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Autore: Blackbird_    11/03/2014    2 recensioni
Emma è una ragazza di Liverpool amante dei Beatles. Semplice, introversa, chiusa in se stessa, segue un solo mantra nella vita: ‘Mi innamorerò solo quando troverò qualcuno che sia bello, talentuoso e divertente come John, Paul, George e Ringo messi insieme’. Una richiesta assurda. Non più tanto impossibile, però, quando incontra Jay, un ragazzo che, all’apparenza, è il mix perfetto dei Fab Four. Ma la perfezione, si sa, non esiste, e Jay non è di certo un’eccezione.
La storia di Emma è accompagnata dalle parole e dalle melodie del suo gruppo preferito, colonna sonora perfetta per ogni situazione che vive.
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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I don't want to spoil the party

Quando rientrai al Cavern, sul palco si stava ancora esibendo 'il genio della chitarra'. A giudicare dalle espressioni compiaciute di tutti i presenti il ragazzo era bravo sul serio. Stava suonando la profetica I should have known better, come canzonandomi inintenzionalmente.
 
Whoa, whoa, I never realised what a kiss could be,
This could only happen to me,
Can't you see, can't you see?
 
Raggiunsi il tavolo a grandi passi, passando inosservata fra la folla in piedi. Mic si era seduto vicino ad Allie, nel posto dove ero seduta io poco prima, lasciando libera la panca che dava le spalle alla porta del bagno e a quella del backstage. Mi sedetti pesantemente, senza dire una parola. Nonostante ciò, però, i due mi notarono con la coda dell'occhio e separarono rumorosamente le loro labbra che, all'apparenza, erano appiccicate già da un po'.
"Dove eri finita?" domandò Allie, preoccupata, mentre il ragazzo mi guardava con fare interrogativo. "Mi sono fatta un giro qui intorno, sono andata a Stanley Road" spiegai, evitando volontariamente la parte del racconto che includeva discorsi da psicopatica con una statua. "Da Eleanor?" incalzò nuovamente la mia amica, ben consapevole della mia fissazione per quel posto. Quando annuii, infatti, alzò gli occhi al cielo, esasperata, e tornò a donare tutta la sua attenzione a Mic che, ovviamente, non stava capendo granché di quel discorso.
Tutta l'importanza appena guadagnata svanì in un secondo, nell'istante esatto in cui i due ripresero a baciarsi come se io fossi ancora via. Sbuffai, infastidita, e tornai a guardare l'esibizione di Tony. Restare a parlare con una statua ancora per un po' sarebbe stato da pazzi, ma era chiaramente migliore di quel momento di rinnovata noia.
Poi, però, l'illuminazione. I due shottini non avevano avuto grande effetto su di me -parlare ad oggetti inanimati era abitudine anche senza alcool in circolo- ma, forse, incrementare la dose avrebbe entusiasmato un po' la situazione. "Vado a prendermi qualcosa da bere" dissi alzandomi dal mio posto, ben consapevole di essere completamente ignorata dai due seduti di fronte a me. Mi diressi lentamente verso il bancone, ciondolando la testa al ritmo di musica. Lo dovevo ammettere: Mic aveva ragione riguardo alle capacità del performer sul palco.
Non appena le persone avanti a me vennero servite riuscii ad ordinare una media rossa. Il doppio malto era la soluzione a tutti i miei problemi. Aspettavo il mio boccale incantata sul ragazzo che suonava con grande maestria la sua chitarra quando qualcuno mi urtò una spalla.
“Sorry lady” si premurò di scusarsi immediatamente, spostandosi. La sua voce era calda, bassa, nasale e con uno spiccatissimo accento di Liverpool. Mi voltai, strabuzzando gli occhi. Conoscevo una sola persona con una voce simile, oltre a George Harrison.
Un deja vu. Non esistevano altre parole per descrivere quel momento.
Jay mi guardava confuso, mentre scompigliava con una mano i capelli biondi. I suoi occhi grigi erano puntati sui miei, preoccupati.
Il cuore iniziò a martellarmi in petto ad una velocità indefinita, tanto da sentirne il rimbombo assordante fin nelle orecchie. Un groppo alla gola, di quelli che ti lasciano senza fiato. Le guance, poi, iniziarono ad imporporarsi, palesando tutto il mio entusiasmo, il mio imbarazzo, la mia emozione.
Sorrisi, istintivamente.
"Oh, ciao, Em" mi salutò cordiale, mentre un sorriso meraviglioso si stampava sulla sua faccia, mandandomi in apnea.
"Ciao" fu tutto ciò che riuscii a dire, non appena fui capace di riprendere abbastanza aria nei polmoni. Era assurdo: era tutta la sera che aspettavo di incontrarlo e ora che era successo non riuscivo a spiccicare parola.
"Stai molto bene, stasera" si complimentò, studiandomi dalla testa ai piedi. Mi portai una ciocca dietro l'orecchio, imbarazzata, e la riportai al suo posto un attimo dopo. Ripetei quello stupido tic per un paio di volte prima di ringraziarlo con un filo di voce. Mi sorrise ancora, strizzando l'occhio in un gesto di apparente apprezzamento. Ringraziai Allie col pensiero per essere riuscita a convincermi a vestirmi in quel modo.
Restammo in silenzio per un po', guardandoci e studiandoci, incerti sul da farsi. Non sapevo da dove cominciare: ero anche più imbarazzata del giorno prima, forse anche a causa del poco alcool ingerito. Quando, per l'appunto, il barista mi chiamò per consegnarmi il mio boccale lo ringraziai, sbrigandomi poi a berne subito una sorsata. E, proprio come se fosse un siero di coraggio liquido, quella poca birra mi diede la forza di parlare.
"Sei arrivato ora?" domandai, ovvia. Ma era pur sempre un inizio.
"In questo momento, sì. È mia abitudine ordinare prima ancora di trovare un tavolo" replicò, neutro. Ed era sua abitudine scontrarsi puntualmente contro di me, ovvio. Prese il boccale di birra nera che il barista gli stava offrendo e lanciò lo sguardo verso il ragazzo sul palco, sorridendo appena. Diede anche lui una prima sorsata, appoggiandosi sullo sgabello piantato di fronte ai distributori di birra.
"Se vuoi il nostro tavolo ha un posto vuoto" gli proposi, affondando poi il viso nel boccale per l'imbarazzo. "Siamo io, Allie e Mic" mi sbrigai ad aggiungere, sperando di non sembrare troppo impertinente.
"Ah, sì" annuì "Mic mi aveva detto che oggi si sarebbe rivisto con Allie. Non mi aveva detto che ci saresti stata anche tu, però".
"È stata una cosa dell'ultimo minuto, in effetti. Allie mi ha praticamente costretta a venire. E ora mi ritrovo a guardarli amoreggiare" spiegai, sbuffando scocciata all'ultima osservazione. Jay scoppiò a ridere, divertito. "Mi dispiace per te" fu tutto ciò che riuscì a dire, prima di voltarsi di nuovo verso il palco.
Non tralasciai affatto il dettaglio che avesse deviato lievemente il discorso pur di non rispondere al mio invito. Come avrei dovuto interpretarlo? Come un sì o come un no? Venni sconvolta da decine di pensieri, tutti contrastanti fra di loro. Lo fissai per qualche istante, sperando di leggere qualcosa nei suoi occhi. Nulla. Era ovvio che non sapevo nulla di lui, a discapito di quanto detto la sera prima. Mi rassegnai, perciò, ed iniziai a guardare lo spettacolo anch'io.
Tony stava cantando Anna, mostrando a tutti le sue incredibili capacità canore, oltre che strumentali.

 
So I will set you free, 
Go with him. 

"Jay" lo chiamai, voltandomi di nuovo verso di lui. Attirai la sua attenzione in un lampo. "Vado al tavolo, se vuoi siamo in quello in fondo" gli spiegai, indicandogli il tavolo dove erano ancora seduti Allie e Mic.
"D'accordo" rispose, senza un segno che tradisse le sue emozioni. Mi salutò, carezzandomi delicatamente un braccio, e tornò a guardare il concerto, sedendosi finalmente sullo sgabello.
Non mi voltai mai per guardarlo, nonostante la grande tentazione. Preferii non tradire i miei contrastanti stati d'animo. Ero quasi morta, durante quella breve conversazione e quei lunghi silenzi. Ma ora quel senso di gioia e di soddisfazione nell'averlo rivisto lasciava un retrogusto amaro ad ogni mio pensiero. Era stato carino con me, ma non era la stessa persona del giorno prima. Mi aveva sorriso, mi aveva fatto un complimento, ma si era sempre mantenuto distante e freddo. Mi aveva sfiorato un braccio, che ancora bruciava al solo pensiero, ma non aveva mosso un dito al mio implicito invito a stare un po' insieme. Non aveva colto la mia allusione ad Allie e Mic che amoreggiavano, prova che nulla era cambiato dalla sera precedente. Mi aveva ringraziato sorridendo, ma si era seduto lì, da solo, ben consapevole che anch'io, in quel momento, ero sola.
Mi sedetti al tavolo pesantemente. Ora che avevo il bancone di fronte a me, potevo finalmente guardarlo senza dare troppo nell'occhio. Era bello proprio come ricordavo, se non di più. In tutto il tempo che continuai a guardarlo, imperterrita, non distolse mai lo sguardo dal palcoscenico, se non per guardarsi le mani che stringevano il boccale di birra che, lentamente, si stava svuotando. Nemmeno per una volta guardò nella nostra, nella mia, direzione. Nemmeno una volta i nostri sguardi si incrociarono, in tutto quel tempo. Rinunciai alla mia impresa dopo l'ennesimo sorriso che sfoggiava al vuoto, troppo provata dalla sua semplice bellezza. E dalla consapevolezza che, quella sera, quei sorrisi non erano affatto per me.
“Questa è la mia ultima canzone per questa sera. Spero vi siate divertiti” annunciò Tony.
Applaudii svogliatamente insieme a tutti. Persino Allie e Mic si separarono per congratularsi col ragazzo sul palco che, era chiaro, quella sera aveva fatto faville.
Mi voltai a guardarlo per un attimo. Era arrossito, imbarazzato ma anche evidentemente compiaciuto dal successo che aveva ricevuto. Quando tornai a sedermi normalmente, il mio sguardo cadde di nuovo sullo sgabello dove Jay era seduto. Rimasi sorpresa, però, quando lo vidi in piedi, ad applaudire con entusiasmo. E lo fui ancora di più quando lo vidi avanzare velocemente verso il nostro tavolo, mentre Tony iniziava la sua canzone di chiusura. Seguii con lo sguardo ogni passo del biondo che continuava a farmi girare la testa, mentre il cuore iniziava a battermi di nuovo all'impazzata ed il sorriso a formarsi sulle mie labbra.
Uno, due passi e sarebbe arrivato. Iniziai ad immaginare conversazioni, scambi di sguardi e di battute, mani sfiorate e labbra baciate. Forse ero stata sciocca a temere il peggio, forse doveva solo ambientarsi un po' prima di raggiungerci.
Arrivò al nostro tavolo e, senza minimamente cambiare andatura, lo superò, sparendo dal mio campo visivo. Mi gelai sul posto, mentre il sorriso si spegneva ad una velocità impressionante. A che gioco stava giocando? Mi portai una mano sul cuore, immaginando e sperando che fosse solo diretto verso il bagno. Era l'unica opzione possibile.
"Ma quello non è Jay?" Mi chiese Allie, indicando un punto indefinito alle mie spalle. Annuii, mentre Mic seguiva con lo sguardo l'indicazione della ragazza, sbiancando. "Shit" commentò, molto poco finemente, mentre sia io che la mia amica lo fissavamo scioccate, incapaci di comprendere quella strana reazione.
Il ragazzo barbuto si alzò, poggiando una mano su quella di Allie, e raggiunse l'amico. Finalmente ebbi un pretesto per girarmi. Jay era appoggiato sull'arco di mattoni alla destra del palco, quello dalla quale ogni artista passava per salire o scendere dal palcoscenico. Era un angolo buio, lontano dagli occhi indiscreti di gran parte del locale. Ma, comunque, quello non era il bagno. Cosa stava facendo lì?
Mi voltai di nuovo verso Allie, piena di nuovi interrogativi a frullarmi per la testa. "Perché non vai a salutarlo anche tu?" mi propose la mia amica, stringendomi la mano cercando di infondermi coraggio. Mi sorrideva entusiasta, cercando di spronarmi a cogliere l'attimo. Sarebbe stato un ottimo consiglio se solo "Non posso, ci siamo già incontrati prima al bar" risposi, abbassando lo sguardo. Allie mi guardò, sorridendomi. "Perché non me lo hai detto?" domandò, fingendosi offesa. "Scusa se non ho voluto rovinare il tuo momento idilliaco col tuo principe azzurro" replicai, in una smorfia che fece ridere divertita la mia amica.
Quando tornò finalmente seria, lanciò un'occhiata alle mie spalle. "Stanno parlottando come se avessero chissà quale segreto da nascondere. Sono peggio di due ragazzine. Chissà di cosa stanno parlando" mi esplicitò, mantenendo gli occhi su di loro.
"Ma perché non hai chiesto a Jay di sedersi qui, quando lo hai incontrato?" mi chiese, scontata, tornano a guardarmi. "L'ho fatto" risposi, fin troppo poco calma "ma mi ha praticamente evitata". Allie annuì ma non rispose, guardando di nuovo dietro di me.
Mic ci raggiunse un attimo dopo. "Vogliamo andare?" chiese, frettoloso. Guardai terrorizzata in direzione della mia amica. Se solo ci fosse stata una possibilità per me per interagire ancora una volta con Jay, quella era restare nel locale il più lungo tempo possibile. E Allie questo lo sapeva bene, così come io sapevo della sua caratteristica vena combattiva. E, a volte, anche generosa.
"Che fretta c'è? Io voglio sentire ancora un po' di musica qui" si lamentò, afferrando il ragazzo dal colletto della camicia a quadri e costringendolo a sedersi di nuovo. Le sorrisi, ringraziandola silenziosamente, mentre Mic si mordeva un labbro, quasi agitato, e guardava nuovamente in direzione dell'amico. Non capivo il motivo di tanta agitazione ma, sicuramente, stava accadendo qualcosa fra quei due.
"Allora, ti è piaciuto Tony?" mi chiese il ragazzo, cercando un qualsiasi argomento di conversazione. Lo guardai un po' perplessa. "Ho sentito molto poco ma sì, non è male" risposi. Mic continuò a parlarmi spontaneamente ed insistentemente per altri minuti, senza darmi modo di voltami verso il palco per applaudire alla fine della canzone. Allie spostava lo sguardo fra di noi continuamente, come fosse l'arbitro di una partita di tennis, non capendo tutto quell'improvviso affiatamento.
Quando si arrese all'idea di essere stata tagliata fuori dal discorso, alzò lo sguardo, sbuffando. Con la coda dell'occhio la vidi congelarsi sul posto, sgranando i suoi enormi occhi verdi. "Emma" mi chiamò, interrompendo il mio discorso sulle cover band con Mic. Spostai lo sguardo verso di lei: non l'avevo mai vista tanto sconvolta in vita mia. Il ragazzo al suo fianco alzò lo sguardo nella stessa direzione in cui lei stava guardando e "Shit!" ripeté, ad un tono anche più alto della volta precedente.
Ero spaventata. Cosa diavolo stava succedendo, per sconvolgerli entrambi in quel modo? Feci per voltarmi, ma Allie mi precedette, stringendomi le mani, e attirando tutta la mia attenzione su di sé. "Non voltarti" disse, criptica, scandendo nitidamente quelle due parole.
"Cosa c'è?" Le chiesi, preoccupata, venendo completamente ignorata. "Che cosa significa?" aveva chiesto a denti stretti la mia amica al tipo al suo fianco. Quello iniziò a balbettare frasi incomprensibili. "Te l'avevo detto che era meglio se lei non fosse venuta" si precipitò poi a rispondere, indicandomi. "Dovevi essere più esplicito, sicuramente avrei trovato un modo migliore per farle capire... Questo" ribatté Allie, sconvolta, gesticolando come mai aveva fatto in vita sua.
Tutto quel loro battibeccare così poco esplicito mi dava letteralmente ai pazzi. Non capivo cosa stesse accadendo alle mie spalle, sapevo solo che si trattasse di qualcosa di sconvolgente. Di qualcosa che mi avrebbe fatto stare male, da quanto poco capivo delle parole di Allie.
Perciò decisi di fare di testa mia, di non dare retta alla mia amica. La sua attenzione non era più su di me, ma sulle risposte senza senso che Mic le stava dando, e ne approfittai. Mi voltai: niente sarebbe stato peggio di quell'ansia snervante.
Ma mi sbagliavo di grosso.
Jay. Poggiato sul muro di mattoni, era sovrastato dall'altezza di Tony che lo teneva arpionato in quel posto.
Le sue braccia. Stringeva l'altro in un abbraccio solido, come se non volesse lasciarlo, come se stesse aspettando quel momento da secoli.
Le sue labbra. Si baciavano, desiderosi l'uno dell'altro, con entusiasmo e con passione.
Ero letteralmente gelata dentro. Il ghiaccio e il freddo si stavano impossessando del mio corpo, del mio cuore.
Jay. Che solo la sera prima era riuscito a farmi ballare.
Le sue braccia. Le stesse che mi avevano stretta a sé, che mi avevano abbracciata, che mi avevano fatto sentire a casa anche se sconosciute.
Le sue labbra. Quelle che mi avevano baciata, che mi avevano canticchiato sottovoce canzoni dolci, che erano riuscite a distruggere il mio muro.
Ciò che per una sera era stato mio ora era riservato a qualcun altro. L'amore che aveva dedicato a me, ora era amplificato all'ennesima potenza per un ragazzo.
Ed io non riuscivo a crederci, non riuscivo a realizzare.
Tutti, probabilmente, ad una visione simile avrebbero avuto il cuore spezzato. Io, invece, lo sentivo ancora battere. Era ancora lì, batteva ancora, seppur lentamente. Era solo... Freddo. Cosparso da una coltre di ghiaccio che lo imprigionava, che leniva il dolore.
 
That boy took my love away 

"Emma" mi chiamò di nuovo Allie, cercando di attirare di nuovo la mia attenzione. Chiusi gli occhi, presi un grande respiro e mi voltai verso di lei.
"Vuoi andare via?" mi chiese, palesemente preoccupata per me. Non era mai capitata una cosa simile, e di certo non aveva la più pallida idea di come avrei reagito. Ma, sorprendendola, scossi la testa. "Non ce n'è bisogno" le risposi, infatti, con un filo di voce.
"Mi dispiace averti trascinata fin qui, se solo avessi saputo..." Mi strinse di nuovo le mani, come poco prima, cercando di infondermi coraggio, e per rendere le sue scuse più vere e sincere. Ma io non avevo bisogno di coraggio, né tantomeno di scuse. "Stai tranquilla, Al, non è successo niente" cercai di tranquillizzarla. "Sto..." la voce roca mi si strozzò in gola. "Bene" conclusi infine, annuendo lentamente.
"Scusami" ripeté quella con voce tremante. Sembrava sul punto di mettersi a piangere. Se solo avessi potuto, avrei sorriso all'assurdità della situazione. Piangere era sempre stato un metodo di difesa e di sfogo abituale, per me, ma in quel momento sembrava una soluzione fin troppo esagerata. Non era luogo né tempo, quello, per piangere sulla mia sorte. Le lacrime erano troppo calde per il freddo che stavo provando.
"Posso spiegarti" si intromise Mic, che fino a quel momento ci aveva osservato in silenzio, mordendosi un labbro. "Sarebbe davvero il minimo" urlicchiò Allie, mentre io mi limitai ad annuire. "Non sei obbligato" mi sbrigai ad aggiungere, nonostante la mia improvvisa lentezza nel parlare.

 
That boy took my love away 

"Jay e Tony si frequentano da un po'. Quasi un anno, credo".
Iniziò il ragazzo, mentre Allie lo seguiva già a bocca aperta.
"Tony è spagnolo, ma vive a Manchester da un paio d'anni. Lo abbiamo conosciuto durante un nostro concerto lì. Era fra il pubblico e alla fine dell'esibizione è venuto a complimentarsi con noi. Abbiamo parlato e bevuto tutti insieme per un po', finché non ci siamo quasi ubriacati tutti quanti."

 
Though he'll regret it someday 

"Sinceramente conosco Jay da tanti anni, fin da quando siamo piccoli, ma non ho mai indagato a fondo sul suo 'genere'. A volte ci presentava ragazze, altre ragazzi. Più ragazzi che ragazze, a dire la verità."
"Quindi è bisex?" lo interruppe Allie, con un tono più acuto del solito.
"Non credo che quello sia il modo migliore per descriverlo, no. Lui ama l'amore, questo lo so. E ama chiunque sia in grado di dargli amore. Non si cura dell'aspetto o del sesso altrui, lui ama incondizionatamente chiunque abbia un cuore grande e bello come il suo."
"Questa cosa non ha senso" sbuffò la mia amica, guardando per un attimo di nuovo alle mie spalle, e tornando un attimo dopo a seguire il discorso di Mic.
"Non tutto deve avere un senso, soprattutto se si parla di amore."
Le loro mani si strinsero, e si sorrisero.
"Quella sera, a Manchester, dopo aver bevuto non so più quanto, ci dividemmo. Richard tornò in hotel per riposare, io iniziai a dibattere con la cameriera super figa del locale e Jay... Uscì da lì con Tony per continuare il loro discorso su nemmeno ricordo più cosa. Fatto sta che qualche ora dopo, quando finalmente tornai in hotel anch'io, scoprii che Jay non era ancora rientrato. Mi aveva mandato un messaggio per dirmi che era a casa di Tony."

 
That boy isn't good for you 
Though he may want you too 

"Da quel giorno hanno iniziato a vedersi e a sentirsi quasi tutti i giorni. Non avevo mai visto Jay così preso: la sua indole ad amare lo ha sempre portato da una parte all'altra alla velocità del vento, ma con Tony è sempre stato diverso."
"Ma allora perché ieri non si è fatto problemi a stare con lei?" lo interruppe di nuovo Allie, desiderosa di arrivare al nocciolo della questione.
"Tony è spagnolo, questo ve l'ho già detto. Non è raro che torni in patria, ogni tanto. E in quei periodi di lontananza, Jay torna il solito di sempre. A quanto pare è un accordo fra di loro, almeno credo. Fino a stamattina, comunque, Tony era in Spagna. È tornato oggi"
"Emma, quindi, è stata solo un 'tappabuchi' per rimediare alla sua voglia di amore?" non si fece problemi a domandare la mia amica, indicandomi.
"Jay ama, punto. Non esistono tappabuchi o cose simili. Se lui decide di dedicare sé stesso a qualcuno, non lo fa per doppi fini, non lo fa per compensare i suoi bisogni d'amore o che so io. Lui ama sinceramente, sempre."
Finalmente i due si voltarono verso di me, interrompendo la loro conversazione che, sebbene servisse a me più di chiunque altro, avevano tenuto unicamente per loro. E a me stava bene, davvero. Sentendo quelle parole, parlare era stato l'ultimo dei miei desideri.
Avevo ascoltato tutto senza fiatare, ma nulla si era mosso dentro di me. Nulla. Neanche a sapere della sua relazione, neanche a sapere delle sue abitudini, neanche a sapere di essere stata amata, seppur per una sola sera. Nulla. Tutto ciò che sentivo era, ancora, solo freddo. E un grande vuoto.
"Mi dispiace" furono le ultime parole di Mic. Pena, era questo che leggevo nei suoi occhi. Compassione, era quello che esprimeva il volto di Allie.
"Non importa, davvero" risposi, neutra.
Pena e compassione erano le ultime cose di cui avevo bisogno in quel momento.

 
Oh, and this boy would be happy 
Just to love you, but oh my 

Di una sola cosa avevo bisogno: calore.
 



 

Angolo dell'Autrice:
Ehm... *cough cough* lo so che vi avevo promesso un po' di felicità per Emma ma... oops! Purtroppo non è questo il capitolo giusto per renderla felice. Jay è tornato ma lo ha fatto in un modo del tutto imprevisto ed inatteso da tutti (persino da me, che l'ho creato ò.ò). Lo so che è una cosa assurda, impossibile forse, ma credo che nelle parole di Mic ci sia molta più verità di quanto non sembri. Mi sto immaginando le vostre facce in questo momento e lo sgomento... un po' fa ridere, un po' mi dispiace perché immagino che i vostri desideri per questi due fossero diversi. Mi sto già preparando psicologicamente ad un drastico calo di letture... In ogni caso vorrei che sappiate che 1) la storia non è ancora finita, ed ancora il destino ha delle cose in serbo per Emma e 2) ogni cosa che accade ha un suo senso al fine del "messaggio" che vorrei trasmettere :)
Comunque le canzoni usate per questo capitolo deprimente sono I Should Have Known Better, Anna e This Boy... spero vi piacciano.
Grazie a tutte quante quelle che hanno letto, hanno commentato, hanno messo fra le preferite/ricordate/seguite questa mia storia, per la quale sto dedicando davvero tutto quanto...
A martedì prossimo,
Julia
   
 
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