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Autore: Hey Catnip    12/03/2014    5 recensioni
"...la mia attenzione cade su un’altra lettera, poggiata accanto alla mia bisaccia da caccia. Non l’avevo notata prima, deve averla portata Sae mentre dormivo. No, la data risale a mesi prima, poco dopo il mio rientro al distretto 12."
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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—Tre tacchini, sette conigli e quattro scoiattoli, bel bottino — dice Gale mentre percorriamo la strada dal bosco al mercato.

— Non male — gli rispondo — Sae sarà felice, da giorni si lamentava perchè non cacciavo più — aggiungo.
Il sole è da poco tramontato e le striature rosa e arancio cedono il posto ad un azzurro cupo che sfuma verso il blu; si vedono le prime stelle e nell’aria si avverte un delicato profumo di fiori. Io e Gale camminiamo fianco a fianco, lentamente, in silenzio, osservando con attenzione e un pizzico di malinconia ciò che ci circonda: un distretto distrutto che cerca di rinascere dalle proprie ceneri. Come una fenice.
In una decina di minuti arriviamo al Mercato, un enorme capannone di legno che ha ormai sostituito il Forno nelle attività di commercio e baratto e ci dirigiamo subito da Sae, intenta a preparare la sua solita zuppa.
— Ciao Sae — le dico.
— Finalmente hai messo piede fuori di casa! Spero che tu abbia avuto il buon senso di portarmi un po’ di selvaggina. Sai, anche se non è più vietato sono ancora in pochi a spingersi oltre il Prato ­— mi dice col suo solito tono dandomi le spalle mentre affetta cipolle.
— Tranquilla, ho delle cose per te. Non puoi neanche immaginare cosa sono riuscita a trovare — dico guardando di sottecchi Gale.
— Sentiamo, cosa avresti colpito stavolta con le tue frecce? Un unicor- — Sae si gira e resta a bocca aperta, il coltello in una mano, la cipolla che stava affettando nell’altra
— Si, proprio un unicorno. Bello grosso, non trovi? — la canzono io.
— Gale! Ragazzo mio, sei tornato! — dice Sae felice avvicinandosi a Gale per salutarlo — Ma guardati, eri un ragazzino quando sei andato via e ora sei un uomo fatto! Quando sei arrivato? Non hai intenzione di ripartire, vero? Lo avevo detto a quella lì — mi indica con il coltello — che non aspettavi altro che un segno da parte sua per tornare a casa. Che gioia rivederti e rivedervi insieme come ai vecchi tempi. — conclude Sae con le lacrime agli occhi.
Sae che si commuove, questa si che è una novità. Si sarà intenerita con l’età. No, è più probabile che le lacrime siano dovute alle cipolle che stava affettando.
— Grazie Sae, anche io sono felice di essere di nuovo qui — le dice Gale, guardando verso di me — Allora, quella zuppa è pronta? Siamo affamati — aggiunge, sedendosi su uno degli sgabelli vicino al bancone.
Prendo posto accanto a lui e addento un pezzo di pane portatoci da Sae insieme alla zuppa.
Dopo aver finito di mangiare restiamo lì per un pò a scambiare qualche parola con quel che resta dei vecchi frequentatori del Forno, come facevamo prima che la nostra vita ci venisse strappata via. È tutto così strano e, paradossalmente, anche normale, come se il tempo qui si fosse fermato e questo fosse ancora il vecchio Forno, con Sae e la sua zuppa, Ripper e i suoi liquori, l’uomo delle capre e la vecchia Rooba che aspetta la nostra selvaggina sbuffando impaziente con le mani sui fianchi. Queste immagini, vividamente impresse nella mia mente, si sovrappongono con quelle che mi circondano e per un attimo il passato e il presente si fondono in unica realtà.
— Catnip? — la voce di Gale mi distoglie dai quei pensieri — Vuoi andare via? — aggiunge vedendo la strana espressione che sicuramente si sarà fatta largo sul mio volto.
— Si. Sono esausta — dopo settimane di letargo un pomeriggio di caccia e una passeggiata al Mercato mi hanno praticamente distrutta.
— Noi andiamo, a domani.
Vieni — mi sussurra Gale guidandomi all’esterno. Una delicata e fresca brezza primaverile ci accarezza la pelle; un brivido leggero mi percorre da capo a piedi e non passa inosservato a Gale che si sfila la giacca e me la poggia sulle spalle. Ci incamminiamo verso il Villaggio accompagnati dal vociare delle persone che passeggiano nel Distretto e dall’intenso profumo di fiori appena sbocciati.
Giacinti selvatici. Amo il loro profumo, mi ricorda di quando ero bambina e andavo nei boschi con mio padre — dico respirando profondamente e riempiendomi le narici di quella fragranza pungente che si diffonde nell’aria. Gale si volta verso di me con un’espressione indecifrabile sul viso.
— Aspettami qui, torno subito — e si allontana veloce, per poi ritornare dopo alcuni minuti con le braccia piene di fiori lilla dal lungo stelo.
— Per te — dice, porgendomeli con un sorriso.
Un piccolo gesto che mi scalda il cuore.
— G-grazie — lo guardo ricambiando il suo sorriso e continuiamo il nostro cammino.
Arrivati a casa poso gli archi nell’armadio nell’ingresso e dopo aver sistemato i fiori in un vaso sul caminetto mi rivolgo a Gale — Vado a farmi una doccia, se vuoi farla anche tu c’è un altro bagno accanto alla vecchia stanza di mia madre. Le asciugamani sono nel mobile bianco vicino allo specchio —
— D'accordo — ribatte Gale poggiando un grande borsone nero su una delle sedie della cucina — Grazie —
Quando scendo al piano di sotto dopo essermi lavata e vestita, Gale è accovacciato davanti al camino intento ad attizzare il fuoco, mentre dalla cucina si sente il fischio del bollitore dell’acqua.
— Ci pensi tu al tè? —
— Certo — vado in cucina e torno poco dopo con due tazze fumanti che poggio sul tavolino davanti al divano dove è seduto Gale. Passiamo la serata a parlare e scherzare e ridere, ridere come non facevo da tempo. Non mi ero resa conto di quanto mi fosse mancato avere qualcuno accanto che si prende cura di te e ti fa stare bene anche semplicemente stando in silenzio. Il profumo dei giacinti mi solletica le narici e scioglie il nodo che mi si era formato in gola impedendomi di pronunciare la domanda che mi ossessiona da ore.
— Resterai, vero? — gli chiedo senza preoccuparmi di nascondere una nota di speranza nella mia voce.
— Dipende da te Catnip, lo sai — ribatte Gale, girandosi verso di me.
— Non andartene —
Gale mi scruta a lungo con i suoi profondi occhi grigi.
— Non vado da nessuna parte, resterò qui — mi risponde, ripetendo le parole che gli dissi una volta e regalandomi lo stesso sorriso di quel ragazzino quattordicenne che anni fa mi accusò di volergli rubare le prede. Sorriso a cui rispondo senza indugiare.
— Forse è meglio che vada prima che si faccia troppo tardi. Tom si è offerto di ospitarmi se avessi deciso di tornare per un po’ e sarebbe scortese presentar...—
— Se vuoi…— lo interrompo esitante — se vuoi puoi stare da me. Insomma... ho una casa enorme, vuota e triste — concludo a testa bassa accompagnando le mie parole con gesti stanchi e imbarazzati.
— Grazie Catnip, ma non voglio che tu ti senta in dovere di ospitarmi solo perché… —
— No, davvero — lo interrompo alzando la testa per guardarlo negli occhi — ho bisogno che in questa casa torni la vita, la luce, la felicità…mi sono chiusa nel buio e nel dolore, ma devo ricominciare vivere per
lei — Mi fermo un attimo per riprendere fiato poi ancora un volta lascio che il profumo di quei fiori aiuti le parole a trovare il modo di abbandonare la mia bocca.

Resta con me, Gale —
Silenzio. L'unico suono è lo scoppiettio del fuoco nel camino e lo stormire degli alberi, agitati dal vento.
Poi un sospiro.
— Si, Catnip, resterò —
L’effetto di queste tre semplice parole è immediato.


 Resterà con me. Non sarò più sola.





Eccomi qui con il nuovo capitolo!
Era già pronto da giorni, ma, una volta caricato, ho iniziato a modificarlo per l'ennesima volta... perdonatemi
Che ne pensate? Recensioni sempre ben accette =)
A presto con il prossimo capitolo!
Catnip
  
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