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Autore: Malv 16    10/03/2014    1 recensioni
Ehi salve a tutti !
Volete conoscere una storia che parla d'amore, separazioni e anche un po' di dolore e tristezza ?! Se è così, leggete e scoprite cosa significa amare una persona alla follia ... La dolce Konan vi porterà alla ricerca del suo amore adolescenziale! Con l'aiuto dell'Akatsuki, una vera e propria famiglia per la nostra protagonista, scoprirà quanto è dura la vita, soprattutto a questa età e quanto una singola scelta possa influenzare la vita di una persona.
Pleaseee siate clementi è la prima fanfiction che scrivo :3
Chiedo scusa per i possibili errori grammaticali e ortografici. Spero vi piaccia ... Buona lettura!
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Altri, Konan, Nagato Uzumaki, Pain
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
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                               Gli incontri non finiscono mai                                                               


Ero completamente assorta nei miei pensieri... Distesa supina sull'enorme letto di soffice lattice, incorniciato da una struttura in ferro altamente decorata. La spalliera era formata da un intreccio delicato, formava strane forme circolari, arriciate su se stesse, se la si osservava con attenzione era possibile riconoscere un cuore allungato. Forse frutto della mia fantasia. Mi girai su un lato, seguivo con l'indice le linee delicate del copriletto blu notte, linee perfette, opposte ai miei pensieri. Quel tardo pomeriggio quando tornai a casa non c'era nessuno ad aspettarmi, fu un sollievo... Non avevo le forze necessarie per sosterere un causa gia persa in partenza, avrei solo peggiorato ulteriolmente la mia situazione.
Presi tra le mani il foglietto che trovai al mio ritorno:
                                                                      
                                                                           Siamo andati a cena fuori, la cena è nel frigo devi solo scaldarla
                                                                           chiudi bene la porta. 
                                                                                                                                   Mamma e Papà
                                                                           Ps: Non aspettarci sveglia

< Ma col cavolo ! > mi ritrovai ad esprimere quel pensiero ad alta voce, rompendo quel silenzio 'assordante' che regnava nella mia stanza. Per tutto il tempo, infatti, ero rimasta in silenzio a rimuginare sul comportamento spinoso di Pain, accompagnata solo dal rumore dei miei respiri e sbuffi. Cavolo perchè doveva essere cosi acido !? Era sorprendente come la mia mente riuscisse a passare da un argomento all'altro senza il minimo sforzo !
Mi sedetti sul letto, decisa più che mai a farmi una doccia, cenare e filare sotto le morbide e confortevoli coperte: tolsi gli orecchini, indossati la sera prima per il falò, li appoggiai distrattamente sul comodino bianco. Mi stiracchiai per benino, guardandomi intorno: La stanza non era tanto grande, il letto era situato proprio sotto la finestra, la scrivania dal lato opposto: come al solito disordinata e piena di tanti oggettini inutili, tanti dei quali non ero nemmeno a conoscenza a chi appartenessero. Il pc era l'unica cosa che rimaneva sempre in ordine ed al suo posto; forse per il fatto che i cavi di alimentazione costringevano l'apparecchio a quella sola posizione. Forse, anzi, sicuramente la cosa più bella di tutta quella semplice stanza erano proprio i miei due armadi. Dentro avevo un'infinità di abiti, pantaloni, t-shirt e montagne di cose con ancora l'etichetta attaccata. Guardai anche il soffitto, cercando una qualche consolazione.
Dal soffitto !? Ero messa devvero male... Quel colore bianco latte sembrava indifferente al mio stato d'animo.
In corrispondenza del mio letto vi era un grosso poster raffigurante la mia band preferita, 'Evanescence'; al centro della superficie liscia e chiara vi era il lampadario, che illuminava lo spazio con una accecante luce da ospedale. Si proprio da ospedale ! Da far venir l'angoscia solo al pensiero. Alla fine mi alzai, mossa per lo più dalla fame, e dai rumori incessanti che emetteva il mio stomaco. Andai nel mio bagno personale, per quanto modesta fosse la mia casa disponevo anche di quello; mi spogliai degli abiti, che ormai indossavo da quella che sembrava una vita, e mi infilai sotto la doccia calda. Le gocce mi colpivano come tanti pugnali, decisi di abbassare un po il getto, non volevo sentirmi un bersaglio...
Ci si metteva anche l'acqua ! Per caso era stata la giornata ' Prenditela con Konan '!? 
< Ma che ho fatto di male oggi ? > piagnucolai come una bimba a cui era stata tolta la bambola preferita. Feci tutto molto in fretta, stavo morendo di fame, chiusi il getto d'acqua ed uscii infilandomi il morbido accappatoio rosso fuoco. Indossai gli abiti che avevo scelto; un morbidissimo pigiama azzurro con alcune farfalle di qualche tono più chiaro.
Uscii dal bagno, affarrai il cellulare, posto sul comò bianco e mi avviai verso le scale. Scesi veloce ogni scalino arrivai in cucina ed aprii il frigo. La cena era li che mi aspettava: un grosso ed asciutto roast beef con contorno di patate !
< Aaaarg che pizza ! Odio il roast beef ! > chiusi il frigo stizzita. Mia madre, lo aveva fatto apposta ! Quella vipera !
Decisi che era meglio lasciar stare... Mangiai qualche patata, giusto per non andare a letto senza cena, salii in camera mia e andai in bagno, dopo essermi lavata i denti, impostai la sveglia sul cellulare e mi misi nel letto, avvolta tra le calde coperte. Non passò molto tempo che sprofondai in un sonno profondo.

***************************************************************************************************

Passarono gli ultimi giorni di vacanze... E come 'promessa', mia madre mi obbligò a passarli chiusa in casa. Quando quella mattina aprii gli occhi capii che la pacchia estiva era finita.
[...]
La sveglia ruppe il mio sonno. Quel numore assordante mi perforò i timpani. Cercai con distrazione il cellulare sul comodino, riusci a spegnere la sveglia prima che la mia pazienza andasse a farsi benedire; mi sedetti appoggiandomi alla testiera del letto: mi stiracchiai per bene e con un colpo di reni mi misi in piedi.
< Aaaghh ... > sbadigliai rumorosamente quando fui presa da una gioia inspiegabile, aprii di botto la finestra: il sole caldo, tipico dell'estate, mi accarezzo il viso e sinceramente mi accecò quasi del tutto < Ah ! Cavolo che luce ! > mi coprii subito gli occhi e mi girai dal lato opposto.
< Ma sto sole così alto !? > guardai il cellulare: 07.35.
< Cazzo cazzo cazzo ! E' tardissimoooooo !! > corsi intorno al letto come una pazza lanciando il mio povero cellulare in qualche remoto angolo della stanza. Andai con passo svelto all'armadio: tirai fuori la divisa scolastica, l'indossai e in fretta e in furia mi catapultai, letteralmente, in bagno. Presi la pochette dei trucchi e dopo essermi data una leggerissima truccata afferrai la borsa con i libri e corsi giu per le scale, con un unico pensiero nella testa ' Sbrigati !'.
< Lo sai che è tardi vero ?! > la voce proveniva dal divano, dove i miei erano dolcemente accocolati, mia madre si alzò venedomi incontro:
< Questi sono i soldi della meranda > mi diede dei soldi < Adesso sbrigati > il suo tono era ancora impastato dal sonno ma sul suo viso comparve un dolce sorriso.
Rimasi un po' sbalordita...
C'è... Quella donna mi aveva tenuto il muso per giorni e adesso mi sorrideva come se niente fosse ?! Si infondo lo faceva spesso, ma mai senza aver minimo svaliggiato duecento negozi e adesso ? Che centrasse papà ? Mah mistero di casa Namirashi !
Risposi con un sorriso, il più naturale che riusci a mostrare, data la mia riflessione dovrei aver avuto la faccia da pesce lesso.
< Ok io vado ... Ci vediamo per pranzo ! > salutai i miei ed usci di casa; controllai l'orologio da polso e notai che infondo avevo fatto relativamente presto, ad un prezzo però... Saltare la colazione ! Cavolo avrei avuto i crampi già dalle dieci del mattino.
Camminai svogliatamente e solo in quel momento mi accorsi di aver dimenticato il cellurare a casa ... < Nuuu... Dovrò farne a meno ... >.
[...]
Arrivai nei pressi della scuola, puppulava di persone, come un formicaio all'opera: c'era chi si avviava da solo o chi si muoveva in gruppo, comunque tutti diretti all'ingresso. Alcune mie ex compagne di classe mi salutarono con un cenno veloce della mano, tenendosi con l'altra, l'estremità finale della gonna. Il piazzale era enorme ed alberato, e molto spesso, come in quel giorno tirava un leggero venticello, un vero problema per le ragazze dell'istituto ! Infatti le gonne nere della divisa ondeggiavano troppo al ritmo incessante di quella brezza estiva. La camicetta bianca a maniche corte era perfetta, non faceva né troppo caldo né troppo fresco, assolutamente adatta al clima; questa era infine decorata con lo stemma d'orato della scuola in alto a destra della manica. Durante l'inverno costringevano noi ragazze a indossare una cravattina, mentre i ragazzi la indossavano, oimé, tutto l'anno. L'unica differenza tra la divisa maschile e quella femminile era proprio l'indumento che si indossava per la parte inferiore: gonna per le ragazze e pantaloni per i ragazzi.
Aguzzai la vista in cerca di Pain e Nagato: in quei giorni, quello strano atteggiamento di Pain era sparito e Nagato sembrava aver dimenticato tutto. 'Meglio cosi' pensai. Fu un'attimo vidi la testolina di Pain e dove c'era lui ci sarebba stato sicuramente anche l'altro, a volte sembravano una cosa sola, un' unica persona, però se li si conosceva affondo era possibile capire che erano persone troppo diverse !
Corsi nella loro direzione e mi fermai ad un passo da Pain:
< Eii ciao zucconee ! >, lo canzonai un po', mi divertiva prenderlo un po' in giro, soprattutto per i suoi capelli, erano cosi appariscenti !
Si voltò con sorriso sorrione stampato in volto, mi guardò per un po' poi esordì:
< Ciao M-i-r-t-i-l-l-a > scandì ogni lettera di quel nomignolo che mi aveva affibbiato... E questo da dove era uscito fuori ?!
< Come mi hai chiamato scusa ?! > risposi facendo finta di essermi offesa, ma in realtà quel nomignolo mi non mi dispiaceva.
< Hai capito bene ! Mirtilla ! > mi rispose con tono derisorio ma non mi scomposi anzi, lo ignorai del tutto, mi voltai a destra e a sinistra cercando, invano, quel ravanello di Nagato. Ravanello ? Wow che figo ! Eravamo in vena di ortaggi ! xD
< Dov'è Nagavello ?!? > gli porsi quella domanda ridendo, lui mi squadrò:
< Chi è Nagavello ? > mi disse con una faccia indecifrabile, un misto tra riso e incomprensione.
< Se tu sei Zuccone, e io Mirtilla... Nagato è un ravanello ! Quindi Nagavello > risposi con molta semplicità e convinzione, Pain sembrò pensarci su poi scoppio a ridere fragorosamente.
< Konan ma a queste stronzate ci pensi la notte ?! O sei talmente scema che ti vengono così ? > si teneva la pancia dal ridere, infondo cosa c'era di cosi divertente ?! Ma per Pain ogni momento era buono per prendermi in giro... Lui era così ! Perchè chiedergli di cambiare ?
< Eiii ... adesso puoi anche finirla diventi noioso ! > misi il broncio.
Si asciugò una lacrimuccia, smise di ridere e si sistemò alla meglio la tracolla logora e scarabbocchiata, poi disse: < Non fare l'offesa ! >, guardò il suo smartphone, < Andiamo va ! ...Non vogliamo entrare tardi il nostro 'primo'... > calcò molto su quella parola, < ...giorno di scuola !? >.
Lo guardai stupida, si era per caso rincitrullito ?!
< Primo ? Ma stai scherzando è il terzo anno che ripetiamo il primo ! > risposi con il tono di chi la sa lunga su certe cose; lui non si scompose ma iniziò ad incamminarsi verso l'entrata:
< Lo so Mirtilla è per questo motivo che ho calcato sulla parola 'primo' ! >.
Ok... Quando Pain si comportava in questo modo metteva i brividi. Cavolo ma che leggeva i pensieri ?!
< Muoviti se non vuoi i posti peggiori di tutta la classe ! > disse, ormai ad una certa distanza da me, dovetti correre per raggiungerlo.
Avevamo appena passato il portone principale, quando il grande orologio, posto sulla torre centrale della vecchia scuola in stile gotico, suonò l'inizio delle lezioni.
Eravamo ufficialmente in ritardo !
[...]

Arrivammo davanti la porta della nostra classe, torvarla era stato un casino: ogni anno spostavano le classi, da un piano all'altro, da un ala della scuola all'altra, insomma si divertivano a mischiare le idee degli studenti. Certo per dei veterani come noi, la cosa non doveva essere così problematica, ma quella mattina fu un vero e proprio disastro !
L'inizio del nuovo anno era sempre segnato da tre fasi:
1°- Arrivo a scuola e assegnazioni delle classi: Tutti gli studenti si dirigevano all'entrata dove era posto un enorme tabellone: li, in ordine alfabetico, erano scritti i nomi degli studenti e la rispettiva classe.
2°- Arrivo in classe e 'rissa' per assicurarsi i posti migliori: C'era stato un anno dove si erano presi a pugni per l'ultimo banco ! Assurdo !
3°- Presentazione alla classe: Cazzo quanto odiavo alzarmi in piedi, andare vicino alla cattedra e parlare di me ! I professori dicevano che era un modo per iniziare a conoscersi, ma tutti noi sapevamo che era un modo per farsi i cazzi nostri !
Noi ci trovavamo alla fase due :
Osservai la targhetta, posta sopra la porta scura, c'era scritto ' 1° A', ' un'altra volta ' pensai spontaneamente:
< Che facciamo entriamo ? > chiesi a Pain, intento ad armeggiare con il suo smartphone. Lui, come risposta, posò il cellulare in tasca e aprì la porta a due ante.
Mi affacciai e la classe era ancora vuota, rimasi a bocca aperta... Era davvero stupenda ! L'aula che ci era stata assegnata era tra le più belle di tutto l'istituto: le finestre, proprio di fronte a noi, davano sull'ingresso della scuola, i banchi erano disposti in tre file, orientati verticalmente, in modo che la luce proveniente dagli infissi, incontrando le nostre mani non creasse un'ombra mentre scrivevamo. La cattedra degli insegnanti era proprio sotto la grossa lavagna nera, questa prendeva quasi tutta la parete di destra mentre a quella di sinistra vi erano gli attaccapanni. Infine nell'angolo di destra c'era un armadietto, in noce chiarissimo, pieno tutto il materiale scolastico: come gessi, fogli per fotocopie, fogli protocollo ecc...
Pain mi superò e si andò a sedere, all'ultimo banco della seconda fila , quella posta centralmente rispetto alla cattedra, era un banco per due persone, 'lui e Nagato' pensai. D'altra parte io volevo superare questo benettissimo anno, cosi optai per il primo banco della prima fila, subito a sinistra dalla porta d'ingresso, almeno i prof avrebbero notato la mia voglia di concludere qualcosa rispetto agli anni passati.
Mi sedetti, guardai l'orologio sopra la lavagna, segnava le 8.48. Il primo giorno di scuola era sempre così, ci voleva almeno la seconda ora perchè le classi si riempissero: passavano i minuti e arrivarono i primi ragazzi. Ognuno di loro sembrava comandato da qualcuno, agivano come dei robottini, entravano, si guardavano intorno, dicevano buongiorno, poi si sedevano e non spiccicavano più mezza parola. Due ragazzi, particolarmente vivaci, attirarono la mia attenzione, risvegliandomi da quello stato cataconico in cui ero caduta, entrarono insieme  ridendo tra di loro, dedussi che si conoscessero da molto tempo: uno di loro era biondo, color del sole, aveva i capelli lunghi e lisci raccolti in una strana acconciatura, un ciuffo d'orato gli ricadeva sull'occhio sinistro nascondendolo quasi del tutto, non riusci a vedere di che colore fossero i suoi occhi. L'altro, era più o meno l'opposto: alto come il biondino, aveva i capelli corti tenuti spettinati, di un rosso mogano inteso. Nemmeno di quel ragazzo riuscii a vedere il colore dei suoi occhi.
La classe si era quasi riempita, quando entrò un ragazzo che attirò l'attenzione di tutti ma soprattutto l'attenzione delle ragazze: quando salutò poi, si creò un brusio non indifferente, lui non si scompose, andò a sedersi nel banco di fronte a quello di Pain, fu in quel momento che l'osservai meglio. Aveva i capelli raccolti in un codino morbido, di un nero pece scurissimo, la pelle chiarissima del viso faceva da contrasto agli occhi scuri e profondi, quel ragazzo era la persona tra le più desiderate della scuola, Itachi Silvar.
Cognome insolito dalle nostre parti, lo aveva sicuramente ereditato dal padre: un ricco americano, businessman di professione. Chiunque in quell'istituto lo conosceva anche solo per sentito parlare. Una voce femminile ruppe il flusso dei miei pensieri:
< Scusa ? > mi girai per vedere il viso del mio interlocutore: davanti a me stava una ragazza con i capelli lunghi e nerissimi, con un ciuffo sull'occhio destro, fù l'anno del ciuffo xD
< Si ?! > risposi semplicemente.
< Posso sedermi qui ... > disse indicando il posto accanto al mio, < Ti pregooo ! > mi guardò facendomi il 'labruccio'. Notai solo in quel momento i suoi occhi color cioccolato.
< Certo che puoi ! > risposi con un grande sorriso, spostando la borsa dei libri dalla sedia per liberare il posto; lei si sedette poi mi tese la mano:
< Comunque io sono Joey Moi, piacere >, accompagnò quel gesto con un sorriso dolce.
Afferai la sua mano e mi presentai, saremmo diventate grandi amiche me lo sentivo.
Ormai la classe era al completo; tutti i banchi erano riempiti dagli studenti, solo due posti rimanevano vuoti, quello vicino ad Itachi 'strano' pensai e quello vicino a Pain. Fù un lampo, mi ero dimenticata di chiedere a Pain dove fosse Nagato ! Perchè non era in classe ? Mi alzai per andarglielo a chiedere; lui come suo solito se ne stava con le cuffiette nelle orecchie, le mani dietro la testa e i piedi poggiati indecorosamente sul banco... ' Si come no ?! Vuoi anche un cocktail ?' Quanto lo odiavo quando faceva lo sbruffone o il cafone come in questo caso ! Lui non era così... Perchè doveva dare questa impressione ?
Picchiettai l'indice sulla sua spalla, lui aprì un occhio e mi guardò con disinteresse, poi disse:
< Se stai per chiedermi di Nagato... Non ne ho idea... A ricreazione lo chiamo >, poi si sedette compostamente e spense l' iphod.
Era la seconda volta in quella giornata che Pain "leggeva" i miei pensieri ! Non c'era altro da dire, per lui la conversazione era conclusa così me ne tornai al mio posto: mi spaventai un po' vedendo due ragazzi muscolosi e piuttosto strani proprio nel banco dietro il mio. Uno aveva i capelli scuri e la pelle abbronzzata, l'altro, i capelli indaco e denti appuntiti, che notai grazie ad una sua risata. ' Che tipo strano ' pensai, poi mi sedetti, poco prima dell'arrivo dell'insegnante.
La professoressa, una donna bionda, si sedé alla cattedra:
< Salve ragazzi è iniziato un nuovo anno scolastico, per qualcuno è la prima volta... per ALTRI, NO ! > guardò la classe, poi il suo sguardo si posò su Pain, che sbuffo annoiato, poi su di me che sorrisi imbarazzata e poi sorprendentemente su Itachi. Avevo sentito che anche lui era stato bocciato due-tre volte ma non ne conoscevo il motivo. La prof che avevamo davanti era la professoressa più temuta all'interno della scuola: Tsunade Senju. Era una bellissima donna dai capelli color grano, tenuti raccolti in due codini morbidi. Il viso maturo era in quel momento teso in una smorfia incrucciata ' La classica che usa per spaventare i nuovi ' pensai, gli occhi marroni dopo aver scrutato un po' tutti andandarono a finire sull'elenco dei nomi del registro di classe.
Ecco ci trovavamo alla fase tre:  LE PRESENTAZIONI !
Lesse per un po' quei nomi, poi scorrendo con il dito, si fermò all'incirca a metà del suddetto elenco:
< Sawada Deidara... Vieni qui e presentati... > disse con un sorrisetto divertito stampato in volto, se c'era una prof che si divertiva a vederci impanicati quella era lei !
Il biondino si alzò e andò alla cattedra, guardò con un sorriso divertito la classe per poi pronunciare:
<... Mi chiamo Deidara, ma potete chiamarmi Deida ... AMO l' ARTE ... E penso che sia un'istante di effimero splendore ... Beh ... Che altro potrei dire ... Niente > concluse con lo stesso sorriso di prima. ' Altro che intimorito ! ' pensai sorridendo.
< Adesso vai a sederti... Passiamo ad un altro ... > Fece una pausa poi riprese:
< Itachi Silvar, non c'è nemmeno bisogno che ti presenti... Tanto qui dentro ti conoscono tutti... La mai domanda è un'altra... > guardò Itachi seria in volto:
< Hai intenzione di concludere qualcosa quest' anno !? >, lui con aria annoiata rispose:
< Peut-être ... > quella risposta, data in francese, fece infuriare non poco la Senju, che gli rispose di rimando quasi urlando:
< Puoi rispondere in una lingua che conosco ?! >, strinse il pugno e lo sbatté violentemente sulla cattedra. ' Spacchiamo la cattedra come l'anno scorso prof ! ' pensai divertita, quella donna aveva una forza sopraumana: una volta aveva incrinato una cattedra per sbraitare contro la sfacciataggine di Pain.
< Forse ... > rispose il moro, con disinteresse alla reazione della professoressa.
La donna sospirò spazientita, era il primo giorno di scuola, non erano nemeno le dieci e già aveva perso le staffe < Passiamo ad un altro ... Zanzibar  Zetsu ... >.
Un ragazzo alquanto strano; dalla pelle bicromatica si alzò per dirigersi alla cattedra. ' Ma che cavolo tutti i tipi più strani ce l'ho in classe io, quest'anno ?' mi ritrovai a chiedermi quando lo guardai.
Deidara nel silenzio della classe, disse: < Ma da dove viene ... dal Maghreb ? >
Dai banchi si alzò una fragorosa risata, quel ragazzo era tutt'altro che timido.
< Sawada taci ! >, la Senju, aveva già perso la pazienza in meno di due secondi, si prospettava una giornata interessante !
Alla reazione della prof e della classe Zetsu fece retro-front e tornò a sedersi.
< Un'ultima presentazione e poi vi espongo il programma di quest'anno...> la donna era già stanca di stare rinchiusa li dentro, con una classe che non era riuscita a sottomettere come suo solito, e che in meno di dieci minuti era riuscita a rederla isterica e acida come un gatto a cui era stata calpestata la coda.
< Chi è Akasuna ? > chiese, al limite della sopportazione, tra il chiacchiericcio generale.
L'interpellato si alzò e dopo aver raggiunto la cattedra si presentò:
< Mi chiamo Sasori, la mia passione più grande è l'arte... Ma ho idee più complesse della ideologia del mio compagno > lanciò un occhiata di sfida al suo compagno di banco, il biondino tutto pepe, < ... Preferisco credere che sia qualcosa di immutabile nel tempo... Meglio dire Eterna > concluse il rosso.
< Mo riparte con ste stronzate ... > sbuffò Deidara ad alta voce, tanto che tutti lo udirono, anche la Senju:
< Sawada vuoi essere buttato fuori il primo giorno di scuola !? > ringhiò la bionda.

SBAM

La porta si aprì di botto rivelando la presenza di un ragazzo.
< Buongiorno prof ! > disse con un ghigno stampato in faccia, incerto se entrare o meno.   
< Hidan Haru in ritardo come sempre ... > la donna, ormai rassegnata al fatto che sarebbe stata una giornata lunga ed esasperante, si preparò ad ascoltare quel tipo che se ne stava fermo sull'uscio della porta:
< Colpa di Herman ... >, pronunciò il ragazzo dai capelli argentati tirarti perfettamente all'indietro con chissà quanto gel.
< Non scaricare la colpa su tuo fratello di sei anni ! > rispose, acida più di prima, < Entra, siediti e stai zitto ! >
Mentre lei, con la testa fra le mani e i gomiti poggiati sulla cattedra, gli impartiva ordini come un generale dell'esercito,  Hidan le faceva il verso. Quando la prof se ne accorse gli lanciò un occhiattaccia, lui deglutì vistosamente per poi affrettarsi a sedersi vicino ad Itachi, l'ultimo tra i posti liberi.
Mentre Hidan si dirigeva verso il suo banco, rimasi colpita dal colore particolare dei suoi occhi, un viola-rossastro. Forse proprio perchè lo stavo guardando per tutto il tempo della scenetta mi riservò un occhiolino. O forse perchè, come mi disse Joey durante l'esposizione del programma di matematica, era un casanova di prima categoria !
[...]

Passai tutta la ricreazione in compagnia della mia compagna di banco, scoprii che era una ragazza divertente e solare, simpaticissima; mi informò anche su molti scoop della scuola, anche se era il primo giorno e il primo anno che si trovava nel mio, anzi, nel nostro instituto conosceva tantissime cose. Avevo trovato un'amica, ne ero sicura, era una sensazione che non si può spiegare, una sensazione tipica da ragazza: Lei sarebbe stata sicuramente la mia migliore amica !
[...]

La campanella suonò la fine delle lezioni, salutai Joey e uscii dalla classe accompagnata dal mio migliore amico, la giornata era stata lunga ma non troppo stressante, perfetta come primo giorno di scuola. Camminavo di fianco a Pain, dopo scuola facevamo sempre la strada di casa assieme:
< Allora che ti ha detto Nagato ? Perchè non è venuto ? > chiesi appena superemmo il cancello in ferro battuto della scuola.
< Ha detto che non ha sentito la sveglia... > mi rispose serio, sistemandosi meglio la tracolla sulla spalla.
< Quindi domani viene ? > chiesi speranzosa, senza Nagavello non era divertente, noi eravamo un trio e senza di lui non era lo stesso !
< Si Mirtilla viene viene ! > mi rispose canzonandomi, con un sorriso da idiota stampato sulla faccia.
 

NOTE DELL'AUTRICE: Mah ciauuuu a tuttiii miei carissimi lettoriiiii <3 Allora sinceramente mi sono messa sotto e ho tirato fuori un capitolo mmm carino ? Ditemelo voi com'è ! xD Qualcuno di voi penserà ' Cavolo c'ianno ventanni e stanno ancora in primo superiore ?'
Beh... Si carissimi ! Non potevo farli troppo piccoli, mi servivano più grandicelli xD
Vedrete cosa mi invento muhahahah  *si strofina le mani alla Montgomery Burns, sullo sfondo di lampi e fulmini*
Comunqueee ritorno in me u.u
Ringrazio tutti ! Chi legge soltanto e chi recensisce <3 Per qualsiasi idea, richiesta o suggerimenti fatemi sapere sono a vostra completa disposizione ! ( Scuola permettendo .-.)
Tantissimi baciii <3
Malv 16 ;)

 


  

 

 

 

  
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