Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Maharet    28/06/2008    5 recensioni
Ginevra è una ragazza come tante. Forse più bella, forse più sola delle altre. Ma la sua vita in fondo è normale. Finché non incrocia due occhi verde muschio che la cambieranno per sempre. 'Lanciò uno sguardo disinteressato a sorvolare le nostre teste. Poi i suoi occhi si posarono su Ginevra, e non si mossero di lì. Non che fosse una grossa sorpresa, in realtà. Tra di noi lei spiccava come un raggio di sole in una mattinata uggiosa. Ma quello che forse solo io notai, con immenso stupore, fu che Ginevra ricambiava lo sguardo. Voltai appena la testa e la trovai come paralizzata, gli occhi sgranati e la bocca socchiusa in un leggero ansito. E capii che qualcosa era passata tra quei due.'
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Davanti a due tazze di cappuccino fumante il ragazzo tentò di intavolare una conversazione. Cosa alquanto complicata, dal momento che la sua interlocutrice sembrava totalmente concentrata sul suo croissant. Il terzo, calcolò lui con malcelata sorpresa. Davvero non si spiegava dove riuscisse a trovare il posto per tutta quella roba. Agguantò l'ultimo cornetto dal cestino di vimini al centro del tavolo, conscio che, in caso contrario, in meno di cinque minuti sarebbe andato a far compagnia ai suoi simili nello stomaco della sua affamata protetta.

Si era reso conto benissimo di averla ferita, poco prima. Doveva aver inavvertitamente toccato un tasto dolente, per farla scattare così. E moriva dalla voglia di saperne di più.

  • Perché te la sei presa tanto?

Lei non sollevò gli occhi dal tavolo, ma appoggiò ciò che restava del croissant sul tovagliolo. Sembrava indecisa, come se stesse scegliendo le parole.

  • Tu non mi conosci.

Breve ma lapidaria. Aveva scelto bene. E aveva detto un'innegabile verità. Non avevano mai parlato molto, le loro conversazioni erano perlopiù concrete e superficiali. Lui non le aveva mai chiesto nulla del suo passato, e lei non sembrava molto propensa ad affrontare l'argomento. Attese in silenzio che continuasse.

  • Credi che fossi felice quando ti ho incontrato? Non hai mai pensato che non avrei abbandonato tutto così serenamente, se lo fossi stata?

Ci aveva pensato, a dire il vero. Ma era stato troppo sollevato che fosse andato tutto liscio per preoccuparsene seriamente.

  • Ti va di parlarne?

Si era ritrovato a chiederglielo senza averlo preventivato. Non era certo il momento migliore per le confidenze. Seduti al tavolino di un bar, circondati da orecchie indiscrete, con un numero imprecisato di demoni che probabilmente si stava mettendo sulle loro tracce proprio in quel momento. Ma lei lo stupì.

  • Non ora. Credo sia il caso di muoversi, questa giacca mi piace molto, non vorrei doverla bruciare come i vestiti che indossavo stanotte!

Con la coda dell'occhio individuò, alle sue spalle, ciò che aveva visto Ginevra. Tre tizi vestiti di scuro si guardavano attorno in maniera strana, come annusando l'aria. I lunghi impermeabili di pelle nera stonavano decisamente con la calda mattina di maggio. Ginevra estrasse veloce dalla borsa una fialetta piena di liquido ambrato e se ne spruzzò qualche goccia dietro le orecchie. Una forte fragranza si diffuse istantaneamente attorno a loro. Rafael non poté fare a meno di guardarla ammirato. Quella ragazza imparava dannatamente in fretta!

  • Allora, come procediamo? Li attiriamo nel vicolo e tu li fai fuori velocemente e a debita distanza dalla mia giacca nuova?

Scosse la testa. Se aveva visto giusto, non poteva affrontarli da solo. Erano troppo forti.

  • Direi che è l'occasione giusta per mostrarti il piano C...

Lei lo fissò per un attimo, turbata ma curiosa. Non gli aveva mai parlato di un piano C.

  • E sarebbe?

Rafael lasciò un paio di banconote sul tavolo, poi si alzò dalla sedia in modo da nasconderla completamente alla vista dei tre demoni. Si chinò verso di lei e le prese la mano.

  • Fuga scomposta. Spero che tu abbia indossato scarpe comode!


Prima che riuscisse a ricollegare il cervello (Rafael l'aveva toccata per due volte nel giro di poche ore in fondo!) stavano correndo come matti tra la folla, urtando inavvertitamente gli ignari passanti. Rafael non l'aveva mollata nemmeno per un secondo, nonostante lei faticasse a tenere il suo ritmo. Sentiva il respiro che bruciava come lava nella gola arida, e un dolore acuto al fianco la tormentava di più di minuto in minuto. Finalmente si infilarono in una stradina laterale, lasciandosi cadere a terra, esausti, dietro un mucchio di vecchie cassette di frutta. Ginevra poteva sentire il cuore che batteva incontrollato, come se cercasse di uscire dalla gabbia toracica. Non avrebbe saputo dire se la colpa fosse tutta della corsa forsennata, o se c'entrasse in qualche modo la mano di Rafael che continuava a stringere la sua. Quando parlò la sua voce era roca e ansante.

  • Ci stanno ancora dietro?

Rafael parve accorgersi solo in quel momento di averla accanto, praticamente appiccicata al suo braccio. Le lasciò la mano come se scottasse, poi si voltò a sbirciare l'entrata del vicolo a pochi metri da loro.

  • Credo di no – bisbigliò piano – ma preferirei accertarmene prima di uscire da qui.

Avvertì una nota di tensione nella sua voce, e la cosa non le piacque affatto. Lui non aveva paura di niente, mai! Se Rafael era preoccupato, allora non aveva davvero nessuna voglia di incontrare la fonte della sua preoccupazione! Istintivamente gli si strinse contro, mentre un tremito incontrollato le percorreva il corpo. Non era spaventata. Era totalmente terrorizzata!

Il ragazzo accanto a lei parve avvertirlo, perché pur senza sfiorarla si sistemò più comodamente contro il muro scrostato, permettendole di appoggiarsi alla sua spalla. Non erano mai stati così vicini ma, paradossalmente, Ginevra parve non accorgersene. Tutto quello che sentiva erano le ondate di gelo che le scorrevano sotto la pelle come lava ghiacciata.

  • Beh, pare che dovremo passare un po' di tempo qui – sussurrò lui, facendola sussultare – quindi, ti ripeto la domanda: ti va di parlarne?

La ragazza ci mise qualche istante a dare un senso alle parole di Rafael, persa com'era nei suoi personali incubi. Quando riallacciò i fili della conversazione di poco prima, che ora le sembrava lontana anni luce, ridacchiò in silenzio. Perché no, in fondo. Magari l'avrebbe distratta da quella dannata paura che l'attanagliava.

  • Non c'è molto da dire. Hai mai avuto la sensazione di non avere uno scopo nella vita? Io mi sono sempre sentita così. Tutto ciò che facevo era finalizzato esclusivamente a rendere felice qualcuno. I miei genitori, i miei insegnanti, il mio allenatore... non facevo mai nulla per me. Non avevo desideri, niente riusciva a toccarmi davvero.

Mentre parlava si era staccata da lui, rannicchiandosi su sé stessa. Era difficile tirare fuori tutto per la prima volta. Non ne aveva mai parlato a nessuno, nessuno le era mai stato così vicino da spingerla a farlo. Nessuno glielo aveva mai chiesto. Tranne quello strano ragazzo castano che la ascoltava in silenzio, come esortandola a continuare.

  • Anche il mio aspetto era frutto di quello che gli altri volevano vedere. Ero la perfetta reginetta del ballo, con il viso acqua e sapone e lunghi capelli lucenti...

Si passò una mano tra i corti capelli corvini, che scendevano appena a sfiorarle il viso affilato e le lasciavano la nuca scoperta. Quel taglio era stato il primo passo verso la nuova sé stessa, la prima volta in cui aveva deciso qualcosa senza pensare a cosa ne avrebbero pensato gli altri. Lo adorava.

  • E ora sei più felice?

Era una domanda stupida e assolutamente fuori luogo. Erano seduti a terra in una stradina sporca, circondati da mucchi di immondizia di cui non voleva neppure sapere l'esatta composizione. Braccati da tre demoni molto probabilmente pericolosi e nel migliore dei casi letali. Eppure si ritrovò a sorridere.

  • Credo di sì...

Lo fisso dritto negli occhi verdi, senza preavviso. Lo vide irrigidirsi e scostarsi impercettibilmente da lei. Certe cose non cambiavano proprio mai. Abbassò gli occhi con noncuranza, fingendo di non essersi accorta di nulla.

  • Dovrò scordarmi di passare a riprendere i miei vestiti vero?

Rafael la squadrò per un istante, quasi intenerito. Ma soffocò quella sensazione sul nascere. Doveva imparare a non affezionarsi troppo agli oggetti, imprevisti del genere erano all'ordine del giorno nel loro mestiere. E i soldi, fortunatamente, non erano mai un problema. Non finché Gabriel e quelli come lui fossero stati dei loro.

  • Ne comprerai altri. Piuttosto, come ti è venuto in mente di spruzzarti quel profumo dolciastro?

Lei sorrise, forse sollevata, o più probabilmente elettrizzata all'idea dello shopping imminente.

  • E' iris blu. Ho pensato che avrebbe coperto un po' il mio odore...

  • E' stata una buona idea. E pare che abbia funzionato, dato che non ci sono ancora saltati addosso! E ora andiamo, dobbiamo procurarci una nuova auto...

Lei si alzò e lo seguì meccanicamente, ancora incredula. Rafael che se ne usciva con un complimento? Le aveva proprio viste tutte...



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Angolino dell'autrice:

Scusatemi tantissimo ma non sono riuscita a scrivere le risposte ad personam stavolta, l'alternativa era saltare un aggiornamento, purtroppo il lavoro mi distrugge e il caldo mi sfinisce... La prossima volta cercherò di farmi perdonare! Un bacio a tutte, come sempre vi adoro!

   
 
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