambiò l’occhiata con furia prima di cedere.

- Sta bene. Non si preoccupi, suo figlio è in buone mani.

Andò via ancor prima di ascoltare la risposta. Ne aveva abbastanza dell’insistenza che quella  donna mostrava verso il suo unico figlio. E a quel pensiero, un barlume di tristezza la colpì mentre pensava che sarebbe stato bello avere accanto un qualcuno di così apprensivo. In realtà, sarebbe stato bello riavere una madre. Un padre. Magari anche un fratellino. Scosse la testa cacciando via quei pensieri e sostituendoli con i suoi doveri mentre si figurava il luogo della sua prossima missione e spariva con un sonoro CLAP per poi riapparire nella notte a mille chilometri più lontano.

**

Non pioveva più. Il cielo della Sala Grande mostrava un cielo scuro e delle nuvole che minacciavano una tempesta ma la pioggia era cessata. Quella mattina Hermione e Ginny condividevano gli stessi pensieri, le stesse preoccupazioni e smisero di parlottare inquietate solamente dopo essersi divise per andare alle rispettive lezioni. La Granger trovò Harry e Ron nella Sala d’Ingresso a confabulare su qualcosa. Non riuscì a capire cosa poiché non appena la videro smisero subito di parlare per darle il buongiorno. Harry con un mezzo sorriso e Ron con un borbottio. Hermione si mordicchiò il labbro inferiore, nervosa. Per quanto odiasse Ron in quel periodo non riuscì ad evitare di pensare che, per la milionesima volta, avrebbe dovuto mentire al suo migliore amico e a colui che…beh…all’altro. Ma per Ally l'avrebbe fatto, si disse, per tutto il tempo necessario. Una promessa era una promessa e non vi si poteva venir meno. Così, quando li raggiunse scusandosi con un sorriso per il leggero ritardo, cercò di sembrare naturale poiché sapeva perfettamente quale domanda le avrebbero rivolto.

- Ed Ally?

Come volevasi dimostrare. Hermione sospirò interiormente.

- È rimasta a letto, non si sentiva molto bene. - rispose con fare evasivo.

Harry corrucciò le sopracciglia, preoccupato, diffidente.

 - Che cos’aveva?

- Come al solito non ha dormito e l’ho praticamente costretta a farle bere la pozione di Madama Chips. Dormiva profondamente quando io e Ginny l’abbiamo lasciata. - spiegò fingendosi tranquilla mentre la preoccupazione non faceva che attanagliarle lo stomaco.

In quel momento Gwendolyn sospirò mentre da lontano assisteva a quella scena con fastidio crescente.

Odiava quella situazione, odiava quei tre, odiava Allyson Reed, odiava la Scozia e, sopra ogni cosa, odiava ricevere ordini.

L'unica persona che non odiava, in effetti, era uno dei motivi della sua presenza lì e del perché, nei momenti in cui le missioni che le venivano assegnate raggiungevano l'apice dell'inimmaginabile, sopportava il Marchio che le era stato forzatamente impresso sulla pelle. Così, consapevole del proprio egoismo e facendo raggiungere al suo menefreghismo livelli che lei stessa ostentava ad immaginare, si era decisa a sopravvivere (per quanto potesse riuscirci) e ad obbedire (non vedendo soluzioni migliori), ora che tutte le cose che prima aveva ritenuto importanti le erano state sottratte da un giorno all'altro. Senza il minimo preavviso, strappandola dal suo piccolo paradiso personale fatto di sole, caldo asfissiante e mare salato. Fu con la naturalezza che accompagnava ogni sua bugia, migliorata e perfezionata negli anni, che nel passare accanto al trio le scivolarono i libri di mano. Harry e Ron, istintivamente, si abbassarono per recuperarli e lei si proclamò in un "Scusate" dove, insieme al tono sorpreso, non riuscì a filtrare la freddezza e la noia che le provocava quella messinscena. S’ impose subito di darsi una controllata: prima completava la sua missione e prima quella storia sarebbe finita.

 - Figurati. - fece Ron, sorridendole distratto e restituendole i libri con gentilezza. - Non c'è problema.

Harry si limitò ad un mezzo sorriso e ad uno sguardo assente. Hermione, invece, l’aveva semplicemente guardata, ma la sua maschera di cortesia fu tradita da un improvviso irrigidimento che Gwendolyn ignorò.

 - Vorrei chiedervi - cominciò la rossa, mantenendo un'espressione impassibile e addolcendo a malapena i lineamenti. - dov'è l'aula di Pozioni. L'ho alla prima ora. - aggiunse e poi ticchettò sul foglio dell'orario con noncuranza.

- E’ nei sotterranei. - cominciò con la solita diplomazia Hermione, come se in quel preciso istante si fosse appena ricordata di essere una prefetto. E sebbene fosse diffidente si offrì di accompagnarla lei stessa, considerato che era uno dei suoi compiti rendersi disponibile verso gli studenti in difficoltà. - Ti ci accompagno io.

Harry e Ron avevano ricominciato a parlottare fittamente, incuranti delle due streghe accanto a loro. Così Hermione si limitò ad cenno verso i due amici e si avviò con Gwendolyn verso i sotterranei nonostante fossero in largo anticipo per l’inizio delle lezioni. Ma la Granger aveva bisogno di tempo. Voleva saperne di più sul conto di quella nuova studentessa. Voleva capire se le sue teorie erano giuste pur sperando che la realtà fosse ben altra.

- Allora, come ti trovi qui Gwendolyn?

Iniziò così la riccia tentando di instaurare una conversazione con il pezzo di ghiaccio che aveva di fianco. Gwendolyn non aveva voglia di parlare con quella Nata Babbana. Anche se non le importava granché del suo sangue, rispondere a quel tipo di domande era terribilmente irritante. Ma se voleva che quella situazione finisse al più presto doveva trovare un modo per dargli delle risposte quanto meno educate e magari, in quel modo, non solo scoprire ciò che doveva ma anche seminare cattiveria tra quel gruppetto affiatato che erano quei Grifondoro seccanti. E così sarebbe potuta ritornare nella sua amata Francia con il sole che brillava perennemente e il caldo che s’insinuava fin dentro le ossa.

- Non molto bene, credo. Sai, qui è tutto più…cupo.

E la rossa si sorprese poiché quella era la frase più lunga che avesse mai pronunciato in quei pochi giorni con qualcuno che non fosse Draco. Hermione annuì stringendo la sua copia di Pozioni Avanzate al petto.

- Sono certa che ti abituerai in fretta. Qui non è poi così male come potrebbe sembrare. - fece la riccia, il tono forzatamente gentile.

- Lo spero. - si ritrovò a mormorare distrattamente Gwendolyn.

Il silenzio calò nuovamente tra di loro e nessuna delle due riuscì a trovare qualcosa da poter dire. Così restarono in silenzio sino a quando non raggiunsero l’aula di Pozioni già popolata da qualche studente che si accingeva a chiacchierare con tranquillità.

- Bene, l’aula è questa. - cominciò Hermione muovendo appena la mano in direzione della stanza. - Emh, io sono un prefetto, quindi se hai bisogno puoi tranquillamente rivolgerti a me.

- Ti ringrazio.

Gwendolyn non attese che la Granger ribattesse e si fiondò direttamente nell’aula mentre l’odore di vari intrugli le invadeva le narici e il vapore che sbuffava da più calderoni le scompigliava i boccoli rossi. Il solito fastidioso boccolo le ricadde sul viso mentre prendeva posto in uno degli ultimi banchi in fondo all’aula. Tentò di rimetterselo a posto e dopo vari sbuffi seccati riuscì nel suo intento per poi dedicarsi alla distratta lettura del libro di Pozioni nell’attesa che la lezione cominciasse. Hermione aveva chiuso gli occhi e sospirato per qualche istante mentre entrava anche lei nell’aula e si posizionava al primo banco dove era solita sedersi. Ordinò alcune pergamene con la testa completamente altrove e lo sguardo assente finché la voce di Lumacorno riuscì a destarla. La riccia si accorse solo in quel momento che la lezione era appena cominciata e tutti gli studenti avevano preso posto nei proprio banchi. E per la prima volta nella sua vita Hermione non riuscì a concentrarsi sulle spiegazioni di Lumacorno. Certo, la sua Pozione Restringente non era venuta affatto male ma non era la migliore. E lei odiava essere superata da qualcuno che seguiva delle stupidissime note ai margini delle pagine di uno stupidissimo libro appartenente ad uno stupidissimo Principe.

Per tutte le ore scolastiche ignorò qualsiasi tentativo di conversazione con chiunque le si avvicinasse. Subito dopo il pranzo, grazie alle ultime due ore buche pomeridiane, si recò in biblioteca e vi restò per molto, occupata e concentrata nella ricerca dell’identità del Principe Mezzosangue. Era sempre più convinta che il Principe in questione non poteva che essere una ragazza forte e dotata di grande intelletto. E cercava ovunque, qualsiasi segno nei vecchi registri o nelle edizioni passate della Gazzetta del Profeta. Era anche un modo per tenere occupata la mente, per tenerla lontana dalla preoccupazione che le arrecava tutta quella situazione. Era stanca ed estremamente in ansia per Allyson. E non solo. Massaggiò per qualche minuto le tempie con gli occhi socchiusi, come a voler attenuare quel senso di ansietà che la pervadeva da fin troppo tempo. Poi sospirò e ripose tutto ciò che aveva preso in prestito. Recuperò la sua tracolla e salutando Madama Pince uscì dalla biblioteca, la testa che le scoppiava e un fiume di parole che le invadevano il cervello.

- Hermione! Allora sei qui.

La riccia alzò lo sguardò e sorrise verso il suo migliore amico. Harry le si avvicinò, un sorriso appena accennato e il verde degli occhi intriso di confusione e frustrazione.

- Che cosa stavi facendo? - chiese sporgendosi leggermente verso di lei.

- Cercavo informazioni sul Principe.

- Qualche novità?

- Per adesso nessuna, ma credo di essere a buon punto. - mormorò. Cominciarono a camminare lentamente, in silenzio, finché lei non prese coraggio e gli chiese:

- Allora…si può sapere che cosa avevate da parlottare così tanto tu e quell’altro?

Harry si premurò di evitare quegli occhi a lui così familiari finché non ritenne di aver trovato una scusa abbastanza valida.

- Quidditch.

- Stai scherzando, spero.

Entrambi si osservarono a lungo.

- Non mentirmi, Harry.

- E tu allora?

Hermione gli riservò un’occhiata confusa.

- Io?

- Non fingere, Hermione. - sibilò lui, fermandosi di botto mentre le si parava davanti con un espressione furiosa. - Tu sai cosa sta succedendo e non vuoi dirmelo. Sai cosa succede ad Allyson e non vuoi dirmelo.

La riccia spalancò gli occhi e poi li ridusse in due fessure, punta sul vivo.

- Io non so di cosa parli, Harry!

- Davvero?

- Harry ma che vuoi da me, eh? Non posso, va bene? Non posso dirtelo! - sbottò infine con esasperazione, gli occhi lucidi e le mani strette sul petto.

Il ragazzo parve calmarsi e si rilassò leggermente, i muscoli non più tesi e la confusione che accresceva insieme al timore che quelle parole avessero confermato i suoi sospetti. La strega, dal suo canto, sapeva di aver appena ammesso qualcosa e si maledisse. Per la prima volta desiderò di avere il coraggio necessario per infliggere l’incantesimo di memoria al suo migliore amico ma sapeva perfettamente che non ci sarebbe mai riuscita.

- Che cosa vuoi dire? - esalò con un filo di voce lui.

- Se fosse per noi, Harry, tu e Ron avreste saputo tutto già da un pezzo ma non possiamo aprir bocca. Cioè per il momento dovete restare all’oscuro di ciò che sta succedendo ad Allyson, di ciò che sta combinando Malfoy. E’ già tanto che lo sappia io…- si lasciò sfuggire, la voce meno che un mormorio, interrompendosi appena prima di rivelare che anche Ginny fosse a conoscenza di quella faccenda. Ci mancava solo questa.

Harry spalancò gli occhi, sorpreso e sconcertato nello stesso tempo.

- Ma…

- Per favore, Harry. Te lo chiedo per favore: per il momento molla tutto. Pensa solo alle lezioni con Silente e a nient’altro.

- Come pretendi che possa restarmene zitto ora che so per certo che sia Ally che Malfoy nascondano qualcosa di grosso. E’ un mio diritto conoscere la situazione, Hermione! Sono io quello che dovrà…

- Promettimelo! - lo interruppe bruscamente lei, afferrandogli le mani e stringendole con forza, incastrando i suoi occhi in quelli del mago.

- Non puoi farmi questo.

- Ti scongiuro, Harry. Promettimi che per adesso cercherai di ignorare la cosa.

Harry esitò nuovamente. Aprì la bocca per poi richiuderla automaticamente, incapace di spiccicare parola. Avrebbe voluto sapere. Ne aveva tutto il diritto. Doveva sapere come stavano andando le cose. Cercò tutte le parole, tutto ciò che avrebbe potuto dissuadere Hermione dal raccontargli tutto ma qualcosa lo fermò. I suoi occhi, le lacrime che chiaramente non chiedevano altro che uscire, l’espressione addolorata e l’ansia, la disperazione e la preoccupazione di cui erano intrise le sue iridi riuscirono a fargli esalare quelle due uniche parole:

- Lo prometto.

Hermione gli sorrise grata e gli buttò le braccia al collo, abbracciando con forza il suo migliore amico. Lui ricambiò la stretta con un sospiro pesante, gli occhi chiusi, un braccio che le circondava la vita e l’altro che aveva cominciato a carezzarle lentamente la schiena. Restarono così per momenti che gli sembrarono infiniti. Lei aveva il viso nell’incavo della sua spalla e aspirava la fragranza che tanto adorava, che tanto gli era familiare. Si staccarono dopo qualche minuto, guardandosi con la loro solita intensità.

- Grazie.

- Ricorda che non durerà per molto. Prima o poi dovrò conoscere ogni cosa.

Lei gli sorrise sincera, sollevata e felice che almeno per una volta le cose si fossero momentaneamente aggiustate.

- Lo so.

Harry scosse impercettibilmente il capo e malgrado non condividesse affatto la promessa appena fatta le sorrise ugualmente. In fondo si fidava della sua migliore amica e l’avrebbe ascoltata, sebbene il desiderio di sapere tutto lo divorasse giorno dopo giorno.

- Andiamo in Sala Comune, almeno cominciamo il tema di Difesa.

- Ma è per la settimana prossima, Hermione!

Le gli sorrise ancora più raggiante cominciandolo a trascinare verso la torre.

- Lo so.

**

Gwendolyn sfiorò con indecisione i titoli dei libri che spiccavano sullo scaffale in alto. Era sola. Draco era andato ad occuparsi delle sue “faccende” e lei si era recata in biblioteca per svolgere un tema di ben trenta centimetri sull’ultima rivolta dei Goblin. Storia della Magia era una delle materie che l’avevano sempre annoiata di più. Probabilmente, la sua era un avversione rivolta soprattutto verso gli insegnanti di quella materia. In Francia aveva un’insegnante ben qualificata, certo, ma fin troppo piena di sé per provare a far amare la materia ai suoi alunni. Lì, invece, c’era un fantasma che parlava con un ritmo così lento e noioso che sembrava avere un effetto soporifero su tutti gli studenti.

Non proprio tutti, si corresse, la Granger era terribilmente irritante con la sua voglia di apprendere e la sua aria da so-tutto-io.

Aveva incominciato a chiamarla così non appena si era accorta che quel che si diceva in giro era vero; oltre ad essere insopportabilmente dotata, possedeva una mente assai arguta e brillante. Da quel che aveva capito, era considerata la migliore della sua età. Alla rossa, di certo, non fregava nulla di Hermione Jean Granger, né tantomeno della sua reputazione ma la trovava estremamente irritante. Picchiettò leggermente su un tomo abbastanza grosso mentre il suo sguardo vagava alla ricerca di un libro che avrebbe potuto aiutarla. Dopo qualche altro minuto di minuziosa ricerca lo trovò; si trovava nello scaffale in alto. Sbuffò, conscia di essere troppo bassa per poterci arrivare ma non le importò. Allungò un braccio verso il libro, le punte dei piedi alzate al massimo. C’era quasi. Solo qualche altro millimetro e…preso!

Un momento. Non era stata la sua mano ad afferrare il tomo ma bensì una più grande e affusolata. Si voltò all’improvviso e per poco non finì addosso alla persona dietro di lei ma, in qualche modo, riuscì ad evitare la collisione.

- Sta più attenta, idiota.- fece una voce palesemente seccata.

La rossa squadrò con riluttanza il ragazzo che aveva tra le mani il suo libro. Già il ghigno e il fatto che stringesse quello che sarebbe dovuto essere il suo di libro l’avevano alterata parecchio.

- Scusa, quel libro stavo per prenderlo io.

Theodore la squadrò a sua volta con la noia che lo contraddistingueva e subito ricollegò quel volto al nome della nuova arrivata nonché amica del suo migliore amico. Inoltre, non ci gli ci volle molto per capire quali fossero le sue vere intenzioni. O meglio, grazie alla soffiata inconsapevole di Blaise e alla discussione di Silente e Allyson che gli era stata gentilmente raccontata in tutti i suoi dettagli proprio da quest’ultima. Per un solo istante i suoi pensieri ricorsero all’amica, lontana da quel castello a rischiare la propria vita. Anzi, a rovinarla più di quanto già non fosse. Non si era accorto nemmeno dei suoi piedi che avevano preso la direzione del tavolo appartato a cui era seduto poco prima assieme a Blaise, dimentico della strega che gli aveva rivolto la parola.

- Ehi, sto parlando con te.

Gwendolyn odiava essere ignorata. Lei poteva permettersi di ignorare gli altri, ovviamente, ma erano gli altri a doversi premurare di non farlo se non volevano saggiare la sua furia. Nott si fermò e a malapena gli riservò uno sguardo.

- Oh. Beh, il libro l’ho preso prima io.

- Si, ma io lo stavo per prendere. - continuò imperterrita lei.

Theodore sbuffò infastidito.

- Senti, novellina, ho trenta centimetri da scrivere e il libro mi serve. Quindi, sparisci se non vuoi che ti capiti qualcosa di brutto, intesi?

- Ma che paura, Nott. - esalò lei con sarcasmo, incrociando le braccia al petto.

Il mago assunse un’aria interrogativa voltandosi finalmente verso quella ragazza che, stranamente, stava cominciando a catturare il suo “interesse”. Interesse nel sapere come diavolo fosse a conoscenza del suo cognome.

- Non essere così sorpreso. Guarda che sono la migliore amica di Draco. - fece una pausa mentre muoveva qualche passo verso di lui. - Ora, se non ti dispiace, voglio quel libro. Ho anche io trenta centimetri da scrivere e…

- Lo userai dopo, Wood, non scocciare. - sbottò Theo mentre la noia lo pervadeva nuovamente.

Si osservarono con disprezzo e irritazione per dei minuti interminabili.

- Theo hai trovato quel libro?

Blaise era appena sbucato da dietro l’amico e con un ghigno prese il libro dalle mani dell’amico e se lo mise sottobraccio.

- Sono secoli che aspetto. - poi, come se si fosse appena accorto della ragazza guardò prima uno e poi l’altra. - Interrompo qualcosa?

- Niente per cui vale la pena sprecare fiato.

- Bene, diamoci una mossa.

Gwendolyn scoccò ad entrambi un’occhiata fulminea, seccata e terribilmente incazzata.

- La pagherai, Nott.

- Solo per uno stupido libro? Andiamo, ci sono problemi ben peggiori.

Commentò il diretto interessato usando un tono tra il sarcastico e il divertito mentre un ghigno cominciava a formarsi sulle sue labbra.

- Ti sei fatto un nemico potente, Theodore Nott.

Mormorò lei in tutta risposta passandogli accanto con una lentezza misurata.

- E dovrei avere paura? - chiese lui alzando un sopracciglio.

- Non sai quanta.

I due Serpeverde osservarono la ragazza dirigersi fuori dalla biblioteca per poi scambiarsi uno sguardo perplesso.

- Se lo dice lei.

- Ti sei fatto la fidanzatina nuova, eh? - domandò Blaise con fare divertito.

Theodore scosse la testa dandogli uno spintone per poi scoppiare a ridere sommessamente ricevendo un’occhiataccia da Madama Pince la quale gli intimò di starsene in silenzio. I due ridacchiarono silenziosamente e presero posto al loro tavolo, ghignando.

- Mettiamoci a fare la relazione, piuttosto. Mi sono già rotto. - sussurrò piano Theodore aprendo il libro e sfogliandolo con noia.

- Rotto? Andiamo, sono sicuro che prima o poi tu e quella lì vi sposerete. Sai, c’era…com’è quella cosa? Feelings. C’era feelings tra di voi. - commentò Blaise divertito con l’intenzione di ritardare ancora per un po’ quei dannatissimi compiti.

- Nemmeno morto.

- Lo sai che ho sempre ragione, Theo.

- Ah, si?

- Sempre. Ormai dovresti conoscermi…- fece una pausa per poi abbassare ancora di più il tono della voce - Io ho la Vista!

- Mh? Dici sul serio? Prevedimi una cosa allora.

- Spara.

- Quando prenderai alla relazione di Storia della Magia?

Blaise parve pensarci su e poi con un ghigno esclamò sottovoce:

- Ma Eccellente senza ombra di dubbio.

- Io dico che non riuscirai a prendere nemmeno Accettabile.

- Scommettiamo? - sbottò lui con aria di sfida.

- Cosa? - fece Nott d’un tratto tutto interessato. Erano soliti fare quel tipo di scommesse in continuazione e lui si divertiva da matti a dover sempre riscuotere la sua vincita. Perché lui, solitamente, riusciva sempre a vincerle in qualche modo.

- Se prendo Eccellente tu dovrai baciare la Reed.

Theodore alzò un sopracciglio con fare perplesso.

- E questa dovrebbe essere una condizione? Ti ricordo che io non sono Draco.

- Lo so.

- E se vinco io?

Zabini allargò il suo sorrisetto e poi, tendendogli la mano, esalò:

- Andrò dritto da Millicent Blustroid e la bacerò.

Il moro ridacchiò e gli strinse subito la mano. In fondo sapeva che non c’era alcun pericolo. Non che considerasse Allyson una brutta ragazza, anzi. Ma lei era un campo minato, probabilmente riservata solo a Draco. Almeno così gli era sembrato a partire da quell’anno che si stava rivelando così strano e carico di sorprese. In ogni caso, lui avrebbe vinto la scommessa, si disse con un ghigno, e avrebbe visto Blaise baciare la Blustroid. Si può desiderare di meglio?

L'Angolo di Hono:
Capitolo ventritré...Spero che vi piaccia e che non vi abbia delusi u.u Le cose cominciano a complicarsi, soprattutto per Allyson (ovviamente). Vi assicuro che in futuro ci saranno molti altri casini, non la passa mica liscia questa qui :')
Ally: Sarei tentata di mandarti a quel paese ma siamo in pubblico.
Appunto *ride* beh, ritornando a noi: ringrazio come sempre tuuuutti per il sostegno e per il fatto che mi sopportiate. Ringrazio chi recensisce e chi insierisce la storia tra ricordate/preferite/seguite. Vi voglio taaaaanto bene <3 E non smetterò mai di dirvi che siete fantastci u.u Scusate l'angolo stiminzito, anche se credo sia meglio, non vi annoio troppo :') Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero piacere C: Al prossimo capitolo! C:
Hono

 

  
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