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Autore: macfadynea    13/03/2014    2 recensioni
...Ginny camminava verso la cassettiera. Era scalza e portava solo una camicia da notte si seta bianca, stropicciata e senza orlo. I capelli le ricadevano disordinati sulla schiena. Piangeva e guardava la cosa che aveva tra le braccia: un neonato che gemeva, con gli occhi chiusi...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Il primo mese alla Tana trascorse senza intoppi e Ginny si stava riprendendo. Harry, non solo aveva ricominciato a lavorare, ma trascorreva molto più tempo con Ginny di quanto non l’avesse passato prima e la coccolava in tutti i sensi. Sapeva che era solo questione di tempo e le lasciava tutto il tempo necessario per riprendersi. Molly, d’altro canto era raggiante. Cantava tutto il giorno e cucinava ogni ben di dio, tanto che ogni sera la Tana era piena di gente che ne approfittava della presenza di Harry e Ginny per fermarsi a casa a mangiare e scambiare due chiacchiere prima di tornare a casa propria. Ogni mattina Harry si svegliava presto e andava al ministero a lavorare. Dopo che era finita la guerra, non c’era più bisogno di entrare da appositi gabinetti e la porta era il luogo più comune per entrare. Solo le cabine telefoniche e i camini erano rimasti e Harry aveva la sua cabina preferita per scendere al ministero. Quella mattina però preferì entrare dalla porta principale perché voleva farsi un giro a Diagon Alley e passare a ritirare denaro dalla Gringott. Entrando nella banca, sentì il familiare odore che aleggiava lì dentro e un ricordo vivido si fece strada tra i sui pensieri… “Aveva undici anni ed era il giorno del suo compleanno. Hagrid era venuto a prenderlo dalla casa al faro dove lo avevano portato i Dursley per evitare che lui leggesse le sue lettere di ammissione a Hogwarts e gli aveva annunciato che lui era un mago. Il bambino che era allora non riusciva a crederci e continuava a pensare che se non avesse saputo che i Dursley avevano poco senso dell’umorismo, avrebbero potuto benissimo architettare quello scherzo per prenderlo gioco di lui ancora una volta. Ma era tutto vero. Una volta varcato l’arco di pietra che separava il paiolo magico da Diagon Alley, l’Harry bambino aveva capito che quella era la verità e che era un mago davvero. La cosa che più lo aveva colpito era la Gringott. Tutti quei folletti che lavoravano senza sosta lo avevano meravigliato e anche un po’ inquietato e le parole che Hagrid aveva pronunciato quando erano entrati lo avevano allarmato:«Bisognerebbe davvero essere matti a cercare di rapinare questa banca!»” In quel momento un altro ricordo spuntò dalla mente del giovane uomo: lui, Ron e Hermione che entravano alla Gringott per rubare la coppa di Tassorosso che era nella camera blindata dei Lestrange nelle profondità della banca. S’elerano cavata grazie all’aiuto di Unci che poi li aveva traditi e anche grazie alla prontezza di Hermione di saltare sopra al drago che custodiva le camere blindate. L’animale aveva spiccato il volo verso l’arie e i tre amici si erano salvati grazie al lungo volo del drago che li aveva portati lontano. “Straniero, entra, ma tieni in gran conto Quel che ti aspetta se sarai ingordo Perché chi prende ma non guadagna Pagherà cara la magagna Quindi se cerchi nel sotterraneo Un tesoro che ti è estraneo Ladro avvisato mezzo salvato Più del tesoro non va cercato” La filastrocca incisa sulla porta d’argento della Gringott fece sorridere Harry che era uno dei pochi maghi ad essere riuscito a rubare alla Gringott senza essere preso. Certo, adesso tra i folletti non aveva una gran fama, ma la sua rapina aveva salvato la vita sia ai tesorieri della banca che alla popolazione magica in generale. Varcate le possenti porte Harry si diresse verso uno sportello dove, fatta vedere la sua chiave, venne portato nei sotterranei. Prelevò dalla sua camera blindata la somma che gli serviva e uscì nella frescura mattutina. L’aria di primavera gli incorniciò il viso e si diresse verso il portone del ministero con passo flemmatico. Quell’aria gli aveva messo il buon umore e non aveva nessuna voglia di rinchiudersi in ufficio. Anche perché dopo la fine della guerra gli Auror avevano un po’ meno da fare e non era inusuale vedere Auror in altri dipartimenti del ministero, cercando qualcosa da fare. Purtroppo la porta del ministero si avvicinò al giovane uomo con troppa velocità e Harry fu costretto a rassegnarsi e ad entrare nell’Atrium. Quel luogo non gli era mai piaciuto, tetro e buio, senza finestre. Harry si diresse verso gli ascensori in fretta e premette il tasto 6 che lo avrebbe portato al dipartimento Auror. Arrivato a destinazione, aprì la porta dell’ufficio che divideva con Ron e Hermione, si sedette alla scrivania e aspettò l’ordine del giorno che non tardò ad arrivare. Era arrivata una segnalazione da un piccolo villaggio a nord di Londra: una signora si era ritrovata il giardino sottosopra risvegliandosi al mattino e al centro del prato c’era un simbolo strano a parer suo. Harry aspettò che i compagni d’ufficio arrivassero e di lì a dieci minuti uscirono. ____________________________________________________________________________________________________________________________________ Nuovo capitolo scritto in modo fulmineo, con più attenzione ai particolari... Mi sono resa conto che i capitoli che sto scrivendo sono corti, ma più lunghi di così non ce la faccio! in ogni caso è la mia prima fanfiction quindi spero mi perdoniate... magari aggiungerò il quarto capitolo questa sera... ciaoooooo :)
  
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