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Autore: Relou    11/03/2014    2 recensioni
Questa è quella che sembra l'unica soluzione per tenere al sicuro Molly Hooper. Sarà sicuramente una convivenza curiosa e interessante, sia per Sherlock che per Molly. Chissà quanto durerà, chissà che svolte porterà.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra gli alti e bassi, vivere con Sherlock Holmes non era poi così male, come tutti lasciavano intendere. Lestrade le chiedeva, ogni volta, come andasse e sembrava non crederle quando, Molly, semplicemente, rispondeva che andava tutto bene.


Molly aveva, anche partecipato attivamente ai casi che Sherlock, alla fine, aveva deciso di seguire. Credeva ci fosse qualche collegamento con Moriarty. Non sempre John era presente. Doveva prendersi cura di Mary e il loro futuro bambino, occuparsi del suo lavoro di medico e poi si cullava sulla consapevolezza di non lasciare Sherlock solo, anzi, secondo lui, Molly, poteva rivelarsi molto più utile e attiva. Molly, già in passato aveva dimostrato di sapersi perfettamente destreggiare. Sherlock non aveva obbiettato all’affermazione di John e questo, per lei, era già un gran complimento.
- E anche questo caso è concluso. – aveva detto Molly sospirando, più a se stessa che a Sherlock.
  • Patatine. – si era limitato a dire, lui, quando aumentò il passo. Molly lo seguii, quasi correndo.


- Sono davvero buone. – disse Molly con la bocca ancora piena.
  • Molly Hopper, non ti hanno detto che non si parla con la bocca piena?! – la riprese Sherlock, ma più per gioco, perché, senza che Molly potesse vederlo, gli era comparso un sorriso sulle labbra. Lei arrossii ma aggiunse incuriosita – Perché ti danno patatine gratis? –
  • Li ho aiutati ad uscire fuori da qualche guaio. – certo, domanda stupida, era ovvio.


Avevano appena finito di mangiare quando bussarono alla porta. Sherlock aveva un’aria infastidita ma si alzò lui per aprire, Molly era impegnata a togliersi la sensazione di unto dalle mani.
  • Ciao – salutò il nuovo arrivato, forse un po’ imbarazzato. – Quindi, siete fratelli? –
  • Non ti sembra più opportuno dare la precedenza ad una probabile somiglianza, peraltro assente,  che ad un apparante convivenza? –
Benedict guardò Sherlock perplesso, non era sicuro di aver chiaro cosa intendesse. Per fortuna in quel momento comparve Molly. Sorrise imbarazzata per la situazione e la sua espressione sottintendeva delle scuse, senza sapere realmente se ce ne fosse bisogno.
  • Ben, ciao, come mai qui? – Molly si fece strada, scostando un po’ Sherlock.
  • Ciao, volevo farti una sorpresa. Non sono più riuscito a vederti a lavoro- Sherlock tossi un “sola” attirando lo sguardo ammonitore di entrambi – e ho pensato di venirti a trovare e magari invitarti a cena. – aveva proseguito Ben riportando lo sguardo a Molly. Non sembrava intimidito da Sherlock.
  • Ho già cenato. – rispose Molly piano e un po’ in imbarazzo.
  • Con lui? – chiese Ben ridendo.
  • Si ma non è come pensi, davvero, siamo amici e.. –
  • Viviamo insieme. – aggiunse subito Sherlock, senza attendere che Molly terminasse.
  • Capisco. – disse Ben divertito, facendo rilassare Molly che non voleva affatto affrontare nessuna discussione con nessuno, soprattutto di quel genere. Sarebbe stato assurdo dire e spiegare che lei non stava facendo nulla di male, che tra lei e Sherlock non c’era nulla. In parte perché per lei Sherlock non era per nulla indifferente e in parte perché per lei Ben era solo un buon amico. Eppure, era un uomo fantastico, anche adatto, che avrebbe potuto rispecchiare le sue fantasie ma non riusciva a provare nulla di più e questo le dispiaceva e la preoccupava perché temeva che il motivo principale fosse proprio Sherlock. Che stupida sperare ancora, anche inconsciamente, che Sherlock, un giorno, potesse ricambiarla.
  • Se vuoi possiamo fare un giro, una passeggiata. – propose Molly, mordendosi la lingua subito dopo. Non voleva illudere Ben ma fu più forte di lei. E poi passare del tempo con lui le piaceva, era, anche un occasione per staccarsi un po’ da Sherlock e ciò che lo riguardava, non l’avrebbe illuso oltre. Gli avrebbe fatto capire, ugualmente, che non ci sarebbe potuto essere dell’altro, almeno non adesso. Prendendo la giacca guardò Sherlock, timorosa di una sua scenata o che come l’altra volta, provasse a venire anche lui. Invece niente, si era seduto sulla poltrona con il violino in mano. Non la salutò nemmeno. A Molly si strinse il cuore, si sentiva in colpa anche se non sapeva bene per cosa.




    Ovviamente, la serata con Ben trascorreva serena e, felice, aveva notato in lui un atteggiamento che non richiedesse romanticherie o altri segnali che segnassero quella uscita come un appuntamento romantico.
  • Hai mangiato anche il dolce? – chiese Ben sorridendole. Erano in un parco e si stavano avvicinando ad un camioncino di zucchero filato.
  • No – rispose Molly sorridendo, si stava proprio divertendo.  Non le dava fastidio la consapevolezza che qualche barbone la stesse tenendo d’occhio, era per il suo bene e in ogni caso non era nulla di invasivo, si stava godendo la serata.
  • Tieni. – Ben le porse la nuvola di zucchero rosa.
  • Grazie. – Molly iniziò a spezzettarla con le dita, giocandoci un po’ prima di mangiarla. – Erano anni che non ne mangiavo. –
  • Non c’è età per il cibo. – rispose, con finta serietà, Ben. Mangiarono, chiacchierarono e giocherellarono con lo zucchero.
  • Come hai fatto a farti arrivare lo zucchero lì? – chiese Ben mentre Molly cercava di individuare il punto. In quel momento, approfittando della distrazione di Molly, Ben le strappò un bacio. Lei non ricambiò ma automaticamente aveva chiuso gli occhi. Quando Ben si staccò, lei, tardò un attimo a riaprirli. Stava per iniziare a spiegarsi ma Ben non glielo permise.
  • Lo so, non devi dirmi nulla. A me non importa. È una cosa che capita spesso, purtroppo. Anche se devo ammettere che il tuo è un caso un po’ più particolare, nello specifico.- Nessuno aggiunse altro. Ben la riaccompagnò a casa.


    Molly salì le scale lentamente, con aria stanca e insicura. Ignorò la figura silenziosa seduta ancora sulla poltrona con il violino in mano e andò in camera sua. Sherlock aveva visto, non con i suoi occhi, ma sapeva. Molly non aveva motivo di sentirsi in colpa, di temere il suo sguardo. Altre volte, Sherlock, aveva saputo dei suoi appuntamenti ma quella volta suonava tutto così sbagliato. Quella notte Molly si addormentò piangendo.  
   
 
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