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Autore: Neera6    13/03/2014    7 recensioni
Ora che il tour mondiale è terminato, poche ore separano Harry Styles dalle persone che ama.
Harry si domanda quante cose sono cambiate ad Holmes Chapel da quando è partito: come stanno sua sorella e sua madre? I suoi amici che stanno facendo?
Ma, soprattutto, Nicole che fine ha fatto? Gli rivolgerà ancora la parola, dopo tanti mesi passati senza farsi sentire?
Harry non lo sa e non ha voglia di chiederselo: la sua vita è stata fin troppo piena di programmi ultimamente, ora vuole solo vivere...
*******Dalla storia*******
Nicole è lì, davanti a me. È esattamente come la ricordavo, con i suoi morbidi capelli neri che le incorniciano il viso, gli occhi luminosi che mi fissano con fierezza e le labbra carnose che mostrano un sorriso beffardo e strafottente. Ha le mani in tasca e indossa un cappello di lana che mi aveva rubato tempo fa.
La guardo come se dovesse sparire da un momento all’altro, cerco di memorizzare ogni dettaglio di lei. Dio, se mi è mancata. È qualcosa di straordinario. Non posso evitare di sciogliermi in un sorriso.
“Ciao Nicole”, dico.
Lei non si muove. Mi fissa e dice soltanto: “Ciao Styles. Ti va una passeggiata?”.
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Vai da lei”, mi ripete Will, ma io sono come paralizzato.
Anche Nicole sembra non riuscire a muovere un muscolo.
Continuiamo a fissarci sorridendo, come due cretini, senza fare un passo in avanti.
Will mi spinge: “Muoviti, cretino”
Vedo che Nicole soffoca una risata, mentre io, impacciato, salto giù dal palco senza riuscire più a staccarle gli occhi di dosso.
Ogni secondo sembra durare un’eternità, mi pare quasi di camminare a rallentatore.
Quando ormai sono a pochi passi da lei, mi fermo.
Ho il fiato corto, come se un nodo stesse stringendo la mia gola. Riesco a dire un “Ciao” strozzato e poi perdo le parole.
Guardo quegli occhi di miele che tanto mi sono mancati e capisco che anche Nicole prova le mie stesse emozioni; è come guardare me stesso, in questo momento siamo uguali. Siamo come due adolescenti impacciati, alle prime armi, diffidenti e insicuri.
Siamo uno il centro di gravità dell’altra e abbiamo paura di precipitare, sfuggendo dalla nostra stessa orbita.
“Ciao”, risponde lei, in un dolcissimo sussurro.
Quante cose vorrei dirti, Nicole, quante frasi sto pensando in questo momento.
Quanti pensieri, quante domande, quante scuse vorrei saperti esprimere, ma è come se tutte le mie parole si stessero accalcando per uscire dal mio cervello, bloccandosi in un ingorgo emotivo che mi impedisce di capire quale sia la cosa giusta da fare.
“Stai…stai molto bene”, dico, quasi balbettando.
Il mio cuore ormai è esploso, lo sento in gola. Vorrei che tutto ciò che c’è intorno a me sparisse, vorrei che rimanessimo soli, io e lei, soli in silenzio a perderci ognuno nello sguardo dell’altra.
Vorrei baciarla, vorrei toccarla, vorrei poter tornare indietro e non averla mai persa.
Vorrei, vorrei, vorrei…
“Grazie – risponde – Anche tu stai molto bene”
“Sei bellissima stasera, davvero…”
Non avrei dovuto dirlo, forse, ma non so che mi è preso. Mi è scappato, non riesco a controllare più il mio cervello.
Faccio un passo in avanti, mentre lei sorride timidamente guardando per terra.
È strano vederla così, dolce, timida e quasi indifesa… dentro di me cresce un istinto di protezione, vorrei abbracciarla per poterla difendere da tutto e da tutti.
Ma poi mi ricordo che è solo colpa mia se lei si sente indifesa.
Sono stato io a farla soffrire, sono stato io a farla piangere.
Mi avvicino sempre di più e con le dita le accarezzo dolcemente una guancia. Il contatto con la sua pelle liscia e candida mi fa sentire di nuovo vivo.
Insieme chiudiamo gli occhi e mi lascio invadere da un calore incredibile, antico e nuovo allo stesso tempo.
Quando riapro gli occhi mi accorgo che anche Nicole ha alzato lo sguardo.
I suoi occhi brillano, le sue labbra morbide sono socchiuse in un sorriso strano, quasi di sollievo.
Mi domando se anche io sia sfoggiando la stessa espressione e so che la risposta non può essere che sì.
Siamo uguali, io e lei.
Con il pollice sfioro le sue labbra, mentre lei appoggia la sua mano sulla mia, chiudendo gli occhi.
Mi avvicino a lei ancora, scostandole un ciuffo corvino dal volto e sistemandoglielo dietro l’orecchio.
Sento il suo profumo dolce riempire l’aria, sento di nuovo il sangue scorrere nelle mie vene.
Nicole tiene gli occhi chiusi, ma sorride.
Appoggio la fronte sulla sua, continuando ad accarezzare il suo viso.
“Scusami, Nikki – le dico a fior di labbra – Scusami, davvero… mi dispiace… tantissimo”
Lei abbassa di nuovo lo sguardo, scuote la testa e, sorridendo, mi posa un indice sulla bocca.
“Non ora, Harry… stai zitto…”
Mi avvicino a lei sorridendo, insicuro e felice, e tutto ciò che so è che voglio solo baciarla.
Le sue labbra sono tutto quello che desidero e ora, finalmente, sono vicine alle mie.
Vicine, molto vicine…
“HARRY STYLES, FINALMENTE!”
Questa voce.
No.
Questa voce stridula e saccente ci fa sobbalzare, facendo esplodere la nostra bolla incantata.
Nicole mi guarda e scoppia a ridere.
“Dimmi che non è lei”, dico, a denti stretti.
“Temo di doverti deludere”, risponde, allontanandosi di qualche passo.
Mi giro e la vedo: la signorina Bennett.
La mia vecchia, decrepita e antipatica insegnante di matematica.
La donna che aveva reso la mia vita un inferno, quella che mi aveva fatto odiare i numeri più di qualsiasi altra cosa al mondo.
“Signorina Bennett – esclamo, con la voce di entusiasmo più falsa della storia – Che piacere rivederla!”
“Il piacere è tutto mio, Harry”, risponde lei, venendo verso di me a passi altalenanti. Il passare degli anni le ha giocato un brutto scherzo, sta diventando sempre più gobba e più zoppa.
Vengo investito dalla puzza di naftalina prima ancora di stringerle la mano.
“Non sai che piacere rivederti nella tua vecchia scuola, mio caro. Quando ho detto al preside che avevi accettato il mio invito non poteva crederci! Sai, non pensava che io avessi tutto questo ascendente su di te…”
“Si figuri, è un piacere”.
Ascendente, certo.
Ascendente tua sorella, vecchia megera.
L’unico motivo per cui ho accettato di essere qui è perché me l’ha chiesto Nicole.
Certo, anche per suonare con i ragazzi, ma loro sono arrivati dopo.
“Oh, signorina Heat – esclama poi la professoressa, gettando un occhio alle mie spalle – Non l’avevo vista. Spero di non aver interrotto niente di importante”
Guardo Nicole arrossire impacciata, mentre io mi acciglio vistosamente. Che faccia da culo, la signorina Bennett.
“No, no – replica Nicole – Si figuri, non ha proprio interrotto nulla… noi stavamo…”
“Bene – la interrompe la vecchia, girandole le spalle – Sono venuta ad avvertirvi che il discorso in aula magna sta per finire, quindi è il caso di tornare ai posti di combattimento. Su, hop, hop, dietro le quinte”.
La signorina Bennett mi prende sotto braccio e mi spinge verso il palco, con una forza che non mi sarei mai aspettato da una donna della sua età.
Ho giusto qualche secondo per voltarmi a fare un cenno di “Ci vediamo dopo” a Nicole, che è ancora incredula, con la bocca spalancata per lo sdegno di essere stata interrotta brutalmente a metà di una frase.
La signorina Bennett mi trascina dietro al palco continuando a blaterare di quanto sia felice di rivedermi e di quanto sia orgogliosa del mio successo, ma io non riesco a captare molto di quello che dice. La puzza di naftalina e la rabbia nei suoi confronti mi stordiscono e non è il caso che mi succeda, visto che tra poco dovrò salire sul palco ed esibirmi.
“Ed ecco qui i tuoi amichetti – esclama la professoressa, vedendo Will, Nick e Hay – Mi fa piacere vedere che siete ancora in contatto. Sapevo che eravate una bella classe, un gruppo strepitoso. L’ho sempre detto ai miei colleghi: «Questi ragazzi andranno lontano, hanno un futuro glorioso davanti!». Ma loro no, mica ci credevano, sapete? Che testardi, questi professori…”
Will sta cercando di non scoppiare a ridere, guardando la mia espressione di totale alienazione: non credo a una parola di quello che va blaterando la mia ex insegnante: lei non ha mai creduto in me, né tantomeno nei miei amici. Ci considerava un branco di stupidi incapaci e maleducati, interessati solo alle ragazze. L’unico che aveva il suo favore era Hayden, ma solo perché in classe era il più silenzioso di noi.
“Allora, siete pronti?”, ci chiede poi, interrompendo il suo monologo.
“Sì, prontissimi”, esclama Nick.
“Mi raccomando, non fatemi fare brutte figure davanti al preside! – esclama, mentre si sente un rumoroso vociare che aumenta di intensità – Oh, ecco che arrivano i ragazzi. Molto bene. Tra poco il preside salirà sul palco e vi presenterà; non che ce ne sia bisogno, ovviamente…” mi guarda ammiccando e io abbozzo un sorrido finto e tirato.
Quanto la odio.
“Quando vi stufate di cantare, fate un cenno al ragazzo dei dischi, senza problemi. Lo paghiamo apposta. Buona fortuna!”
La guardo sparire nel corridoio tra il palco e la palestra, zoppicante, mentre lascia dietro di sé una puzza di naftalina che farebbe impazzire di fame Eta Beta.
“Ha detto davvero «ragazzo dei dischi»?”, chiede Hay.
Annuisco: “Probabilmente per una donna del Medioevo è troppo difficile imparare il termine «DJ»”
I ragazzi ridono, ma vedo il loro nervosismo aumentare: non sono abituati ad esibirsi davanti ad un pubblico così numeroso; non sono abituati a sopportare la tensione del pre-concerto; non hanno mai gestito la paura di deludere una folla accorsa solo per loro.
Mentre il preside prende la parola, vedo i miei amici diventare sempre più pallidi.
“Ragazzi, dovete stare tranquilli – dico, per calmarli – Siamo bravissimi, siete bravissimi e andrà tutto bene. Ok?”
“Facile per te, una palestra con trecento persone è il tuo pane quotidiano!”, mi rinfaccia Will.
“In realtà è solo l’antipasto – preciso – Ma vi assicuro che non cambia nulla rispetto a quando vi esibite in un pub”
“Certo, come no – replica Hay, ormai quasi bianco in viso – Peccato che questi siano degli adolescenti incattiviti, pronti a rinfacciarci ogni minimo errore”
“Allora rimarranno delusi, perché non sbaglieremo nulla – rispondo – E basta polemiche. Saliamo su quel palco e pensiamo solo a divertirci. Chiaro?”
Loro annuiscono, ma non sembrano convinti.
“Forza, venite qui – dico – Mani al centro. Al mio tre, urliamo White Eskimo con quanta più aria abbiamo nei polmoni. Uno, due, tre…”
“WHITE ESKIMO!”, gridano i miei amici.
“I White Eskimo”, annuncia il preside.
Un boato si alza dalla folla e il panico si dipinge sui volti dei miei amici.
“Forza, forzaaa!”, grido, spingendoli fuori dalle quinte.
Salire sul palco e vedere quella fiumana di gente mi fa una certa impressione: non è tanta folla, rispetto ai numeri a cui sono abituato, però sono quasi tutti volti noti; sono ragazzi che incontravo – e incontro – ogni giorno mentre passeggio per le strade di Holmes Chapel, sono ragazzi che mi conoscono da prima del successo. Sono persone che, in un certo senso, mi hanno sempre visto come Harry Styles il figlio di Anne, prima ancora che Harry Styles degli One Direction.
È strano vedere che in prima fila non ci sono solo ragazze.
I miei compagni prendono posto, mentre io afferro il microfono.
“Ciao a tutti, ragazzi!”
Le urla aumentano.
“Wow, siete carichi! Non voglio ammorbarvi con le mie chiacchiere di circostanza, quindi vi ringrazio solo per essere venuti qui e vi auguro un buon divertimento!”
La folla grida più forte, mentre i White Eskimo colgono subito il mio cenno e attaccano col primo pezzo.
E la magia inizia, ancora una volta.
L’energia incredibile che sprigioniamo sul palco fa ballare tutti, fa saltare, cantare e scatenare anche i più timidi.
I miei amici si rilassano e iniziano a suonare come se fossimo ancora nel garage di Will, come se tutta questa folla non esistesse, e si divertono. Oh, se si divertono.
Sono dei veri animali da palcoscenico, questi tre.
E anche io mi diverto molto.
Ho visto Nicole e in più ora sto facendo qualcosa che amo, con i miei amici di infanzia: come potrei non essere felice?
Ed è proprio a Nicole che penso mentre mi scateno.
Tante volte, quando ero al liceo, mi sono trovato su un palco come questo, mentre Nicole mi guardava divertita dalla folla. Certo, di solito non c’era tutta questa gente, ma non cambia nulla.
Sì, perché anche tra tutta questa gente, io riesco a vedere Nicole.
È lì, in mezzo alla pista, e ancora una volta, come un tempo mi guarda divertita. Sta ballando con Sean, ma che mi importa? So che nel suo cuore ci sono io e mi fa piacere che si stia divertendo.
Anche con Sean.
 
Dopo quasi un’ora di canzoni, decidiamo di fare una pausa.
Ringraziamo il pubblico e torniamo nel backstage, per riposarci, mentre il “ragazzo dei dischi” intrattiene il pubblico.
“È stato fantastico!”, urla Nick, saltandomi al collo. È sudato fradicio, poverino.
“Siete stati grandi!”, dico, abbracciandolo.
“Siamo stati grandi”, mi corregge Will, mentre si passa un asciugamano tra i capelli madidi di sudore.
Incredibilmente, io sono ancora immacolato: mi sono esibito dando il meglio di me, ma non una goccia di sudore sembra bagnare i miei vestiti. Sarà che ormai il mio corpo è abituato a ritmi ben maggiori?
“Dopo suoniamo ancora?”, domanda Hay.
“Oh, sì, vi prego!”, esclama una voce maschile alle mie spalle.
Girandomi, mi trovo davanti Sean.
Nella stanza, per qualche secondo, scende il silenzio.
È come se tutti stessero cercando di capire le mie reazioni.
Io non so bene cosa pensare, in realtà: poco fa, vedendo la gioia negli occhi di Nicole, ogni rancore era sparito; adesso, però, mi sento strano.
Poi, però, vedo spuntare Nikki, che mi guarda con un’espressione indecifrabile.
Cos’è quella che hai sul volto, Nicole? Curiosità? Impazienza? Vedo una nota di sarcasmo, forse anche un po’ di sfida…
Ed è allora che decido: “Certo, Sean. Se ce lo chiede il nostro fan numero uno non possiamo dire di no”. Vado verso il mio vecchio amico/nemico e lo abbraccio, come se non avessi mai provato tutta la gelosia che, invece, mi ha logorato per giorni.
Mentre lo abbraccio, vedo Nicole che si scioglie nel più radioso dei sorrisi: ora mi ha perdonato davvero.
“Siete stati davvero eccezionali, ragazzi – esclama Sean, salutando gli altri – Dovevate vedere le facce di quelli della gang di Donald, avevano scommesso su un vostro misero fallimento”
“La gang di Donald è qui? – domanda Will, ironico – Davvero ci ha fatto questo onore?”.
Quanti ricordi riaffiorano alla mia mente: Donald, quel pallone gonfiato che sapeva solo fare lo spaccone, atteggiandosi a padrone della scuola. Lui e la sua gang di bulletti da quattro soldi, che riuscivano a farsi rispettare solo con la minaccia di menar le mani.
Noi, per fortuna, eravamo fuori dalle sue mire: troppo uniti per essere presi uno alla volta, troppo poco sfigati per essere minacciati, troppo desiderati dalle ragazze per essere prese per il culo.
Quei quattro falliti non erano andati lontano, dopo il liceo, ma non avrei mai creduto di incontrarli qui.
Nicole mi si avvicina, intrecciando le dita con le mie: “Donald ha trovato da ridire sulla scelta di alcuni pezzi – dice – Ma credo fosse solo perché non sa parlare. Troppe parole in quelle canzoni”
I miei compagni sghignazzano, mentre io mi perdo negli occhi di Nicole.
“Ti va di fare una passeggiata?”, le chiedo, bisbigliandole all’orecchio.
Lei annuisce.
“Ragazzi, noi andiamo a fare un giro. Ci vediamo dopo”
“Non fate porcherie!”, mi grida Nick, mentre varco la soglia della palestra, ritrovandomi di nuovo nel giardino, ma questa volta in dolce compagnia.
 
Io e Nicole passeggiamo per qualche minuto mano nella mano, in silenzio, lanciandoci dei veloci sguardi fugaci, pieni di una pura felicità.
Vorrei baciarla, ma non è questo il momento.
L’aria è fredda, ma io sento solo calore.
Nemmeno lei sembra soffrire il gelo della sera.
Quando ormai abbiamo raggiunto il limitare del sentiero, Nicole si ferma.
“Non posso camminare nel prato con i tacchi, rischio di affondare”
“Ti prendo in braccio, se vuoi”
“No, non mi va di andare in mezzo ai campi…”
Siamo fermi sul vialetto, nel silenzio più totale, illuminati solo da degli splendidi raggi di luna.
Mi giro e la guardo negli occhi, senza sciogliere la presa sulla sua mano.
“Sei davvero bellissima stasera”, sussurro.
“Anche tu lo sei…”
“Ma non sono degno di te”
Lei abbassa lo sguardo, sorridendo: “Sai benissimo che non è vero”
“O sì che è vero”, replico, sfiorandole di nuovo il viso.
Avvicino di nuovo il volto al suo e ancora una volta ci troviamo fronte contro fronte, ad occhi chiusi, a respirare insieme.
Posso quasi sentire i battiti del suo cuore, mentre le passo le dita sul collo, tra i ciuffi di capelli ribelli che sono sfuggiti dalla sua acconciatura…
“Mi dispiace, Nicole… Davvero”
“L’hai già detto, Harry…”
“Sì, ma…”
“Baciami”
Apro gli occhi e vedo solo il suo sguardo luminoso, due gocce d’oro liquido grandi come l’oceano intero. E questa è l’ultima cosa che vedo, prima di tornare a posare le labbra sulle sue, prima di poter baciare di nuovo quella bocca di velluto che per tanto, troppo tempo ho sognato e ho temuto di aver perso.
Il nostro bacio è un vortice di emozioni: desiderio, gioia, tristezza, sollievo, passione, amore, amore e ancora amore si mescolano ed esplodono dentro di me come mille bombe atomiche.
Non sento nemmeno più il mio corpo, non ho consapevolezza di me.
Non so come mi chiamo, non so dove sono.
So solo che c’è Nicole e tutto il resto non conta.
Staccandomi da lei vedo riflesse le mie emozioni sul suo viso e capisco quanto sono fortunato.
“Ti amo, Nicole”
Lei ride. “Era ora che te ne accorgessi”, mi risponde, prima di baciarmi ancora, e ancora, e ancora…
 
Quando, un’eternità dopo, decidiamo di rientrare in palestra, sono un uomo nuovo.
Sono vivo, vivo davvero, vivo come non lo sono mai stato.
Harry Styles non è mai esistito davvero, ora ne sono certo: Harry Styles esiste da oggi, da pochi minuti. O forse poche ore, chi lo sa?
Cia siamo raccontati tante cose, anche solo stando in silenzio.
E ora torniamo in palestra mano nella mano, senza curarci di chi ci guarderà, senza preoccuparci di quante foto ci faranno. Senza alcuna preoccupazione, con la testa leggera e il cuore pieno di felicità.
Ma, quando entriamo nel backstage, restiamo paralizzati.
Davanti a noi, per terra, c’è Sean con la camicia strappata, un occhio nero e del sangue che gli cola dal naso, circondato da Donald e la sua gang.
“Che cazzo state facendo qui?”, urlo, mentre Nicole corre da Sean.
“Ah, è arrivata la star – mi dice Sean, parandosi davanti a me – Eri andato a divertirti con l’amichetta del frocio?”
Una rabbia cieca mi invade: “Quello che stavo facendo non sono affari tuoi. Ma quello che stavi facendo tu potrebbe essere un problema”
“La… lascia perdere, Harry”, balbetta Sean, cercando di tirarsi su.
“No, non lascio perdere, Sean – gli dico, aiutandolo – Chi ti credi di essere, Donald? Pensi davvero di farla franca di nuovo? Non siamo più al liceo, non so se te ne sei accorto”
Donald ride: “Ma guarda, Harry Styles ora è diventato un paladino dei froci. Cosa c’è, ti piace prenderlo nel culo?”
“Dio, Donald, sei tanto grosso quanto sei ignorante”
“Prova a ripeterlo, se ne hai il coraggio”, mi dice, tirandomi su per la camicia.
La sua brutta faccia ora è a pochi centimetri da me e sento la puzza del suo alito da fumatore entrarmi nelle narici.
“Harry ha ragione, Donald – commenta Nicole – Se pagassero la stupidità al chilo, vendendo la tua diventeresti miliardario”
“Stai zitta, troia”, ribatte un amico di Donald, che fino a quel momento non aveva fatto altro che ridere.
“Non osare”, diciamo insieme io e Sean.
“Ma guarda! – esclama ironico Sean, lasciandomi andare – Dite anche le cose contemporaneamente, tu e il frocio. Che carini che siete. Vi lasciamo soli, così potete fare una cosa a tre. Forza, andiamocene…”
Girando le spalle, Donald se ne va, mentre io torno da Sean e Nicole.
“Come ti hanno conciato – sussurra lei, non togliendo gli occhi di dosso al suo amico – Questa volta non la passeranno liscia, te lo prometto”
“Tranquilla, lascia perdere”, borbotta lui, con un filo di voce. Si vede che sta soffrendo, ma non vuole farlo vedere.
Cosa impossibile, peraltro, considerando il fiotto di sangue che gli esce dal naso.
“Sean, perché ti hanno fatto questo?”, chiedo.
Lui ride. “Perché, Harry? Perché sono ignoranti”
“Questa non è una novità – commento – Ma non capisco perché ti hanno picchiato con tutta questa violenza”
Sean ride di nuovo. “Mi hanno picchiato perché sono gay – mi dice – E perché sto con il fratello di Donald”
 
 
 
http://www.youtube.com/watch?v=pbXHb_CNP1E
 
***PICCOLO ANGOLO DELL'AUTRICE***
Ciao a tutti!
Questa volta mi sono fatta desiderare di meno, così magari mi perdonate per quanto vi ho fatto tirare il collo per gli scorsi capitoli ;)
Spero che questa svolta vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate, se va bene o se devo modificare qualcosa.
Fatemi anche sapere se trovate qualche errore, perchè purtroppo avendo i "tempi contingentati" (posso stare al computer al massimo un'ora al giorno e quindi faccio tutto di corsa!) non riesco a leggere con attenzione tutto quanto.
Grazie mille per la vostra pazienza e il vostro supporto, vi voglio bene!
Neera
PS: stavo pensando, per il prossimo capitolo, di fare un po' di pubblicità per qualche storia delle vostre, quindi, se avete dei consigli di lettura, datemeli :D
  
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