CAPITOLO
2°:
Luna e
Sole
< I tuoi amici hanno ragione
stregone. Come puoi credere di poterti fidare di me? >
< Fai la tua scelta Rinnegata.
La tua lealtà, in cambio del ciondolo di Ailyan.
Scegli, o muori.>
Gandalf,
sguainò la spada e la puntò al collo della figura.
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Osservò
la spada dello stregone a pochi centimetri dal suo viso.
Avrebbe
potuto ucciderli tutti.
Non
ci avrebbe messo niente. Avrebbe svolto il suo compito uccidendo l’umano, e
allo stesso tempo si sarebbe liberata dello stregone.
Velocemente,
senza troppi problemi..
Certo,
erano in maggioranza, ma non potevano tenerle testa, specialmente adesso che
erano feriti.
Eppure…qualcosa
la tratteneva. Sarebbe stato così facile estrarre la spada e terminare il
lavoro..
Ma
i suoi occhi continuavano a fissare il ciondolo.
Nonostante
gi anni, era rimasto magnifico. L’argento era rimasto immune agli anni, senza
il minimo segno del tempo passato. I lievi raggi della luna lo facevano
risplendere, e le mille venature della pietra brillavano di una luce soffusa.
Allungò
lievemente la mano verso il monile.
Lo
desiderava, doveva ammetterlo, lo stregone sapeva come tentarla.
Non
poteva risolvere i suoi problemi, questo no.. ma le
sarebbe stato d’aiuto, di grande aiuto.
Se
avesse avuto il ciondolo, non avrebbe più dovuto lavorare per degli stupidi
umani, o per gli orchi, o per nessun altro..
Avrebbe
potuto scegliere cosa fare della sua vita, senza dover dipendere da nessun
altro..
E
in cambio.. alzò lo sguardo sul gruppo di uomini.
Avrebbe dovuto seguirli, avrebbe dovuto combattere per loro, combattere CON
loro..
Per
una volta, combattere per il bene…
Fissò
l’elfo che si teneva la spalla sanguinante. Non sarebbe stato facile, per
niente, avrebbe dovuto spiegare molte cose..
Non
si sarebbero mai fidati..
Ma
non aveva importanza. Che importanza aveva se loro non si fossero fidati! Lei
voleva quel ciondolo, ne aveva bisogno, al diavolo il resto.
< Non mi fido di te Gandalf. Ma
quel ciondolo mi serve… Vecchio, tu sei pazzo. Ti diverti a complicare le cose..> sospirò la figura, scuotendo la testa.
< Forse..
ma dovresti sapere che è impossibile sapere cosa passa per la testa di uno
stregone >
rispose lui rinfoderando la spada. < la tua scelta? >
<
Devo essere impazzita.. > sussurrò la figura
in elfico, parlando più a se stessa che a qualcuno in particolare < Molto bene. Accetto. Combatterò dalla vostra parte. >
< Ottima scelta> disse Gandalf con
un sorriso grave, facendo cadere il ciondolo nella mano tesa della figura.
< NO!> Gimli era saltato
in piedi < Non ho nessuna intenzione di viaggiare con qualcuno
che ci ha attaccato e che voleva ucciderci! Per di più, qualcuno di cui nemmeno
conosco il nome e che è troppo codardo per mostrarci il suo vero aspetto e si
nasconde dietro un mantello!> urlò lui, puntando l’ascia contro la
figura.
< Il mio nome non ti deve
riguardare, nano, e lo stesso vale per il mio aspetto. Non voglio la tua
fiducia, anche perché tu non avrai la mia. Ma ho stretto un accordo, ho dato la
mia parola. Fa che questo ti basti..altrimenti, sono
problemi tuoi.>
fredda e dura. Non avrebbe discusso con un nano.
< Allora abbiamo un problema.
Se viaggerete con noi, dovrete darci un nome con cui chiamarvi. > Aragorn era
rimasto in silenzio a fissare prima Gandalf e poi la misteriosa figura. Non gli
piaceva l’idea di dover viaggiare con qualcuno che aveva tentato di ucciderlo,
ma se per Gandalf andava bene, si sarebbe fidato del suo giudizio.
Una
risata, questa volta sincera.
< Ho appena tentato di
uccidervi, ho ferito tutti voi..eppure non battete
ciglio al sapere che viaggerò con voi? Tra voi, il nano sembra l’unico dotato
di un po’ di buon senso! >
Che
gente strana che le era capitata! Doveva ammettere che era incuriosita.
< Non ci piace l’idea di
viaggiare con voi.> Legolas era finalmente riuscito a fermare l’uscita del
sangue, ed adesso era in piedi, a fissare la donna mascherata. < Ma avete fato un accordo..e se Gandalf si
fida di voi, allora noi ci fideremo del suo giudizio.>
< Ah spero che stiate scherzando, tutti e due! Come potete pensare di portarla con
noi…e poi.. è una donna!! > esclamò Gimli.
Un
lampo nero. Una spada sguainata. Gimli si ritrovò con la lama puntata alla
gola.
< Mi spiace che il fatto che io
sia una donna ti crei disturbo. Sappi che mi stai stancando,
piccolo mostriciattolo.>
Osservò
il nano deglutire, spaventato. Era meglio che capisse da subito, che era meglio
non darle fastidio.
< Adesso basta, smettetela.
Abbiamo perso già fin troppo tempo, dobbiamo andare a Rohan
di volata.>
Il tono di Gandalf non meritava repliche.
Lentamente,
allontanò la spada dal collo del nano.
< Il mio nome non è di alcuna
importanza. Dagli umani sono conosciuta come Morwen( = nera fanciulla, in elfico), se per voi è importante,
potete chiamarmi così.>
< Se dobbiamo arrivare a Rohan in fretta, vi conviene seguirmi. La foresta di
Fangorn è insidiosa per chi non la conosce, ma non avrete da temere se mi
seguirete. Ho passato molto tempo in questa foresta, conosco la strada più
veloce. Muoviamoci > Senza altra parola, si diresse verso il folto della
foresta, seguita, con un po’ di sospetto, dai suoi nuovi compagni di avventura.
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Uscirono
dalla macchia di alberi, liberi di essere accarezzati dalla lieve brezza di
quella notte, sopra le loro teste il cielo stellato sembrava illuminare alla luce
della luna piena.
< Da qui, sono tre giorni a
cavallo, cavalcando veloci come il vento > disse Gandalf, scrutando la pianura
che si stendeva davanti a loro per miglia e miglia.
Un
fischio, lungo, particolare, un richiamo da tempo dimenticato.
Un
cavallo fece la sua comparsa al richiamo di Gandalf.
Bianco
come la neve, la lunga criniera argentata che si muoveva al ritmo della corsa,
il Re dei cavalli fece la sua comparsa.
< Ombromanto!> sussurrò
dolcemente lo stregone accarezzando il cavallo.
Gli
occhi di Legolas brillarono nel vedere quel magnifico esemplare.
Accanto
all’elfo e all’uomo, i loro due cavalli chinarono la testa in segno di
rispetto.
< Cavalcare..
non che la cosa mi piaccia! Noi nani non siamo fatti per stare a cavallo! > brontolò Gimli quando venne aiutato a
salire sul cavallo, dietro Legolas.
< Morwen,
voi non avete un cavallo? > domandò Aragorn notando che la donna era
rimasta immobile, restando ad osservarli mentre salivano a cavallo.
Non
una parola, non uno sguardo.
La
figura incappucciata, incominciò a correre per la
pianura.
Ma
correre..correre non era a parola giusta. Essa volava.. sembrava che i piedi non toccassero il terreno per quanto
erano veloci e delicati i suoi passi. Un’ombra che spariva fra le tenebre della
notte.
Senza
una parola, Gandalf spronò Ombromanto al suo
inseguimento, e lo stesso fecero gli altri, stupiti.
La
misteriosa donna, sembrava sparita nella notte, di
lei, nessuna traccia.
<
Gandalf..> urlò Legolas.
< Cavalcate, lei arriverà! >
Quando
il gruppo fece una sosta per far riposare i cavalli, lei arrivò.
Un
magnifico stallone nero come la pece, dalla lunga criniera dorata andò loro in
contro.
Come
per la donna prima, sembrava che il cavallo non toccasse il terreno.
Arrivati
vicino a loro, gli uomini notarono che esso non possedeva ne sella ne briglie, e nonostante questo, la figura incappucciata lo
cavalcava senza problemi.
Un
lampo di ammirazione passò negli occhi di Legolas.
Cavalcare
un cavallo di quel genere non era un impresa facile, e
senza briglie era praticamente impossibile, anche per un elfo.
Osservò
meglio la figura, ora illuminata leggermente grazie alla luna.
Non
che ci fosse molto da osservare. Tutto il corpo era ricoperto da un lungo
mantello nero che arrivava fino ai piedi. Il capo era coperto dal cappuccio e,
l’elfo notò, il viso era nascosto da una maschera d’argento.
Le
uniche cose distinguibili erano la spada e la faretra con l’arco e le frecce.
Il
ciondolo, appeso al collo della donna, era nascosto anch’esso dal mantello.
Per
quale motivo quella donna non volesse mostrare il suo aspetto, lo incuriosiva.
Era
ormai certo che ella fosse un elfo, per cui non capiva il perché del suo
comportamento, e il suo essere restia a farsi vedere e
a svelare il proprio nome.
Quella
donna misteriosa lo intrigava, per questo decise di parlarle.
Le
andò incontro, mentre gli altri erano impegnati a mangiare qualcosa. Ella si
era allontanata dal gruppo, a fissare l’orizzonte.
Stava
per albeggiare quando l’elfo la raggiunse.
< Un
lampo di luce solitario annuncia il momento
dell’atteso
arrivo della lucente signora
Le
stelle e la luna si inchinano con fare sonnolento,
per colei che scalda
coloro nei cui cuori dimora,
Di
tenui colori tinge il mantello della notte regina.
E per
nostra gioia fa finalmente capolino.
Di
rosa, arancio, rosso e giallo, è vestita la ballerina.
Arrivata
nel cielo con passo felino.
Aprite
gli occhi, si rassereni il cuore,
nella luce
dell’alba è arrivato ilSsole. >
Così
cantò l’elfo, osservando rapito i primi bagliori dell’alba. Era una vecchia
canzone, imparata da bambini, che pur gli piaceva rammentare.
< Oh dolce Luna,
che lieve risplendi
nelle notti più buie,
unica guida
per viaggiatori
erranti, insieme alla stelle,
sorelle fedeli di tempi
lontani.
Silenziosa da lassù
osservi,
unica compagna si segreti
e misteri,
che nell’oscurità delle
tenebre si nascondono.
Oh dolce Luna, che
il mio volto accarezzi,
spero di riuscire a
rivederti ancora,
quando
e le ombre
dimoreranno padrone,
io e te, nuovamente
insieme,
compagna fedele di tutti i
miei pensieri. >
La
voce della donna risuonò limpida e trasparente nel silenzio della pianura.
Un
canto triste e pieno di dolcezza, che risvegliò nei cuori di coloro che l’ascoltarono
una strana amarezza.
Gli
occhi viola di lei, ora, erano fissi in quelli blu dell’elfo.
<
Non amate il Sole? >
le domandò Legolas, rammaricandosi quando ella spostò di nuovo lo sguardo
sull’orizzonte, sempre più chiaro.
Era
come stregato da quegli occhi, occhi in cui leggeva un’antica tristezza, mista
ad un dolore così grande, che non capiva come potesse essere sopportato. Occhi
che avevano visto passare molte ere, che avevano visto molte battaglie e subito
pesanti sconfitte.
Lo
specchio di un anima disperata.
<
Il Sole è traditore. Non ci si può nascondere da essa, crudele traditrice. Il
Sole permette ai nemici di trovarti, consente alla freccia di colpire il
bersaglio, impedisce un riposo sereno. Il Sole è il mio più grande male, e per
sempre la odierò, perché non mi sarà mai concesso il piacere di sentire i suoi
tiepidi raggi sul viso.>
Morwen sussultò lievemente, come se si fosse resa
conto di aver detto troppo.
Il
freddo sguardo che scambiò con l’elfo, fu sufficiente perché Legolas capisse di
non dover indagare.
Le
parole della donna, facevano pensare a una lunga e triste storia, che il prima o poi, sarebbe comunque stata scoperta.
Ma
non era ancora giunto il momento.
<
Il Sole è traditore dite, ed il vostro cuore batte per la dolce Luna. Eppure,
neppure di lei vi fidate in realtà, visto che continuate a tenere segreta la
vostra identità.>
non potè fare a meno di osservare.
<
Vi sbagliate. Non è della Luna che non mi fido, ma della compagnia > rispose lei,
fissando i suoi occhi in quelli dell’elfo. Occhi di un blu degno delle più
belle sere d’estate, occhi fermi e risoluti, occhi pieni di orgoglio, coraggio,
saggezza e conoscenza.
<
Siete una nostra compagna ormai, combatteremo insieme, dovrete fidarvi, presto
o tardi >
<
Nei lunghi anni della mia vita, ho imparato a mie spese a non fidarmi di
nessuno, Nani, Uomini o Elfi che siano. La mano che si tende amica, può
afferrarvi da un momento all’altro per consegnarvi al nemico, e la spada che
giura di proteggervi può colpirvi nel sonno. Parlare di fiducia temo sia
inutile, Mastro Legolas, e come voi non avrete la mia, io non avrò la vostra.
>
<
Come fate a dire questo? Magari io non avrò la vostra, ma voi potrete avere la
mia. >
<
Vi assicuro che questo sarà impossibile. Si da fiducia a una persona solo dopo
averla conosciuta veramente, solo dopo aver conosciuto tutta la sua storia, e
dopo di ciò si fa comunque attenzione. Io non ho intenzione ne
di raccontarvi la mia, ne di ascoltare la vostra. Per cui, parlare di fiducia è
una cosa del tutto inutile. >
<
Giungerà il giorno i cui voi dovrete raccontarmi la vostra storia, e in cui io
vi racconterò la mia. >
<
Sarò solo io a scegliere se raccontarvela o no. In ogni caso, mi
auguro che quel momento non arrivi > detto ciò, Morwen
saltò in sella al suo stallone e si allontanò veloce vero il Sole appena sorto,
seguita con lo sguardo dall’elfo pensieroso.
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Ecco
il secondo capitolo, spero non sia stato troppo noioso!
Prima
di tutto: gli elfi considerano il Sole femminile, in quanto la considerano una
stella, per questo i versi rivolti al Sole sono femminili.
Detto
questo..beh che cosa ve ne pare? Vi dico già che
Legolas non si darà per vinto, e che tra breve scopriremo il mistero di questa
fanciulla.
Inoltre,
volevo dirvi che quando i dialoghi sono scritti “ con questa
scrittura” , sta a significare
che stanno parlando in elfico.
RINGRAZIAMENTI:
Ambry483: Ti ringrazio per
il commento..e si anche io adoro Legolas ^__^ p.s. sai che non ho
idea di dove ho trovato l’immagine del mio profilo? Non so nemmeno cosa sia,
però piaceva moltissimo anche a me XD spero che il capitolo ti sia piaciuto
ciao!!
Hareth: Grazie per i
complimenti! E si, il mio computer ogni tanto va a
caso senza motivo.. computer strano XD spero che questo capitolo ti sia
piaciuto un bacio!
Grazie
anche a Illidan e Alice (30061983), e a
tutti coloro che mi seguono e commentano!! Un bacio!
Allego
un mio disegno ( siate clementi è solo uno schizzo) del ciondolo di Ailyan..
http://img364.imageshack.us/my.php?image=scansione0006tv8.jpg