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Autore: Whyatt    10/03/2014    0 recensioni
Carlotta ha 24 anni.
E' testarda -molto testarda!- solare e tanto fragile.
La sua è una storia come tante, che gira intorno a un'unico circolo vizioso di cui tutte facciamo parte, lei lo chiama il circolo 'Accalappia uomini-strani-stronzi-pazzi'
Così un giorno mette in pausa la sua vita e si volta indietro, ripercorre tutte le sue storie andate a male, con il sorriso sulle labbra perché sa che prima o poi riuscirà a disintossicarsi e finalmente avrà anche lei un pò d'amore.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fin dalla più tenera età sono sempre stata una bambina molto tranquilla e solitaria, amavo giocare da sola, ho sempre creduto di essere la compagnia migliore a questo mondo.
Certo, il mio carattere chiuso e particolare non aiutava ad instaurare dei veri rapporti umani e nemmeno i chiletti messi su ai tempi delle medie -che mi facevano etichettare automaticamente come sfigata- misteriosamente però, quell'anno qualcuno tra la folla mi notò, quello, sarebbe stato a mio insaputa uno dei tanti "uomini" della mia vita, nessuno mi aveva avvertito che di li la discesa sarebbe stata solo in picchiata e che prima o poi avrei fatto un tonfo pazzesco a terra rimettendoci la faccia per sempre.
«Carlotta! Io sono te dal futuro, dal 2014. So che ora sei emozionata perché un ragazzo fighissimo ti ha chiesto di uscire e ha notato solo te, ma ti prego non farlo sarai vittima di una maledizione e voglio risparmiarci, così ho creato una macchina del tempo proprio per fermarti, fermarmi... FERMARCI! » Si, così sarebbe stato più facile evitare i problemi che sarebbero poi arrivati e una catena di circoli viziosi che si sarebbe poi creata volta dopo volta e da cui forse ancora oggi riesco a disintossicarmi.
Nemmeno all'entrata delle superiori avevo questa grande smania di farmi notare, "profilo basso e fatti miei", era il mio motto che non valeva invece per la mia amica di quegli anni Claudia, lei desiderava fare il suo "ingresso" in quella landa sperduta di ragazzi e ragazze popolari, con i pantaloni a vita bassa le magliette corte e la sigaretta pronta per essere accesa dopo il caffè quotidiano.
Si dice che gli anni del liceo siano i più belli, eppure di momenti felici ne ricordo pochi e a piccoli pezzi confusi chissà perché...
Frequentavo il liceo classico di Milano e già dalle prime settimane di scuola non sopportavo tre quarti della mia classe: "Vedete di andare d'accordo in classe, se non sarete bocciati diventerete una famiglia ora del quinto anno e sarete legati più che mai" ci dicevano alcuni prof, io pensavo che se avessi avuto realmente una famiglia così mi sarei sparata dopo due giorni.
Non ho mai amato quel liceo con le sue pareti cadenti e d'un bianco sporco misto a muffa e dei professori pronti a sminuirti in ogni tua convinzione o interrogazione e di questo ne risentiva molto la mia media che non superava mai quella del sei, probabilmente non sono mai stata una testa nello studio lo so.
Quell'anno, di nuovi ambienti, amici, lezioni e crescita incontrai Giorgio.
Ricordo ancora quel giorno, anche a distanza di anni... e come dimenticarselo!
Le 13:40, la campanella ci aveva già urlato da venti minuti di liberare la scuola e tornarcene finalmente a casa stufa anche lei di sopportarci dalle otto del mattino, io come al solito ero con Claudia alla fermata dell'autobus che durante quell'ora si riempiva come non mai, fu li che tra la folla ci notammo, almeno, fu lui a notare prima me.
«Ehi ehi Otty hai fatto colpo!» mi disse Claudia picchiettandomi la mano sulla spalla.
Girai involontariamente lo sguardo da tutt'altra parte, un pò per la vergogna di essere fissata, un pò per Claudia che continuava imperterrita a fissarlo.
Due intere settimane le passammo così, a guardarci ma non troppo e a desiderare che l'altro prendesse coraggio e facesse la prima mossa.
Ai tempi esisteva Msn, niente Facebook, Whatsapp o Twitter ed un giorno mi contattò finalmente li, qualche chiacchiera e due ore dopo era come se ci conoscessimo da una vita.
Sono sempre stata innamorata dell'amore, quell'amore che non avevo mai provato sulla pelle ma che conoscevo attraverso i libri e che tanto bramavo, ma nessuno, nemmeno i libri mi aveva avvertito di quanto l'amore potesse far male a qualsiasi parte del corpo.
Quando una storia finisce tendiamo sempre a ricordare i momenti peggiori vissuti e mai quelli belli, così successe anche con Giorgio, a distanza di anni raccontando questa storia le uniche cose che riuscivo a dire erano l'odio profondo che provavo nei suoi confronti, il mio cuore in pezzi e il tempo perso dietro ad uno come lui.
La nostra storia durò ben tre anni, tre anni di tira e molla, litigi e pianti disumani, più un numero indefinito di telefoni rotti a causa del nervoso.
Lui mi tradì con Sara - lasuafuturasposa- ed io rimasi in piedi al centro di una piazza la notte di capodanno con l'amaro in bocca ed un numero di telefono che suonava a vuoto e che era già stato cambiato.
Successivamente seguirono le classiche fasi del lasciarsi, che divennero abituali dopo ogni relazione pseudo storia finita male: Piangere che non era mai abbastanza, ogni secondo ora e minuto era buono per ricordarci piccoli e innocenti alla fermata dell'autobus, davanti al bar di scuola a scambiarci un bacio, la sera a letto insieme davanti ad un buon film e il maledirsi di aver perso la verginità con un perfetto idiota, cibo a volontà che aveva drasticamente messo in serio pericolo il mio pesoforma, odio, sicuramente la parte più facile del percorso, eh si perché è più facile odiare qualcuno che perdonarlo e andare avanti, amiche, o nel mio caso Elisa, la mia migliore amica da anni, se non avessi avuto lei a quei tempi non sarei riuscita a rialzarmi per bene e nonostante poi sia sempre stata vittima delle mie storie finite male era sempre pronta a farmi forza e aiutarmi di nuovo a camminare.
«Otty meriti di più, non è colpa tua non gli altri ad essere sbagliati.» Ed era davvero così?! Erano gli altri ad essere sbagliato o io?! Giorgio aveva scelto qualcun'altra al suo fianco e non potevo fare a meno di pensare che io l'avessi portato a questa scelta, per le mie insicurezze e forse per il mio fidarmi incondizionato di tutti.
I segnali però c'erano sempre stati, tutte le volte che lui mi mollava senza una spiegazione ben pensata, un giorno fu persino capace di mollarmi all'ospedale, qualche ora prima del mio intervento all'appendicite, quando lo racconto sul volto di tutti esce quella faccia li da poverina che tanto odio, era giusto che io venissi compatita e lui no?! Poverina l'ha mollata in ospedale, a capodanno e l'ha pure tradita... Quando raggiungiamo il limite massimo d'umiliazione prima di risvegliarci e auto imporci di amare un po' di più noi stesse?!
Ora pensare a lui che stava per sposarsi con quella là non poteva far altro che toccarmi nel profondo e forse ne cuore, ogni donna vuole ciò che non può avere e io non ero da meno.
«E' ancora in coma-stato vegetativo?!» Una voce familiare mi risveglia.
«Si»
«Bene non mi interessa, svegliala che la cena è pronta»
«Carly sono Erika, svegliati e ti prego fatti una doccia che puzzi!»
Ed eccomi qui, ancora sul divano che ormai ha preso alla perfezione la mia forma e i miei coinquilini che cercano di rincuorarmi e darmi una svegliata.
L'aver appreso del suo matrimonio mi fa davvero sentire ancora innamorata di lui come se ora ci fosse una corsa contro il tempo per evitare queste nozze:"questo matrimonio non sa da fa!" ora capisco più che mai.
Il mio cuore non mi lascia in pace, sembra voler saltar fuori e prendere ordini al posto mio ed è come se tutto l'amore che ho provato per lui avesse scoperto il mio numero civico e fosse arrivato a gran velocità a bussare alla mia porta «Forza veloce, non c'è tempo da perdere abbiamo poco tempo ed un matrimonio da annullare.»
«Quindi hai deciso che ci andrai?!» Mi chiede Erika.
«No, mai e poi mai.»

Dopo un bagno caldo e un paio di canzoni di Laura Pausini decido di rileggere il biglietto d'invito, una scelta da autolesionista doc!
Che dolce, si è pure preoccupato di aggiungere a penna ps. ci terrei tanto che tu venga, un amore... Così un lapsus mi prende lungo la schiena e non posso fare a meno di pensare che magari su quell'altare potevo salirci io.
Più cercavo di abbandonare questi pensieri autolesionisti più non potevo fare a meno di pensare e di rendermi conto che forse il capitolo Giorgio a distanza di anni non era un capitolo ancora ben chiuso e che avrei dovuto metterci una chiave ed un lucchetto su quella porta in modo da non avere neanche uno spiraglio per riaprirlo in futuro, decisi che ora come ora l'unica soluzione era smuovermi da questo coma.
«Oh, finalmente ti sei degnata di onorarci della tua presenza» mi dice Jose mentre assaggia il sugo.
«Già scusate ragazzi, com'è andato il viaggio?!» Chiedo per gentilezza anche se non mi interessa ora come ora.
«Abbiamo letto il biglietto...» Ed ecco arrivare quella solita faccia là poverina....
Jose spegne il sugo e Elena fa su due spritz al volo e ci buttiamo sul divano, in questi casi l'unica cura migliore è la famiglia.
«Spero che metta su tanti di quei chili prima del matrimonio!» Cerca di sdrammatizzare Erika e io finalmente riesco a ridere un po e per fortuna ci sono loro.
«Hai deciso se andrai?!»
«Si, ci andò» dico senza pensarci due volte «Chiamerò Elena e le chiederò se può ospitarmi qualche giorno a casa sua, l'ultima cosa che mi serve ora è andare a casa dai miei» Così presa da questo spirito la chiamo e lei come al solito non dice no ed è stra felice che con la scusa ci rivedremo.
Intanto come al solito, a pochi giorni dalla fustigazione, io Jose e Erika ci godevamo i nostri soliti film strappalacrime e la famosa pasta di Jose un po' scotta per colpa mia, pensare che avrei affrontato di nuovo il male di Giorgio e il ritorno in Italia mi faceva tremare e mi metteva inquietudine, sapevo che sarebbe stato un duro viaggio ma che ne sarebbe valsa la pena.






   
 
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