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Autore: albaTH    12/03/2014    6 recensioni
Fire. Una ragazza macabra, sola, che attende con ansia il termine della sua vita.
Qualcosa, o qualcuno, cambierà il suo destino; un incontro, un evento, un pensiero malsano.
"L'Essenziale è invisibile agli Occhi."
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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"T'immagini se con un salto si potesse, si potesse anche volare; se in un abbraccio si potesse scomparire... E se anche i baci si potessero mangiare ci sarebbe un po' più amore e meno fame. E non avremmo neanche il tempo di soffrire... Poi t'immagini se invece si potesse non Morire."

 
Dio, se esisti, ti ringrazio per avermi fatto smettere di tremare, mentre seguivo il ragazzo dai capelli corvini, a tre passi di distanza da lui.
Ero ancora scossa, ma riuscivo a controllare l’emozione. Osservando il mio guidatore da dietro, non potei fare a meno di notare le spalle larghe e la schiena dritta e scolpita come la statua di un dio greco. Era imponente, dominante, sicuro. Infondeva anche a me una curiosa sensazione di sicurezza, mescolata al terrore di dire qualcosa di stupido, di fare una figuraccia.
“Ehi, tranquilla, respira, per favore.” mi disse il ragazzo, senza voltarsi. Davvero la mia tensione era così palpabile? Ma non so davvero nemmeno io come, distesi i nervi e divenni quasi rilassata, come se colui che stavo seguendo fosse mio fratello, o comunque una persona che conoscevo da sempre.
‘Riesce a leggermi nei pensieri?’ pensai, e la mia stessa idea mi fece soffocare una risatina in gola.
Allungai il passo, per non perdere di vista il Ragazzo con gli Occhi di Cristallo. Ecco, pensai, forse erano quei suoi occhi a rendermi così vulnerabile e infantile, a parte naturalmente il suo fascino oscuro e misterioso.
“Comunque,” la sua voce profonda interruppe il filo dei miei pensieri, “sì.”
“Sì cosa?” borbottai confusa, fissandomi i piedi.
“Sì che riesco a leggere la tua mente. È così chiara, semplice, ovvia.”
Ammutolii, come chiunque altro avrebbe fatto ad un’affermazione del genere.
Lui, non udendo risposta, mi punzecchiò: “Beh, naturalmente non ci credi. Classico per una Cieca. Okay, prova a pensare a una cosa qualsiasi, e ti dimostrerò che non sono un bugiardo.”
Il suo tono era calmo e ridanciano, ma il viso non sorrideva, era serio e buio come conoscesse sulla propria pelle tutti gli orrori del mondo.
Feci quello che mi diceva. In fondo, se degli occhi come i suoi potevano essere reali, perché non la sua capacità di leggere i pensieri altrui?
Un secondo dopo, sul viso del giovane comparve una quasi impercettibile espressione di stupore, che subito scomparve.
“No,” disse poi, divertito, “i miei capelli non sono tinti.”
E rimasi a bocca aperta.
“Puoi insegnarmelo? Ti prego.” supplicai.
“Naturalmente no,” rispose vagamente ironico. “Non è una delle capacità che una Cieca potrebbe avere.”
Cieca. Che curiosa espressione.
“Scusa, perché mi chiami così?” domandai leggermente infastidita da quel soprannome bizzarro.
“Perché le cose vanno chiamate con il loro vero nome. Ed è quello che sei. Sei Cieca. Non vedi le cose intorno a te come realmente sono.”
Non potei evitare di domandargli come fossero veramente le cose.
“Oh,” sorrise, mostrando denti bianchissimi, più della sua pelle, “sono molto, molto diverse da come le vedi tu, puoi giurarci.”
Sollevò lentamente una mano davanti a se. Era una mano grande, con dita lunghe e flessuose da pianista. La cosa inquietante erano le sue unghie, affilate e ricurve, come fossero artigli.
Con fermezza portò l’unghia dell’indice sulla pelle scoperta della mia spalla. Sussultai visibilmente al suo tocco, ma egli fece finta di non averlo notato. E poi, con decisione, piantò con forza l’artiglio nella mia carne, per dopo ritrarlo immediatamente. Ero sconvolta, dal dolore, dal suo gesto, dalla sua mano mostruosa. Lui era calmo e tranquillo mentre piano avvicinava il volto alla mia spalla sanguinante e sfregiata. Ero troppo scombinata per scostarmi quando le sue labbra poggiarono dolci sulla mia ferita. Dopo che ebbe allontanato la bocca, il mio corpo, inspiegabilmente, non recava alcuno sfregio, era esattamente come cinque minuti prima dell’accaduto.
Lo guardai sorridere. Aveva le labbra rosse del mio sangue. Senza dire parola alcuna e senza pulirsi le labbra da quel liquido viscoso, si girò e continuò a camminare, sicuro che l’avrei seguito ancora.
E infatti, naturalmente fu quello che feci. Ero confusa e sconvolta, ma ammaliata e affascinata.
Chi era quel tipo dagli incredibili poteri sopranaturali?
“Ah,” disse il ragazzo accelerando il passo. “puoi chiamarmi Sean.”
 
  
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