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Autore: TheSecondMe    11/03/2014    7 recensioni
Emilia arretrò di un passo, fissando il cavallo dei pantaloni di Sebastiano.
“Cosa...?”
Qualcosa non andava in quella zona. C’era un che di troppo, che non doveva esserci.
“Sei eccitato.” disse lei, l’espressione di chi ha appena visto un alieno “Non puoi essere eccitato. Cos’è, ti si è confuso il birillo?”
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’ Ingranaggio Mancante

 

 

 

Sette colpi ritmici sulla porta. 
“Sto entrando, Lilli!” 
Emilia annuì, posò la matita e si alzò in piedi, stiracchiandosi. Aveva tutti i muscoli indolenziti.
“Ti ho interrotto?” le domandò Tea, poggiando una busta strapiena sul tavolino. 
“No, ho quasi finito anche l’ultimo bozzetto.” 
“Bene! Perché ho portato le birre che mi avevi chiesto.” sorrise l’amica, togliendosi la giacca “Oh, e ho preso anche biscotti, merendine e gelato.”
“Come mai?” si sorprese Emilia “Ti sembro deperita, forse?”
Tea aggrottò le sopracciglia. 
“Non sono i rifornimenti post rottura?”
“No.”
“Credevo... Giulio mi ha detto che hai litigato con Pietro.”
“Infatti è vero. Quel bastardo aveva già la ragazza.”
“Non ci posso credere!”
“Assurdo, eh? Sono stata a un passo dal rigargli la macchina oggi, letteralmente. Stavo colmando quei pochi, ultimi, gloriosi centimetri quando il tuo ragazzo mi ha strappato le chiavi di mano.”
“Che idiota. Questo non me lo ha detto.” ridacchiò Tea, scuotendo la testa.
“A quel punto ho provato a colpirlo.”
“A colpire Pietro?”
“No, Giulio. Volevo che mi ridesse le chiavi per poter terminare il lavoro, no?”
“Ci sei riuscita?”
Emilia abbassò lo sguardo e fece una smorfia, afflitta e risentita.
“Non ci riuscivo neanche da piccola.” borbottò “Quando lottavamo in piscina e papà faceva finta di non vederci.”
“Non è colpa tua, tesoro. Quel cretino è veloce, che ci vuoi fare?”
“Già. E il risultato? Non ho rigato la macchina al bastardo.”
Tea sospirò, la vaga impressione di star dimenticando qualcosa. 
Poi, di colpo, la lampadina si accese.
“Aspetta! Perché allora questi non sono i rifornimenti post rottura?”
“Oh, ma perché non me ne importa già più di Pietro.” fece spallucce Emilia mentre posava le birre in frigorifero “Il problema ora è Sebastiano.”
Svuotò il resto della busta, lanciando una confezione di oreo a Dorotea e continuò, mesta. 
“Non ho fatto in tempo a liberarmi di un bastardo che ne è spuntato fuori un altro.”
“Aspetta, aspetta, aspetta. Sebastiano chi?”
“Sebastiano.”
Tea inarcò le sopracciglia e Emilia imprecò. 
“Cazzo. Non so il suo cognome. Com’è possibile che non sappia il suo cognome?” uscì velocemente dall’appartamento e tornò in meno di due minuti “Sebastiano Renzi.” 
A Tea cadde la mascella.
“Sebastiano il tuo vicino?!” sbottò incredula “Sei andata a leggere la fottuta etichetta sotto il suo campanello?!”
“Già.”
“Sebastiano il tuo vicino.”
“Già.”
“E’ un pezzo di pane, quel ragazzo.” 
“E’ un bastardo, quel ragazzo.”
Dorotea sospirò e si accucciò sul tappeto. 
“Che cosa avrebbe fatto, sentiamo?”
“E’ diventato etero.”
Emilia spalancò le braccia in attesa di una qualche reazione furiosa da parte dell’amica. Quando dopo diversi minuti la reazione non arrivò, strinse le braccia al petto, contrariata. 
“Devo ripetermi?” chiese, asciutta. 
“Io lo sapevo!”
Quella reazione, però, proprio non se la aspettava. 
“Che cosa?”
“Ne ero convinta! Ero sicura di averlo beccato a fissarti il culo!”
“Che cosa?!” eruppe Emilia. 
“Tu però mi avevi detto che era gay. Perciò continuavo a ripetermi che no, non ti aveva fissato il didietro, no. Dovevo essermi sbagliata. E invece no, che non mi ero sbagliata!”
“Il didietro...?”
“Così il bastardo ti ha detto di essere gay solo per poterti vedere in mutande più liberamente?” si scandalizzò Tea “Che figlio di buona donna! E’ un piano machiavellico, orrendo, terribile...”
“Non mi ha mai detto di essere gay.” la interruppe Emilia. 
E a Dorotea cascò di nuovo la mascella. 
“Non credo di aver capito.”
“Lui non me lo ha mai detto apertamente.” balbettò Emilia “Diciamo che... diciamo che è stata una mia supposizione. Non so di preciso come o perché, ma ne ero pienamente convinta.”
Silenzio. 
“Sicura al cento per cento. Devo... non so, devo avere un gay radar difettoso.”
Dorotea sospirò con fare esausto. 
“Ah, no, tesoro. A te il gay radar non funziona proprio, chiariamoci. Sebastiano, almeno dal mio punto di vista, sprizza testosterone da tutti i pori.”
Quando Emilia fece per ribattere la bloccò sollevando un solo dito: diede un morso al primo oreo e continuò, imperterrita. 
“Secondo me tu volevi che fosse gay. Ti sei convinta che lo fosse così da impedirti di provarci e...”
“Sono sei mesi che abitiamo sullo stesso pianerottolo.” scosse il capo l’altra “Sei mesi che gli apro la porta mezza nuda, mi vesto davanti a lui, gli parlo dei miei ragazzi... di quello che ho fatto o che avrei voluto fare con quei ragazzi. Mi ha massaggiato la schiena, Tea.”
“Oh.”
“Ci ho provato eccome.”
“No, no, no. Pensavi fosse gay, non è provarci.”
“Hai appena detto che me ne ero auto-convinta per impedirmi di provarci quando invece...”
Dorotea scattò in piedi, i biscotti che rotolavano sotto il tavolino. 
Si passò le mani fra i capelli biondi e li fermò in una coda di cavallo alta, sbarazzina. 
“Stop. Non ci sto capendo più niente.”
“Colpa tua e dei tuoi approcci psicologici.”
“Sei tu che scambi gli orientamenti sessuali senza che nessuno ti dica alcunché!”
“Quindi la colpa è mia?”
“Assolutamente.”
Emilia gemette, alzandosi a sua volta: “Ho bisogno di una doccia.”
“Concludiamo prima il discorso!”
“No. Devo farmi una doccia ora.”
“Aspetta!” la bloccò Tea afferrandole un lembo della maglia “Fammi capire, ti prego. Cos’è successo di preciso? Almeno questo.”
“Avevo acceso lo stereo, come al solito.” si arrese Emilia “Lui ha bussato ed è gentilmente entrato per consolarmi un po’.”
“Un tesoro, te l’ho detto. Un tesoro di ragazzo.”
“A un certo punto, dopo che ho provato a ucciderlo a suon di cuscinate, eccolo lì che mi abbraccia. Stretto stretto.”
“Sempre più dolce.”
“Ed è durante questo abbraccio che lo sento.”
“Il tuo cuore che si scioglie?”
“No, il suo attrezzo che si muove.”
“Che cosa?”
“Come credevi che fosse uscito fuori il discorso, altrimenti?”
“Oddio. Gli si è messo sull’attenti?”
“Oh, sì.” chiuse gli occhi Emilia “E in un primo momento, ti giuro, ho pensato si fosse soltanto distratto. Sai com’è, è un uomo, starà pensando a qualcos’altro. Forse sta pensando a un tipo, ecco cosa ipotizzavo. Poi lui si scusa. Si scusa! Imbarazzo, colpa della stanchezza... queste cose qui.  Infine urla varie e porte sbattute a chiudere il tutto. Ah. E ciliegina sulla torta, mi ha pure rubato il cd dei The National.”
“Assurdo.”
“Lo so, devo assolutamente andare a riprendermelo.”
“Non sto parlando di quell’orribile disco, per l’amor del cielo!”
“Ehi. Attenta a te.”
“Lilli.” la richiamò roteando gli occhi “Significa che gli piaci.”
“All’ex-gay? Non necessariamente.”
“Sposatelo.”
Emilia ghiacciò, piegando il capo di lato lentamente: “Come, prego?”
“Sembra un film. Lui alto due metri, dolce e stupendo. Tu nanetta, svampita e stronza.”
“Non mi piace per niente.” ringhiò lapidaria.
“Tu lo credevi gay, lui ti credeva sgualdrina.”
“Tea, sto per morderti.”
“E dopo aver risolto il malinteso, eccovi lì a farlo come conigli.” annuì convinta “Perciò sì, sposatelo direttamente. Accorciamo i tempi, no?” si guardò attorno “Potete anche abbattere quel muro per dar vita a un unico immenso appartamento, non sarebbe perfetto?”
“Per i nostri futuri alti, stupendi, svampiti figli?” sibilò minacciosamente calma Emilia.
“Esattamente!” esultò Tea “Anche un po’ stronzi, certo, ma...”
A bloccarla fu l’espressione di Emilia. 
L’espressione di una persona folle, seriamente pronta a mordere. 
“Non so se stai scherzando o farneticando.” disse con voce ferma, afferrando un asciugamano pulito dall’armadio “Fatto sta che è troppo presto per riderci sopra. Perché io ero convinta che quel gigante fosse inoffensivo, okay? Invece non lo è. Non lo è! Ha assistito ad alcuni dei momenti più imbarazzanti dei miei ultimi sei mesi. E... e questo mi sta uccidendo.”
“Non volevo...”
“Quindi la chiudiamo qui.”
“Lilli, non dovete sposarvi subito. Voglio dire, potete aspettare tranquillamente fino all’estate.”
Emilia guaì, frustrata come non mai, e colpì Tea con l’asciugamano. 
“Vado a farmi quella benedetta doccia!” gridò, ignorando la deliziata risposta che le giunse:
“Non provare ad affogarti o mando Sebastiano a soccorrerti!” 

 

 

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