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Autore: Marie Claire    13/03/2014    1 recensioni
Shirou Fubuki se ne è andato dall'Hakuren, e Yukimura si sente tradito dal suo allenatore.
cosa è successo all Hakuren in questo periodo?
gli altri giocatori cosa pensavano della partenza di Fubuki?
come hanno reagito?
la risposta a questa e altre domande la trovate qui!
la storia andrà dalla partenza di Fubuki alla partita contro la Raimon
avrò bisogno di OC, quindi della vostra collaborazione!
vi aspetto!
Genere: Comico, Malinconico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Shawn/Shirou, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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–Forza Ragazzi! Dateci dentro, la partita contro l’Hakuren è tra tre giorni!
–Sììì!
La Raimon era più in forma che mai, soprattutto dopo aver finalmente completato la strategia per la difesa impenetrabile della squadra dell’Hokkaido.
“Era ora!”
Pensavano con sollievo Endou e Kidou, osservando i loro giocatori: quelle settimane di preparazione erano state le più lunghe dall’inizio dell’Holy Road.
Avrebbero sfidato non una squadra qualunque-se nei gironi precedentemente passati c’era davvero una squadra qualunque-ma il team di Fubuki, un loro ex-compagno, e questo la diceva già lunga sul valore dei giocatori.
E non solo: rappresentava contemporaneamente ciò che avevano perso con l’avvento del Quinto Settore-il calcio libero, deciso dall’abilità, non da regole-e che li aveva inflitto un’amara lezione: ottime basi su cui basarsi, come genuino desiderio di mettersi alla prova e spirito competitivo, riescono comunque ad essere soverchiate e inquinate per quanto pure possano rivelarsi.
Si era trattato di un boccone aspro da mandare giù, ma oramai c’erano quasi, il banco di prova si avvicinava.
L’esperienza di Fubuki e i suoi allievi li aveva motivati come non prima, e avrebbero dimostrato quanto erano forti le loro convinzioni.
Nello stesso modo rifletteva Shirou Fubuki, anche lui soddisfatto dai miglioramenti dei ragazzi in maglia giallo-blu.
Le parole di Yukimura rimbombavano nella sua mente, indelebili e chiare quanto la sera prima.
Anche senza quelle sarebbe bastata la luce ferita che gli aveva scorso negli occhi per farlo capitolare.
Però questa volta non era crollato: non poteva permetterselo, e, oltretutto, lo sguardo di Shirosaki mentre si stringeva a Yukimura come i migliori amici del mondo-come se alla fine non ci fosse più niente da fare-gli aveva dato sui nervi.
Non avrebbe permesso che giocassero con le convinzioni del SUO kohai.
Non avrebbe lasciato a Kumazaki carta bianca con i SUOI allievi.
Gliel’avrebbe fatto rimpiangere.
Molto.
 
–Ehi, non vi sembra che Fubuki-san sia un po’ … Strano?
–Eh? In che senso?
Kariya indicò il ragazzo dai capelli aerodinamici con aria perplessa.
–Non so, è da quando è iniziato l’allenamento che ha quell’aria seria …
–Non è il momento di perdersi in gloria! Difesa, ai vostri posti!
Shindou redarguì il kohai mettendo fine alle sue delucidazioni per poi spostarsi a centro campo, dove Tenma stava effettuando delle conclusioni a Yui.
Lui, Nozomi e Diana stavano giocando insieme a loro.
Forse Kumazaki non aveva avuto poi questa gran idea a espellerli, se poi avevano finito per dare una mano a Endou e Company.
Il difensore sbuffò e guardò il tiro del numero 8 venir parato dallo pseudo-secchione senza troppe difficoltà.
Alla fine il lavoro dovevano farlo gli attaccanti, che bisogno c’era di prendersela tanto?
“Quasi quasi mi metto in un angolo e me la svi-“
SWISS!
Una pallonata gli arrivò in faccia, tramortendolo e spedendolo a terra.
–Kariya! Tutto a posto?!
–Argh …-si rialzò lentamente, mentre sul viso era ben visibile la sagoma del cuoio ancora fumante.
–SI PUÓ SAPERE CHI-
–Ops, scusami, devo aver tirato troppo forte!
Yoshida si avvicinò per accertarsi della sua salute, incurante delle maledizioni che gli stava lanciando ad ogni passo e dell’irritazione che non si stava di certo sprecando a contenere.
–Ma-
–Però- disse all’improvviso come se ne fosse appena reso conto-che ci facevi lì con quell’aria imbambolata, Kariya-kun?
–Uh?
–Non sarai mica stato disattento?
Masaki avrebbe voluto controbattere un tantino maleducatamente di farsi gli affari suoi e tornare alla sua stupida porta, ma l’aura-sì, aura-di malignità sottile che cominciava a pervadere il senpai biondo lo fermò in tempo.
–Nel caso non l’avessi capito.-accidenti, ma perché i suoi occhiali sembravano accesi di bagliori sinistri?!-La situazione richiede il massimo sforzo da tutti.
–Sì.-deglutì.
–Quindi.-gli mise una mano sulla spalla e la strinse forte.
–Datti-Una-Mossa.
–S-Sì.
–Scusa? Devo essere un po’ sordo, oltre che astigmatico …-la stretta aumentò.
–Si … Sissignore!-s’affrettò a rispondere il povero Kariya.
Le sue gambe tremavano tanto da assomigliare a un budino!
–…-Yui si aprì in un rassicurante sorriso.
–Bravo! Allora dimostralo!-Gli diede una pacca sulla spalla martoriata e lo schiaffò in difesa da Kirino e Nozomi.
–Vai, Kariya-kun!
–Corro!
Tutto pur di mettere dieci metri di distanza dal pazzoide occhialuto!
“Gli ha tirato la pallonata apposta … Il capitano è sempre il migliore!” Nozomi ghignò. Sebbene indiretta, la vendetta era davvero dolce!
“Ha rimesso a posto Kariya …” Kirino era sconcertato da quel ragazzo che in due secondi era riuscito in quello che lui tentava da settimane.
Diana sospirò.
Non per niente era il capitano dell'Hakuren, il loro capitano.
chi sennò sarebbe stato capace di calmare gli spiriti di una squadra scatenata?
 
 
 
 
Katia sistemò di nuovo le pratiche.
Un modo come un altro per ignorare quello sguardo insistente su di lei.
Gli occhi di Tsurugi l’avevano seguita per tutto il pomeriggio, senza lasciarla mai.
Era difficile non accorgersene, soprattutto se si trattava dei suoi.
Aveva sempre paragonato gli occhi dell’ (ex) amico a quelli di un gatto: aranciati, profondi, incapaci di non vedere, ipnotici e … Belli.
Dannatamente belli.
Tanto da perdersi dentro.
Scosse leggermente la testa.
Se voleva evitare di abbandonare del tutto il suo perfetto aplomb non poteva di certo soffermarsi su cose del genere.
Già aveva fatto una figura non da lei davanti a Kumazaki, se adesso ci ricascava tanto valeva che si desse la zappa sui piedi da sola!
“A pensarci su … Potrebbe essere quasi divertente … Considerando che il mio lato peggiore non fa invidia né ad Aya né a Nozomi …”
Ma lei aveva passato anni a sopprimere quella parte di sé, sotto l’influsso di una famiglia severa e inflessibile.
–I migliori ragionamenti si ottengono solo a sangue freddo. I sentimenti in certe situazioni bisogna reprimerli.
Quella frase aveva scandito la sua infanzia.
Almeno fino a quando non era successo. Da quel momento aveva dovuto continuare da sola …
“Ma ho davvero ottenuto quel genere d’intelligenza, mamma?”
BRIIIIP!
Il trillo del cellulare la destò bruscamente.
–Pronto?
Una voce familiare risuonò dall’altro capo dell’apparecchio, moderata e gentile.
–Katia. Dove siete tu e le tue amiche? Sono tornata a casa ma non ho visto nessuno.
–Sofia?
Sua sorella non doveva essere nella sede universitaria? Che ci faceva nell’appartamento?
–Non dovresti-
–Sono tornata prima. Ti andrebbe …-sua sorella esitò.
–Ti andrebbe di andare a trovare Yuichi all’ospedale? Pensavo che è da tanto che non lo vedi e che sicuramente ti sarà venuta voglia di … Ecco …
Sofia non era una persona insicura, e Katia sapeva benissimo che il motivo della sua incertezza era la reazione che avrebbe potuto scatenarle quella proposta.
Che le aveva effettivamente scatenato.
Yuichi …
Lui era un pezzo importante del suo passato-non quanto Tsurugi, ma abbastanza da aver condizionato il presente. E da mancarle da morire.
–Certo. Perché no?
E non calcolò le possibilità di incontrarne anche il fratello minore che tanto la faceva star male, né di cosa sarebbe potuto accadere. In un luogo pubblico non avrebbe potuto evitarlo senza dare nell’occhio, poi.
Una piccola porzione della sua mente reagì preoccupata all’ultima osservazione, ma il resto era in pieno subbuglio dalla trepidazione.
–Ottimo. Ti va di andarci domani mattina prima dei vostri allenamenti?-non si chiese come facesse Sofia a conoscere gli orari. Sapere era una qualità genetica degli Herzen.
–Va bene.
–Ah, dì alle ragazze che alla cena ci ho pensato io. Il cinese vi piace? O devo cambiare?
–No, no. Anzi, Nozomi ne va matta.-rise immaginandosi l’amica intenta ad osservare estasiata i ravioli al vapore e gli involtini primavera.
–Ti ringrazio per esserti disturbata. Immagino che ti porterà via del tempo per studiare.
–Allo studio penserò in seguito. Adesso ci sei tu a cui devo badare, no?
Rimase di stucco.
–Metticela tutta, ma non lasciare indietro le cose importanti, sorellina.
Riattaccò, probabilmente per non darle l’occasione di rimarcare che il “Sorellina” non fosse adatto a una quindicenne.
Si mise il telefono al petto, sorridendo lievemente commossa.
Le sorelle maggiori rimanevano sorelle maggiori. In qualunque occasione.
 
 
 
–Tsurugi! Ehi!
Tenma gli sventolò una mano sulla faccia, riportandolo sulla Terra.
–Matsukaze! Hai bisogno di qualcosa?
La risposta più brusca del normale non scoraggiò il ragazzino, che gli sorrise gentile.
–Domani è l’ultimo giorno dell’anno! Ci stiamo organizzando per andare al tempio, sei dei nostri?
–Al tempio?
Era già passato così tanto tempo dall’inizio delle medie?
–Esatto! Allora, ci stai?
Di solito il trentuno lo trascorreva con Yuichi e i suoi. Ora, con i genitori fuori città, gli rimaneva il fratello da solo in ospedale …
–Vedrò.-si sorprese a sperare di poter davvero andare a divertirsi con Matsukaze e gli … Amici.
–Ok! Dimmelo entro domani. Ah, una cosa …
–Uh?-assunse involontariamente un’espressione arcigna nel vedere l’amico(poteva chiamarlo così, giusto?) sul punto di aggiungere qualcosa.
–Senti, non è che sei preoccupato …
Rimase per un attimo con la frase in sospeso.
Spero vivamente che non insistesse.
Soprattutto agli inizi, quando era un SEED determinato e convinto del fatto suo e Tenma un ragazzino ingenuo e debole, il centrocampista si era intromesso nelle faccende che non lo riguardavano.
Tralasciando che spesso queste intrusioni lo avevano aiutato a riflettere-nessuno sa darti delle vere mazzate quanto chi è fuori dalla tua testa, gli ripeteva suo padre-altrettanto spesso lo avevano irritato a morte, per non dire imbestialire.
Col tempo tra lui e Tenma si era creato un silenzioso cameratismo, in cui l’uno interveniva se lo considerava strettamente necessario per l’altro.
E in quel momento Tsurugi non aveva bisogno di Matsukaze.
–No, niente. Ci vediamo domani!
Tirò un sospiro di sollievo nel vederlo andare via con Shinsuke e gli altri.
Già, tutto ciò che gli serviva era una sana chiacchierata con Yuichi.
 
 
Angolo di Marie
Salve a tutti!
Volevo mettere in chiaro un paio di cosette …
Per Katia, non intendo dire che da piccola fosse un tipino sopra le righe ed esuberante. Più che altro che quando si sente molto coinvolta porta alla luce il suo carattere volitivo e determinato, ma pensa che questo le faccia fare delle decisioni affrettate. Per questo lo considera il suo “Lato peggiore”.
E Yui … non ve lo aspettavate, eh? Pensavate fosse un tipo tranquillo e solare, eh?! E invece no! Oh meglio, sì, ma fino a un certo punto.
Dopotutto stiamo parlando dell’ex-capitano dell’Hakuren, mica di uno qualunque.
E del migliore amico di Haru! Per uno tsundere bisbetico ci voleva uno yandere allegro!
Alla prossima puntata, l’ospedale e il tempio!
Marie Claire
  
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