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Autore: violadelpensiero    10/03/2014    4 recensioni
Gli opposti si attraggono? Gli antipodi si completano?
No, questa storia dimostrerà che forse sono le cose che ci permettono di rispecchiarci nell'altra persona ad avvicinarci maggiormente a lei. Allora che cosa condivide Draco Malfoy con Ginevra Weasley? Sesto anno, una Ginny che ha sempre ricevuto amore dalla sua famiglia ma che non riesce ad accontentarsi delle cotte adolescenziali e cerca il sentimento con la A maiuscola e Draco, Mangiamorte per costrizione, intrigato dalla caparbietà dell'unica ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno e a tenergli testa per difendere le sue idee. Un mix scoppiettante di incontri rubati, chiarimenti su sè stessi e dialoghi complici nella mia prima long FF Drinny.
(Stralcio dal primo capitolo, POV GINNY)
-Che cosa vuole da me Malfoy?- pensò non irritata né spaventata, ma, si rese conto, curiosa. Iniziò un gioco di sguardi che durò a lungo. Ginny alzò un sopracciglio come a dire: “Che cosa vuoi da me?”. Il ragazzo rispose con un gesto identico e un’alzata di spalle che la rossa tradusse come: “Mah, vediamo dove ci porta il destino”. Stavano flirtando!
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Violadelpensiero
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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POV GINNY

Ginevra correva, ormai senza fiato, da cinque minuti nella Foresta Proibita. Era una notte buia e ventosa, illuminata solo da qualche raggio di luna piena che riusciva a penetrare tra le fronde irte di rami aguzzi. Sembrava che le ombre degli alberi rinsecchiti si allungassero e si dilatassero fino a ghermirla e a strapparle i capelli. I lamenti del vento e gli ansiti della ragazza erano solo alcuni dei suoni che pervadevano il bosco.

La rossa inciampò in una radice che si srotolava dal terreno e cadde sbattendo malamente sulle mani, graffiandosi le ginocchia e sporcandosi di fango e foglie secche. Sentì in bocca il sapore ferroso del sangue quando si morse la guancia e anche quello terroso della polvere. Un ringhio e un grattare di unghie –artigli, realizzò- risuonò da dietro la sua testa e la fece rabbrividire. S’irrigidì, improvvisamente immobile, cercando di rendere impercettibile ogni respiro. Per un po’ di tempo non percepì alcun suono, alcun movimento ma, proprio quando stava per girare il volto, la Bestia le saltò addosso e la azzannò.

Ginny si svegliò madida di sudore, a terra, raggomitolata sul tappeto della sua stanza. Si ficcò un pugno in bocca per non urlare, soffocando i gemiti. Era accaldata, come se avesse corso e la gola le doleva; probabilmente aveva urlato nel sonno. Alzandosi rasente al muro, guardò le compagne addormentate: Demelza con una mano abbandonata nel vuoto e le lenzuola accartocciate ai suoi piedi e Diane coperta fino al naso, abbracciata al cuscino. Sentì un singulto salirle in gola, un macigno opprimerle lo stomaco, un batuffolo di cotone formarsi nella trachea. Non riusciva a respirare bene.

Dentro, fuori.

Inspira, espira.

Poi udì di nuovo il grattare di qualcosa contro il vetro ed urlò, portandosi le mani alla bocca. Ginevra si voltò verso la finestra e intravide l’ombra di un uccello. Si chiese chi mai potesse volerla contattare a quell’ora di notte, però l’aprì comunque, dopo aver trovato un biscotto stantio per gufi nel cassetto della scrivania. L’animale era un maestoso falco dal piumaggio lucente e aveva un messaggio tra gli artigli; stese una zampa con lentezza, guardandola in modo altero e quasi sdegnoso. Ginny cautamente sfilò la pergamena dal contenitore e porse il bocconcino al rapace, che non la guardò nemmeno e volò via.

La ragazza riconobbe immediatamente la scrittura un po’ inclinata, alta e oblunga, vergata in inchiostro verde scuro. Draco, ovviamente. La osservò con malinconia piuttosto che con rabbia, pensando che comunque, nonostante tutte le cose che era venuta a sapere, sentiva il bisogno di abbracciarlo e di vederlo ancora. Soppesò le ipotesi: era meglio andare e permetterle di spezzarle il cuore più di quanto non avesse già fatto o far finta di non sapere nulla, cercando di godere il tempo che gli rimaneva con lui? Passeggiò nervosamente sul tappetò, strascicando i piedi.

-Vai- le sussurrò una voce roca. Diane si era alzata e si stringeva nella coperta rosa –Subito-

Ginny infilò una felpa di Fred sopra alla maglia del pigiama e, afferrando la bacchetta, uscì. Sentiva gli occhi malinconici di Diane che la fissavano, ma non si girò. Scese in fretta le scale e guardò l’orologio sopra al camino: era tardi; mezzanotte e venti. La sala comune era gelida e buia, Ginny rabbrividì, accorgendosi di essere a piedi nudi. Affondò il naso nella felpa e iniziò a correre.

I personaggi dei quadri nei corridoi dormivano, alcuni silenziosamente e altri no e tutte le luci erano spente, così Ginny dovette illuminare la punta della bacchetta per orientarsi: -Lumos- Sentì un groppo salirle in gola, un masso di inquietudine, rabbia, rimpianto, nostalgia chiuderle la trachea e farle ronzare le orecchie.

-Non piangere, non puoi piangere, non devi piangere. Sei una Grifondoro e sei coraggiosa- Ginny ripetè questa frase come un mantra per convincersi che non stava devastando la sua vita con le sue stesse azioni. Andare da Draco e vederlo l’avrebbe lacerata, lo sapeva. Ma l’avrebbe anche aiutata a chiudere questa storia e a ricominciare. O no?

Scoccò mezzanotte e quarantacinque da un importante orologio appeso al muro quando Ginny entrò nella Stanza delle Necessità, camminando avanti e indietro tre volte davanti al muro del Settimo Piano.

Draco era in piedi davanti al camino, lo sguardo corrucciato e la postura rigida. La rossa capì che era preoccupato se sarebbe venuta o no. Si schiarì la gola per segnalare la sua presenza e quando Draco si voltò, quasi si mise a piangere per il sollievo che vide nel suo viso e per il rimpianto. Come poteva essere ancora innamorata di una persona che l’aveva fatto soffrire così tanto? Draco le corse quasi incontro e spalancò le braccia per accoglierla; sembrava stanchissimo, quasi prostrato, ma felice solo per il fatto di vederla. Ginny non riusciva capire come facesse a fingere così bene, nonostante tutto. D’altra parte era una Serpe; era abituato a mentire, a essere meschino, a giocare con i sentimenti altrui.

Si sentiva sempre più stupida. E arrabbiata.

Lo respinse rudemente con una mano, incrociando le braccia davanti al petto e notando lo sguardo ferito negli occhi adamantini. Sì, era bravo a fingere, ma lo era anche lei. Assunse l’aria più distaccata e fredda che riusciva a interpretare e disse:

-Che cosa vuoi, Malfoy?- Le sue parole bloccarono Draco sul posto, rendendolo cauto e rigido come un animale braccato.

-Ginevra… Che cosa c’è?! Se sei arrabbiata perché ti ho fermata quando sono uscito dalla Sala Grande stamattina, fidati, c’era un suo perché. Non mi sembra l’atteggiamento adatto da tenere- la sua voce era infastidita, ma comunque conciliante.

Ginny strinse gli occhi in due fessure e avanzò verso di lui con passo ferino:

-Stamattina ho parlato con Ronald quando te ne sei andato- cominciò noncurante – e sai che cosa mi ha detto?-

Come se ricordasse tutto all’improvviso, come se non sapesse esattamente che cosa Ginny gli stava dicendo, la sua espressione assunse un’aria allarmata da non-è-come-credi che la fece infuriare ancora di più.

Il suo tono salì mentre continuava impietosa: -Mi ha raccontato di quel pomeriggio in cui vi siete picchiati, con la differenza che lui mi ha informata di un particolare in più-

-Ginny, davvero, io…- per la prima volta vedeva Draco supplicarla. Vedeva il volto contratto, paonazzo, le mani strette a pugno e le sopracciglia aggrottate. Il suo ragazzo Slytherin, il suo bellissimo ragazzo tormentato, che però non conosceva amore, solo falsità.

- Smettila di metterti sempre in mezzo! La questione non sei tu! Il problema adesso sono IO! Che cosa pensavi di fare, eh? Di dire: “Guarda un po’, le mie sgualdrine Serpeverdi non mi bastano, proviamo la Weasley, è esotica!”. Tanto tutta la scuola dice che è una zoccola, che è una facile: ci starà sicuramente con me, sono Draco Malfoy- Ginevra si accorse di sembrare isterica, derisoria, quasi pazza, ma non riusciva a fermarsi, soprattutto vedendo un lampo di riconoscimento degli occhi del ragazzo.

-Pensavi che te l’avrei data subito? Invece, guarda un po’, non è stato così! Che cosa ti ha spinto allora a continuare a provarci, vedendo che non ero “facile” quanto credevi, che non aprivo le gambe quando mi baciavi?-

Draco riuscì a interromperla solo quando si fermò per un singhiozzo: -Ginny, non è andata così! E’ vero, ho incontrato tuo fratello che mi ha infastidito e per ferirlo gli ho detto cose di cui mi vergognerò sempre, ma non volevo! E’ stato l’unico modo che avevo per attaccarlo. Ho sbagliato, Ginevra. Perdonami. Ti prego- Era quasi in ginocchio davanti a lei, però ormai la ragazza era diventata insensibile quanto un manichino.

-Quindi non hai ancora gettato la spugna, vedo. Pensi ancora che tutto potrà ritornare come prima. Stammi lontano, Malfoy, o te ne pentirai. E non farti più vedere-

Draco la rincorse, urlando adesso iroso: -No, Ginny, lasciami spiegare, non puoi fare così! Aspetta-

Ginny camminò verso la porta, calpestando i frantumi del suo cuore, pungenti come schegge di vetro. Singhiozzava silenziosamente, svuotata, annichilita. Non sentiva più niente. Non sentì più niente nemmeno quando Draco le afferrò un braccio, la voltò e premette violentemente le labbra sulle sue. Rimase immobile, mentre il ragazzo cercava di aprirle la bocca e di farle ricambiare il bacio disperatamente. Draco mormorò il suo nome sulle sue labbra e Ginny sentì il sapore salato delle lacrime, ma non distinse se fossero le sue, copiose, o quelle di Draco.

Si divincolò ed uscì senza nemmeno voltarsi indietro.

 

Scusatemi per il mio ritardo ingiustificabile! Si, si avete ragione, non è socialmente accettabile lasciar aspettare delle signorine perbene per settimane una fanfiction che non prosegue… Comunque eccomi qui e un grazie infinito a tutti quelli che ancora mi seguono e mi recensiscono!

Le cose si fanno difficili, eh? Spero che questo capitolo vi piaccia perché ci ho lasciato il cuore anche io.

Un bacio,

Viola

  
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