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Autore: Mockingjay98    10/03/2014    2 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa successe a Persefone dopo che divenne regina degli Inferi?
Liz è una semplice studentessa di Valleymoore, amante della lettura e particolarmente dotata nel prendersi cura dei suoi amati fiori, finché, durante una vacanza in Italia, non trova un ciondolo, e la sua vita cambia per sempre. Strani avvenimenti accadono senza apparente motivo e lei è sempre più confusa. Questo non è un ciondolo qualsiasi, esso ha poteri straordinari ed era da sempre destinato a lei. Ma perché? L'affascinante demone Victor e i suoi strani amici aiuteranno Liz a scoprire di più sul suo passato, ma soprattutto a proteggerla da persone che vogliono impossessarsi del potente ciondolo, persone che sono legate a lei più di quanto si possa immaginare...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
Dopo la scuola Elly mi aveva invitata a mangiare un panino nel bar di sua zia, “da Betty”. Era l’ideale dopo tre ore di chimica in cui non avevo fatto altro che corrodere ripiani e fallire esperimenti, come al solito.                                                                        
–Allora, come sono andate le vacanze estive?- chiese Elly, addentando il suo panino vegetariano. Esitai solo un momento: mi ero già preparata all’eventualità di quella domanda.                                                                                         
–Mi siete mancati molto! L’anno prossimo vorrei venire anche io con voi a Roma per i crediti extra, sempre che questa volta mio padre mi lasci..Alla fine l’ho pressato così tanto per andare in Sicilia con Laura che mi ci ha mandata! E’ stata un’esperienza unica!- sgranocchiai una patatina nervosamente, poi ripresi.                                                                  
-Per il resto niente di che, io e papà siamo andati per l’ennesima volta al Gran Canyon e abbiamo passato il resto  dell’estate a Valleymoore. Tu invece? Ti sei divertita con Jared?- cercai di cambiare discorso, perché non ero brava a mentire, ed Elly si sarebbe accorta subito che qualcosa non andava. So che era sbagliato non dirle nulla, ma sentivo che prima di rivelare a qualcuno gli strani fatti legati a quel ciondolo dovevo saperne di più, anche perché potevano essere solo allucinazioni che un buon medico avrebbe potuto curare.                                                                                       
–Jared è sempre il solito, sarà uscito con tutte le ragazze del gruppo- rispose Elly scuotendo la testa e sorridendo. Le sorrisi anche io e la vidi gettare lo sguardo verso la cucina del bar. Mandando giù una manciata di patatine le chiesi                                                                                                   
-Tra poco è il tuo turno di là in cucina, vero? Allora sarà meglio che vada, devo passare anche in libreria a ritirare il libro di poesie che ho ordinato settimana scorsa.- lo dissi cercando di nascondere l’eccitazione, anche se con Elly non era necessario. Amavo leggere. Quando compravo un libro nuovo e lo aprivo per la prima volta ero invasa da una felicità che non provavo mai, nemmeno quando ordinavo la mia torta preferita o prendevo un bel voto in chimica. Era un felicità avvolgente, sempre diversa a seconda di ciò che mi trasmetteva il libro. Elly finì il suo panino e mi salutò, sparendo dietro al bancone. Presi un frappé alla fragola e mi avviai verso l’uscita. Vidi alcune gocce cadere leggere sul marciapiede. Poco male, la pioggia non mi dispiaceva. Corsi verso la macchina che avevo parcheggiato lì davanti, frugai nel taschino della borsa dove di solito tenevo le chiavi, ma non le trovai. Così tastai sul fondo della borsa, ma le chiavi non erano neppure lì. Mi guardai in tutte le tasche, della giacca, dei jeans, della felpa. Niente. La pioggia iniziò a cadere più forte. Cominciai a sudare freddo. Non potevo aver perso le chiavi. Come avrei fatto ad andare a scuola ogni mattina o uscire con Elly o andare fuori città? Una serie di domande e pensieri orribili mi si affollarono nella mente convulsamente. Mi accovaccia sul marciapiede davanti all’auto e svuotai lo zaino per terra. Niente.                                                                                                                                 
  –Maledizione..- mormorai a denti stretti mentre pesanti gocce di pioggia mi colavano dai capelli e altre mi scendevano lungo il collo. Adesso sì che mi dispiaceva la pioggia. Corsi a rifugiarmi in un vicolo e mi sedetti a terra, sospirando. Una tettoia mi proteggeva dalla pioggia battente che non aveva intenzione di smettere. Cercai di mettere in moto il cervello e allora mi venne in mente che non molto distante c’era una fermata, avrei preso il pullman delle due e venti e sarei tornata a casa, dicendo a papà che avevo portato la macchina a fare una revisione dal meccanico. Erano le due, così decisi di aspettare sotto la tettoia, almeno non mi sarei presa un’influenza. Tirai fuori un libro dallo zaino, tanto per ingannare un po’ il tempo durante l’attesa, quando d’un tratto sentii uno scricchiolio provenire dai cassonetti del vicolo, qualche metro dietro di me. Tesi bene le orecchie, sperando di non imbattermi in qualche vagabondo o tossico. Altri scricchiolii, questa volta riuscii a capire che si trattava di passi, passi che sembravano farsi sempre più vicini. Scattai in piedi, pronta a scappare, ma la curiosità prevalse sul buonsenso, come sempre d’altronde, e mi fermai per vedere di chi si trattava. A un certo punto sentii il ciondolo farsi sempre più pesante sul mio collo, ma lo ignorai, perché finalmente vidi sbucare dall’angolo una figura incappucciata: indossava una larga felpa nera, stile metal, il cappuccio era tirato fin sotto gli occhi e non riuscii a scorgerne il volto, anche se non ci voleva un genio per capire che di solito erano i delinquenti a vestirsi in quel modo. E’ decisamente arrivato il momento di andarsene. Feci per voltarmi quando una voce profonda gelò ogni centimetro del mio corpo.                                                                                                    
–Non muoverti.- Mi morsi un labbro. Non volevo arrivare a tanto ma il delinquente non mi aveva lasciato altra scelta. Mi voltai di nuovo verso di lui e incrociando le braccia gli dissi con noncuranza                                                                            
-Che cosa vuoi da me? Se hai intenzione di derubarmi sappi che non ho nulla, né tantomeno ho intenzione di lasciarmi toccare da te, quindi vedi di fare poco il figo con la tua voce tutta tenebrosa, ok?- la felpa lasciava intravedere due labbra carnose che si incurvarono in un sorrisetto malizioso, mostrando una serie di denti bianchissimi, perfetti. Ebbi un attimo di esitazione ma mi ricomposi subito.                                                                                       
–Voi ragazze siete sempre le solite, fraintendete sempre. Prima di tutto, non sei il mio tipo, decisamente. Secondo, ho già tutto quello che mi serve, quindi non ho intenzione di derubarti.- rispose, sempre con quel sorrisino che mi faceva salire i nervi a fior di pelle.                                                               
–E allora che cosa vuoi?- chiesi scocciata, anche se la sicurezza che avevo prima stava vacillando. Lo vidi tirare fuori da dietro la schiena un lungo oggetto nero appuntito. Anche se era a troppo lontano per definire cos’era non prometteva per niente bene. Mi voltai di scatto e iniziai a correre, andando subito a sbattere contro qualcosa di duro. Alzai lo sguardo e lui era lì, davanti a me, era lui la cosa contro cui avevo sbattuto. Ma com’era possibile? Notai che aveva una piccola cicatrice sotto l’angolino sinistro del labbro, ma nulla di più. Eravamo così vicini  che riuscii a sentire il suo odore, sapeva di prato bagnato dalla pioggia autunnale e cenere, non riuscii a definirlo in un altro modo in quel momento. Cercai di divincolarmi ma mi aveva afferrato il braccio. Ero in trappola. Il delinquente si avvicinò sempre di più a me, il mio cuore perse un battito; non mi era mai successo di sentirmi così impotente di fronte a qualcuno, ma stranamente non avevo paura. Soprattutto dopo che lo sentii ridere. Aveva una risata roca, gutturale, ma non sembrava appartenere a un delinquente, sembrava quella di un ragazzino. Solo che non capii il motivo di mettersi a ridere in un momento simile. Forse era psicopatico. Ma anche con questo pensiero non riuscii ad avere paura di lui, al contrario, ero profondamente seccata. Chi si credeva di essere?                                                                                                   
-Mi spieghi perché diavolo stai ridendo?- chiesi acida. Lui si passò una mano sotto il cappuccio, sul viso, ma aveva ancora quel dannato sorriso stampato in faccia. Gli pestai un piede. Ma lui non si mosse di un centimetro. Mi fissò per molto tempo da sotto il cappuccio, probabilmente lui mi vedeva, mentre io non ero ancora riuscita a scorgere il suo intero viso, solo la bocca, che nel frattempo aveva smesso di sorridere. Non capivo se dovevo iniziare ad avere paura di lui o continuare a fare l’indifferente.                                                                                
–Mi sono divertito abbastanza con te.- disse a un certo punto, con una voce che non sembrava più la sua; prima era arrogante e fastidiosa, mentre ora era fredda e distaccata. Detto ciò lo vidi voltarsi e girare l’angolo del vicolo da cui era venuto. Rimasi a bocca aperta, incapace di muovere un muscolo. Tutto questo non aveva senso. Perché diavolo se n’era andato? Forse si trattava veramente di uno psicopatico. Abbassai lo sguardo e tirai un calcio a un sassolino davanti a me, cha rotolò e andò a finire vicino a qualcosa di lungo e scuro. Era quell’arnese appuntito che si portava dietro il delinquente! Mi avvicinai, ero curiosa di scoprire di cosa si trattava. E in quel momento non seppi se scoppiare a ridere o cercare di nuovo quel tipo per picchiarlo.                                                                  
Era un ombrello.

 

 

NDA: Ciao a tutti! Inizio subito col dirvi che sono veramente veramente veramente tanto dispiaciuta per questo ritardo mostruoso, scusate! E' stato un periodo molto stressante per via della scuola e tutto il resto..però mi sono impegnata al massimo per la stesura di questo capitolo, quindi spero che vi sia piaciuto nonostante il ritardo! Ho tanta voglia di migliorare e mi impegnerò al massimo per farlo! Vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo, a prestissimo (promesso) con il prossimo capitolo! Ciao ;) <3 P.S: Se volete dirmi qualcosa, avete riscontrato qualche errore o semplicemente vi è piaciuto il capitolo, commentate pure, vi ringrazio tanto! Un abbraccio, Mockingjay98 <3
  
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