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Autore: R e d_V a m p i r e     11/03/2014    6 recensioni
''...il mare è splendido qui, mi chiedo perché non ci siamo mai venuti prima. Dovreste farci un salto anche voi, sul serio. Se il Paradiso non è così, per l'Angelo, poco ci deve mancare. Sta andando tutto bene, tralascinado il fatto che Magnus abbia deciso di andare in giro con un gonnellino di paglia, dimenticandosi che non siamo alle Haw-''
«Oh, andiamo pasticcino! Hai deciso di voler rimanere seduto lì per tutta la vacanza?»
[15° - Malec ; End]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una faccia di bronzo è una gran cosa da mostrare al mondo,
ma di tanto in tanto, quando sei solo e non hai pubblico intorno,
devi, penso, toglierti la maschera, nient'altro che per respirare.
Altrimenti, credo proprio che soffocheresti.
Oscar Wilde



Conscience makes egotists of us all.




Perché avesse scelto proprio lui, questo Simon non lo aveva ancora capito. Probabilmente non sarebbe arrivato ad una soluzione che potesse avvicinarsi alla realtà nemmeno a rimuginarci su per un altro secolo ma, per amor dei suoi nervi e per quell'intrinseca capacità di buttare tutto sull'ironico, aveva decretato che il motivo non poteva essere altro che, nel profondo, il Sommo Stregone di Brooklyn fosse da sempre attratto da lui. Era chiaro.
Cristallino come l'acqua che si riversava ciclicamente nella fontana quadrata, con al centro degli strani spunzoni di metallo scuro che non aveva ancora capito cosa dovessero rappresentare e da cui sgorgavano fontanelle che si riversavano in piccole cascate ai quattro angoli della struttura, sul cui bordo di pietra bianca si era accasciato con tutta l'intenzione di non scollare più le chiappe da lì.
Dettagli che non potesse realmente sentirsi stanco o avere il fiatone, essendo morto.
«Mi arrendo, lasciami qui e vai avanti tu... no, non voltarti indietro...! Me la saprò cavare da solo!»
Se, in un altro momento, i modi teatrali del Diurno lo avrebbero di certo stranito e divertito al contempo, in quell'istante Magnus fu tentato solamente di spintonarlo all'interno della fontana.
Magari recuperando prima il sacchetto di Gucci che il vampiro si teneva stretto al fianco, appoggiato distrattamente sul bordo plastificato che si stava accartocciando tristemente sotto il peso del suo gomito.
«Se non ti alzi da lì entro cinque secondi, Seamus, ti giuro che ti farò provare l'ebrezza del venire impalato da un orrendo esempio di arte contemporanea.»
Anche senza specificare, il Nascosto più giovane intuì che dovesse trattarsi della scultura alle sue spalle. E l'idea non gli piacque granché.
«Ma così rimarresti senza testimone» fece notare, con un gran sorrisone, decidendosi però saggiamente a seguire il suggerimento ed alzarsi.
Lo stregone alzò gli occhi al cielo, mostrando una smorfia tra il rassegnato e l'esasperato sul bel volto sapientemente truccato di nero e di blu; per i primi venti minuti, da quando erano usciti - più che altro Simon era stato rapito sulla porta dell'appartamento che divideva con Jordan, ma questi erano dettagli -, non aveva fatto che guardarsi stranito attorno cercando nelle persone presenti una traccia di stupore nel vedersi passare accanto una figura tanto particolare. Ma tranne qualche vecchia signora che borbottava contro i giovani d'oggi (e non aveva capito se ce l'avesse con i glitter dello stregone o con la stampa della sua t-shirt; e dire che la freccia rivolta verso il basso con la scritta rossa ''Are you ready?'' non fosse nemmeno tra le peggiori del suo armadio) e svariate ragazzine che indicavano Magnus ridacchiando e sospirando, chiedendosi eccitate fra loro se non fosse quel famoso modello di Vogue (e lui il suo portaborse, probabilmente, visto che non l'avevano calcolato di striscio), tranne questi esempi, ecco, nessuno sembrava far poi troppo caso a loro due.
Il bello della grande mela, aveva pensato seguendo con aria mogia il suo rapitore per i marciapiedi affollati.
«Inizio a pensare che il Presidente Miao sarebbe stata una scelta migliore, Sean»
«Simon.» lo corresse, meccanicamente, il vampiro. Era abituato a sentirsi chiamare con ogni nome possibile iniziante per esse, e la cosa non era cambiata nemmeno dopo aver dimostrato il suo coraggio evocando Raziel, anni prima. Per un po', quando lo stregone aveva pronunciato finalmente il suo nome in maniera corretta, aveva creduto che quell'azione lo avesse impressionato tanto da poter guadagnarsi un minimo di considerazione.
Certo, l'essere stato scelto come testimone di nozze avrebbe dovuto essere un simbolo ben più gratificante, ma ora come ora rimpiangeva che non avesse semplicemente iniziato a chiamarlo col nome giusto. E stop.
Quella cosa era davvero, davvero sfiancante. Soprattutto se lo sposo era un Figlio di Lilith, aveva la passione per la moda e si chiamava Magnus Bane.
Oh, beh. Uno dei due sposi, almeno.
Decisamente a Jace doveva essere andata meglio. Anche se provava pietà al pensiero del povero Alec nelle mani del biondo Herondale e, soprattutto, della sua adorabile sorella, alias sua fidanzata.
Non invidiava affatto il poveretto che stava passando tra le mani di Isabelle, in quel momento. Magnus, a confronto, era quasi meglio.
Scoccò un'occhiata al suddetto ragazzo che si era fermato, impegnato ad osservare una cravatta di lustrini viola dalla vetrina di un negozio con un nome impronunciabile.
...quasi.

«Questo... questo vestito è...»
«...sublime!»
Sembrava che il Sommo Stregone di Brooklyn dovesse illuminarsi come un albero di Natale, tanto sgranò gli occhi verdi - oppurtunamente incantati per apparire normali alla vista dei mondani - unendo le mani, dalle dita intrecciate, al petto.
Il Diurno non si sarebbe stupito troppo se avesse iniziato a mandare quelle sue scintille colorate o a scodinzolare.
«Orrendo!» gli fece eco, invece, con una smorfia disgustata sul viso pallido mentre si voltava a guardarsi allo specchio.
Sobbalzò, non vedendo altro che la figura dello stregone appoggiata ad un bancone di vetro ricolmo di abiti dai colori più assurdi; spesso dimenticava ancora come non avesse un riflesso. Raphael gli aveva detto, con un ghigno storto dei suoi, che fosse perché loro, più di altri Nascosti, avevano un piede all'Inferno e nessuna anima a cui appigliarsi. Forse era vero, forse no - in fondo aveva visto tante cose che smentivano le leggende, da quando era diventato parte del Mondo Invisibile - fatto sta che faceva sempre una certa impressione non vedersi su alcuna superficie riflettente.
Nonostante questo sapeva perfettamente di avere ragione; lo aveva visto, quel completo, prima e mentre lo indossava. Era di un assurdo arancio fluorescente che sarebbe stato perfetto per una passeggiata in autostrada in piena notte, ma non certo per un matrimonio.
La smorfia sul viso del Figlio di Lilith sembrava dire ''certo che non hai proprio gusto'', ma non fu quella a catturare l'attenzione del Figlio della Notte. C'era qualcosa di strano, in Magnus. E c'era da un po'.
Succedeva, ogni tanto, che lo notasse. Un dettaglio insignificante, catturato con la coda dell'occhio mentre lo stregone era distratto, ma che spariva non appena quello si rendeva conto di essere osservato.
Qualcosa di così infinitesimale, ma impossibile da non cogliere allo sguardo di un vampiro.
«Certo che hai davvero gusti difficili, Sheldon. Vediamo, forse questo...»
Aveva ripreso a cercare negli scaffali, Magnus, dando le spalle a Simon quando si era accorto di essere guardato. Ovviamente non lo aveva visto, considerato che non c'era alcun riflesso su cui cogliere l'attenzione, ma ne aveva sentito addosso l'intensità. Era una cosa affinata, negli anni, quella di percepire quando qualcuno lo fissava senza farsi notare.
«Perché mi hai voluto come testimone?» era da un po' che se lo chiedeva, e in quel momento non era più riuscito a trattenersi. Non quando aveva notato quel qualcosa.
Lo stregone fece scorrere fra le mani un paio di giacche non meno assurde di quella indossata ancora dal vampiro, prendendosi un secondo per rispondere.
«Perché tu e le tue magliette finto ribelle mi state simpatici?»
Cera qualcosa, nella noncuranza con cui pronunciò quelle parole, che suonava  tanto come una richiesta di farsele bastare e non andare oltre.
Ma Simon Lewis era un tipo testardo, sarebbe bastato chiederlo a Clary per ottenere in risposta un'alzata di occhi al cielo e un sospiro esasperato. Quindi non rinunciò nemmeno quella volta, anche se da qualche parte la sua coscienza (che aveva la voce di Super Mario, chissà perché) gli suggeriva di usare un minimo di delicatezza e desistere.
Ma Super Mario gli era sempre stato sulle scatole.
«Sei solo invidioso delle mie magliette, che sono certamente più fighe della maggior parte delle cose che si potrebbero trovare qui. E meno da gay esuberante»
«Bisessuale disinvolto anche se, al momento, è più un ''monogamo omosessuale a vita''» lo ribeccò, tirando fuori una camicia che sarebbe andata di moda nel glorioso '700.
Simon inarcò un sopracciglio, sentendo prudere il naso alla vista di tutti quei volant. Magari sarebbe stato il primo vampiro a sviluppare un'allergia alle cose antiquate. Il che, riflettè, sarebbe anche potuto essere un paradosso esilarante.
Ma non era il momento di pensare a certe cose.
«Sul serio, Magnus. Avresti potuto chiedere a chiunque. A Tessa, per esempio» buttò lì, mangiandosi all'ultimo secondo il nome dell'altra strega amica sua che era morta durante la battaglia contro Sebastian. Catarina, gli sembrava si chiamasse. Ricordava ancora il sorriso sereno che aveva sulle labbra e i capelli bianchi tinti di rosso. Sembrava quasi fosse felice, come se nel posto in cui era andata ci fosse qualcuno ad aspettarla. Lo aveva sperato per lei, almeno.
«Theresa è un tipo all'antica... sai che noia l'addio al celibato?» glissò l'altro, dispiegando davanti al più giovane un paio di pantaloni che sarebbero potuti anche sembrare normali, se non fosse stata per l'enorme quantità di glitter rosa impiegata sulle cuciture laterali.
Il Diurno fu quasi tentato di sbattere la testa contro il bancone, se non avesse avuto paura di trovarsi in fronte la versione sbrilluccicante del Marchio di Caino. Resistette, ad ogni modo, scoccando un'occhiata distratta alla giacca che ora lo stregone si rigirava, riflessivo, fra le mani.
Ok, magari una partita poteva concedergliela, ma non la guerra.
«Ehi, quella non è male»

Ora che si erano lasciati Macy's e i suoi negozi ''fantasticamente alla moda'' alle spalle, Simon sentiva di poter tornare a respirare.
Anche se non ne aveva bisogno, ovviamente. Era un po' un problema quella storia dei modi di dire, se eri morto ma poi non così tanto morto.
Guardava Magnus camminare al suo fianco pieno di pacchi e pacchetti, blaterando di chissà cosa riguardo al ricevimento e anatre infiocchettate.
Anche se non lo stava davvero ascoltando, il vampiro pensò che a Jace la cosa non sarebbe piaciuta troppo. E questo il Summus sembrava saperlo bene.
«Sai» lo interruppe, nel bel mezzo di una tirata su come William e Kate sarebbero impalliditi di fronte a loro, altro che reali! «Penso davvero, e scusami se te lo dico, che qualche volta dovresti smetterla di comportarti così»
Lo stregone abbassò il braccio con cui stava per colpire un povero passante, inarcando perplesso un sopracciglio «Così come?»
Il ragazzo si strinse nelle spalle, schivando un palo della luce per un pelo.
«Così... così. Così da Magnus, ecco. Sembra che tu debba costantemente portare avanti una sceneggiata, e che Dio solo sa» era sempre una soddisfazione, poter pronunciare quel nome senza rischiare di soffocare «cosa succederebbe, se tu ti fermassi. Dovresti farlo invece, ecco. Fermarti e scendere dal palco. Giusto per non cadere stecchito.»
Lo sguardo da gatto che lo fissava sembrò adombrarsi, perdendo lo sfavillare dell'oro in favore di un verde cupo. Raramente aveva visto un'espressione così seria nello stravagante Nascosto che l'aveva trascinato tutto il pomeriggio in giro per negozi, nemmeno fossero amiche del cuore tredicenni.
O la sposa con la sua damigella, giusto per calarsi nel contesto.
«Tu...» iniziò, e il vampiro si aspettò di sentire un'altra presa in giro o un insulto.
Ma Magnus si limitò a sospirare pesantemente, gettandosi uno dei numerosi pacchi su una spalla, a mò di giacca, mentre lo sguardo vagava per la stradina quasi deserta che portava alla metropolitana. Non si erano resi conto che fosse così tardi, il sole stava lentamente sparendo oltre i palazzi in lontananza.
Sembrava quasi che il tempo si fosse cristallizzato, in quell'attimo in cui sole e luna si guardavano nello stesso cielo tinto della morte di uno e la nascita dell'altra.
«Probabilmente è perché sei simile a me. Oh, io sono molto più cool ovviamente. E, senza offesa, ma non sarai alla mia altezza nemmeno fra un millennio. Però mi ricordi quando ero giovane» ci pensò, borbottando «Beh più giovane. Ma quello che voglio dire, Simon...»
«Ehi, hai azzeccato il mio nome!»
L'occhiataccia che lo stregone gli rivolse, bastò a sedare ogni sorpresa e qualsivoglia eccitazione nel Figlio della Notte, che abbassò le spalle e si grattò distrattamente la punta del naso «Ahm, sì, vai avanti»
«...quello che voglio dire» riprese Magnus «è che sei l'unica persona a cui posso affidare le mie memorie. Perché so che ci sarà sempre, e ricorderà anche per me.»
Simon si fermò, guardando la schiena dello stregone che aveva continuato a camminare. Ad un tratto, tutto gli fu chiaro.
«Magnus, tu...»
Il Sommo Stregone di Brooklyn rallentò il passo, senza fermarsi, voltando di poco il viso da sopra la spalla. L'iride felina gli ammiccò, nell'ombra. Ma forse era solo un'impressione dovuta alla luce.
«...ma com'è possibile? Insomma, quando...» fece, concitato, raggiungendolo in un battito di ciglia.
Smise di agitare le mani, voltandosi a guardarlo con tanto di occhi «...quando sei diventato mortale
Ecco cosa c'era, che non andava. Il bel viso da ventenne dello stregone, in quegli anni, stava iniziando a mostrare i primi segni del tempo che aveva ripreso a scorrere. Niente di esagerato, solo una marcatura un po' più netta della mascella, dei tratti leggermente più maturi. Qualcosa che ad un occhio normale sarebbe passato del tutto inosservato e che forse lo stregone concorreva a nascondere con la magia, mostrandosi sempre lo stesso.
Ma che un vampiro non poteva non notare.
Adesso c'era qualcosa di dolce, nell'espressione del Figlio di Lilith. Qualcosa che faceva subito pensare all'amore, a Simon, più di quanto non facessero gli sguardi tra Jace e Clary e i sorrisi che gli rivolgeva Izzy, dalla prima volta che l'aveva vista sul viso dell'altro. Rivolta ad Alec e a lui solo.
«Certe volte bisogna essere egoisti, piccolo Diurno. Anche con se stessi. E' un prezzo che sarei disposto a pagare altre mille volte.»
Fu strano, capire cosa l'altro intendesse pur senza sentirlo davvero. Rendersi conto che Magnus aveva sacrificato la propria immortalità per salvare Alexander, e per salvare se stesso. Era stato egoista, ma di un egoismo generoso.
Provò un rispetto del tutto nuovo per quell'uomo che aveva visto i secoli ed ora si era deciso a fermarsi per ammirare l'ultimo con l'unica persona davvero importante.
«Ehi, Magnus...»
«Hm?»
Sorrise, dandosi un colpetto sul naso ed accennando ai pacchi che l'altro reggeva ancora.
«...ricordati che lo sposo non deve vedere l'abito della sposa prima del matrimonio, porta male.»
Prima che lo stregone potesse davvero realizzare cosa avesse detto e scagliargli un incantesimo, però, il vampiro era già sparito all'interno della metropolitana.


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»Angolino di Red«


Sorpresi? Spero di sì, e spero piacevolmente. Macy's esiste davvero, è un centro commerciale di dieci piani su non ricordo che strada, ma non ho idea se abbia una fontana e negozi per sposi con abiti così orrendi. Spero di no, quindi perdonatemi la licenza poetica.
Tra l'altro, con questo capitolo credo si siano chiarite un paio di cosette di quello precedente. Per chi si è chiesto come mai il paparino abbia avuto così buon cuore da salvare entrambi solo perché glielo ha chiesto il figlio... beh. Tutto ha un prezzo.
Mi sono divertita a scrivere questo capitolo, amo Magnus e adoro Simon e insieme li trovo adorabilmente idioti. Spero che per voi sia stato altrettanto (e... visto che non mi sono dimenticata del matrimonio?!)
Alla prossima,
Red.

   
 
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